FONTE: COLLECTIVE-EVOLUTION.COM
È bello vedere sempre più “accademici”, spingere le grandi aziende farmaceutiche del mondo ad aprire i loro report a terzi, nel tentativo di comprendere meglio le potenziali conseguenze dannose dei farmaci che miliardi di persone in tutto il mondo prendono tutti i giorni.
Pensate che tutto sia accessibile, che i dati siano pubblici che la trasparenza dei dati sui farmaci e vaccini che milioni di persone prendono ogni anno sia un dato di fatto? Purtroppo non lo è.
È spaventoso, il fatto che nella moderna assistenza sanitaria non viga la trasparenza, lasciando spesso i pazienti e gli operatori sanitari completamente al buio e inconsapevoli.
Pharma nasconde le informazioni
Si è rivelato più volte che le aziende farmaceutiche nascondano volutamente le informazioni critiche e i dati al pubblico quando si tratta dei loro prodotti. Un esempio (che ho usato molte volte) proviene da documenti ottenuti da Lucija Tomljenovic, un dottore di ricerca del gruppo di ricerca sulle dinamiche neurali presso il Dipartimento di Oftalmologia e Scienze Visive della University of British Columbia, Canada. I documenti rivelano che i produttori di vaccini e le aziende farmaceutiche, oltre che, le autorità sanitarie (alcune) hanno riscontrato molteplici effetti pericolosi associati ai vaccini, ma hanno scelto di nasconderli al pubblico per decenni. (1)
Purtroppo, questo è un evento comune quando si tratta di prodotti per la cura della salute di tutti i giorni, non solo farmaci. Ad esempio, all’inizio di quest’anno una sostanza chimica chiamata triclosan contenuta in uno dei dentifrici più popolari del Nord America, Colgate Total, è stato collegato al cancro e altri disturbi nocivi per la salute. I documenti della Colgate non erano pubblici e una volta visti hanno mostrato molte lacune scientifiche sugli effetti dell’additivo. Questi documenti non sono stati resi di dominio pubblico fino a quest’anno. (2)
Come sottolinea il New York Times per bocca di un gruppo di attivisti:
“Nel sistema attuale vengono pubblicate scarni studi clinici su riviste mediche. E in più gli autori sono spesso legati finanziariamente alle aziende che producono il farmaco su cui stanno facendo sperimentazione e quel che scrivono non è sufficiente al punto da essere fuorviante.” (4)
“Questo problema è stato molto ben documentato da almeno tre decenni nel campo della medicina, senza mai porvi rimedio” (4)
Il Rapporto
Un buon esempio è il vaccino antiinfluenzale. Nel 2013, il dottor Peter Doshi ha pubblicato uno studio nel British Medical Journal (BMJ) dal titolo Influenza: Marketing del Vaccino attraverso la pubblicità della malattia. Doshi è un ex borsista che ha conseguito un dottorato presso la John Hopkins University e ora è professore assistente presso l’Università del Maryland nella Facoltà di Farmacia. È anche un editor associato presso il BMJ. La sua ricerca si concentra sulle politiche relative alla sicurezza dei farmaci, la valutazione di efficacia nel contesto della regolamentazione, la medicina basata sulle prove scientifiche, e i dibattiti sull’accesso ai dati. (fonte)
Il CDC dichiara “di basare tutte le decisioni di sanità pubblica su dati scientifici di altissimo profilo, in modo aperto e oggettivo”, ma non è quando si tratta di vaccinazione antinfluenzale e la commercializzazione dei vaccini.
“Il vaccino può essere meno utile e meno sicuro di quanto è stato affermato, e la minaccia dell’influenza sembra essere sopravvalutata.” (3)
Oggi, ci sono circa 135 milioni di dosi di vaccino contro l’influenza che entrano nel mercato degli Stati Uniti ogni anno. Nel 1990, erano circa 30 milioni.
Il Dr Doshi sostiene (e fornisce la prova) che questo aumento esponenziale della produzione di vaccinazione non deriva dalla necessità, o dalla richiesta, ma piuttosto da una campagna di marketing di salute pubblica che dice “l’influenza è una malattia grave, siamo tutti a rischio di complicanze da influenza, il vaccino antinfluenzale è praticamente privo di rischi, e la vaccinazione salva la vita “(3).
È bello vedere il dottor Doshi che denuncia questa campagna di marketing di massa. Questo tipo di marketing impiega persone per dire che: opporsi alle vaccinazioni non è etico, ma questo è assolutamente ridicolo. Sembra che chi ha scelto di prendere il vaccino contro l’influenza, lo ha fatto a seguito della martellante operazione di marketing. Ogni anno vediamo una grande quantità di pubblicità che tende a convincere la gente che il vaccino contro l’influenza sia estremamente sicuro e necessario. Una semplice pubblicità radiofonica o televisiva può fare la differenza, incoraggiando le persone a comprare il vaccino senza fare alcuna ricerca, dando fiducia a chi non dovrebbe averla.
Il dottor Doshi sottolinea nel suo articolo:
“Nel corso di una conferenza stampa di questo inverno, il direttore del CDC, Thomas Frieden ha detto che uno studio preliminare aveva trovato che l’efficacia generale del vaccino è del 62% (stima di riduzione del rischio relativo)”.
Significa che se sei stato vaccinato hai circa il 60% in meno di probabilità di beccarti l’influenza.
“Nel telegiornale della sera, il messaggio del CDC è stato tradotto in: i vaccini antinfluenzali riducono il rischio di morte del 62%, nonostante il fatto che lo studio del CDC non ha nemmeno misurato la mortalità (riquadro 2).
Riflettendo sullo stesso studio del CDC, due editorialisti del Journal of American Medical Association invece dichiarano che esiste un’irrazionale pregiudizio sul vaccino contro l’influenza: “Una misura di prevenzione che riduce il rischio di un esito mortale del 60% nella maggior parte dei casi è un grandissimo successo; purtroppo ancora però il Vaccino antiinfluenzale è visto come un ‘fallimento’ “. (3)
Se si guarda alla scienza, il marketing di massa da parte delle autorità sanitarie e dei produttori di farmaci sembra essere molto fuorviante.
Non sorprende, è vero?
È chiaro che la maggioranza delle persone, a maggior ragione nel Nord America, si oppongono alla vaccinazione contro l’influenza. Di conseguenza, l’unico modo per mantenere i numeri di vaccinazione alti è far attuare programmi di vaccinazione obbligatori. (5)
I programmi di vaccinazione obbligatoria, in particolare nelle strutture sanitarie è visto come qualcosa di etico, e incoraggia a guardare a chi indica i potenziali pericoli associati al vaccino come immorale e pazzo.
Il Dr Doshi cita i giornali del CDC per fare vedere come sostengano la completa sicurezza del vaccino contro l’influenza, in particolare nelle persone anziane. Fa lo stesso anche con le linee guida nazionali del CDC, un documento di 68 pagine che comprende oltre 500 referenze. Doshi sostiene che gli studi citati nel documento non sono affidabili, e che l’Agenzia stessa riconosce il fatto che essi possono essere non attendibili.
“Gli studi che dimostrano grandi riduzioni dei ricoveri e decessi tra gli anziani vaccinati sono stati condotti utilizzando i database delle cartelle cliniche e non hanno misurato riduzioni di malattia influenzale confermate in laboratorio. Questi studi sono stati messi in discussione a causa del fatto che non viene distinta adeguatamente la differenza tra persone sane e persone già affette da altre malattie “
(Fiore AE, Uyeki TM, Broder K, L Finelli, Euler GL , Singleton JA, et al Prevenzione e lotta contro l’influenza con i vaccini:… le raccomandazioni del comitato consultivo in materia di immunizzazione (ACIP), 2010. MMWR Raccom Rep 2010; 59 (RR-8): 1-62) (3)
Se di questi studi sperimentali non ci si può fidare, allora quali prove ci sono?
“I vaccini antiinfluenzali sono prescritti alle persone anziane, nonostante tutte le prove cliniche dimostrano che non viene ridotto il rischio di affezioni serie. L’approvazione è invece legata ad una comprovata capacità del vaccino di indurre la produzione di anticorpi, senza alcuna prova che questi anticorpi si traducono in riduzioni di malattia. “(3)
Il documento sottolinea anche il fatto che non esiste nessuna prova che dimostri che uno studio su tale riduzione del rischio dei sintomi influenzali su soggetti giovani e sani sia esportabile come valore assoluto in un’altra branca di soggetti (in gran parte le complicazioni si verificano tra gli anziani).
“Il marketing dei vaccini anti influenzali è legato ovviamente al marketing dell’influenza stessa e questo è un fenomeno di proporzioni gigantesche”. (3) Anche in questo caso, è magnifico come lo studio si soffermi su questo tema. Tra i vari dati riportati vi è quello legato ai decessi registrati per complicazioni date dall’influenza. Esse risultano diminuite nettamente prima della metà del 20 ° secolo, e questo si è verificato prima della grande espansione di campagne di vaccinazione di massa dell’inizio del 21 ° secolo.
Un’altra strategia di marketing utilizzata per vendere il vaccino contro l’influenza è fare apparire i così detti “sintomi influenzali” e l’”influenza” come la stessa cosa. Il documento sottolinea come anche il vaccino contro l’influenza migliore può trattare solo una piccola parte dei sintomi influenzali, perché la maggior parte di essi non hanno nulla a che fare con l’influenza (ndt. Ma con i virus parainfluenzali).
“Ogni anno, centinaia di migliaia di test vengono eseguiti su campioni di espettorati raccolti negli USA. Di questi, in media, il 16% è positivo al virus dell’influenza. Tutti gli altri sono “sintomi influenzali” senza il virus, ma solo uno su sei “influenzati” ha realmente l’influenza. Non c’è da meravigliarsi che così tante persone pensino che il “vaccino antinfluenzale” non funzioni: semplicemente perché loro non contraggono l’influenza”(3).
Fonte: www.collective-evolution.com
Link: http://www.collective-evolution.com/2014/11/18/professor-reveals-shocking-report-on-flu-vaccinations/
18.11.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da LUIGI FABOZZI
NOTE
(1) http://nsnbc.me/wp-content/uploads/2013/05/BSEM-2011.pdf
(2) http://www.accessdata.fda.gov/drugsatfda_docs/nda/97/020231_total_toc.cfm