La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori, a meno di segnalazioni riguardo contenuti che violino le regole.

Precisa che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere considerato responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.

La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:

Messaggi che entrano automaticamente in coda di moderazione per essere approvati prima di pubblicarli o vengono sospesi dopo la pubblicazione:

Nota: se un commento entra in coda di moderazione (e quindi non appare immediatamente sul sito), è inutile e dannoso inviare di nuovo lo stesso commento, magari modificando qualcosa, perché, in questo caso, il sistema classifica l’utente come spammer e non mostra più nessun commento di quell’utente.
Quindi, cosa si deve fare quando un commento entra in coda di moderazione? bisogna solo aspettare che un moderatore veda il commento e lo approvi, non ci sono altre operazioni da fare, se non attendere.

Per qualsiasi informazione o comunicazione in merito, scrivere alla redazione dal modulo nella pagina dei Contatti

Una persona può avere un solo account utente registrato nel sito.

Commentare con utenti diversi è una pratica da trolls e vengono immediatamente bannati tutti gli utenti afferenti ad un’unica entità, senza preavviso.

SANZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO STABILITE DALLA REDAZIONE CDC:

1) Primo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e cancellazione del commento.

2) Secondo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente ammonizione: l’account del commentatore verrà sospeso temporaneamente per 72 ore previo avviso individuale

3) Terzo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente blocco dell’account con l’impossibilità permanente di accedere al portale web

Consigliamo caldamente di leggere anche la pagina delle F.A.Q. le domande frequenti e la nostra Netiquette

La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

REDUCI DI GUERRA: UN’EPIDEMIA DI DANNI TRAUMATICI AL CERVELLO

blank
A cura di Davide
Il 18 Luglio 2011
101 Views
101 Views
blank

DI CONN HALLINAN
Counterpunch

“Stiamo di fronte a seri problemi di salute mentale che sono il risultato delle nostre guerre in Iraq
e Afghanistan. La nostra nazione non ha risposto adeguatamente al problema. Se non agiamo immediatamente e in modo opportuno, andremo incontro a un’epidemia di traumi psichici collegati al servizio militare negli anni a venire.”
Bobby Muller, presidente dei Veterani per l’America

“Le molteplici cause (trasferimenti continui e periodi di servizio prolungati) sono senza precedenti. La gente viene solo bombardata, bombardata e bombardata.”
Maggiore Connie Johnmeyer, 332° gruppo medico

Secondo i dati ufficiali del Dipartimento della Difesa, 332.000 soldati hanno avuto lesioni cerebrali dal 2000 a oggi, anche se molti esperti indipendenti stimano che il numero superi 400.000. Molte di queste sono lesioni cerebrali traumatiche leggere (mTBI), un termine molto fuorviante.

Come evidenzia David Hovda, direttore del Brain Injury Research Center presso l’Università della California: “Non so cosa renda queste lesioni ‘leggere’, visto che possono evolvere in disordini da ansia, cambi di personalità e depressione.” Può anche dar luogo a tutta una serie di problemi fisici che vanno dal dolore cronico, a disfunzioni sessuali, fino all’insonnia.

La mTBI è definita come un qualcosa che produce una perdita dei sensi che può durare fino a mezz’ora o crea uno stato di coscienza alterata. È il marchio di fabbrica delle guerre in Iraq ed Afghanistan, dove le bombe lanciate dal ciglio della strada sono l’arma principale degli insorti.

La maggior parte dei soldati guarisce dall’mTBI, ma una percentuale fra il 5% ed il 15% non guarisce. Secondo Elaine Peskind della Medical School dell’Università di Washington, “le stime del numero di coloro che sono tornati con i sintomi della
mTBI a causa delle esplosioni varia dal 9% ufficiale della Veterans Administration fino a oltre il 20% e credo che alla fine il numero possa essere ancora più alto”.

Le gravi complicazioni dovute alla mTBI aumentano quando le truppe sono oggetto di esplosioni multiple e vengono continuamente bombardate, bombardate e bombardate”, per dirla con il Maggiore Connie Johnmeyer. Su due milioni di soldati che hanno preso servizio in Iraq e Afghanistan, più di 800.000 hanno preso servizio più volte, molti per cinque volte o più.

Ma la mTBI è difficile da diagnosticare poiché non risulta dai normali scanner CAT e MRI. “Le nostre macchine non mostrano nulla”, dice il dottor Michael Weiner, professore di radiologia, psichiatria e neurologia all’Università della California a San Francisco e direttore del Center for Imaging Neurodegenerative Disease al centro medico della Veteran’s Administration.

Ora ci riescono.

Un MRI che è stato programmato per rintracciare il flusso d’acqua nei neuroni del cervello ha rilevato delle anomalie che indicano la presenza dell’mTBI. Nonostante questo, l’esercito ha smesso di informare i pazienti dei risultati della ricerca e, se la storia ci insegna qualcosa, il Pentagono farà il possibile per archiviare o ignorare i risultati.

Il Dipartimento della Difesa ha a lungo rifiutato la diagnosi di mTBI, così come ha evitato di pagare una cura efficace, ma costosa. Il prezzo di questa indisponibilità è l’aumento dei tassi di suicidio e di episodi di violenza domestica fra i soldati che tornano dal fronte. Nel 2010 i soldati che si sono suicidati sono stati quasi quanto quelli caduti in battaglia.

La mTBI non è una novità. Quasi 5,3 milioni di persone negli U.S.A sono attualmente in ospedale o in complessi residenziali a causa sua e gravi sono le sue conseguenze sociali.

Uno studio del Militar Sinai Hospital su 100 uomini senzatetto di New York ha evidenziato che l’80% di loro ha avuto un trauma cerebrale. Molti di loro per abusi durante l’infanzia.
Uno studio su 5.000 senzatetto a New Haven ha rilevato che coloro che hanno ricevuto un trauma che li ha resi incoscienti o gli ha provocato uno stato di coscienza alterato avevano il doppio delle probabilità di avere problemi di alcool e droga o di essere depressi. Ha anche riscontrato che i traumi da mTBI erano correlati a tentativi di suicidio, attacchi di panico, disordini ossessivo-compulsivi. Uno studio recente della dott.ssa Elaine Peskind della Washington School of Medicine ha evidenziato che l’mTBI è un fattore di rischio per lo sviluppo dell’Alzheimer.

Nonostante le conseguenze documentate dell’mTBI, l’esercito è stato estremamente tardivo nel trattarla.
Parte del problema è la stessa cultura militare. Il Pentagono ha evidenziato che il 60% dei soldati che mostravano i sintomi della mTBI si rifiutavano di essere aiutati poiché avevano paura che i loro superiori li avrebbero discriminati. Molti erano anche spaventati dal fatto che, se avessero riferito delle proprie condizioni, ciò non avrebbe loro permesso di ottenere incarichi come poliziotti o combattenti dopo aver terminato di prestare servizio.

Anche se i soldati vogliono essere curati ci sono poche risorse a disposizione. “Per quanto riguarda i veterani, avvengono due cose”, dice il colonnello in pensione Will Wilson, Presidente della Divisione 19 dell’American Psychological Association (psicologia militare). “La prima è che non c’è personale medico a sufficienza e la seconda che non ci sono molte persone che al di fuori dell’esercito si concentrano sul problema”.

Effettivamente, non ci sono abbastanza psicologi militari che trattino la questione e siccome l’esercito sottopaga gli psicologi civili, il 30% degli psicologi privati non vuole avere soldati come pazienti. La soluzione più semplice e veloce è quella di bombardare di medicine i veterani. Uno studio dei Veterans for America ha scoperto che alcuni soldati prendevano fino a venti medicine diverse, molte delle quali annullavano gli effetti di altre.

La situazione appare anche peggiore per le unità della Guardia Nazionale, che ha quasi il 50% delle truppe dislocate in Iraq ed Afghanistan. I Veterans for America hanno scoperto che queste truppe “hanno un tasso di problemi mentali del 44% più alto delle loro controparti in servizio attivo” e che la cura della loro salute mentale è generalmente inferiore.

Uno studio di Harvard ha evidenziato che 1,8 milioni di veterani sotto i 65 anni non hanno assistenza medica o accesso alla Veterans Administration. “Molti dei veterani non assicurati sono lavoratori appartenenti a una fascia di reddito medio-bassa e sono troppo poveri per potersi permettere una copertura privata, ma non sono abbastanza poveri per essere inseriti nel Medicaid o nella cura gratuita della Veterans Administration”, secondo lo studio.

Trattare i traumi da mTBI è difficile, ma sicuramente non impossibile. La d.ssa Alisa Geas, primaria di Neuroradiologia al San Francisco General Hospital, che ha lavorato con i soldati feriti all’U.S. Army’s Regional Medical Center di Landstuhl in Germania, ritiene che la vecchia e diffusa convinzione che un danno cerebrale sia incurabile è falsa. “Sappiamo che il cervello può guarire. Ha una plasticità intrinseca che gli permette di ricostituirsi e questo vale in modo particolare per un cervello giovane”.

Uno studio recente del Massachusetts Institute of Technology ha rivelato che “i neuroni del cervello adulto possono rimodellare le proprie connessioni”, quindi “sconfessano un secolo di pensiero prevalente”.

Un metodo che ha effettivamente funzionato è la terapia di riabilitazione cognitiva (CRT) che rieduca i pazienti a compiti come il far di conto, il cucinare e la memoria. Ma il CRT prevede tempo e può essere dispendioso, oscillando dai 15.000 ai 50.000 dollari per paziente. Tuttavia, il programma di cura del Dipartimento della Difesa, Tricare, si rifiuta di appoggiarsi a questa terapia, perché sostiene che non ci siano prove scientifiche che giustifichino le spese richieste.

Tuttavia, uno studio di T. Christian Miller di ProPublica e Daniel Zwerdling della National Public Radio ha rilevato che la grande maggioranza dei ricercatori, anche quelli associati con il Dipartimento della Difesa, dissente in modo netto dalla considerazione che il Tricare ha del CRT. Secondo i due giornalisti, “un gruppo di cinquanta specialisti del cervello, civili e militari, riuniti dal Pentagono ha concluso all’unanimità che la terapia cognitiva è un trattamento efficace e avrebbe aiutato molti soldati con patologie cerebrali”.

La terapia è anche avallata dal National Institute of Health, dal National Academy of Neurophysiology e dalla British Society of Rehabilitative Medicine.

Invece di accettare il consiglio dei suoi stessi ricercatori, il Tricare ha incaricato l’ECRI

– una compagnia che aveva già condotto uno studio in cui si evidenziava che la CRT non fosse efficace – di esaminare la terapia. Ma i critici hanno accusato che lo studio fosse così inaccurato e le sue premesse così arroganti che era dato quasi per scontato che avrebbe considerato i benefici della terapia cognitiva totalmente inconsistenti.

Alcuni ricercatori esterni hanno stroncato lo studio dell’ECRI e uno di questi lo ha considerato pieno di “fesserie” e “sciocchezze”.

Nonostante le critiche, il Segretario Aggiunto della Difesa, Gordon England, ha concluso che “il rigore della ricerca […] non ha raggiunto gli standard richiesti”.

Tuttavia, Miller e Zwerdling hanno concluso che la resistenza di Tricare alla CRT non era di natura scientifica, ma riguardava solo la vil pecunia. Secondo i giornalisti uno studio sponsorizzato da Tricare ha scoperto che “una terapia riabilitativa totale può costare fino a 51.480 dollari per paziente. Al contrario, la spesa per rimandare i pazienti a casa, tenendoli in contatto settimanalmente con un terapeuta, ammonterebbe a soli 504 dollari per persona.”

Il segretario della difesa Robert Gates ha già messo in chiaro che è intenzionato a tagliare il budget annuale per l’assistenza medica militare di 50 miliardi di dollari. Non importa quanto sia la CRT possa essere efficace, è improbabile che venga presa in considerazione dai potenti, che preferiscono spendere per l’artiglieria piuttosto che nella cura di uomini e donne che loro stessi hanno messo in pericolo.

Fino ad oggi l’esercito ha messo un freno alle nuove tecniche del MRI. Il dottor David L. Brody, un autore dello studio, ha detto al New York Times che era stato vietato ai ricercatori di dare i risultati dell’MRI ai pazienti, aggiungendo che “abbiamo avuto dirette istruzioni dal Dipartimento della Difesa di non farlo; era frustrante per noi, perché in qualità di medici vorremmo essere capaci di aiutarli in ogni modo. Non era il protocollo a cui volevamo aderire.”

Dato che l’mTBI è così difficile da diagnosticare e a chi ne soffre viene spesso detto che non hanno niente, si tratta di un protocollo particolarmente crudele. “Molti di loro [i dottori] sperano di poter dare i risultati ai loro terapeuti per documentare o confermare i loro sospetti.”

Alla fine riceveranno comunque un trattamento, sia che i veterani feriti ricevano tutte le cure di cui hanno bisogno, o che siedano vicino al telefono in attesa della chiamata settimanale del terapeuta.

*****************************************

Fonte: http://www.counterpunch.org/hallinan06212011.html

21.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRA

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Notifica di
1 Commento
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments

FORUM DEI LETTORI

RSS Come Don Chisciotte Forum – Argomenti recenti



blank