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Ormai è celebre l’immagine di copertina che mostra Roberto Gualtieri intento a fare videogiochi col cellulare mentre è in corso il Consiglio Comunale: in parole povere non ascolta le esigenze dei romani, soprattutto va dritto per la strada a lui indicata da multinazionali “green”, espropriatori di beni privati e lobbisti di Bruxelles.
Molti romani intervistati si domandano “ma da chi prende quattrini Gualtieri e la sua giunta?”. Interrogativo che, a parere di questo giornale, sorge spontaneo dopo la delibera che ha esteso la “fascia verde” sino al Grande raccordo anulare. A Roma non potranno dal prossimo autunno più circolare le auto “Euro 4”, e dall’anno prossimo le restrizioni colpiranno anche le “Euro 4” e “5”. Perché è obiettivo di questo Sindaco e dell’assessore Eugenio Patanè obbligare i romani ad aggiornare ogni due anni il proprio veicolo (a due e quattro ruote) alle nuove disposizioni delle normative Ue. Disposizioni che, come ben sappiamo, sono state partorite pagando mazzette ad europarlamentari e dirigenti della Commissione Europea, tutti compagni di partito a Bruxelles di Eva Kaili e Pier Antonio Panzeri. Perché ormai sappiamo tutti come funziona il rigore europeo: un lobbista di multinazionale vuole che passi una normativa capestro, in grado d’imporre salassi economici ai cittadini, allora invita europarlamentari e commissari Ue a cena o in un congresso, quindi offre soldi a uomini e partiti in cambio dell’imposizione di aggiornamenti del parco auto, obblighi a fare “green” le abitazioni e, tra un paio d’anni, anche a staccare la luce (tramite i contatori intelligenti con scheda) a chi non cambia gli elettrodomestici. Follie? No! Qui nessuno è folle, ma tutti sono corrotti. C’è stata una pervicace opera di concussione per piegare al “business green” le amministrazioni dell’Unione europea e quindi i paesi membri.
Con l’estensione della fascia verde il Comune di Roma si assicurerà la maglia del più ambientalista d’Europa, parimenti lascerà a piedi più del settanta per cento della popolazione. Soprattutto le fasce più deboli e precarie, quelle che usano l’auto di sera o nei fine settimana, certamente per bisogno: gente che non può permettersi una vettura nuova, e nemmeno noleggiare quotidianamente un mezzo di trasporto. E perché chi versa in difficoltà economiche, e non possiede carte di credito e bancomat, spesso viene aiutato dal contante di parenti ed amici per pagare assicurazione, bollo e benzina. A questa gente verrà tolto il diritto di possedere l’auto o la moto, ampliando di fatto il loro stato d’emarginazione sociale. La delibera del Comune di Roma si rivela discriminatoria anche verso i possessori di vetture storiche e d’epoca, infatti mira ad estirpare la passione per i motori attraverso il divieto totale di circolazione per i veicoli d’epoca, e poi con il conseguente censimento (attraverso polizia locale e telecamere) delle collezioni di auto e moto, ritenuti dalla giunta capitolina meri “siti inquinanti”. Sarebbe una evidente difficoltà anche la rottamazione di vetture e moto non più a norma Ue: infatti il Comune di Roma ha mantenuto il blocco delle attività di autodemolizione in tutta l’area metropolitana romana, rifiutando ogni accordo, tavolo sindacale di trattativa o dialogo con Irene Bucci (responsabile di categoria degli autodemolitori).
Come vi abbiamo già spiegato in un precedente articolo, il comune di Roma ha messo fuori legge sia le auto storiche (costruite dal 1950 al 1992) che quelle d’epoca (le classiche ed anteguerra). Dal 28 febbraio 2023 è operativa la delibera che autorizza la Polizia di Roma Capitale a sanzionarne nell’intero perimetro urbano capitolino sia la circolazione che l’eventuale parcheggio su strisce bianche o tariffate (le blu): un divieto che è stato allargato dall’anello ferroviario all’intero perimetro “Città di Roma”. Alle vettura storiche vengono così impedite dal Sindaco Gualtieri sia le attività di rimessaggio che quelle di revisione: infatti le auto d’epoca non potranno più essere condotte in moto presso officine e centri revisione, ma unicamente su carroattrezzi e previa autorizzazione (in considerazione del trasporto inquinante). Di fatto le auto d’epoca sono diventate “rottami” nella Città di Roma. Coloro che reputavano poterle parcheggiare per strada, in attesa d’usarle la domenica, ora saranno costretti a ricoverarle nei garage, onde evitare sanzioni: perché il divieto di circolazione significa che auto e moto non possono nemmeno sostare sulla pubblica strada, infatti la delibera sottintende come “circolazione” la presenza del veicolo su suolo comunale: da giugno 2023 partirà il sequestro con rimozione dei veicoli parcheggiati, anche se provvisti di autorizzazione al residente.
Il Sindaco Gualtieri, sollecitato ad un dietrofront dalle associazioni degli appassionati, ha risposto come suo solito che “non accetta ricatti da parte della cittadinanza” e che “non ci sarà alcuna deroga, anzi tolleranza zero verso i proprietari di veicoli storici”.
A Roma i veicoli storici non solo non possono più circolare, ma ben presto la polizia locale inizierà ad indagare su eventuali proprietari di auto d’epoca di pregio: gente che ha nei garage collezioni con decine e decine di auto, moto e relativi ricambi; strutture che verranno censite come siti inquinanti ed i proprietari segnalati anche all’Agenzia delle Entrate. A conti fatti le auto più colpite saranno quelle con più di vent’anni, a cui viene inibita la circolazione all’interno della nuova fascia verde ora estesa oltre il raccordo anulare, andando a coincidere con il limite “Città di Roma”. All’esame della Giunta Gualtieri, e su proposta delle varie associazioni ambientaliste, la confisca di auto e moto storiche di eventuali proprietari colti più volte ad usare veicoli ormai fuori legge: si valuta possano essere venduti alle aste esclusivamente ad acquirenti esteri che le portino fuori dall’Italia.
Roma ha così scelto la linea dura per dissuadere i cittadini dal collezionismo d’auto e moto, hobby ritenuto dagli ecologisti non educativo e poco rispettoso dell’ambiente. Infatti tra gli obiettivi ci sarebbe anche quello culturale di scongiurare i giovani possano continuare ad appassionarsi ad auto e moto, incrementando così il business d’uno sport ritenuto dalla “vittime della strada” colpevole di lutti ed “omicidi stradali”. Di diverso avviso le Regioni Lombardia e Piemonte, nonché i Comuni di Milano, Genova e Torino: realtà che in considerazione dell’enorme numero di appassionati, nonché delle oltre 18mila officine e carrozzerie specializzate, hanno deciso di consentire la circolazione ai veicoli iscritti nei registri storici.
All’obiezione che “il motorismo storico è un asset importantissimo per il turismo e l’indotto che porta con sé”, il Comune di Roma ha risposto che verrà adottata la linea dura e sanzionatoria contro abitudini non in linea con l’ecologia. Intanto le società di commercio internazionale di vetture e moto d’epoca (DEKRA, Bonhams, grandi società tedesche ed investitori svizzeri) hanno già inviato su Roma agenti per acquisire gran parte dei veicoli messi fuori legge. Ecco perché in tanti si chiedono chi abbia unto il binario per indurre a partorire simili delibere. Soprattutto ci chiediamo che fastidio rechi all’ambiente chi dopo l’orario di lavoro usi la vettura per un piccolo spostamento, per bisogno o per passione. Al danno la beffa, e perché gli appassionati non potranno più portare la vettura presso i centri di revisione o dal meccanico, a patto di cercare di mollarla dinnanzi ai “centri revisione” di domenica, quando ci dovrebbe essere più tolleranza. E’ chiaro che questa deliberà servirà anche a falcidiare le officine, le carrozzerie, gli elettrauto, i tappezzieri, i commercianti d’auto, i ricambisti: un indotto che impegna tra Roma e provincia (attuale area metropolitana) più di cento mila addetti, considerando anche gli hobbisti del restauro. Ne deriva che non vorremmo essere nei panni di Gualtieri e di Patané che, qualora rimanessero in panne in una sperduta borgata di Roma, potrebbero rischiare d’imbattersi in qualche nerboruto artigiano dell’auto.
Di certo queste trovate, come quella delle “case green” sono tutte utili a bruciare il risparmio dei cittadini, come richiesto dal “sistema”, dalle multinazionali, da quei tecnici che il professor Gualtieri (gratificato da cattedra universitaria di storia a soli 23 anni) osanna e premia. Per concludere, vorremmo sapere (e lo scopriremo) a chi e come è stata assegnata l’istallazione delle telecamere che sanzioneranno le auto non più a “norma euro”: certo è che Gualtieri ha usato i fondi dell’Ue non per aiutare i lavoratori autonomi colpiti da pandemia e crisi varie, ma per pagare una famosa azienda che spia la vita dei cittadini con 3.222 telecamere “Bosh serie 700 Autodome”. Si spera in una reazione alla parigina, perché di tanto in tanto il popolo incazzato serve a scongiurare eccessi ed abusi del potere.
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15.04.3023