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La Redazione

 

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REPORT SU UNA GIORNATA DI PROTESTA E DI VIOLENZA CRIMINALE

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A cura di Davide
Il 12 Ottobre 2011
51 Views

DI FRANCO BERARDI “BIFO”
facebook.com

Alle ore 11.15 ho raggiunto piazza Cavour dove era prevista un’azione dimostrativa davanti alla Banca d’Italia.
Era in corso una carica, gruppi di ragazzi correvano via inseguiti da un gruppo di celerini.
Mi sono avvicinato, la carica è finita, e gli studenti si sono raggruppati. Erano in larga maggioranza giovanissimi, avevano scudi di polistirolo qualcuno brandiva un cartello bianco con su scritto: 800 sfratti nel 2011 nella città di Bologna.
La Banca d’Italia è protetta da un enorme cancello di Metallo e per l’occasione da due file di poliziotti bardati di tutto punto.
Possibilità di sfondamento zero.I dimostranti hanno risalito la piazza avvicinandosi di nuovo alla banca, ma prima ancora di raggiungere il portico un gruppo di dodici poliziotti superbardati e superaggressivi li ha caricati. Io mi trovavo a pochi metri, ho afferrato un poliziotto alle spalle tentando di fermarlo senza riuscirci. Erano belve. Li ho visti per alcuni secondo aggredire con una ferocia del tutto incomprensibile, psicopatica.
Nazisti o soggetti a una cura di anfetamine?

Durante questa carica diversi ragazzi sono stati malmenati, e una ragazza di diciannove anni è stata colpita con intenzionale violenza alla bocca, con il risultato di una ferita seria, e della perdita di tre denti.
Appena la situazione si è ricomposta e i dodici assassini potenziali si sono ritirati io mi sono avvicinato e ho cominciato a parlare con loro. Si allontanavano e si muovevano con nervosismo come se io fossi un potenziale pericolo. Ho ripetuto più volte “quello che fate non ha alcun senso fate male a dei ragazzini disarmati è una cosa da matti”. Nessuno di loro ha risposto neppure con un cenno, sfuggivano il mio sguardo e si allontanavano.
Il più anziano di loro mi si è avvicinato e gli ho chiesto se almeno lui poteva parlare con me.
Lui ha fatto cenno di no con la testa (forse erano tutti muti?) e mi ha indicato un graduato dei carabinieri col quale potevo parlare.
Sono andato dal graduato che aveva l’aria molto giovale. Gli ho detto: si rende conto del fatto che quello che state facendo non ha senso?
Lui mi ha risposto: ha ragione, ho cercato di fermarli ma non rispondono ai miei comandi.
Gli ho chiesto a quali ordini rispondono?
e lui ha detto che non poteva dirmelo.
Gli ho detto: ma si rende conto del fatto che questo potrebbe essere l’inizio, che oggi sono poche centinaia domani potrebbero essere decine di migliaia? Lui ha risposto che se ne rende conto, e ha aggiunto: per il momento sono studenti, quello che mi preoccupa è quando ci saranno gli operai che stanno morendo di fame.
A quel punto l’ho salutato mi sono allontanato.
Credo che dobbiamo intensificare i contatti diretti con questi poveri miserabili.

Non possiamo continuare la politica autolesionista del All cops are bastards.
Forse è vero che all cops are bastards, ma dobbiamo capire perché, dobbiamo capire come si può impedrgli di uccidere, come si può fargli capire che la loro vita è fottuta e che stanno difendendo un sistema che non ha più nessuna idea, nessuna energia, nessun futuro.
Dopo queste cariche i ragazzi si sono rimessi in moto e hanno raggiunto il Tribunale delle insolvenze, un ufficio attraverso il quale passano le decisioni di sfratto, di sequestro, di confisca e di esproprio contro la povera gente, ilavoratori che non possono pagare mutui sempre più esosi o cose del genere.
Mentre ci allontanavamo mi hanno fermato due operatori della televisione SKY 24 e mi hanno chiesto di rilasciare una breve intervista.

La domanda era questa: che rapporto c’è fra quelo che sta succedendo adesso e quello che accadeva negli anni settanta?
Io ho risposto:
mi pare che la differenza sia semplice da comprendere. Negli anni settanta ci battevamno contro un sistema cattivo e criminale, che però aveva idee ed energie. Oggi ci battiamo contro un sistema che è ancor più cattivo e criminale, ma soprattutto non ha più alcuna idea alcuna energia ed alcuna speranza.
Ci siamo salutati e son tornato a casa.

Franco Berardi “Bifo”
Fonte: www.facebook.com
12.10.2011

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