L’elemento saliente di quel periodo è la seconda guerrra cecena (1999-2001). La strategia militare elaborata da Putin implicò delle perdite fortissime tra i civili residenti in Cecenia (sia ceceni che russi) e questa violazione dei diritti umani non venne mai denunciata politicamente e formalmente dagli “occidentali” perchè troppo importante era Putin in relazione ad un possibilissimo ritorno al potere dei (neo) comunisti
(2) NON TRATTARE LA CINA COME QUALCOSA di ROSSO PERCHE’ C’E’ il PCC AL POTERE (altro fatto che rende una grossa parte della sinistra completamente scema senza possibilità d’appello).
Il modo migliore, a mio avviso, di intepretare la Cina è vederla come un fenomeno ultra-bismarckiano. Ovviamente la formazione di una potenza bismarckiana delle dimensioni della la Cina pone dei problemi per l’altra potenza. La visione elaborata già nel 1999 dalla Rand Corporation in proposito mi sembra condivisibile sebbene non includa esplicitamente una componente economica. Il termine coniato presso la Rand è congage (neologismo derivante da confront and engage).
A formularlo fu Zalmay Khalilzad, afghano emigrato negli USA diventato sotto Bush figlio ambasciatore USA a Kabul dopo il 2001, poi ambasciatore in Iraq dopo il 2003 ed infine ambasciatore USA all’ONU. Nel paper della Rand Corporation, linkato sotto, Khalilzad spiega dal lato geopolitico perchè con la Cina gli USA non possono avere soltanto rapporti di cooperazione amichevole o di solo conflitto. Congage unifica cooperazione e scontro. Economicamente si capisce meglio però. Pochi hanno colto la dimensione duale e contraddittoria degli interessi USA in Cina ma basta studiarsi, leggendo il WSJ e l’International New York Times, Walmart, Apple, e la General Electric per coglierli. Quelli sono in Cina per rifornire, in primo luogo, il mercato USA, in secondo luogo, il resto del mondo, in terzo luogo per vendere sul mercato cinese in crescita asfissiante (letteralmente). Il successo della loro presenza in Cina dipende dalla crescita cinese che è organizzata dallo Stato bismarckianamente. Questa crescita significa capacità di mettere in piedi in breve tempo grosse strutture industrialli con ampie economie di scala e con ritmi di lavoro parossistici. Conferisce una dimensione concreta alla globalizzazione.
Prendete il caso Apple I-pad-I-phone ecc: sono progettati negli USA, prodotti da una società di Taiwan ma localizzata in Cina perchè a Taiwan e nemmeno negli USA avrebbero potuto costruire, in poco tempo e con tutte le infrastrutture di collegamento, un insieme di impianti che occupano oltre 700 mila persone. Ma ciò significa che si è creato uno iato crescente tra gli interessi economici del capitale USA e la capacità dello Stato USA di garantirne gli interessi in maniera coerente (vedi le discussioni USA sulla necessità di far rivalutare la moneta cinese, lo Yuan: a non volerlo sono proprio le società USA che operano dalla Cina). Fino alla fine degli anni 90 il mantenimento della egemonia USA si fondava sul ruolo della spesa pubblica federale (senza la quale il sistema militar politico finanziario non funzionerebbe) e sul ruolo del dollaro che permettevano e permettono il controllo delle cruciali zone energetiche del medioriente.
Nel suo libro The Grand Chessboard: American Primacy And Its Geostrategic Imperatives (N.Y. Basic Books, 1998) Zbigniew Brzezinski sostenne che il controllo dell’arco energetico che va dall’Arabia Saudita all’insieme del medio-oriente pemette di tenere al guinzaglio simultaneamente sia il Giappone che l’UE. Giustissimo per quel periodo. Da allora la Russia è emersa come superpotenza energetica e la Cina come fulcro della produzione industriale mondiale, nonchè come asse dei meccanismi finanziari sui mercati delle materie prime, del carbonio ecc. Insieme alla finanziarizzazione degli Oceani e soprattutto dell’Artico, la dinamica dei prodotti finanziari globali non è certo determinata dal debito pubblico italiano e dallo spread, bensì dalla Cina.
La formazione di un continuum economico tra Cina-Russia-Europa (Germania) è nei piani sia cinesi che tedeschi e russi. La parte più debole meno coordinata è quella russa perchè il processo di disgregazione dell’URSS apertosi nel 1991 è lungi dall’essersi concluso. La Russia è una superpotenza energetica ma come forza statuale è ancora nel day-after del 26 dicembre del 1991. Per gli USA è essenziale che non si formi alcun continuum euroasiatico altrimenti entrerebbe seriamente in crisi la capacità dello Stato americano di proteggere coerentemente gli interessi del capitale USA.
Joseph Halevi
27.04.2013