Non capita spesso che sui blog americani si parli di Italia, tanto meno di politica nazionale.
Ma l’intervista di Renzi al Financial Times ha solleticato l’attenzione di Wolf Richter, blogger californiano di cose economico-politiche con occhi sempre aperti sull’Europa. Che sul suo blog da poco ribattezzato Wolfstreet. com(era Testosteronepit ) ospita un post del freelance di Barcellona, suo collaboratore fisso, che si firma Don Quijones. Uno che non usa giri di parole.
“Non è facile essere un leader nazionale di un paese dell’Eurozona. Stretti tra le nuove impopolari norme e legislazioni che vengono fuori da Bruxelles e Francoforte e i mercati finanziari in bilico su una lama di coltello, la pressione può essere insostenibile” – esordisce.
Chi vuol e mantenere il proprio incarico deve rispettare quattro “regole di sopravvivenza”:
1. Essere sempre gentili con la Cancelliera Angela Merkel
2. Mai chiedere – o anche solo minacciare di chiedere – un referendum su alcunché
3. Mai criticare o mettere in questione le azioni della Troika o di uno dei suoi tre membri costitutivi: Commissione Europea, BCE, FMI
4. Mai menzionare – e nemmeno coltivare – l’idea di un’uscita dall’euro.
Il PM italiano Matteo Renzi ha lanciato un messaggio pericoloso: ha rotto la regola n.3.
Non è stato il primo leader nazionale a farlo.
Il prezzo della trasgressione.
Il primo è stato il premier greco Andreas Papandreou, che ruppe la regola n.2 annunciando nell’ottobre 2011 l’intenzione del suo governo di tenere un referendum sul nuovo accordo di salvataggio dell’Eurozona. In due settimane venne rimpiazzato dall’ex banchiere centrale ed ex Goldmaniano (= ex Goldman Sachs) Lucas Papademos. Come se non bastasse uscirono indiscrezioni sul fatto che sua madre avrebbe avuto su un conto svizzero €500 milioni non dichiarati. “Un prezzo pesante per un momento di coraggio”, commenta il blogger.
Il secondo fu l’allora primo ministro Silvio Berlusconi. Nel settembre 2011 osò discutere in incontri privati con leader dell’Eurozona, presumibilmente Merkel e Sarkozy, l’uscita dell’Italia dall’Eurozona [ è una delle tante cose che sarebbero accadute in quel tormentato scorcio d’autunno in cui l’Italia si trovava “sull’orlo del baratro”, come recitavano i media – dopo che alcune megabanche straniere avevano ritirato i fondi dai nostri titoli pubblici]. Prima di dicembre Berlusconi era fuori, rimpiazzato dal tecnocrate Mario Monti, già commissario europeo e Goldmaniano pure lui.
Il messaggio agli altri leader era chiaro: non pensate di mettere a repentaglio il Progetto. Da allora la disciplina è stata ripristinata e nessun leader ha più osato infrangere le regole.
Fino a Renzi. Che nell’intervista al FT ha pericolosamente rotto la n.3 che impone di non criticare mai le azioni della Troika o dei suoi componenti.
Nemici pericolosi.
Il bersaglio di Renzi era il presidente della BCE Mario Draghi, il più intoccabile dei membri della Troika (e rappresentante senior di Goldman Sachs in Europa).
“La sua chiacchierata fuori dalle righe – continua il post – era l’ultima escalation in una guerra verbale scoppiata dopo l’insinuazione (leggi: minaccia) di Draghi che l’Italia, caduta in recessione, non ha fatto abbastanza per riformare mercato del lavoro, burocrazie e sistema giudiziario. Il risultato è “un clima sfavorevole per gli investimenti”. In altre parole, quello di cui l’Italia ha bisogno è una bella dose di intervento amministrato dalla Troika – che magari finisca per accelerare la spirale del debito arricchendo gli investitori internazionali”
Renzi è sembrato avere altre idee. “Il nostro modello non è la Spagna ma la Germania”, ha detto al FT.
Il post ricorda che il Pm è arrivato in febbraio promettendo di far uscire l’Italia dalla stagnazione che dura da un decennio. Ma i progressi sono stati lenti, finora si è limitato a togliere €80 euro di tasse ai salari più bassi, dovrebbe arrivare una riforma della giustizia ma non ci sono garanzie. E col poco da rivendicare su riforma fiscale e del lavoro, la comunità imprenditoriale si sta innervosendo. “Temono che sia un piccolo manager che punta troppo su un gruppo di amici fidati mentre avrebbe bisogno di consiglieri con esperienza”, ha osservato il FT.
La talpa del FMI
Consiglieri come Cottarelli, lo zar della Spending Revew. Perfetto in quel ruolo dopo una vita al FMI, l’ultimo incarico come direttore al Dipartimento Affari Fiscali del Fondo. Eppure incontra resistenze.
“Spetta a Renzi decidere dove fare i tagli, non a un tecnocrate” ha detto il PM italiano al FT parlando in terza persona.
E se l’è presa con le lobbies degli affari: “Roma è una città piena di lobbisti. In Italia vige un capitalismo di relazioni . Io non sono parte di quel sistema che ha distrutto il paese. Sono solo col 20% degli italiani che mi hanno votato”, con gli 11 milioni che hanno votato il mio partito, e soltanto con loro e con la mia squadra il paese cambierà”.
Questione di principio, arroganza, ingenuità o un mix di tutto questo?
Se lo chiede il blogger arrivando alle conclusioni, la parte forse più interessante del post.
“Può essere una frase ad effetto da dare in pasto al pubblico. O il prodotto di un calcolo molto astuto. Vale a dire che attualmente lui – Renzi – riveste in Europa una posizione molto più forte di quanto molti credano”.
“Come terza economia dell’UE la debole performance dell’Italia è un grattacapo per Bruxelles tanto quanto, o anche di più, di quanto lo è per Roma. Con €2 trilioni di debito pubblico – il 133% del Pil – l’Italia non è solo troppo grande per fallire, è troppo grande per essere salvata”.
“Deporre Renzi si rivelerebbe ben più difficile che togliere di mezzo Berlusconi. Dopo tutto, anche in un paese che vanta una storia politica moderna come l’Italia quattro leader non eletti in tre anni sarebbero probabilmente un po’ eccessivi : la gente comincerebbe a chiedersi che fine ha fatto la democrazia”.
“Se la Troika mirasse a sferrare un altro colpo senza spargimento di sangue, dovrebbe quasi certamente farlo seguire a nuove elezioni. E i maggiori beneficiari delle elezioni potrebbero essere il Pdl di Berlusconi e il M5S di Grillo – due partiti che non vorrebbero nient’altro che scrivere l’epilogo della breve storia dell’euro.
Dunque la Troika deve per forza riporre eventuali piani nel freezer – almeno per ora. E il debito dell’Italia continua a salire mentre l’economia lentamente si restringe.
Nel frattempo il suo coraggioso (o forse solo pazzo) giovane leader pretende mille giorni per fare i cambiamenti economici e politici che ritiene necessari per il suo paese. Sarà fortunato se ne ottiene cento”.
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Come che sia – Renzi dopo aver fatto lo spavaldo col FT ha voluto fugare l’impressione di dissapori con la Troika volando subito in elicottero da Draghi (e poi incontrando Napolitano).
Sarà anche più forte in Europa di quel che si crede – per mancanza di alternative.
Ma è meglio non esagerare.
Maria Grazia Bruzzone
Fonte: www.lastampa.it
14.08.2014