DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk
Bene, ecco che arriva un nuovo shock nel campo petrolifero.
La produzione di petrolio iracheno sarà più che raddoppiata entro la fine del decennio e passerà da 2.6 a 6 milioni di barili al giorno (b/d). Questo significa che l’offerta di petrolio nei prossimi anni aumenterà del 45%.E poi raggiungerà gli 8 milioni di b/d entro il 2035. A quel punto, l’Iraq avrà superato la Russia e diventerà il secondo esportatore di petrolio del mondo – rifornendo la Cina con 2 milioni di b/d grazie ad un revival moderno della Via della Seta – e incasserà 200 miliardi di dollari US l’anno.Sarà anche uno dei maggiori esportatori di gas.
Questa è la conclusione di una relazione speciale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia sull’Iraq “http://www.worldenergyoutlook.org/iraq/”
Come modesto membro consumatore di un mercato minore del petrolio – non proprio ai livelli dei Grandi consumatori – guardo anch’io questo affare con grande interesse.
Come dice l’AIE, ci vorranno 530 miliardi di dollari in nuovi investimenti. “Gli ostacoli sono enormi: politici, logistici, legali, finanziari, organizzativi, di sicurezza e di mancanza di mano d’opera sufficientemente qualificata”.
Buona fortuna agli iracheni. Speriamo che – con l’aiuto di BP, Shell, Exxon, e tutti gli altri che entreranno nell’affare – se ne possano tirare fuori.
Potrebbero oscurare l’Iran e rivoltare l’equilibrio strategico del potere in Medio Oriente – si spera per in meglio – anche se, da quelle parti, non si sa mai.
Ma in questo momento l’Iraq deve combattere una guerra civile interna, poi da un lato si trova un paese nuclearista, che lancia continuamente pietre clerico-fasciste mentre vive una iperinflazione, è vicino alla rottura dei rapporti con il Kurdistan all’interno del paese e non ha nemmeno approvato una legge sugli idrocarburi.
L’IEA ha da tempo ammonito che il mondo dovrà affrontare una terribile crisi di energia a tempi molto brevi, quando le rivoluzioni industriali dell’Asia diventeranno maggiorenni, quando cioè, la Cina da sola metterà sulle strade 20 milioni di auto in più ogni anno.
L’Iraq può aiutare a ridurre in parte il divario – con un forte aiuto dalle nuove risorse di gas e petrolio shale estratte dalle rocce profonde del Nord America, ma dubito che queste riserve bastino a temperare la tensione dei mercati (anche se in futuro anche la Cina produrrà shale-oil).
Per ora, il Brent è scambiato a 113 dollari, anche se l’Europa è bloccata dalla crisi, l’economia di gran parte dell’Asia è fortemente rallentata e si trova in una quasi-recessione, e gli Stati Uniti sono così deboli che la FED ha appena lanciato il QE3.
L’implicazione è che il prezzo di equilibrio del Brent in una sana economia globale sarebbe probabilmente già vicino a US$ 150, forse anche $ 200 se volessimo prendere atto di essere in una fase tardiva dell’ espansione globale ( ma uno shock del genere distruggerebbe definitivamente l’espansione).
Molti lettori sono molto ben informati sui mercati dell’energia, quindi lascio a loro l’analisi dei dettagli di questo rapporto dell’AIE.
Ma l’Iraq riuscirà a tornare a pompare petrolio veramente?
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100020634/will-iraqs-energy-boom-postpone-peak-oil-yet-again/
10.10.2012
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI