RIFLESSIONI SUGLI “ESTREMISMI”

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DI H.S.
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E’ realmente così ordinato e ordinabile il mondo ? Oppure è così complesso da rasentare l’entropia o il caos ? In ogni caso pare una costante necessità umana il dover ordinare ed interpretare fatti e situazioni che , talora , paiono inconciliabili e non accostabili. Il linguaggio è un ottimo strumento per esercitare le facoltà intellettuali e misurarsi con l’interpretazione del presente e non , ma , spesso , ci avvediamo che non è sufficiente… Non è sufficiente per contenere quella complessità, quella varietà che , comunque ci rende instabili ed insicuri. Così , al fluire e al pieno dispiegarsi del tratto di penna , può accadere spesso di non esprimere adeguatamente i concetti che , al loro nascere , avevano una forma comunque vaga e diversa. Può accadere di essere fraintesi e non capiti… Si può pure non avere altra strada che essere assoluti nell’espressione concettuale e prestarsi ad equivoci…

Sulla base di queste poche e chiare premesse spero di essere altrettanto chiaro e conciso : anch’io , come ormai tanti , penso che il mondo si sia avviato , nel corso degli ultimi cinquant’anni almeno , verso l’apparentemente inarrestabile egemonia del neocapitalismo , del neoliberismo , della postmodernità , del consumismo e dell’edonismo. Un capitalismo che , esso stesso , ha cambiato pelle spogliandosi della sua originaria etica austera e produttiva per la sempre maggiore propensione alla speculazione , al desiderio e al divertimento. Una propensione accompagnata per mano dalla crescita e dal boom economico delle società occidentali sempre più ricche e viziate , con tutti gli effetti antropologici e culturali del caso.
Anch’io penso che questa sempre più invasiva egemonia economica , politica e culturale sotto il segno “americano” ed “occidentale” abbia prodotto gravissimi guasti o , comunque , non sia esente da pesanti responsabilità : e penso ai disastri ambientali e climatici che , chissà quando , potranno essere sanati ; penso alla fame nel cosiddetto Terzo Mondo e alle disuguaglianze sociali che hanno visto , in questi anni , l’indebito aumento di emolumenti e “stipendi” dei manager e dei dirigenti ; ancora penso agli effetti negativi e disgreganti di un individualismo che non sfida solo un qualsiasi senso di moralità e , di conseguenza , collettività , ma lo stesso senso comune. Era forse questa l’egemonia culturale postmoderna , all’insegna dell’individualismo , del consumismo e dell’edonismo , di cui , a distanza di ben quarant’anni scriveva Pasolini sulle pagine del Corriere ? Ancora possiamo misurare la profondità delle ferite di già deboli compagini istituzionali… Infine anche io credo che , lentamente ma quasi inesorabilmente , la postmodernità conduca alla postdemocrazia : il modello di un bipartitismo o , comunque , di un sistema partitico in cui i tradizionali partiti di massa , con propria ideologia e base sociale , vengono rimpiazzati da partiti “pigliatutto” sempre più somiglianti fra loro , intenti a contendersi gli elettori , ovvero i”consumatori” di un mercato elettorale che viene attraversato da strategie pubblicitarie , di marketing , imbonitori , ecc… Naturalmente non credo , per questo , che , necessariamente un Veltroni o un Prodi siano uguali a Berlusconi o che la Spagna di Zapatero e quella di Aznar siano praticamente la stessa cosa… Tuttavia è vero che , in ambito economico , sembra ormai quasi assodata l’accettazione del paradigma neoliberista , del Mercato , della deregulation , ecc… Una sorta di “totalitarismo soft” , desiderabile quando le cose vanno bene e , per buona parte delle popolazioni occidentali aumentano i piccoli svaghi ed i lussi…

Il Mercato permea di sé ogni ambito e le semplici relazioni sociali , investendo la vita quotidiana. Per questi motivi noi , che avvertiamo ogni giorno sempre di più quanto questo mondo sia attraversato da ingiustizie , guasti e storture , siamo costantemente chiamati a confrontarci con questa globalizzazione, nello stile , nell’abbigliamento , negli alimenti , ecc… In fondo , sostanzialmente , accettiamo in maniera passiva ciò che il Mercato ci propina. Non è homo politicus , l’uomo postmoderno , ma un soggetto consumatore , perfino in tempi di difficoltà , crisi e ristrettezze. Che possiamo dunque fare in un mondo in cui al potere dell’aristocrazia è subentrato il controllo di ricchezze e risorse esercitato dalle multinazionali , dalle grandi corporations e dall’alta finanza ? In poche parole come si può esprimere un reale ed autentico dissenso nel Regno dei mercanti in cui tutto è merce e viene mercificato ?
La progressiva egemonia neoliberista del Mercato è stata affiancata dal declino e dalla crisi forse irreversibile del socialismo al quale ha dato una spallata determinante la fine dell’impero sovietico. Come succede in simili casi , il bambino è stato gettato via con l’acqua sporca : la fine del comunismo ha trascinato il socialismo e il marxismo che , pure , hanno dato il loro contributo per migliorare la condizione dei lavoratori e per la conquista di diritti nello scorso secolo. Oggi una prospettiva autenticamente riformista e socialdemocratica , intesa come tentativo laborioso e difficile per raddrizzare le distorsioni del Mercato , si può ritenere coraggiosa e illuminata , come lo era coraggiosa ed illuminata pure nel passato più recente o remoto. Più facile , anche perché dà quasi la sicurezza di essere radicalmente contro il Sistema , il conforto dettato da una scelta di opposizione netta con l’esistente , è il rifugio negli “estremismi”.

Utilizzando tale termine non intendo una forma particolare di “estremismo” , ma vi racchiudo ogni coloritura ideologica che , poi , semplicemente , non è riconducibile direttamente alla consueta frattura rossi/neri o sinistra/destra. Il mondo degli “estremismi” è ben più ampio e variegato… Fra essi mi sentirei di inserirci perfino lo stesso neoconservatorismo , l’ala “armata” del neoliberismo , con il suo “americanismo” e l’ultrasionismo aggressivi e violenti. A mio avviso , e non solo concettualmente , c’è una certa differenza fra il “radicale” e l’”estremista”. Il primo professa idee radicali , di opposizione alla situazione esistente , ma le pone come prospettiva ed è consapevole che , con quella realtà , bisogna confrontarsi giorno per giorno. Insomma la prospettiva del “radicale” è di lungo periodo ; avverte intimamente che il futuro migliore riguarderà probabilmente i figli o i figli dei suoi figli. L’”estremista” , invece , si pone nei confronti della realtà con un atteggiamento aggressivo… Dall’uso del turpiloquio e dell’insulto all’aggressività nel comportamento fino all’aperto uso della violenza. L’”estremismo” dell’”estremismo” si configura come “terrorismo” che , non a caso , evoca scenari di guerra e di conflitto. Nel linguaggio “estremista” il ricorso ad un vocabolario “militare” ricorre spesso. L’altro non è semplicemente avversario , ma “nemico” da combattere , un estraneo a cui si riserva il disprezzo. La semplice “guerra di fazione o di bande” diventa una guerra in cui sono in gioco le sorti della Civiltà , ecc…
Difficile porre basi di discussione costruttiva su queste premesse…
Forse e più semplicemente l’”estremismo” , anche quello che abbraccia violentemente il neoconservatorismo ed il neoliberismo , ha molto a che vedere con la Febbre , ovvero quella malattia oscura dell’animo umano che ci portiamo dentro , celata nei più riposti meandri , e che si manifesta quando determinate barriere culturali ed istituzionali vacillano. Odio , rabbia , rancore , violenza , ecc… L’”estremismo” (in generale) si pone l’obiettivo di far alzare la Febbre e non importa dove si andrà a parare.

Corollario dell’”estremismo” e della conseguente costruzione ideologica e psicologica del “Nemico” è il ricorso al Grande Complotto , l’apocalittica distruzione dell’umanità perpetrata da una razza malvagia ed aliena all’autentico spirito umano. Intendiamoci… Il sottoscritto è in , un certo senso , un complottista… Io credo alla progressiva dominazione del Mercato e alle mire egemoniche americane… Credo che , almeno come processo , sia in atto l’”occidentalizzazione del mondo”… Credo al potere di organizzazioni come il CFR , il Bidenberg , la Trilateral , il CSIS , la P2 , la Skull and Bones , ecc… Credo , ancora , perché ho scritto pagine e pagine , che la chiave principale – una delle chiavi – per “leggere” gli anni dei cosiddetti “misteri d’Italia” , sia la “strategia della tensione” alimentata da quei gruppi di potere riconducibili al lato “occidentale” della Guerra Fredda… Credo nei piccoli e grandi complotti che chi ha potere o mira a conquistarlo mette in cantiere… Non posso negare , poi , che le letture complottiste esercitino pure un certo fascino ed , io stesso , ovviamente non condividendolo , ho letto con piacere pagine del folle David Icke. Però… Però , in genere , queste letture sono fantapolitica e trattano di immaginifici complotti che affondano nella notte dei tempi. In un mondo dove , in fondo , pure chi appartiene all’establishment politico , economico e culturale fatica a fare programmazioni di lungo periodo , come è possibile credere a tutto ciò ? La posta in gioco sarebbe il Governo del Mondo , oppure già esso è in atto nella forma di una nascosta dittatura… E coloro che la praticano o mirano al dominio sono esseri tenebrosi che fatichiamo a definire umani… Adepti di potentissime società segrete , membri di sette sataniche , extraterrestri , addirittura ! E questa disumanizzazione del “nemico” è propria degli estremisti , e dalla disumanizzazione al disprezzo e all’odio il passo non è molto lungo. Si discetta di UFO , di rituali e messe nere… Di giuramenti massonici misteriosi quanto inquietanti… Ma la realtà è molto più prosaica , anzi è puramente prosaica ! Ai grandiosi progetti di dominio subentra il semplice esercizio del potere come interesse di parte o personale , come controllo di risorse fine a se stesso , come accumulazione di ricchezze senza sosta. La globalizzazione non è il frutto di un complotto di eleganti e salottieri massoni , ma un processo , l’estensione del Mercato che , in quanto desiderato e desiderabile ai mercanti , pare irrefrenabile. Coloro che hanno potere , poi , i grandi gruppi di pressione , le grandi lobbies non sono gli occupanti di un consesso che domina il mondo dall’alto ed in comune accordo , ma , spesso , sono in conflitto fra loro per il controllo delle risorse e l’accumulazione di ricchezza. Altro che governo ! Se fosse così si assisterebbe , almeno , all’instaurazione di un minimo di ordine , invece , sempre più frequentemente , il saccheggio è la priorità. Tutto ciò è molto umano… Molto , ma molto umano e a questa forma di umanità meschina si accompagna tutta la banalità e l’ignoranza del male (con la m minuscola). Nell’intimo questa ignoranza e questa banalità appartengono a noi tutti.
Invece l’”estremista” punta sulla semplificazione , sulla riduzione ai minimi termini : da un lato ci siamo Noi come migliore espressione dell’Umanità ; dall’altra parte mostri che complottano nell’ombra , le peggiori incarnazioni del Male assoluto che , pero , hanno il nostro stesso aspetto.
Una visione falsata e manichea del mondo , che , se coltivata a fondo , diventa fonte di gravissime disgrazie.

Un altro aspetto che mi interessa sviluppare è il grado di “politicità” degli “estremismi” odierni e postmoderni. La domanda fondamentale è la seguente : quanto sono realmente politici gli “estremismi” di oggi ? La postmodernità , nel suo caratterizzarsi come processo che investe società , politica , economia e cultura , ecc… modifica pure la natura degli “estremismi” e , a mio parere , con conseguenze non molto diverse da quelle osservate sui partiti politici. L’estremismo contemporaneo e postmoderno differisce da quello moderno ; vediamo come…
Innanzitutto , se ci immergiamo nelle letture storiche , ci avvediamo come “estremismi” del passato , nella forma del passato come il nazionalsocialismo di Hitler , il bolscevismo di Stalin e non o perfino il fascismo mussoliniano si prefiggessero una radicale e violenta riforma della società e delle istituzioni ed intendessero adoperare tutti i mezzi possibili per quella (ri)costruzione. Non possiamo avere dubbi , per quanto fossero aberranti e “disumani” i loro progetti , Hitler era autenticamente nazionalsocialista così come Stalin era un autentico e sincero bolscevico. L’ideologia viene fatta scendere dal piano delle pure idee alla realtà. Un discorso simile , anche se , ovviamente , il caso storico è diverso , si può fare per gli anarchici seguaci di Bakunin : i loro tentativi insurrezionali erano finalizzati a creare un nuovo assetto sociale egualitario senza il Potere.

Gli “estremismi” della postmodernità , invece , danno l’impressione di banalizzare questo aspetto genuinamente politico dietro a facili e comodi slogan e frasi fatte e ripetute , ma senza reale costrutto. Prevale la logica essenzialmente nichilista – al di là dell’etichetta politica – dell’essere sempre e necessariamente “contro”.
Quando l’ideologia diventa progetto realmente sentito , l’identità militante si riempie di contenuto , così i nazionalsocialisti – o nazisti , se preferite – e i bolscevichi degli anni Trenta e Quaranta erano uomini di ferro che sacrificavano la loro esistenza alla realizzazione dell’Idea. L’identità era , dunque , salda , forte e costante. Nella postmodernità e nella contemporaneità , invece , sono in molti a vagare e a fare autentici giri di valzer nell’adesione ad “estremismi” di color diverso e , spesso , anche opposto ; ciò che un tempo veniva etichettato semplicemente come “doppiogiochismo” , oggi diviene un comportamento diffuso , indice di una debole identità politica soggettiva. Non che doppiogiochismi anche a fini di provocazione non ci siano pure oggi , anzi… Il punto è che l’identità collettiva insita nei singoli individui era , in tempi passati , molto ma molto più forte. Cosa spingeva , in egual misura , i volontari repubblicani e quelli degli eserciti italiani e tedeschi a recarsi in Spagna per partecipare al conflitto civile sul finire degli anni Trenta ? Indubbiamente una convinzione e un’adesione all’ideologia , se non alla dottrina , molto salde.
Oggi la destra radicale si limita allo squadrismo spicciolo contro i soggetti ritenuti indesiderabili , mentre i volontari , i soldati partiti per l’Afghanistan o l’Iraq , spesso non hanno altra ragione che la pecunia…
Da un confronto “storico” fra “estremismi” non si può lasciar fuori il fattore “violenza”. Ne deriva che , in passato , la violenza , celebrata anche in maniera mistica , aveva , innanzitutto un valore strumentale : il mezzo supremo per giungere ad una suprema e radicale trasformazione della società. Il suo fanatico esercizio era motivato da finalità che trascendevano la violenza stessa… Ciò che , in effetti , la rendeva perfino più sopportabile.
E nella postmodernità ?

La vera portata “rivoluzionaria” , più eminentemente culturale che politica , del Sessantotto e , più in generale , dei movimenti degli anni Sessanta , consistette nello scombinare la tradizionale frattura sinistra/destra – che , in Italia , invece , venne ravvivata dall’antifascismo militante. Al di là di un giudizio equilibrato che ancora manca su quei fenomeni così complessi e sulla “doppiezza” sessantottina in quel suo essere contemporaneamente opposizione e contestazione al neocapitalismo e , tutto sommato e in parte , anche un prodotto “spurio” della nuova civiltà dei consumi , non dovrebbe sfuggire l’effetto che la nuova ondata giovanile e giovanilista ebbe sulla militanza politica. Indubbiamente il Sessantotto fu molto più anarchico e libertario che realmente “marxista leninista” : l’accento venne posto sui diritti dell’individuo (e delle minoranze) , rendendo più “fluide” le consuete identità collettive. Si è già detto di questo vagare fra gruppi , gruppuscoli e gruppetti anche di matrice opposta. Un altro singolare effetto è stato il concretarsi di curiosi innesti ed ibridazioni e non mi riferisco solo ad operazioni che , con ottime probabilità , sono state provocatorie come il “nazimaoismo” e le evocazioni di bizzarre alleanze fra estrema destra ed estrema sinistra , ma anche alla rappresentazione del “maoismo” come una sorta di “comunismo libertario” che non è che un’altra forma di ibrido. La militanza si stempera e si scompone in mille e più rivoli : fra idealisti (o fanatici a seconda della prospettiva on cui si guarda) e perfetti militanti , navigano i soggetti equivoci , a metà strada fra “politicizzazione” e delinquenza comune , i provocatori e gli infiltrati , le personalità mercenarie ed opportuniste , coloro cha scambiano la militanza con lo stare insieme i “compagni” modaioli ed edonisti ed in comunità ed anche i ragazzini esaltati e in tempesta ormonale. In questo mare magnum tutto si politicizza con il risultato di svalutare il concetto di politica. Forse , nel momento in cui i giovani si affacciavano alla storia e alla politica con tutta la loro inesperienza , foga ed entusiasmo ; gli effetti non potevano essere diversi.

Così , pure la violenza cambia di segno : bande armate e non “rosse” , “nere” e anche “bianche” si avvicendano nella confusione di sigle e slogan. Ad una “violenza diffusa” e urbana che , poi , talvolta ha poco o nulla di politico , si manifestano presto forme di terrorismo e pseudoterrorismo e operazioni di provocazione più sofisticate riconducibili alla “strategia della tensione” e alle strutture di matrice atlantica. A ciò si aggiunga la presenza di una delinquenza comune più agguerrita che in passato e il maggior potere della criminalità organizzata in evidente rapporto con le fazioni terroristiche anche solo per ragioni di affari o logistiche.
Il cosiddetto Movimento del Settantasette con la sua carica sovversiva oltre l’estrema sinistra e l’estrema destra tradizionali , costituì un ulteriore subbuglio. Con la sovrapposizione fra “operaismo violento” e rinnovato (l’attenzione per il proletariato urbano) , il marxismo lirico , il dadaismo , il futurismo e un consumismo ludico , il Settantasette fece da ponte fra il Sessantotto e gli anni del cosiddetto “Riflusso”. I residui di militanza politica rigida e marxista leninista dei gruppi extraparlamentari vengono spazzati via da un progressivo rifugio nel “privato” , un sempre più acceso individualismo. Molte illusioni crollano : oltre all’adesione completa all’edonismo individualistico dominante negli anni successivi , c’è chi cade nella spirale delle droghe che non sono più il frutto più o meno discutibile delle controculture , ma pura distruzione.
L’altra scelta – il terrorismo – è priva di autentici sbocchi politici e di progettualità. Le sigle “rosse” e “nere” si confondono e si sovrappongono… Domina il puro nichilismo , la distruzione per la distruzione di una società da rigettare violentemente.
Intanto gli scontri fra bande e gruppi “neri” e “rossi” assumono connotati sempre più “impolitici” : non di rado si verificano violenze ed aggressioni motivate dall’assunzione di un determinato look o abbigliamento – interpretato come segno di appartenenza ma non sempre correttamente – , dalle contese per la spartizione dei territori dei quartieri oppure da vendette più o meno “private” che generano spirali quasi inarrestabili. In piccolo e in misura molto minore si è assistito più recentemente a qualcosa di simile nei “microconflitti” fra i “ragazzi” dei centri sociali e i naziskin.

Le dinamiche di tutti questi fenomeni non sono poi molto diverse dagli scontri fra tifoserie ultrà , gang giovanili o bande teppistiche.
In altri casi si tratta di fenomeni puramente delinquenziali o criminali a cui si è data un’interpretazione “politica” un po’ forzata : penso al gravissimo episodio dello stupro del Circeo che coinvolse ragazzi pariolini con simpatie neofasciste o il caso della sparatoria di un locale di Milano ad opera di un “autonomo” sotto l’effetto di droghe. Rammento , poi , il periodo in cui le cosiddette Ronde Proletarie giustiziavano gli spacciatori rei di diffondere gli stupefacenti fra i compagni. Indubbiamente c’erano gruppi dell’estrema sinistra che vigilavano in questo senso , ma rimane pure il dubbio che , in mezzo a quel bailamme metropolitano , siano stati attuati tentativi di occultare conflitti fra bande criminali rivali per lo spaccio dell’eroina. La tendenza , appunto , di voler a qualunque costo “politicizzare” tutti i fenomeni , poteva pure impedire la percezione di fatti di ben diversa natura.
Anche nei casi di tentativi seminsurrezionali e di rivolte , ad un occhio che non si ferma alla superficie delle cose , sorgerebbe spontanea la domanda circa la loro qualità politica. Indubbiamente , è pur vero che in Italia , in anni passati , si è dispiegata la politicizzazione di moti che , magari , erano spontanei e dettati da tutt’altre ragioni da quelle che , poi , si sono estrinsecate… E penso ai moti dei Boia chi molla a Reggio Calabria o alle esplosioni seminsurrezionali dell’Autonomia bolognese o romana , ma… molto spesso la qualità politica della violenza urbana di “massa” nelle metropoli è molto dubbia. La rabbia è la scintilla che ha fatto scattare le esplosioni di violenza a Los Angeles o a Parigi. Il pretesto è spesso la violenza poliziesca , ma in queste deflagrazioni sta tutta la carica esplosiva dei ghetti e delle periferie della metropoli ; carica che non ha alcunché di costruttivo , ma si esaurisce in sé stessa senza altri effetti se non quello di accentuare l’allarme “sicurezza” o di marcare ancor più fortemente i confini fra il centro e le periferie , rafforzando i vecchi e i nuovi ghetti. In quanto , poi , al teppismo di gruppi più o meno organizzati come i Black Bloc o similari che abbiamo visto all’opera nel corso delle contromanifestazioni in occasione dei vertici della politica e dell’economia internazionale , teppismo che vorrebbe colpire simbolicamente le corporations e le multinazionali – ma non risparmia , come abbiamo visto , anche altri “luoghi” e oggetti – , si può misurare tutta la debolezza dell’impostazione pretestuosamente politica. Nelle cronache Black Bloc , “autonomi” , casseurs , naziskin , skin , squatters , hooligans , cani sciolti , ecc… si confondono e si “fondono” con la complicità di chi , evidentemente e indipendentemente dal reale movente , si getta in imprese come quelle dei gruppi che hanno imperversato nelle strade di Genova indisturbati durante il G8 del luglio 2001.

Altro capitolo bisognerebbe aprire per quelle che potremmo definire modalità d’azione “prepolitica” e mi riferisco a fatti come gli assalti ai campi rom , alle aggressioni di stranieri , omosessuali , giovani che , per l’abbigliamento , vengono percepiti come indesiderabili , alle ronde notturne e alle forme di “giustizia fai da te” nei confronti della microcriminalità di quartiere. Si tratta di un ambito , appunto , prepolitico , nel senso che racchiude tutte le manifestazioni che precedono l’agire politico… La paura del diverso e dell’”indesiderabile” non appartiene propriamente all’ambito della razionalità , ma , in certo qual modo , è lo sfogo di istinti che non sono molto lontani dalla natura “ancestrale” dell’umanità. Naturalmente la Lega e le destre radicali sono molto a loro agio nell’ammantare di dignità politica ciò che , forse , dovrebbe essere relegato altrove.

Infine due parole vorrei spenderle per la violenza giovanile o “giovanilista” , perché mi sembra appropriato , considerato il tono dell’intiero scritto. Spesso sono giovani , gli autori di atti di violenza che hanno assunto o assumono “dignità politica”. Ma , chiediamoci , quale e quanto può essere la misura della ragionevolezza di ragazzini minorenni ? Tutti noi conosciamo , essendo stati giovani e ragazzi , quale può essere il grado di malessere , disagio esistenziale , confusione o energia anche violenza che quell’età può esprimere anche con azioni apparentemente o meno gratuite e immotivate. La chimica del corpo e della mente conta ! Non può essere senza ragione che la saggistica sociologica o anche con valore scientifico dubbio ha attribuito alla gioventù determinate caratteristiche , anche pericolose. Insomma , senza per forza voler creare i mostri , dobbiamo ammettere che questa età di passaggio è veramente molto delicata e vi si giocano delicati equilibri. Al di là dell’entusiasmo , spesso la consapevolezza politica è piuttosto scarsa e , di conseguenza , il rischio elevato di strumentalizzazioni indebite. L’attrazione per i comportamenti trasgressivi e la fascinazione per la violenza permangono molto forti negli strati giovanili. A io parere furono molto efficaci lo scrittore Burgess ed il regista Kubrick , nelle due versioni del celebre “Arancia meccanica” ad analizzare , sia pure in forma artistica , i meccanismi della violenza giovanile e Kubrick , nel finale del suo film , non trascura di illustrare come una forma di violenza fine a se stessa , gioia dionisiaca e sadismo ludico , possa poter essere utilizzata dal Potere e dalla politica. Comunque val la pena chiedersi cosa , ad esempio , spingeva ragazzini molto giovani aggregati all’Autonomia ad armarsi di pistola e porsi a coda dei cortei. La giustizia sociale e un mondo migliore forse ? O , forse , accade spesso , come oggi , che oltre a coltivare una propensione per i comportamenti violenti e trasgressivi (le auto bruciate , il bullismo , il vandalismo scolastico , le “baby gang” , ecc…) , i ragazzi non sconoscano limiti quando si tratta dei soldi o del motorino ?
Questo discorso non intende essere superficialmente generalizzato , ma non si può negare il grado di preoccupazione che destano tali fenomeni… Figuriamoci se vengono investiti di dignità “politica” !

Questo piccolo e modesto “saggio” non ha l’intenzione di negare il carattere di “politicità” degli odierni”estremismi” per svuotarli e “irriderli” , ma , semplicemente , per rilevare come , rispetto agli “estremismi” più antichi e tradizionali , la loro identità sia molto più debole e , talvolta , aleatoria. Ciò non vuol dire che i primi sono preferibili. , anzi ! Le identità “forti” danno vita a fanatismi che è difficile arginare. Noi , uomini della postmodernità , affrontiamo problemi che sono , semplicemente , altri… Nella loro “debolezza” , gli “estremismi” sono oggi un rifugio più che proposte di rimedio ai mali contemporanei. Ideologie sommarie , progettualità ridotta ai minimi termini , ecc…

Occorre pensare che la strada è comunque molto lunga e il passo incerto… I sentieri più irti di ostacoli potrebbero pure essere le vie della meta… Senza illusioni…

Il domani… Non so…

Saluti

HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
21.06.08

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