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La Redazione

 

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RICICLAGGIO IN ISRAELE SFIORA SHARON E FRIENDS

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A cura di Davide
Il 16 Marzo 2005
63 Views

DI MAURIZIO BLONDET

E’ in pieno sviluppo lo scandalo che ha portato alla chiusura della Banca Hapoalim, filiale 535 di Tel Aviv, per riciclaggio da parte dell’ “oligarca” (e mafioso) Vladimir Guzinsky. Perquisizioni e mandati di cattura spiccati in Francia e in Spagna. E l’ambasciatore israeliano a Londra, Zvi Hefetz – un ex “socio d’affari” di Guzinsky – è desiderato da varie procure per essere interrogato sulla sua parte nella vicenda.
Ora, Hefetz è stato nominato ambasciatore da Sharon, nonostante parli un inglese rudimentale; e in Israele “tutti sanno” che Sharon e Guzinsky erano molto vicini. Secondo un professore di economia israeliano, intervistato dalla rivista EIR, il caso rischia di rivelare “la connessione fra politica e delinquenza in Israele”. (1)
Secondo una “fonte importante” della City (il centro finanziario di Londra) parimenti sentita dall’EIR, lo scandalo della banca Hapoalim va collegato al recente assassinio del libanese Rafik Hariri. “Tutto nasce dal fatto che Cipro è entrato nell’Unione Europea dal 2004; ciò ha segnato la fine di Cipro come paradiso fiscale e centro finanziario del crimine organizzato e del riciclaggio, specie per la mafia russa. Per questo, gli affaristi stanno cercando un centro alternativo. E Beirut e Tel Aviv possono essere alternative attraenti”.Hariri, varie settimane prima di morire, s’era recato a Mosca ed aveva proposto alla Russia di aprire una banca commerciale a Beirut, nel quadro di un progetto di ampia cooperazione economica, petrolifera (raffinerie) e immobiliare. Lo scopo era di restituire a Beirut il posto di piazza finanziaria principale del Medio Oriente che aveva negli anni ’80, prima della guerra civile.
Per Tel Aviv si profilava dunque una concorrenza sgradita? Israele aveva fatto un grosso sacrificio per diventare un paradiso finanziario, accettando come governatore della sua banca centrale Stanley Fischer, un americano nato in Rhodesia: già vicedirettore del Fondo Monetario, Fischer aveva premuto per trasformare Israele da Stato semi-socialista a Stato ad economia superliberista, per renderla “attraente ai capitali stranieri”. A forza di privatizzazioni.
La stessa banca Hapoalim (che significa “Banca Operaia”), già emanazione del potente sindacato socialista Histadruth – una specie di Cgil che aveva le mani in pasta nell’economia semi-pubblica di Israele – era stata privatizzata nel 1997. Era allora primo ministro Netanyahu. E, guarda caso, i “capitalisti privati” che presero il controllo della banca più grossa del paese erano un gruppo di americani con legami forti con Netanyahu e Sharon.
Il capo del consorzio di capitalisti, acquirenti del 30% della Hapoalim (la quota di controllo) era Ted Arison, già fornitore di armi ad Israele, più di recente divenuto miliardario in dollari con la Carnival Cruise Lines, con una flotta di navi da crociera che sono casinò galleggianti: e non occorre sottolineare quanto l’attività del gioco d’azzardo si presti al riciclaggio di denaro sporco e ad altre proficue attività malavitose, dalla droga alla prostituzione. Ora che Arison è morto lasciando tutto alla figlia Shari, a guidare l’impresa è Shlomo Nehama, oggi presidente della Hapoalim. E’ considerato “il consigliere informale di Netanyahu, attuale ministro delle Finanze: quando Nehama parla, Netanyahu ascolta”, dicono in Israele.

Altri membri del consorzio sono raggruppati nel cosiddetto Mega Group. Una società di ricchissimi ebreo-americani, fondata da Edgar Bronfman, presidente da sempre del Congresso Ebraico Mondiale e forse il più ricco uomo del mondo. Interessanti i profili di alcuni membri del Mega.
Michael Steinhardt, per esempio, finanziatore riconosciuto del senatore americano Joe Lieberman. Il padre di Steinhardt era il “contabile” della banda di Meyer Lansky, mafia ebraica Usa, e per questo ha trascorso qualche anno in galera. Il figlio ha messo a frutto l’eredità creando una quantità di “hedge funds”, fondi d’investimento altamente speculativi. E’ il padrone della Maritime Bank d’Israele, che ha fatto il mutuo con cui Sharon ha comprato il suo ranch principesco nel Negev. Ranch di cui Steinhardt (l’ha pagato lui) è spesso ospite.
Anche un altro del Mega Group, Leonard Abramson (padrone di un’assicurazione sanitaria privata, HMO HealtCare) è spesso ospite del ranch. Per Sharon, Abramson ha lanciato e pagato un gigantesco piano di propaganda e disinformazione per “rafforzare le ragioni di Israele”, chiamato orwellianamente “Education for Middle East” conosciuto con la sigla Emet, che in ebraico (ancora più orwellianamente) significa “verità”.
Charles Schustermann, un altro membro del Mega Group era (ora è morto) un miliardario petroliere in Texas e massimo finanziatore dell’AIPAC, l’American Israeli Public Affairs Committee, ossia l’organo principale della nota lobby in Usa.
Lewis Ranieri non è un membro del Mega ma possiede una quota della banca Hapoalim. Inventore di strumenti finanziari “creativi” alla Solomon Brothers, Rinieri ha aperto la sussidiaria di New York dell’ Hapoalim usando – attenzione – oltre 50 funzionari e dirigenti della banca di Edmon Safra, il miliardario ucciso in circostanze misteriose – ma riconducibili alla mafia russa – a Montecarlo nel 1999.
Danny Danker, altro azionista, è uno dei personaggi che più hanno profittato delle privatizzazioni avviate da Netanyahu e Sharon. Oggi vince regolarmente gli appalti per costruire gli insediamenti (illegali) pagati dallo Stato nei “territori occupati palestinesi”.

Da sottolineare che questi azionisti non si sono fatti cogliere impreparati dalle sciagure giudiziarie della loro banca. Solo due settimane prima che la Hapoalim venisse perquisita dalla polizia, essi s’erano alleggeriti di una montagna di azioni, del valore di 250 milioni di dollari. Non senza averle prima fatte lievitare, per guadagnarci di più: da ottobre infatti avevano lanciato una campagna per interessare vari fondi d’investimento americani alla prosperità della Banca Hapoalim; in seguito a ciò, le azioni della banca erano salite del 100 per cento. Ora anche questo particolare è all’esame delle varie autorità giudiziarie.

Per ora questi pesci grossi non sono formalmente inquisiti; sono sotto arresto solo direttori, funzionari e clienti della banca. Almeno 200 clienti, i cui conti ammontavano a 400 milioni di dollari, sono alquanto sospetti: si tratta in gran parte di “oligarchi” russi con cittadinanza israeliana.
Come ha scritto Haaretz il 9 marzo scorso, nel raccontare la storia, “dall’inizio degli anni ’90 le grandi banche israeliane scoprirono una nuova entità geografica, la Russia. Quasi ogni mese qualche nuova celebrità russa, ovviamente tutti ebrei, visitavano Israele portando con sé decine o centinaia di milioni di dollari. Le banche non li assillavano con domande indiscrete; aprivano semplicemente sezioni e filiali specializzate nell’Est Europa”.
Il più celebre è ovviamente Vladimir Guzinsky, già banchiere e padrone di tv e giornali in Russia, perseguito là per frodi ed evasione fiscale. Riparato in Israele, ora Guzinsky controlla Maariv, il secondo giornale del paese; e il suo socio è Jacob Nimrodi, ex Mossad, coinvolto nello storico scandalo Iran-Contra. Entrambi sono buoni amici di Sharon e Netanyahu.
Leonid Nevzlin era un socio della finanziaria Menatep di Khodorkovsky (il padrone della Yukos, oggi espropriato e incarcerato): fino a quando, inseguito in Russia da un mandato di cattura per omicidio, Leonid non ha preferito sistemarsi in Israele. Con due soci, Vladimir Dubov e Mihail Brudno, mafiosi notori ricercati in Russia per delitti finanziari.
Arcadi Gaydamak invece è ricercato dalla Francia per frodi. Si sa che ha fatto la sua fortuna nel commercio di armi specie in Angola, un’attività in cui il Mossad ha le mani in pasta.

Ora, apparentemente, questi cittadini illustri sono nei guai. Ma forse no. Forse l’inchiesta sulla Hapoalim mira a riabilitare Israele come piazza finanziaria, da paradiso del riciclaggio a “centrale internazionale” della finanza globalizzata. Al prezzo di lasciare in galera qualche funzionario e dipendente, gli “oligarchi” potrebbero operare l’ultimo riciclaggio: il loro. Da delinquenti a rispettabili investitori globali.

Maurizio Blondet
Fonte:www.effedieffe.com
16.03.05

Note

1)Dean Andromidas, “Dirty money scandal points to Sharon, Mega”. Executive Intelligence Review, 18 marzo 2005.

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