DI DMITRY ORLOV
Il 28 settembre, parlando all’Assemblea generale dell’ONU, il presidente russo Putin ha proposto: «la messa in opera di tecnologie prossime alla natura, che permetteranno di ristabilire l’equilibrio tra la biosfera e la tecnosfera». Ciò è necessario per lottare contro la catastrofe del cambiamento climatico mondiale, perché, secondo Putin, le politiche di riduzione delle emissioni di gas CO2, sebbene applicate con successo, avranno semplicemente l’effetto di rinviare il problema, piuttosto che di risolverlo.
Prima d’ora non avevo mai sentito l’espressione: «messa in opera di tecnologie prossime alla natura», quindi sono andato su Google e Yandex (Yandex è il motore di ricerca in uso in Russia), ma non è uscito altro che questo discorso di Putin all’ONU. È, dunque, un’espressione di sua invenzione. Come per le altre espressioni che ha inventato, ad esempio «democrazia sovrana» e «dittatura della legge», per cambiare le carte in tavola.
Dette da lui, non si tratta di parole buttate al vento. In ciascun caso, l’espressione ha gettato le basi di una nuova filosofia della governance, unitamente ad un nuovo insieme di politiche.
Nel caso della democrazia sovrana, voleva intendere l’esclusione categorica di qualunque influenza straniera dal sistema politico della Russia, processo, questo, che ha raggiunto di recente lo scopo, poiché la Russia, insieme alla Cina, ha bandito le ONG occidentali, in precedenza strumenti per non riusciti tentativi di destabilizzazione del paese sul piano politico. Le altre nazioni, che hanno avuto problemi con il sindacato delle Rivoluzioni arancioni, possono oramai adeguarsi a questo nuovo insieme di politiche.
Nel caso di dittatura della legge, intendeva esplicitamente sia legalizzare e assorbire nel Sistema qualunque tipo di formazione sociale illegale o semi-legale che vietarle e distruggerle, all’inizio concentrandosi sulle gangs criminali e i rackets della protezione che avevano proliferato in Russia durante i selvaggi anni ’90. Questa espressione è stata, poi, estesa alla sfera internazionale, dove la Russia sta attualmente lavorando a distruggere le creazioni delle attività illegali occidentali, così l’ISIS e altri gruppi formati e armati dagli USA, come i gruppi terroristi finanziati dai Sauditi. La dittatura della legge significa che nessuno è al di sopra delle leggi, nemmeno la CIA o il Pentagono.
Premesso ciò, è logico analizzare attentamente l’espressione nella speranza di acquisire la migliore comprensione possibile del suo significato, essendo l’espressione in commento di più difficile portata interpretativa rispetto alle due precedenti.
In effetti, l’originale russo, внедрение природоподобных технологий, è carico di significati che l’inglese non permette di tradurre direttamente. Внедрéние (vnedrénie) può essere tradotto in differenti maniere: messa in opera; introduzione; impianto; inoculazione, inculcare (punti di vista, idee); inserimento (caso della cultura); avvento; lancio; costruzione; adozione; instillazione; indottrinamento. Tradurre con «messa in opera» non gli rende giustizia. La parola è derivata da нéдра (nédra) che significa «gli inferi» ed è etimologicamente affine al vecchio vocabolo inglese neðera mediante una radice indo-europea comune. In Russia, può riferirsi ad ogni sorta di profondità insondabile, dagli strati più bassi della Terra (dove si trovano il petrolio e il gas) alle regioni profonde della psiche umana, come nell’espressione недра подсознательного (le regioni più profonde del subconscio). Renderlo con un termine dal significato tecnico come «messa in opera» non gli rende affatto giustizia. Potrebbe anche significare «indottrinamento» o l’azione di «impiantare».
La parola природоподóбный (priródo-podóbnyi) si traduce letteralmente come «vicino alla natura», (…) è un neologismo recente che possiamo trovare negli articoli universitari russi che promuovono la tecnologia, i quali sostengono vaporose iniziative per stimolare lo sviluppo di nanotecnologie o della quantica micro-elettronica, simulanti, in qualche modo, i processi evolutivi.
La portata di queste concezioni sembra essere che, una volta questi giocattoli divenuti troppo complessi per essere concepiti dagli umani, si potrebbe lasciarli ad evolversi da soli, come fanno i batteri dentro una piastra di Peti.
Basandoci su quanto successivamente dichiarato da Putin, possiamo essere sicuri che ciò non è quanto egli avesse in mente: «Noi abbiamo bisogno di un approccio qualitativamente differente. La discussione deve principalmente riguardare le nuove tecnologie vicini alla natura, che non feriscono l’ambiente, esistono in armonia con questa e ci permettano di ristabilire, tra la biosfera e la tecnosfera, il giusto equilibrio che l’umanità ha compromesso».
Sembrerebbe che abbia voluto dire che le persone dovrebbero conformarsi alla natura nei loro modi di vivere quotidiani, piuttosto che provare a simularla in laboratorio.
Ma cosa intendeva con tecnologie? Voleva dire che abbiamo bisogno di una nuova generazione di fronzoli e di gadgets eco-compatibili che consumeranno leggermente meno energia che le produzioni attuali?
Ancora una volta, dobbiamo vedere cosa si è perso nella traduzione. In russo, la parola tekhnologii non indica letteralmente la tecnologia industriale, potendo riguardare anche tutte le arti o l’artigianato. Poiché è evidente che la tecnologia industriale non è particolarmente vicina alla natura, va da sé che egli poteva riferirsi ad un altro tipo di tecnologia e ciò che salta immediatamente all’occhio sono le tecnologie politiche. In Russia, per questo concetto si usa una sola parola polittekhnologii e si tratta di una nozione molto comune. Il suo più alto significato concerne l’arte dello spiazzamento della mentalità politica e culturale comune nella direzione favorevole o più produttiva.
Putin è un consumato «tecnologo politico». Il suo picco attuale di popolarità nazionale ha raggiunto l’89%; il restante 11% lo disapprova perché egli ha recentemente assunto una posizione ancora più dura nei confronti dell’Occidente.
É logico, di conseguenza, esaminare la sua proposta dal punto di vista della tecnologia politica, abbandonando l’idea che con tecnologia si volesse riferire realmente a nuove forme d’industria più eco-sostenibili. Se questa sua iniziativa riuscisse ad unire l’89% della popolazione mondiale, che si pronunzierà in favore dell’adozione rapida di stili di vita vicini alla natura e di un ecosistema compatibile, mentre l’11% resterà all’opposizione perché crede che il tasso d’adozione di questa politica non è molto elevato, allora, forse, la catastrofe climatica sarà evitata o almeno sarà evitato il peggiore dei suoi scenari: l’estinzione umana.
Nella seconda parte di questo articolo, apprenderemo cos’è la tecnologia politica e quali tipi di tecnologie politiche possiamo rilevare tutto intorno a noi. In seguito, abborderemo le principali questioni: cosa significa per noi diventare vicini alla natura e, infine, come possiamo inventare o fare evolvere le tecnologie politiche per realizzare questa trasformazione, finché ne siamo ancora in tempo (se siamo fortunati).
Dmitry Orlov
Fonte: http://lesakerfrancophone.net
Link: http://lesakerfrancophone.net/reduire-la-techno-sphere-partie-i/
13.10.2015
Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org di NICOLA PALILLA