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La Redazione

 

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RISPOSTA AD ADRIANA CHIAIA – OVVERO DELL'ELASTICITA'

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A cura di Davide
Il 30 Luglio 2007
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DI MAURO MANNO

Teramo

Sono stato duramente criticato da Adriana Chiaia per la mia posizione sulla vicenda della Conferenza “La Storia Imbavagliata” svoltasi a Teramo nello scorso giugno.

Rispondo solo nella speranza che la mia argomentazione contribuisca ad ampliare il dibattito che la conferenza ha aperto. Quello che è seguito a Teramo non è stato “critica” o “dibattito” visto che ci sono stati attacchi e calunnie che col dibattito o la critica non hanno nulla a che fare e che anzi mirano a soffocare sul nascere qualsiasi civile discussione. Mi riferisco a quanto ha pubblicato il sito “Informazione corretta” (io lo chiamerei piuttosto: disinformazione malevola), uno dei tanti siti nel mondo che operano in difesa dell’indifendibile, cioè il sionismo e lo stato razzista per soli ebrei di Israele. Una difesa oltretutto poco efficace visto che Israele e l’ideologia che ne ha causato la nascita, il sionismo, sono e per ammissione stessa di dirigenti israeliani (leggi: Avram Burg) o ebrei (leggi: George Soros) entrati in una crisi di identità che a mio modesto avviso ne preannuncia la rapida morte. Con soddisfazione di tutti gli uomini di buona volontà e amanti della pace. La Chiaia dice di voler dibattere ma di fatto ricorre spesso agli argomenti e agli insulti dei citati calunniatori.

Premetto che non sono uno studioso dell’olocausto e se ne parlo qui è solo perché sono stato tirato nuovamente in ballo. Io sono uno studioso della storia e della natura del sionismo. Mi interesso dell’olocausto in relazione alla complessiva costruzione ideologica sionista di cui una certa interpretazione dei fatti della II guerra mondiale fa indubbiamente parte.La signora A. Chiaia mi critica per la mia “completa adesione alla causa di Faurisson-Moffa”. Mi dispiace ma non esiste una “causa” “Faurisson Moffa”. Parole usate impropriamente. Per quanto ne so io il Prof Moffa e Faurisson non lavorano per la stessa “causa”. Non hanno scritto insieme opere “revisioniste” o se Adriana Chiaia vuole, “negazioniste”. Probabilmente, prima di Teramo i due non si conoscevano nemmeno; Non mi risulta che prima i due abbiano partecipato a manifestazioni comuni o a iniziative “negazioniste” comuni. Quale “causa” allora? Non essendoci “una causa” Faurisson-Moffa, io non ho aderito (“completamente” poi) a un bel nulla. Per quanto ne so, il professore Moffa aderisce convintamene alla “causa” palestinese, causa a cui aderisco da sempre pure io, e questo fa del professore di Teramo una persona coraggiosa prima di tutto (visti i tempi ebraici che corrono) e poi degna di rispetto e ammirazione per la sua difesa di un popolo tragicamente oppresso e perseguitato (mi riferisco ai palestinesi). Altra causa che il professore Moffa ed io abbiamo in comune è quella della difesa della libertà di ricerca, di studio, d’espressione e di pensiero.

“Negazionismo”, poi, è termine non scientifico che io rigetto totalmente; potrei tutt’al più accettare il termine “revisionismo”, ma neanche questo ha molto senso dal momento che tutti gli storici seri prima o poi sono necessariamente portati a fare qualche “revisione”. Anzi direi che rivedere, revisionare o rivisitare la storia è dovere degli storici e basta. Ed è lecito e doveroso revisionare qualsiasi argomento o periodo storico. La verità storica è sempre qualcosa a cui ci si approssima e lo si fa attraverso un processo che coinvolge persone che la pensano diversamente. Solo col dibattito tra storici si giunge ad avvicinarsi alla verità storica. Le verità storiche imposte per legge (Gayssot) o intoccabili (Adriana Chiaia) non sono verità.

Io quindi non ho aderito a nessuna “causa” ma ho partecipato alla bella e interessante Conferenza “La storia imbavagliata” di Teramo. Ne vado fiero. Si è trattato di un’iniziativa preziosa perché ha aperto un dibattito su un argomento che è servito al sionismo per nascondere i suoi crimini contro i palestinesi o per giustificarli. Adriana Chiaia penserà che l’argomento è Faurisson e il negazionismo, e invece no.

Il tempo riservato a Faurisson alla conferenza era minimo. È stata proiettata una sua intervista video di 15 minuti sull’impossibilità tecnica delle camere a gas. Durante il dibattito della conferenza alcuni oratori hanno dedicato parte del loro tempo su quest’argomento. I veri argomenti della discussione della conferenza sono stati due:

1) Il diritto degli storici a indagare, revisionare, studiare, approfondire, rivisitare, discutere di qualsiasi argomento, compreso l’olocausto, senza essere, per questo, perseguiti penalmente per legge. Tutti gli oratori intervenuti, nessuno escluso, si sono dichiarati contrari alla legge Gayssot e al progetto di legge Mastella.

2) La critica alla “religione dell’olocausto” e all’uso repressivo che se ne fa al fine di imporre una visione sionista e imperialista (statunitense e occidentale) della storia contemporanea, dal processo di Norimberga ad oggi. La “religione dell’olocausto” non ha niente a che fare con la storia; è un’interpretazione ideologica della storia funzionale al potere dei vincitori e tra i vincitori poniamo anche il sionismo. Prima della guerra il sionismo coinvolgeva una piccola minoranza di ebrei. Dopo la fondazione dello stato d’Israele, è diventato l’ideologia dominante tra gli ebrei è parte dell’ideologia imperialista. Il trionfo del sionismo. Torneremo successivamente su questo punto quando parleremo del rebbe Schneerson.

All’interno della critica alla religione dell’olocausto è stato anche affrontato lo specifico discorso sionista rispetto al problema palestinese e mediorientale. Questo discorso può essere così riassunto:

Siamo il popolo perseguitato, vogliamo una patria per non esserlo più e si può chiudere un occhio sulla sofferenza dei palestinesi. Israele come stato degli ebrei (perseguitati) ha diritto ad esistere come stato ebraico. Ricordate quello che ci avete fatto con l’olocausto e lasciateci in pace o sosteneteci. Non osate criticarci. Le critiche si mischiano all’antisemitismo o favoriscono oggettivamente l’antisemitismo e possono facilitare un futuro nuovo olocausto. E’ questo che volete? Difendeteci dall’Iran che vuole la bomba atomica per realizzare il nuovo olocausto. Distruggete con le armi nucleari l’Iran prima che si procuri le armi nucleari per il nuovo olocausto. Il primo olocausto non lo avete evitato, evitate almeno questo! Distruggete l’Iran, non ha importanza se sarà un genocidio. La nostra salvezza vale bene un genocidio di islamici. Dopo tutto non sono che fanatici. Noi invece siamo il popolo eletto.

Secondo me, Adriana Chiaia finisce di fatto per accettare questa posizione. Lo so che protesterà il contrario. Alla fine del mio scritto giudicherà il lettore.

Il sionismo.

Sono contento che la sig.ra Chiaia abbia letto e apprezzato il mio opuscolo sul sionismo e che ritenga la tesi che vi difendo “di grande interesse” nonché sorretta “da una ricchissima documentazione”.

Mi dispiace dover dire però che dal suo scritto, la Chiaia sembra dimostrare di non aver letto attentamente quanto ho scritto e di non aver preso seriamente in considerazione la documentazione che ho raccolto.

Ho scritto e cercato di dimostrare che i sionisti sono stati i migliori amici dei nazisti e i peggiori nemici degli ebrei assimilazionisti. Essi sono responsabili come i nazisti (dal punto di vista morale e politico, ma anche pratico) della morte degli ebrei che non volevano emigrare in Palestina secondo il progetto sionista. Tutta la storia della collaborazione dei sionisti con la Germania Nazista e con tutti gli antisemiti dal 1900 al 1960 deve essere ancora scritta. Io ho solo dato un piccolo contributo.

Questa storia è stata negata dai sionisti e dagli storici compiacenti con Israele. È stata sotterrata, insabbiata con i corpi delle vittime del nazismo.

Qui si nega la storia. La si sostituisce con i lamenti patetici del “popolo perseguitato”. In questo caso i sionisti erano persecutori come i nazisti e gli antisemiti, ma questa è una verità storica troppo scomoda, va eliminata.

Davanti alla gravità della colpa dei sionisti, la Chiaia non ritiene di dover dire una parola contro il loro “negazionismo”. (Ripeto, il termine non è una categoria storica che accetto, ma qui lo uso per rigettarlo in faccia a quanti che su di esso costruiscono le loro produzioni intellettuali). La Chiaia se la prende con Faurisson. Ma costui è un perseguitato, uno che paga per le sue idee, qualsiasi esse siano, mentre i sionisti godono di un potere quasi illimitato, possono continuare a negare il loro orrendo passato e perseguitare chi non va loro a genio. Oggi si sono messi in testa di iniziare a perseguitare gli antisionisti, definendoli antisemiti. Sto lavorando ad una seconda edizione del mio lavoro. Sto aggiungendo nuovo materiale, nuove prove contro i sionisti. Voglio fare fino in fondo la mia battaglia contro il negazionismo dei sionisti e degli ossequienti storici filosemiti. Per chi vuole ricercare in questo campo c’è spazio sufficiente. Spero la Chiaia abbandoni il suo tono da giudice di tribunale (pseudo-rivoluzionario) e si metta umilmente al lavoro contro le menzogne, le negazioni, le falsificazioni della storia operate dai sionisti e dai loro amici.

Indipendentemente dalle idee politiche di Faurisson (che certamente non sono le mie, ma non importa), la sua opera di ricerca storica è importante e dovrebbe essere sostenuta. Io non ho scelto come argomento dei miei studi l’olocausto e le camere a gas. Ho scelto il sionismo. Il sionismo è un’ideologia politica perniciosa e criminale. Esso si è storicamente sempre aggrappato al potere dominante e lo ha servito per i suoi interessi propri. Herzl voleva collaborare con la Russia Zarista e con l’impero ottomano. Dopo di lui, i sionisti hanno scelto di servire l’impero britannico ma contemporaneamente hanno servito anche il nazismo e il fascismo. Poi hanno servito ancora l’impero britannico e la Francia, nel 1956. Oggi servono l’imperialismo americano.

Ma per i sionisti, “servire” non vuol dire fare esattamente quello che dicono i serviti padroni. Il sionismo ha un suo piano proprio e lo persegue usando il potere che serve. La potenza “servita” è transitoria, il progetto sionista resta. È un servo-padrone (avrebbe detto Goldoni oggi) e non un semplice servo come può esserlo un qualunque regime arabo filoamericano o le dittature sudamericane degli anni Sessanta e Settanta. Anche il padrone americano non é semplicemente un padrone, è diventato a sua volta un servitore visto che è giunto a fare guerre per conto di Israele (Iraq e forse Iran).

Come può essere ciò? Come può il sionismo servire le potenze imperiali e nello stesso tempo servirsi di esse?

Per questo c’è la lobby ebraica o, meglio, le lobby ebraiche. Il sionismo è molto, molto di più dell’occupazione della Palestina e della pulizia etnica dei palestinesi. Sionismo e lobby ebraiche sono due aspetti della stessa medaglia. Insieme hanno elaborato la religione dell’olocausto e lo specifico discorso sionista che abbiamo sopra delineato; l’una e l’altro sono strumentali sia al sionismo, sia a quella che è oggi la potenza imperiale su cui esso si è incrostato: l’imperialismo americano.

In questi tempi di dominio ideologico imperialista/sionista, gli sforzi dei cosiddetti “negazionisti”, come Faurisson, sono oggettivamente utili a riaprire il dibattito sull’ideologia del servitore padrone e del padrone servitore. Da Norimberga ad oggi.

Facciamo un parallelo per spiegarci meglio.

Tra Faurisson e Benny Morris vi sono poche cose in comune. Sono, è vero, entrambi storici, ma si occupano di argomenti diversi e sono politicamente su fronti opposti. Benny Morris è israeliano, difende Israele, la religione dell’olocausto e il discorso sionista della II guerra mondiale. Faurisson è contrario a Israele e critica la posizione ufficiale sull’olocausto che Morris difende.

Eppure sono entrambi due “negazionisti”. Anche Benny Morris ha “negato” qualcosa. È stato uno dei primi storici che insieme ad altri, Ilan Pappe, Baruch Kimmerling, ecc., ha smascherato la versione ufficiale sionista del conflitto arabo-israeliano del 1948. Morris e gli altri hanno negato la verità ufficiale, cioè hanno dimostrato che i palestinesi non fuggirono dalla Palestina alla richiesta degli eserciti arabi, ma furono cacciati a suon di bombe e stragi e distruzioni da un esercito israeliano che era ben più forte ed armato dei vari eserciti arabi di allora messi insieme.

Benny Morris però è un personaggio strano. È un ultrasionista. Egli, certo, ha mostrato che i palestinesi furono cacciati e che ci fu una pulizia etnica ma successivamente ha dichiarato che non gli dispiace affatto che gli avvenimenti del 1948 si siano svolti a quel modo, anzi! Egli ha dichiarato che avrebbe voluto che la pulizia etnica fosse stata condotta fino alla fine, che cioè tutti i palestinesi fossero stati cacciati da tutta la Palestina.

Possiamo ritenerlo un nazista visto che predica la pulizia etnica?

Eppure il revisionista Morris (un colonialista e un reazionario della peggiore specie), indipendentemente dalle sue idee ultrareazionarie e prive di qualsiasi umanità (non gli importa nulla dei 5 milioni di profughi palestinesi, delle loro condizioni di vita deplorevoli; avrebbe voluto che tutto il popolo palestinese fosse diventato un popolo di profughi. I palestinesi sono 10 milioni, quindi dieci milioni di profughi!) ha svolto un ruolo positivo. Ha contribuito a smascherare un pilastro dell’ideologia sionista.

Se Morris non è stato perseguitato è solo in virtù della sua dichiarazione a favore e sulla bontà della pulizia etnica. Ilan Pappe invece è uscito scosso dai suoi studi sul 1948. Ha abbandonato ogni compiacenza verso il sionismo ed oggi è diventato la bestia nera delle autorità accademiche sioniste, al punto che ha dovuto abbandonare l’Università di Haifa e fuggire in Occidente, in Inghilterra, accettando un posto in un’università britannica. Pappe sarà l’anno prossimo o anche prima uno dei docenti dell’istituto nato dall’esperienza di Teramo, lo IEMASVMO .

Da un altro punto di vista i “negazionisti”, come Faurisson, indipendentemente dal fatto di essere reazionari stanno contribuendo a mettere in discussione l’intero impianto ideologico imperialista/sionista. Più che le posizioni di Faurisson, a me interessa la riapertura del dibattito, senza pregiudiziali.

Il sionismo si è storicamente specializzato nell’arte di spargere la paura per poi utilizzarla a proprio conto. La paura serve per controllare le masse. Se le masse hanno paura, vedono pericoli ovunque, si sentono minacciate allora possono essere portate ad asservirsi a chi questa paura, questi pericoli e minacce promette di far cessare. Questo discorso riguarda principalmente gli ebrei. E gli ebrei, per i sionisti, sono le vittime. Sono sempre in pericolo. Nel mio opuscolo cerco di dimostrare come i capi sionisti – di destra o di sinistra non fa differenza – hanno da sempre cercato di esagerare il pericolo dell’antisemitismoe creare una mentalità vittimistica. Quando l’antisemitismo era reale, i sionisti lo hanno gonfiato; quando non c’era lo hanno creato o invocato. Prima della fondazione di Israele, lo scopo era quello di convincere gli ebrei a seguire i sionisti in Palestina. Lì avrebbero trovato un rifugio sicuro, sarebbero stati al sicuro dagli antisemiti. Ma dopo la fondazione dello stato ebraico gli israeliani sono ancora stati mantenuti in una condizione continua di paura. Ora la minaccia proveniva dagli stati arabi e islamici, che vogliono “buttare a mare” gli ebrei, “spazzare via dalla carta geografica Israele”, che si preparano a compiere un “secondo olocausto”. In realtà tutto questo serviva ai dirigenti sionisti per conquistarsi la complicità degli israeliani (e degli ebrei della diaspora) nella distruzione dei palestinesi e nella pulizia etnica della Palestina.

“L’entità statale di Israele – scrive Oren Ben-Dor – è fondata su un’ideologia ingiusta che è causa di umiliazione e sofferenza inflitta a coloro che sono classificati come non-ebrei, secondo parametri religiosi o etnici. Per nascondere questa immoralità primordiale, Israele incrementa per sé un’immagine di vittima. Provocare la violenza, consapevolmente o inconsapevolmente, contro la quale si deve poi difendere è un aspetto determinante della mentalità vittimistica. Dal momento che ha bisogno di perpetuare un simile tragico ciclo, Israele è uno Stato terrorista come nessun altro. (…) La stessa creazione di Israele richiese un atto di terrore. Nel 1948, la maggior parte degli abitanti indigeni non-ebrei subirono la pulizia etnica e furono espulsi da quella parte della Palestina che divenne Israele”.

Quando finirà la paura alimentata dai sionisti, principalmente tra gli ebrei ma anche tra i goyim (“Mai più!”. In questo caso la paura è abilmente legata al senso di colpa), allora finirà Israele come fortezza ebraica, finirà la sofferenza dei palestinesi e in Palestina nascerà uno stato democratico per ebrei e palestinesi.

Io mi auguro che da un grande dibattito, in cui i “revisionisti” esporranno le loro tesi e gli storici avranno modo di separare in esse quello che c’è di vero da quello che c’è di falso, ma anche, anzi soprattutto, avranno modo demolire il discorso sionista e quello che abbiamo definito il loro “negazionismo”, venga un contributo alla distruzione della mentalità vittimistica alimentata dai sionisti e il loro uso della paura.

Cosa ha fatto la Chiaia per smascherare la religione dell’olocausto e l’ideologia imperialista/sionista, nonché la negazione da parte dei sionisti del loro orrendo passato a braccetto con gli antisemiti, i fascisti e i nazisti? Certo se la prende con chi se la prendono i sionisti. Certo attacca l’esperienza eccezionale che nel pattume e nel servilismo regnante in Italia ha aperto un fronte di battaglia. Certo calunnia Claudio Moffa e difende i suoi aggressori. Al riguardo, vorrei chiedere en passant, come fa la Chiaia a definire quei mascalzoni “gruppo di ebrei, non ‘armati di spranghe di ferro e pistole’, alcuni di essi colpiti direttamente dalla tragedia dello sterminio, che hanno risposto alle affermazioni provocatorie di Faurisson al più con urla e qualche schiaffo e spintone”?

Bisogna essere armati di spranghe e pistole per essere degli aggressori? Quale schiaffo e spintone poi? La clavicola rotta a chi, quale difensore dell’ordine si è posto tra aggressori e aggrediti, la dice lunga sul tipo di protesta. E se le forze dell’ordine non ci fossero state? Se gli aggressori avessero potuto giungere fino a Faurisson o ai partecipanti alla manifestazione? Immagina forse la Chiaia che si sarebbero abbandonati a scappellate e inchini? Perché prendere sempre le difese degli ebrei anche quando sono loro dalla parte del torto?

Così la Chiaia dimostra semplicemente il suo fanatismo filoebraico.

Io non identifico gli ebrei con la politica di Israele e con il sionismo. Il mio opuscolo trabocca di citazioni di ebrei antisionisti e anti-israeliani. Ma gli ebrei di Teramo, fossero anche tutti figli di deportati, erano solo squadristi e certamente si identificavano tutti con Israele e il sionismo. La Chiaia può affermare il contrario?

Faurisson

Faurisson era elemento minimo della conferenza ma si è voluto gonfiarlo per tentare di scalzare i due temi scottanti al centro del dibattito. È proprio quello che i calunniatori della conferenza hanno fatto e tra di essi anche la Adriana Chiaia. Libera lei…

E’ vero che Moffa ha dichiarato che Faurisson “convince” ma questo non vuol dire che Moffa o altri sono “negazionisti”. Su certe cose Faurisson veramente convince, nel senso che ha argomenti che non si possono rigettare a priori. Al convegno era invitata la Pisanty che ha scritto sulle camere a gas. Sarebbe stato interessante ascoltare il dibattito tra i due. Ma sfortunatamente la Pisanty ha scelto di non partecipare. Perché? Se è tanto facile demolire Faurisson allora perché non lo si fa? Io sospetto che non lo si vuole fare, indipendentemente da quello che Faurisson dice. È bene, evidentemente, avere un bersaglio da demonizzare continuamente senza mai misurarsi con lui, per dire quanto è grande il pericolo del “negazionismo”, per poter sbandierare la minaccia di un nuovo olocausto di cui il “negazionismo” sarebbe la fase preparatoria. È stato detto per la conferenza “negazionista” di Teheran e di Ahmadinejad. È un gioco più grande di Faurisson, della Pisanty e di Teramo stessa. È un gioco sporco per difendere la lettura imperialista/sionista della seconda guerra mondiale, di Norimberga e dell’assetto post bellico. Per i sionisti è il gioco che permette loro di portare avanti il loro discorso vittimistico-criminale.

Quali sono gli argomenti di Faurisson che non possono essere rigettati a priori?
1) Non sono stati trovati ordini scritti o documenti con cui Hitler, di persona, ordina il massacro degli ebrei. Questo è vero. Non ci sono. Significa che egli non abbia mai dato simili ordini? Che non aveva bisogno di darne e che la sua volontà veniva capita, per così dire, a volo? Questo è poco probabile. In un libro di recente apparizione in Francia poco pubblicizzato, La Tragédie des soldats Juifs d’Hitler, dello storico Bryan MarkRigg, professore all’università militare degli Stati Uniti, e, tra l’altro, a suo tempo, volontario nell’esercito israeliano e ufficiale nella marina statunitense, si presentano numerosi documenti e testimonianze inedite circa quei soldati tedeschi, di origine ebraica, che con vari gradi accettarono di servire nelle tre armi dell’esercito hitleriano. Furono tra i 120 000 e i 160 000 e alcuni giunsero a gradi elevati, Feld-maresciallo, ammiraglio, generale e ottennero decorazioni prestigiose. Questi soldati chiesero di essere “arianizzati”. Una delle cose più strane di questa vicenda è che fu Hitler in persona che, fino alla fine della guerra e anche nei momenti più gravi, perse molto tempo prezioso nello studio dei dossier dei candidati all’arianizzazione. Hitler era molto meticoloso, al limite dell’ossessione e si occupava di molte faccende personalmente. Ora, mentre sappiamo che egli si è occupato di questa strana faccenda dell’arianizzazione dei soldati ebrei del suo esercito perché abbiamo documenti di suo pugno, note, direttive ecc., relativi ad essa, alcuni storici anti “negazionisti” ci dicono che egli non aveva bisogno di fare una cosa analoga riguardo agli ordini di sterminio di milioni di uomini.

Raul Hilberg in un’intervista a Le Monde (20 ottobre 2006) afferma che per lo sterminio degli ebrei “non c’era uno schema guida prestabilito. Quanto alla questione della decisione, essa è in parte insolubile: non si è mai ritrovato nessun ordine firmato da Hitler, di suo pugno, probabilmente perché un tale documento non è mai esistito. Io sono persuaso che le burocrazie sono mosse da una sorta di struttura latente: ogni decisione ne comporta un’altra, poi un’altra e così via, anche se non è possibile prevedere esattamente la tappa seguente.”

Chiudere la bocca a Faurisson non è la soluzione. La soluzione sta nella continuazione della ricerca storica e del dibattito; alla fine, sono certo, si chiarirà ogni cosa, perché in definitiva questi morti ci sono stati e se si prova che Hitler non ha dato l’ordine, qualcuno deve pure averlo dato.

2) Faurisson dice che la cifra di 6 milioni di ebrei uccisi durante il II conflitto mondiale è solo una valutazione non basata su dati riscontrabili. Anche questo è vero. Non è facile dire esattamente quanti ebrei perirono o furono uccisi. Oggi la maggior parte degli storici (non “negazionisti”) si fermano alla cifra di 5 milioni. 5 o 6 milioni, cambia molto? No, a mio parere. Quindi Faurisson, affermando che non furono 6 milioni, dice la verità. Perché tutti i processi vergognosi con cui è stato perseguitato?! Egli parla di un numero di molto inferiore ai 6 milioni. Vogliamo cercare di capire quanti sono stati veramente? E non solo gli ebrei, anche gli slavi, gli zigani, i comunisti, i prigionieri di guerra e i soldati sbandati dopo l’8 settembre. Tra i quali un cugino di mia madre, un ragazzo di 20 anni. La cifra di sei milioni non è intoccabile. Tra l’altro è pure falsa. Quanti furono effettivamente? Si può stabilire con ulteriore ricerca storica non certo con la legge.

3) Quando Faurisson dice che non sono state trovate camere a gas, dice la verità. Gli esperti “non negazionisti” affermano che determinati edifici, in parte distrutti, potevano essere camere a gas. Sono stati trovati edifici che servivano alla disinfestazione degli abiti dei prigionieri. Funzionavano con il famigerato Zyklon B. Servivano per evitare il tifo petecchiale o altre epidemie che avrebbero ucciso migliaia di prigionieri destinati alle fabbriche e alla produzione industriale vista la carenza di operai tedeschi, quasi tutti al fronte. Recentemente Alexander Cockburn, su Counterpunch ha spiegato che simili locali di disinfestazione erano utilizzati anche in America, negli anni venti, in relazione all’immigrazione messicana negli Stati Uniti.

Camere a gas che certamente, incontrovertibilmente, indubitabilmente siano state usate per sterminare milioni di esseri umani non ne sono state trovate. Perché non sono mai esistite? Perché sono esistite e sono state distrutte? Gli storici e gli archeologi trovano risposte a quesiti riguardanti popoli vissuti migliaia di anni fa o avvenimenti accaduti in tempi remotissimi. Non è possibile continuare la ricerca e cercare di dare risposte certe ad avvenimenti di poco più di 60 anni fa?

Si dirà che Faurisson su queste che sono ormai posizioni accertate (mi dispiace signora Chiaia ma è così) costruisce una sua teoria negazionista complessiva senza altri supporti. Non lo so; posso sospettarlo, ma non lo so. Mi limito a stare ai dati di fatto. Si vuole dire che la teoria complessiva di Faurisson è sbagliata. Può essere; ma allora perché non si vuole che gli storici discutano con calma partendo dai fatti accertati? Io sono convinto che ci sia stato un giudeicidio, come pure uno “ziganicidio” (neologismo mio), uno “slavicidio” (idem), la decimazione di minoranze religiose (cattolici polacchi, testimoni di Geova) e infine anche un progetto di eliminazioni eugenetiche. Vorrei che le ragioni e le dimensioni di queste politiche, se esse fossero materia di “civile” dibattito anche in altri paesi occidentali in quel periodo, se siano state portate avanti solo dal nazismo o anche da alcuni loro alleati (autonomamente) fossero sistematicamente indagate ed approfondite. Non è stato fatto abbastanza se oggi, per esempio, la cifra dei 6 milioni traballa paurosamente. Le prove che la Chiaia porta nel suo articolo a favore della sua posizione anti-negazionista sono in verità un po’ debolucce. Sospetto che neanche lei sia una specialista del problema.

Solo con un dibattito franco e libero che tocchi tutti gli aspetti di un’epoca di fascismo, di regimi dittatoriali, di nazionalismi generalizzati e feroci, senza dimenticare la fortissima competizione interimperialistica, si giungerà approssimativamente alla verità. Circoscrivere il dibattito alla sola Germania nazista e al giudeicidio è fuorviante. Ed è quello che vogliono USA, Occidente e Israele. Il ruolo del sionismo poi è stato completamente oscurato, come abbiamo già detto.

Ma – dirà qualcuno – gli storici non vogliono discutere e Faurisson non è uno storico. Non è vero, gli storici in generale sono persone serie e discutono sempre; fa parte del loro mestiere. Sono i politici, sotto la sferza di Israele e delle lobby ebraiche che impediscono lo sviluppo del dibattito, con leggi repressive e con l’ostracismo. Sono essi che con la complicità di alcuni storici compiacenti e asserviti orientano e circoscrivono il dibattito secondo gli interessi attuali dei loro padroni.

La mia lettera di solidarietà a Claudio Moffa

Nella mia lettera ‘Sostegno al professor Claudio Moffa e al suo impegno in difesa della verità storica’, che riproduco per intero in calce, affermo che il professor Faurisson non nega il giudeicidio (il termine però è mio), non nega la sofferenza ebraica. Lo mantengo. Se la Chiaia fosse stata presente a Teramo avrebbe potuto sentire le parole che Faurisson pronunciava nel video (“Je ne nie pas la souffrance des juifs”). Se ciò non bastasse posso citare le parole che egli ha pronunciato a Teheran e che sono state riportate nei documenti ufficiali:

“In the butchery that is a war, people suffer. In a modern war, the belligerent nations’ civilians at times suffer as much if not more than their soldiers. During the conflict that, from 1933 to 1945, pitted them against the Germans, the European Jews thus had occasion to suffer but infinitely less so than they dare to assert with such a nerve. Certainly the Germans treated them as a hostile or dangerous minority …. and against these people the Third Reich authorities were led to take, due to the war, more and more coercive police or military security measures. In certain cases those measures amounted to placement in internment camps or indeed to deportation to concentration or forced labour camps”.

Lascio il testo in inglese che è di facile comprensione. Certo Faurisson non usa il termine “olocausto”, ancor meno il termine, oggi più di moda, di “shoah”. È obbligatorio usare questi due termini? Certo Faurisson sostiene che l’olocausto è un “mito”, ma non nega che sotto il nazismo anche gli ebrei, come altre genti, “had occasion to suffer”; che le autorità del Terzo Reich presero nei loro confronti “more and more coercive police or military security measures”; che in alcuni casi queste misure di polizia e militari corrispondevano a “placement in internment camps or indeed to deportation to concentration or forced labour camps”.

Molti dicono che l’olocausto è un mito. Non so esattamente cosa voglia dire con questo termine Faurisson. Non so cosa voglia dire Ahmadinejad. La loro critica rimane però nella storia, può essere confermata o demolita dagli storici. Anch’io dico che si è creato un mito e cercherò di spiegare il mio punto di vista. Il giudeicidio è un fatto storico. Deve restare nella storia e deve essere indagato esclusivamente come fatto storico. I sionisti imponendo il discorso dell’ “unicità”, della “eccezionalità” di questo fatto storico (anche attraverso i nomi “olocausto” e “shoah”) hanno voluto imporre una valutazione metastorica. Hanno creato un mito. I sionisti ovviamente non negano che nella storia vi siano stati altri (dal giudeicidio) enormi massacri. Ma mitizzando e ponendo fuori dalla storia il giudeicidio, di fatto, sminuiscono la sofferenza altrui. Io non nego niente. Lascio agli storici il compito di indagare, revisionare, rivedere, analizzare e ri-analizzare il passato. Il giudeicidio non è intoccabile, al punto che vada difeso con leggi repressive. La repressione è semplicemente una follia che produrrà l’effetto opposto. Io rifiuto la logica sionista, la quale, per motivi politici, ideologici o religiosi, mitizza il giudeicidio, lo esagera, lo eccezionalizza, lo pone ben al di sopra della sofferenza degli altri, lo ritiene eterno e eternamente determinato dall’odio dei goyim (gli eterni antisemiti) contro il popolo santo; giunge perfino a ritenerlo miticamente voluto o accettato da Dio per punire i tradimenti del suo popolo eletto, sempre però ponendo gli ebrei sopra gli altri visto che Dio si occupa in modo particolare di loro, non essendo i goyim degni né del premio né della punizione divina. L’ultima affermazione può apparire assurda? Niente affatto, vedremo invece che è parte della visione sionista. É stata sostenuta dal Lubavitcher Rebbe (il cosiddetto “King Messiah”), il Rabbino Menachem Schneerson (1902-1994). Colui cioè che ha portato gli ultraortodossi dalla religione ebraica al sionismo, e uno dei primi a sostenere la necessità di procedere all’annessione dei territori occupati nel 1967. I Lubavitch (Habad) sono un movimento religioso fondato a fine Settecento in Russia, poi diffusosi negli Stati Uniti. Sotto la guida di Schneerson appunto, questo movimento religioso è diventato sionista e dagli Stati Uniti ha promosso la colonizzazione di Cisgiordania e Gaza.
Scrive Schneerson:

“It is clear that ‘no evil descends from Above,’ and buried within torment and suffering is a core of exalted spiritual good. Not all human beings are able to perceive it, but it is very much there. So it is not impossible for the physical destruction of the Holocaust to be spiritually beneficial. On the contrary, it is quite possible that physical affliction is good for the spirit” (“Mada Ve’emuna,” Machon Lubavitch, 1980, Kfar Chabad).

Schneerson sostiene apertamente che è possibile che la “distruzione fisica” dell’olocausto si dimostri in definitiva “benefica spiritualmente”. Poi paragona Dio a un chirurgo che amputa l’arto del paziente per salvargli la vita. L’arto “is incurably diseased … The Holy One Blessed Be He, like the professor-surgeon…seeks the good of Israel, and indeed, all He does is done for the good…. In the spiritual sense, no harm was done, because the everlasting spirit of the Jewish people was not destroyed.” Tagliando l’arto malato, il Dio chirurgo, “cerca il bene di Israele”, cioè la salvaguardia “dell’eterno spirito del popolo ebraico”.

Se usciamo dalla metafora diventa tutto chiaro. Il popolo ebraico (con la laicizzazione e soprattutto con l’assimilazione) aveva iniziato ad “infettarsi” ma Dio lo ha punito. Ha tagliato l’arto malato, cioè tutti quegli ebrei non sionisti che si andavano assimilando ai goyim. Ha salvato il corpo sano del popolo ebraico, cioè il sionismo. E il sionismo rappresenta lo spirito eterno del popolo ebraico. Si legga il mio opuscolo e si vedrà che proprio questa è la logica sionista di coloro che hanno collaborato con i nazisti.

E il giornalista di Ha’aretz conclude che per il rebbe l’olocausto è stata una cosa buona perché ha tagliato l’arto infetto del popolo ebraico, gli ebrei morti ed uccisi durante la seconda guerra mondiale, per purificare gli ebrei dai loro peccati.

Ma è proprio così per Schneerson e per i sionisti. L’eliminazione degli ebrei assimilazionisti, per i quali i sionisti provavano il più grande disprezzo, ha rappresentato un bene in quanto ha permesso il trionfo del sionismo, la purificazione del popolo ebraico, l’abbandono dell’assimilazionismo e il ritorno ai matrimoni endogamici, al razzismo ebraico, allo stato “ebraico” contro ogni possibilità di uno stato binazionale o democratico in Palestina.

Un’altra breve considerazione: il rebbe Schneerson può dire, senza conseguenze, la castroneria che abbiamo riportato, ed essa viene pubblicata su un importante giornale israeliano, ripresa dalla stampa internazionale, pubblicizzata, liberamente dibattuta. Una castroneria che certo non nega l’olocausto ma, cosa ben più grave, lo giustifica dal punto di vista religioso, condannando gli ebrei morti durante la seconda guerra mondiale come “arto infetto”, esseri degenerati. Niente galera (non per il rebbe che è morto) ma per il giornalista che lo ha riscoperto, per il giornale che lo ha pubblicato ecc. ecc. e invece condanne a non finire, aggressioni, ostracismo per Faurisson che riduce il mito dell’olocausto alle dimensioni della sofferenza di un popolo tra quella degli altri.

Ci sono stati 20 milioni di morti tra i sovietici, sette milioni di polacchi, vari milioni di civili tedeschi, inglesi ecc. In tutto, la II guerra mondiale ha fatto 55 milioni di morti tra soldati e civili e anche se ha fatto 6 milioni di ebrei, sono comunque solo (si fa per dire) 6 milioni su 55. Nella storia gli olocausti sono migliaia. La Knesset ha recentemente votato per il non riconoscimento del milione e mezzo di armeni scomparsi nella Turchia del 1915. Perché la Turchia è amica di Israele. L’insistenza sulla morte degli ebrei e il silenzio sulla morte dei goyim è semplicemente oscena, è frutto di razzismo bello e buono. Le stime dei figli dell’Unione Sovietica morti durante la grande guerra patriottica sono state più volte ritoccate. Venti milioni, diciassette milioni. Qualcuno le ha enormemente aumentate: Quaranta milioni! Temo che dietro questa stima, che mi sembra francamente esorbitante, si nasconda la volontà di imputare al governo dell’Unione sovietica, ai comunisti e a Stalin un’incapacità, un’inefficienza e un’impreparazione di cui alcuni storici hanno fatto il motivo centrale della loro ricerca. Non si addebita l’alto numero di morti alla ferocia nazista e alla volontà di resistenza dei popoli dell’Unione Sovietica animata dal Partito Comunista ma alla “natura dello stalinismo”, alle sue “contraddizioni”, alla sua “intrinseca inconsistenza”. Sono d’accordo con la Chiaia quando dice che sullo stalinismo vengono incoraggiati “negazionismi” e “revisionismi” di ogni sorta. Sarebbe strano se il potere imperialista/sionista non li incoraggiasse, mentre e del tutto funzionale a questo stesso potere negarli nel caso della Germania e del nazismo. Perché la Chiaia non arriva a capire che è un unico e solo progetto? Il Nazismo deve restare il male assoluto (rispetto al bene USA-Israele); la Russia, ex alleata dell’imperialismo americano durante la guerra (come Unione Sovietica), oggi deve diventare un facsimile della Germania nazista, lo stalinismo un facsimile dell’hitlerismo, così tra i due “mali” il “bene” si afferma nel mondo e domina incontrastato.

E i morti delle città tedesche rase al suolo a guerra quasi finita? Erano civili. Perché devono contare meno degli ebrei? I civili di Dresda e delle altre città tedesche hanno avuto il torto di farsi ammazzare dalle potenze imperialiste sbagliate. Sono stati massacrati dagli anglo-americani, qualche mese prima della fine della guerra, per dare questo avvertimento all’Unione Sovietica: “se osate avanzare ulteriormente per conquistare tutta l’Europa, ecco cosa succederà alle vostre città ancora rimaste intatte. Abbiamo i mezzi per fermarvi!”. Tutto il cinismo dei “liberatori” americani salta in faccia a chi ha voglia di indagare. Stalin e l’URSS hanno sostenuto il 90% del peso bellico e più volte hanno chiesto, prima e dopo Stalingrado, l’apertura di un secondo fronte occidentale. Gli alleati sono stati ad aspettare che i loro due nemici, i nazisti (non tanto nemici) e i comunisti (i veri nemici) si massacrassero a vicenda. Solo nel giugno 1944 quando ormai era chiaro che l’URSS aveva capovolto le sorti del conflitto a suo favore, gli alleati aprirono il tanto richiesto fronte occidentale, più che altro per correre a fermare i Sovietici sulla Vistola. Ecco perché l’Unione Sovietica ha avuto tanti milioni di morti e gli Stati Uniti solo 350 000!
Un’altra cosa non meno scandalosa è il silenzio sui circa tre milioni di tedeschi scomparsi dopo la fine della guerra. Libri recenti ne mettono in risalto il loro inutile e barbaro sacrificio. Non si trattava di gerarchi nazisti ma di prigionieri di guerra sui vari fronti e di civili tedeschi che vivevano, molto prima della II guerra mondiale, ad oriente della Germania, in Polonia (Danzica, Slesia, Prussia orientale), nei paesi baltici (Riga), in Cecoslovacchia (Sudeti), in Ungheria, in Romania. Non si può neanche dire che erano responsabili dell’elezione di Hitler al governo. Quando nel gennaio 1946 mio padre emigrò in Belgio in cerca di lavoro, fu mandato subito nelle miniere di carbone. Lì trovò che molti minatori non erano altro che prigionieri tedeschi costretti a scavare carbone. Vivevano in campi speciali e ogni giorno erano scortati al lavoro da truppe armate. Come tanti ebrei nei campi di lavoro in Polonia. Molti sono morti di stenti, molti di supersfruttamento, molti perché semplicemente lasciati morire volutamente di fame e di freddo. Questi fatti non si dicono e gli storici sono scoraggiati dall’indagare su queste faccende.
Sorte ancora peggiore ebbero i civili tedeschi che dopo la sconfitta della Germania furono cacciati dalle terre su cui avevano vissuto da generazioni, in pace con i loro vicini slavi, o furono sic et simpliciter massacrati. Tre milioni sono tre milioni ma non hanno mai contato nulla nella versione ufficiale americano-sionista del dopo Norimberga. Non è forse venuto il momento di rimettere le cose a posto, cioè rigettare le interpretazioni ideologiche dei vincitori o delle “eterne vittime” e chiudere il lungo dopoguerra?

Olocausto e guerre future in suo nome

Un futuro difficile ci aspetta e gli uomini debbono poter decidere cosa fare senza i condizionamenti degli USA e di Israele. Ma si sa, chi controlla il passato in qualche modo controlla il futuro e l’olocausto, anzi la religione olocaustica e la storia dei vincitori americani devono servire alla guerra contro l’Islam e l’Iran.

Bisogna essere ciechi per non vedere come Stati Uniti e Israele usano l’olocausto, non solo per atterrare i palestinesi, ma per preparare la guerra atomica contro l’Iran. Bisogna essere tonti per non capire a cosa mira il paragonare Ahmadinejad = Hitler. È stato già fatto con Saddam Hussein (e prima con Nasser, Gheddafi e Milosevic) e il trucco è servito per invadere e distruggere l’Iraq. Bisogna essere irresponsabili per non allarmarsi quando USA e Israele parlano ancora della guerra del “bene” contro il “male” (oggi l’Islam).

La repressione contro i “revisionisti” è funzionale, non alla “preservazione della memoria” o alla “difesa della verità storica” (sono chiacchiere per allocchi), ma alla preparazione di nuove avventure militari e nuovi stermini imperialisti sotto la copertura della lotta del “bene” contro il “male”.

Vogliamo che l’interpretazione imperialista/sionista della Seconda Guerra Mondiale serva come scusa e giustificazione di una nuova guerra (forse atomica) e del massacro di centinaia di migliaia di iraniani, uomini, donne, vecchi e bambini?

Il “negazionista” Finkelstein

La Chiaia poi, sempre a proposito della citata mia lettera, scrive: “Tralascio di chiosare l’altra parte della lettera che ripete pari pari le tesi negazioniste sulla impossibilità tecnica dell’uso delle camere a gas e sulle presunte falsità e/o contraddizioni delle
testimonianze ai processi”. No, no per piacere non tralasciamo nulla.

Abbiamo visto che la tesi di Faurisson è fondata su alcuni fatti (non sono state trovate camere a gas che siano incontrovertibilmente tali). La Chiaia parla di testimonianze poi dice che i sonderkommando venivano eliminati nelle stesse camere a gas per non lasciare tracce. La Chiaia sa benissimo che la confessione di Hoss citata non è affidabile e forse fatta con l’intento di salvare la pelle o la libertà. Vi sono particolari poco credibili, come quello secondo il quale i membri dei sonderkommando entravano nelle camere a gas fumando o mangiando (con i guanti e le maschere a gas).

Nella lettera io cito una serie di ormai riconosciute falsificazioni riguardanti l’olocausto. La storia vergognosa del sapone fatto col grasso ebraico, la storia dei libri truffa sull’olocausto (The Painted Bird di Jerzy Kosinsky o Frantumi: un’infanzia 1939-1948 di Binjamin Wilkomirsky), le dichiarazioni del medico Franz Blaha … Queste due ultime sono riprese da Norman Finkelstein (l’Industria dell’olocausto). La Chiaia non affronta l’ostacolo di queste citazioni di Finkelstein (non Faurisson) ma dice che io ripeto “pari pari..” ecc. O allora devo chiedere: anche Finkelstein è un fascista, un “negazionista” un reazionario come sarebbe Faurisson?

Finkelstein mette in risalto il fatto che la lobby ebraica e Israele hanno continuato a mentire sulle banche svizzere per estorcere denaro con menzogne e accuse infondate (la pretesa distruzione di documenti). Mente pure lui? Anche qui la Chiaia non risponde.

Ripeto: le menzogne sioniste e americane (accertate) sono state tante, poi c’è il rifiuto di confrontarsi con i “negazionisti”… in queste condizioni ci è permesso di dubitare e di chieder il confronto leale e aperto tra storici e non i tribunali e le condanne?

La libertà.

Parola vana per la Chiaia sembrerebbe. La libertà di espressione e di ricerca è invece una cosa importante. Come avrebbe fatto Marx a scrivere il Capitale se anche in Inghilterra come era successo in Germania, Francia e Belgio, non avesse potuto entrare in una biblioteca, ricercare e scrivere liberamente?

La Chiaia dà per scontato che le leggi liberticide passeranno e non sembra farsene un problema. Io la penso diversamente. A parte il principio generale della libertà (che la Chiaia svilisce) tra non molto entrambi, lei ed io, potremmo ritrovarci in galera. Se ho capito bene ella condanna il sionismo e loda il mio libro sull’argomento, allora sappia che se passa la logica sionismo=antisemitismo, già adottata dal presidente Napolitano, entrambi saremo nelle prossime liste di proscrizione. Difendere queste libertà è importante per tutti coloro che combattono il potere, anche per gli stalinisti. Per difendere la libertà di scrivere e combattere per quello in cui credo, io mi dichiaro pronto ad allearmi anche col diavolo. Non sono spaventato di firmare un appello per un obiettivo giusto se nella lista dei firmatari c’è un fascista. In Francia gira la proposta di chiudere le librerie che vendono libri “negazionisti”. La Francia ha dimostrato di essere in questo un paese laboratorio, grazie soprattutto al potere del CRIF, la lobby ebraica locale. Se la proposta diventasse legge, anche in Italia, e il sionismo fosse definitivamente equiparato all’antisemitismo, dove comprerebbe la Chiaia il mio prossimo libro?

Se uno crede che democrazia borghese e dittatura siano più o meno la stessa cosa e si prepara a fare la rivoluzione contro entrambe, allora la limitazione della libertà borghese non è un problema. Temo però che la rivoluzione bolscevica sia lontana e dovremo per molto tempo adattarci a servirci delle libertà che un regime parlamentare ci offre ( a tempo determinato). Se poi queste libertà ce le si vuole togliere perché Israele, le lobby e gli Stati Uniti hanno deciso così, allora tutti devono resistere, resistere, resistere…Se preserviamo queste libertà dall’attacco imperialista/sionista noi indeboliamo e non rafforziamo i nostri nemici. Lottiamo quindi e in tutta Europa e non solo in Italia, anche se si rivendica la libertà di opinione per tutti, “negazionisti” compresi.

La Chiaia dice che questi provvedimenti liberticidi mirano a colpire “coloro che si oppongono alla falsificazione della storia del movimento operaio rivoluzionario e comunista” (allora sono un male?), ma dice anche che mirano a colpire “i negazionisti, che costituiscono il settore più reazionario … il bersaglio contingente e apparente…” (allora sono un bene?). Chiaia spende pagine e pagine di ragionamenti per dire quanto sono pericolosi Faurisson, i revisionisti e pure i pretesi loro amici Moffa e Manno. Allora ci dica se ella si rallegrerebbe della loro esclusione ope legis da ogni dibattito? In realtà Adriana Chiaia sarebbe contenta se Mastella e i suoi padroni sionisti colpissero solo i terribili “negazionisti”, settore più reazionario… contingente ecc., ma non colpissero poi coloro che “si oppongono alle falsificazioni del movimento operaio” ecc. Ma non è così che funziona. Lei stessa afferma che prima si colpiscono i “negazionisti” per poi colpire coloro che “si oppongono”ecc., ecc., cioè gli stalinisti duri e puri. Se questo è vero la Chiaia dovrebbe fare fronte comune anche con settori reazionari della borghesia contro i Mastella di turno, cioè i rappresentanti del potere. E non è vero che i revisionisti “godono dell’appoggio governativo e delle sovvenzioni dei padroni dei maggiori mezzi di comunicazione”. É un’affermazione ridicola. Contraria alla realtà che tutti conoscono.

Le “altre confusioni ideologiche” di Manno Mauro

La natura dell’imperialismo è tale che esso non ammette indipendenza dei paesi deboli e minori, qualsiasi sia il loro sistema sociale o politico. I paesi minori, anche capitalisti, vengono sottomessi dall’imperialismo e basta. Con i paesi forti invece c’è competizione imperialistica. Solo in virtù della forza reciproca, cioè dell’incapacità di uno di sottomettere l’altro. L’Italia è un paese capitalistico debole e gli americani non concepiscono per noi altro rapporto se non quello di sottomissione e asservimento. Quale competizione imperialista tra Italia e Stati Uniti? Vogliamo scherzare?

L’Italia si è sviluppata all’ombra dell’imperialismo americano. Finché ha servito fedelmente (e finora lo ha fatto ininterrottamente dal 1943 in poi) ha potuto ottenere qualche briciola del bottino imperialista.

Craxi e Andreotti hanno avuto effettivamente l’ardire di opporsi non all’imperialismo americano nel suo complesso ma a qualche suo dictat umiliante. Io non ho detto che Craxi e Andreotti si sono opposti all’imperialismo americano nel suo complesso e si sono posti come rivali in competizione. Se la Chiaia pensa questo cade nel ridicolo e dimostra che dell’imperialismo non ha capito proprio niente.

La cosa vale anche per la Francia: dove sta “l’accanita contesa tra gli Stati Uniti e la Francia per accaparrarsi le enormi risorse economiche dei paesi africani”? L’aggettivo “accanita” lascia pensare ad una quasi guerra. Dove sta? “Si veda” dice la Chiaia ma non si vede. Con L’ebreo neoconservatore Sarkozy (e il suo ministro degli esteri, l’ebreo interventista umanitario Kouchner) la Francia è rientrata nel piano complessivo imperialista/sionista, e l’attuale politica più filoisraeliana e più antiaraba dell’Eliseo (rispetto a Chirac) lo sta a provare. La Francia ha avuto il coraggio di opporsi alla guerra all’Iraq non perché è in competizione imperialista con gli USA/Israele, ma perché ha capito che quella scelta poteva difendere meglio gli interessi nazionali. L’Italia di Berlusconi (e di Prodi) non lo ha fatto, ergo: siamo proprio asserviti. Questo è il dramma dei nostri politici attuali rispetto a Craxi e Andreotti.
Oggi è certo più difficile “avere l’ardire” di opporsi a qualche dictat USA/Israele. La Francia e la Germania lo hanno fatto all’inizio della Guerra contro l’Iraq poi sono rientrate nel gregge delle potenze minori. L’Italia non ha nemmeno fatto questo, con Berlusconi e Fini, siamo allegramente andati un guerra su richiesta (nemmeno scritta) di Bush e Sharon. L’Italia non si è distinta molto dalla Bulgaria. Qualche “ardire” o meglio “velleità” manifesta D’alema, ma noi vogliamo di più.

Craxi e Andreotti erano diversi. Perché i tempi erano diversi. La competizione (quella sì!) tra Usa e Unione sovietica lasciava qualche spazio maggiore alle potenze minori come l’Italia, in Medio Oriente. Craxi si oppose al dirottamento illegale di un aereo egiziano e al nostro coinvolgimento nell’azione terroristica USA. E meno male! Se non lo avesse fatto, siccome l’aereo dirottato era atterrato sul suolo nazionale, noi saremmo stati coinvolti in un atto di guerra antipalestinese ed antiarabo, con tutte le conseguenze. Andreotti è l’artefice di una delicata e intelligente politica di apertura ai paesi arabi, per difendere i nostri interessi petroliferi. Enrico Mattei ha pagato con la vita per essersi direttamente opposto alle grandi compagnie americane. Andreotti ha cercato un equilibrio senza rientrare completamente nei ranghi. Questo una potenza minore poteva farlo (e può ancora se vuole): cercare spazi, rifiutare i dictat più umilianti, protestare, approfittare dei punti deboli della potenza imperialista dominante …. ecc. Non cercare la competizione interimperialista
Oggi invece? Oggi c’è una sola superpotenza, quindi niente più spazi, niente più rigetti di dictat americani. Berlusconi ordina ai nostri servizi segreti di collaborare con la CIA per l’arresto di un Iman Islamico in Italia (poi dimostratosi innocente); Prodi non ha il coraggio di dire no all’ampliamento della base di Vicenza, non ha il coraggio di ritirare nemmeno una parte delle truppe dal’Afghanistan malgrado le vittime civili. Si mugugna ma si ubbidisce. Quale concorrenza globale a USA/Israele?
I politici di oggi sembrano pavidi e miseri rispetto a Craxi e Andreotti. È sbagliato farglielo notare? È sbagliato chiamare a raccolta quelli che hanno apprezzato una politica meno pusillanime di quella di nostri politici attuali. Ci dobbiamo per forza accontentare di Veltroni o di Fini?

La Chiaia dice di voler difendere lo stalinismo, ma con il suo pezzo ha solo dimostrato di non saper fare quello che dice di voler fare. In quanto alle sue lezioni di leninismo, preferiamo andare direttamente alla fonte quando lo riterremo opportuno. Dal marxismo io ho appreso l’importanza della dialettica e della capacità di capire la realtà. Bisogna essere, diceva Lenin, più realisti della realtà. Ci vuole l’elasticità di sapersi piegare alla realtà. Non serve la rigidità di piegare la realtà ai propri principi.

Manno Mauro
31.07.07

**************

LETTERA DI SOSTEGNO AL PROFESSORE CLAUDIO MOFFA
e al suo impegno in difesa della verità storica

Chiediamo giustizia per il prof. Claudio Moffa dell’università di Teramo, vittima, il giorno 19 maggio scorso, di un vile assalto squadrista da parte di un gruppo di ebrei, i quali sono ricorsi alla violenza per annullare una conferenza dello storico “revisionista” Faurisson. Dopo varie pressioni della lobby ebraica in Italia sul governo, in particolare sul ben disposto ad ascoltare certi argomenti Ministro Fabio Mussi, sulle autorità accademiche, che hanno ingiustificatamente chiuso l’università il giorno della conferenza, alcuni ebrei nemici della libertà d’espressione, per giungere al loro obiettivo, hanno organizzato una spedizione punitiva da Roma e in macchina si sono recati a Teramo per aggredire e intimidire i partecipanti ad una conferenza del professore Faurisson sull’Olocausto. Il professore Faurisson non nega il giudeicidio né la sofferenza ebraica: invece, sulla base della grande difficoltà tecnica di usare in grande quantità il famoso gas Zygon B (il che avrebbe messo in pericolo la vita di un gran numero di tedeschi dei campi di concentramento) osa mettere in discussione l’esistenza delle camere a gas.

Fino a qualche tempo fa circolava sui libri di storia la fandonia del sapone fatto con il grasso degli ebrei; oggi questa menzogna è stata completamente smentita e messa in ridicolo e più nessun storico o giornalista fa riferimento ad essa.

Subito dopo la guerra circolavano libri truffa sull’olocausto come The Painted Bird di Jerzy Kosinsky o Frantumi: un’infanzia 1939-1948 di Binjamin Wilkomirsky. Due «testimonianze» che gli storici hanno dimostrato essere completamente false.

Sulle «camere a gas» di Dachau, nel 1945, il medico ebreo Franz Blaha, prima dichiarò che vi era stata una prova con il gas e aggiunse di aver visto nella camera 2 persone morte, 2 svenute e 3 in piedi. In una seconda dichiarazione testimoniò di aver scorto tra le 8 e le 10 persone, tre delle quali ancora vive. Al processo di Norimberga invece giurò che a Dachau ebbero luogo “molte esecuzioni con il gas, le fucilazioni o le iniezioni”. (Finkelstein, l’Industria dell’Olocausto, Rizzoli, 2000, p. 279)

Riguardo alla scandalosa estorsione di miliardi alle banche svizzere da parte della lobby ebraica americana, con l’accusa di complicità delle suddette banche con il regime nazista, scrive Norman Finkelstein «l’Industria dell’olocausto (cioè la lobby ebraica americana, ndt) ha accusato le banche svizzere di aver sistematicamente distrutto documenti importanti nel tentativo di coprire le proprie tracce. La commissione Volker ha concluso che l’accusa era priva di fondamento». Un’altra menzogna quindi mediante la quale i soldi estorti non sono andati ai “sopravvissuti dell’olocausto” ma proprio ai ricchi rappresentanti della lobby e a Israele.

Questi sono solo alcuni esempi di falsificazioni. Allora perché si blocca la ricerca storica sull’olocausto e si impone una verità ufficiale alla cui difesa concorrono lobby ebraica, parlamenti, governi occidentali e tribunali di “giustizia”? La ricerca storica è il compito degli storici e dei ricercatori. Solo dal dibattito libero e argomentato potrà emergere la verità definitiva.

La gente onesta, non importa se di sinistra o di destra, gli spiriti liberi, gli storici, i ricercatori, i giornalisti con un’etica professionale devono unirsi per riportare la Seconda Guerra Mondiale e l’olocausto nell’ambito della loro dimensione storica reale. L’obiettivo non è la negazione di alcunché ma la ricerca della verità. Va rigettata qualsiasi costruzione ideologica che è stata elaborata intorno ai fatti storici e il cui mantenimento è la vera ragione delle leggi e delle sentenze di tribunale contro chi tale costruzione combatte?

L’olocausto e la Seconda Guerra Mondiale non sono gli unici temi di cui e proibito dibattere. Accanto ad essi, qualsiasi critica allo stato di Israele è immediatamente accolta con l’accusa di “antisemitismo”; un solo accenno alla lobby ebraica in America o in Europa viene denunciata come la ripresentazione dei “Protocolli dei Saggi di Sion”. Altri argomenti che non concordano con la visione dominante sono banditi dal dibattito e dalla ricerca. Lo storico Norman Finkelstein ha dovuto subire l’ostracismo per aver denunciato lo sfruttamento economico dell’olocausto. La ricerca di Tom Segev sull’uso che una minoranza di ebrei ha fatto dell’Olocausto per realizzare l’obiettivo della costituzione dello stato ebraico in Palestina, obiettivo definito e perseguito già da prima dell’Olocausto stesso, è stata tacitata da una congiura del silenzio. Si è toccato il ridicolo quando lo storico Ariel Toaf ha dovuto ritirare il suo libro sulle Pasque di sangue. Lo stesso vale se si vuole analizzare il ruolo dei sionisti prima e durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui essi collaborarono con le dittature e con i governi antisemiti nello sforzo di convincere gli ebrei a emigrare in Palestina.

Allo stesso modo si elimina dal dibattito la menzione di qualsiasi altra vittima non ebraica del totalitarismo nazista, i milioni di russi, di polacchi, di slavi in genere, i dissidenti e i partigiani di tutta Europa che sono stati fucilati o trasferiti nei campi di concentramento nazisti e lì sono periti.

Israele e la lobby ebraica coltivano ad arte una visione monca, deformata della storia per giustificare l’esistenza dello stato ebraico, la sua politica di guerra in Medio Oriente, la sua pulizia etnica dei palestinesi e la vergognosa politica di estorsione nei confronti della Germania e della Svizzera a beneficio, non dei sopravvissuti all’olocausto, ma degli avidi rappresentanti della lobby in America.

Le potenze occidentali vincitrici del II conflitto mondiale accettano questa impostura per dorare il loro blasone di nuovi imperatori del mondo, nonché per nascondere la criminale politica realizzata DOPO la fine della Guerra in particolare lo sterminio di circa 3 milioni di tedeschi, prigionieri di guerra o semplici civili nati e vissuti nelle regioni dell’Est, a Riga, in Russia, in Polonia, in Romania, nei Sudeti, ecc. Vittime di cui non parla nessuno, private della loro stessa umanità e non degne di ricordo.

Oggi gli Stati Uniti, più che della loro potenza militare, si fanno forti di una pretesa “autorità morale” derivante dalla suddetta interpretazione della storia per imporre una politica di guerra in Medio Oriente e reprimere ogni tentativo da parte degli europei di avere una politica estera indipendente, annullando così gli sforzi passati di un Andreotti o un Craxi che avevano l’ardire di contrapporsi allo strapotere americano o all’arroganza israeliana. È assolutamente vergognoso che in questo trovino l’appoggio dei rappresentanti, come l’On. Fabio Mussi, di un governo pusillanime e conservatore in politica estera. È bene invece che coloro che hanno creduto in quella politica di maggiore indipendenza, i socialisti, i democristiani, i politici di sinistra o di destra si uniscano e tornino a lottare per dare al nostro paese un futuro di dignità.

Il giornalista inglese Hooper del Guardian rende giustizia al Prof. Moffa riproponendo sul suo prestigioso giornale la domanda del professore. “Perché è necessaria una vera e propria persecuzione ad personam, un accanimento giudiziario che ha del maniacale, se le argomentazioni di Faurisson & c. sono effettivamente «infondate»? ” Evidentemente si vuole difendere la “religione dell’olocausto”, questo strumento politico per l’imposizione dell’attuale politica neoconservatrice americana, del potere della lobby ebraica e della politica ingiusta dello stato di Israele.

Viva la libertà!!

Manno Mauro, studioso del Medio Oriente

31.07.2007

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