RENZI, IL TONY BLAIR DE’ NOANTRI E LA NOTTE DEI LICANTROPI

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DI ROSANNA SPADINI

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Forse qualcuno non si è ancora accorto che il diritto rappresentativo democratico, quale si è affermato e consolidato nell’Italia repubblicana dal dopoguerra ad oggi, si sta polverizzando sotto i nostri occhi, frantumato dal revisionismo costituzionale in atto da diverso tempo, ma ora arrivato tragicamente alle ultime battute d’arresto di un golpe finanziario euroatlantico, che ha usurpato giorno dopo giorno la coscienza democratica di questo Paese.

Del resto non è poi così difficile ingannare il prossimo, da parte di oligarchie di potere che sono ben addestrate nell’amabile compito di distrarre i cittadini/spettatori del nuovo ordine mondiale autoritario, dove il camouflage tra realtà e interpretazione del reale, ad opera degli organi di distrazione di massa, si fa sempre più densamente ipocrita. Lo diceva anche Machiavelli, il padre dell’arte politica moderna “Gli uomini sono così ingenui e legati alle esigenze del momento che chi vuole ingannare troverà sempre chi si lascerà ingannare.” (N.Machiavelli, Il Principe).

Qualcosa di assolutamente inedito negli ultimi 70 anni di storia repubblicana si è consumato nella notte del 13 febbraio: un governo ha modificato la Costituzione unilateralmente, cioè un gruppo di parlamentari semplicemente “nominati”, pur non avendo avuto la maggioranza alle ultime elezioni, ma avendola ottenuta solo in forza di una legge elettorale dichiarata incostituzionale, ha modificato da solo la Costituzione asfaltando in un solo colpo la democrazia.

Il golpe notturno è stato eseguito in apnea di democrazia, ovvero un Parlamento eletto in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte, stravolge una Costituzione approvata da un’Assemblea Costituente eletta nel 1946 secondo un equo sistema proporzionale, che garantiva piena rappresentanza a tutte le forze politiche. Il che significa che chi non ha ottenuto la legittimità del potere, neppure per legiferare e governare, ora sta revisionando la Carta fondamentale dello Stato italiano, divenuta obsoleta e superflua per il profitto dei banksters della “finanza onnipervasiva” (Marco Revelli, La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi) .

Nel dicembre 2013 la Consulta aveva deciso che il Porcellum è incostituzionale, e poi è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della norma con cui sono stati eletti gli ultimi tre parlamenti (2006, 2008 e 2013). Il risultato è che sarebbero incostituzionali, sia il premio di maggioranza che la mancanza delle preferenze (cioè le liste bloccate). Tradotto: gli italiani non avrebbero dovuto più a votare con la ‘porcata’ sfornata dal leghista Roberto Calderoli. E invece è accaduto, perché come disse il grande Georg Wilhelm Friedrich Hegel: “Tutto ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale”. Ma quando dice questo Hegel, non vuole intendere che il reale sia veramente reale, così come il razionale sia veramente razionale. Però che “qualunque cosa sia, è giusta”, perché espressione diretta dello Spirito Assoluto. Logica metafisica 
e abissi della mente …

Ecco perché nel febbraio 2013 si è votato ancora con il famigerato Porcellum, che più che reale o razionale è una vera porcata. Il «Porcellum» è una legge ancor più devastante dei diritti di rappresentanza democratica della legge Acerbo imposta da Mussolini. Infatti non c’ è nemmeno bisogno del 25% dei voti per ottenere il premio di maggioranza: chi arriva primo fra le varie liste e coalizioni, quale che sia la percentuale, ottiene la maggioranza di 340 seggi a Montecitorio. Di qui la tendenza alla formazione di coalizioni sempre più ampie possibili e sottoposte al ricatto.

La riforma del Senato poi, promossa dal governo Renzi, s’inserisce in un processo di revisione costituzionale che è in corso da diversi anni, e prevede la fine del bicameralismo perfetto e l’abolizione del Senato elettivo, sostituito con una Camera composta da consiglieri regionali e sindaci e ridotta da 315 a 100 membri. Il nuovo Senato non voterà più la fiducia al governo e per di più non gli sarà consentito di legiferare, ad eccezione che su alcuni temi, come riforme costituzionali e trattati internazionali. In realtà questa proposta di riforma è solo l’ultima di un susseguirsi progressivo di riforme, infatti dal 1948 fino al 1999 (51 anni) la Costituzione è stata modificata solo 14 volte, mentre dal 1999 al 2012 (13 anni), ben 11 volte. E poi fino al ’99 le modifiche riguardavano solo singole norme, mentre poi è stato avviato un “revisionismo costituzionale” a spettro più ampio, durante il quale interi comparti sono stati sottoposti a modifica.

La suddetta pseudo/riforma, a dimostrazione che le “Riforme” non sono necessariamente espressione di una volontà democratica, sospende il diritto repubblicano e si inserisce in una fase di “anomalia legislativa” che si discosta dai caratteri fondanti dello Stato italiano, inaugurando così la transizione da un regime rappresentativo, espressione dialettica tra i vari gruppi sociali e politici, a uno autocratico, che tende ad semplificare i metodi deliberativi, per imporre la volontà esclusiva di gruppi di potere oligarchico. La logica non è più quella della collaborazione e del compromesso, di conciliazione delle diverse istanze, ma espressione della richiesta di più spedita efficienza del processo deliberativo, inteso come mera applicazione di una volontà autocratica.

Il biennio 1999-2001 poi ha raggiunto alcuni risultati stranianti rispetto all’applicazione della Carta: potenziamento degli organi esecutivi e indebolimento di quelli legislativi; decentramento amministrativo e indebolimento del potere dello stato centrale (riforma del Titolo V- regionalizzazione della sanità); subalternità delle istanze di carattere nazionale rispetto agli assetti delle istituzioni sovranazionali europee.

Le ultime riforme previste dunque prevedono una riduzione ulteriore dei poteri democratici del Parlamento attraverso la trasformazione di un ramo delle Camere da organo legislativo a pieno titolo, a mera funzione di collegamento tra stato ed enti locali. Con la nuova riforma la procedura legislativa riguarderà soltanto i deputati della Camera, e ciò, assieme alla nuova legge elettorale, che dovrà prevedere un ampio premio di maggioranza per il partito più votato, assegnerà più potere alle maggioranze e ai governi, indebolendo invece il Parlamento e le opposizioni.

Alle elezioni del 2013 però a piazzarsi nei primi tre posti erano stati Grillo (1° partito alla Camera), Bersani e Berlusconi. La riforma costituzionale invece ora la sta facendo Renzi, il rottam-attore non eletto da nessuno che sta rottamando la democrazia. E’ una situazione molto vicina al colpo di Stato, e la “notte dei lupi funanboli” lo dimostra, perché sospesi sulla fune, oscillando tra reale e razionale, hanno dato libero sfogo al loro odio per la Costituzione, per la democrazia, per il loro paese, per i cittadini del loro Paese, trattati da loro semplicemente come sudditi privi di diritti.

Il problema dunque è sostanzialmente quello di salvare le Istituzioni e la Costituzione, perché il sistema democratico si sta sgretolando, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi ed ora è arrivato ad un bivio. E’ la notte della democrazia, e i licantropi si contendono la preda. Il Parlamento è caduto nell’isteria più totale e un uomo solo comanda, pilotato dalla Bce, finché si arriva alle percosse fisiche (il PD si azzuffa con SEL), alle offese (il Presidente Giachetti dà dei fascisti ai 5Stelle), insulti e ingiurie (il piddino Sanna dà della “Troika” a Carla Ruocco), mentre la Boschi, imperturbabile, chatta al cellulare. Alla fine arriva Renzi alle tre di notte, per imporre ancora i suoi diktat.

Novello funambolo, esperto di virtualità mediatiche ed abile sperimentatore della politica da casinò che ci governa, si trova a camminare sulle rovine di castelli istituzionali, protetto dalle rassicuranti ringhiere del brand economico/finanziario, e pronto a liberare la società italiana dalle pastoie della democrazia, lasciandola al rischio della precarietà esistenziale priva di tutele e diritti. Ma l’eroe licantropo, spregiudicato e temerario, non teme le sabbie mobili di una situazione economica sempre più vicina al collasso, perché decisamente sorretto dalle certezze neoliberiste dei banksters.

Eroe del populismo postmoderno, è stato un abile impresario politico della virtualità rassicurante, un valido affabulatore della narrazione neo-liberista blairiana, fino a trasformare il male che erode nel profondo il nostro sistema democratico in energia positiva, mentre il pubblico degli elettori, incredibilmente raggirati e vilipesi, pendono dalle sue labbra enfatizzate dai media e pagano due euro per vedersi destinare ad una esistenza di precariato professionale perpetuo.

Certo il “golpe” viene da lontano, e fu segnato da passaggi chiave nella storia economico politica italiana. L’assassinio di Moro, nel maggio 1978, serviva per impedire la partecipazione dei comunisti al governo, evento traumatico per gli USA, ma ciò giovò anche al progetto dell’area valutaria europea, infatti nel marzo del ’79 ci fu l’incriminazione del Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi, il quale poi, benché prosciolto da tutte le accuse, dovette dimettersi.

Immediatamente dopo il Capo del Governo Giulio Andreotti ufficializzerà l’entrata dell’Italia nello SME. Nel 1981, con l’accordo Ciampi/Andreatta, verrà sancito il cosiddetto “divorzio” Banca d’Italia/Tesoro, dando inizio così all’impennata dell’aumento degli interessi sul debito pubblico. Nel ’92 poi si aprì la stagione di Manipulite, una “rivoluzione mediatico-giudiziaria” che avrebbe provocato la demonizzazione della classe politica dirigente della Prima Repubblica, ovvero quella casta che, pur tra episodi di corruzione, aveva permesso la crescita economica e l’aumento dei salari. A seguito il primo processo di liberalizzazioni/privatizzazioni. Infine le dimissioni di Berlusconi nel 2011, pilotate dalla Bundesbank, provocarono il succedersi dei governi Monti/Letta/Renzi, non votati da nessuno, 
e il via libera per la strategia Usa di destabilizzazione del Medio Oriente, in un’ottica ostile alla Russia.

Ora le famigerate e sbandierate “Riforme” in cantiere sono tante in agenda e transiteranno la società italiana verso un assetto sociale darwininiano, dove la distanza tra le classi si farà sempre più marcata, perché difenderà i privilegi della borghesia, demolendo quel sistema di welfare che ha salvaguardato il benessere dei cittadini fino ad ora, praticando privatizzazioni, abbattimento dei diritti del lavoro, tassazione spietata sulle fasce più basse, riduzione degli ammortizzatori sociali e della Pubblica Amministrazione, limitazione della democrazia e dell’autonomia delle assemblee rappresentative.

Del resto ha scritto il quotidiano britannico “Daily Mirror”: «Renzi è il Blair italiano non solo nelle intenzioni politiche, ma anche nelle alleanze economiche. Un esempio? La Jp Morgan». Riforma della Costituzione, del Senato, Jobs Act, della Rai, della pubblica amministrazione, della giustizia, della scuola pubblica, riforma elettorale. Così ha deciso il presidente del consiglio Matteo Renzi, su suggerimento della banca d’affari Jp Morgan, che ha arruolato proprio Blair tra i suoi consiglieri strategici.

Benvenuti nel nuovo mondo dei licantropi, che praticano quotidianamente l’equilibrio funambolesco del potere, oscillante tra virtualità rassicuranti e rovine sociali.




Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

26.02.2015

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