DI ENRICO PIOVESANA
Il conflitto in Cecenia sta uccidendo, mutilando e rendendo orfani migliaia e migliaia di bambini
Cecenia (Russia) – 01.12.2004
“Siamo i bambini vittime della guerra in Cecenia. Ci rivolgiamo alla comunità internazionale perché fermi la guerra in Cecenia perché noi stiamo soffrendo. Perché noi, da quando siamo nati, non abbiamo visto altro che violenza, uccisioni, atrocità e genocidi che la Russia sta commettendo contro il popolo ceceno. Noi, bambini ceceni, come tutti gli altri bambini della Terra, non vogliamo altro che andare a scuola, essere felici, essere amici e vivere in pace. Vogliamo che nessun bambino al mondo viva quello che viviamo noi, veda quello che abbiamo visto noi. Questa guerra ha reso molti bambini ceceni disabili e orfani. Moltissimi bambini sono morti sotto le bombe dei Russi. Veniamo massacrati ogni giorno e quelli che hanno più di dodici anni spariscono senza lasciare traccia. Noi, bambini vittime della guerra in Cecenia, chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci a fermare questa guerra, di far ritirare l’esercito russo, di cui non abbiamo nessun bisogno. Chiediamo che ci venga restituita la nostra infanzia”.
Firmato: Akhmed Askhabov, 13 anni, Khava Akhmatova, 12 anni, Mata Sasurkayeva, 12 anni, ovvero tre piccoli profughi ceceni rifugiati in Georgia.
Migliaia di bambini uccisi.
Secondo i dati forniti dagli indipendentisti ceceni, in dieci anni di guerra sono morti almeno 20 mila bambini ceceni.
Recentemente, sempre da parte indipendentista è stata diffusa la cifra di addirittura 42 mila bambini uccisi.
Numeri incredibili, contando che la Cecenia, prima della guerra, aveva una popolazione che superava di poco il milione di abitanti. Ma se si considera che questo conflitto ha causato almeno centomila vittime civili (e altrettanti combattenti), e se si tiene conto del fatto che il 40 per cento della popolazione cecena era composta (dati 1994) da minori di sedici anni, questi numeri rischiano di non essere poi così lontani dalla realtà.
“E’ impossibile stabilire quanti bambini sono morti a causa di questa guerra”, ammette Magomed Magomadov, presidente dell’Associazione avvocati ceceni. “Sicuramente ne sono morti a migliaia”.
L’ultimo caso è del 20 novembre, quando undici cadaveri di età compresa tra i dodici e i diciotto anni (età considerata “da combattenti” dalle forze russe, ndr) sono stati ritrovati in un fosso vicino al villaggio di Jalka, nel distretto di Gudermes. Prima di essere uccisi con un colpo alla testa, erano stati torturati.
Mutilati dalle mine.
Secondo Madina Magomadova, Presidente dell’Associazione Madri della Cecenia per la Pace, venuta recentemente in Italia, “in Cecenia ci sono più di duemila bambini mutilati a causa delle mine disseminate dai russi nei boschi dove i bambini vanno a giocare o portano a pascolare il gregge”.
Olara Otunnu, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, aveva affermato tempo fa che “i dati raccolti da varie organizzazioni umanitarie parlano di almeno quattromila bambini ceceni uccisi o mutilati da mine e ordigni inesplosi, su un totale di diecimila vittime civili”.
Secondo l’International Campaign to ban Landmines “la Cecenia ha il più alto numero di vittime civili causate da mine e bombe inesplose al mondo”, e l’anno peggiore è stato il 2002, quando “si sono registrati 5.695 casi, di cui 938 riguardanti bambini”.
Migliaia di bambini che, se hanno avuto la fortuna di non morire, sono destinati a rimanere senza gambe o senza braccia perché in tutta la Cecenia non esiste un centro di chirurgia ortopedica e di riabilitazione in grado di impiantare loro delle protesi, di cambiarle ogni sei mesi seguendo la crescita e di insegnare loro ad usarle. Il centro simile più vicino si trova in Ossezia del Nord, a Vladikavkaz: un Prosthetics Workshop finanziato dall’Onu, “che però – ammette il suo direttore, dottor Vladislav Yesiyev – non riesce a curare più di quindici pazienti alla settimana”. In alternativa ce n’è un altro, ancora più piccolo, gestito dalla Croce Rossa Internazionale, a Nalcik, in Cabardino-Balcaria, ma è troppo lontano.
Orfani di guerra.
La guerra ha prodotto poi migliaia e migliaia di orfani. Secondo il già citato Magomed Magomadov, “solo nel corso dell’anno 2000, 24 mila bambini sono diventati orfani a causa della morte o della sparizione dei genitori”. Ma non ci sono stime ufficiali, dato che la tradizione cecena della famiglia allargata fa sì che molti bambini rimasti senza padre e madre vengano poi accuditi da zii, nonni o altri parenti, rimanendo fuori dalle statistiche. Sono moltissimi comunque quelli che rimangono per strada, soprattuto nella capitale cecena. Vivono come randagi tra le macerie di Grozny, drogandosi con la colla, vivendo di accattonaggio o organizzandosi in baby-gang. Molti vengono arrestati dalla polizia e rinchiusi in centri minorili. Altri finiscono a fare ‘lavoretti’ per la guerriglia separatista.
Come è accaduto a Turko. Questo ragazzino di Grozny aveva perso entrambi i genitori nei bombardamenti russi del 1999. Dopo aver vissuto per alcuni mesi con suo zio in un piccolo villaggio, si era stufato ed era scappato. Tornato a Grozny, è entrato in una banda di piccoli teppisti che facevano uso di colla. Poi ha cominciato a sotterrare mine in città per conto dei guerriglieri, che lo pagavano fino a cento dollari al mese. Dopo l’esplosione di un blindato russo, è stato arrestato in una retata dei militari federali. Una settimana dopo il suo cadavere è stato ritrovato in una strada del centro di Grozny.
Enrico Piovesana
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