DI PAOLO BARNARD
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Gigetto, un mago di falegname che faceva il più raffinati calci da fucile da caccia che io abbia mai visto. In quella spoglia casa di campagna ci vivevano lui, settantottenne, e la ragazza, trentenne. Due appartamentini dirimpettai ricavati con poco da quel rudere. La ragazza, che dire, una campagnola di origine, veramente bella però, fine, ma soprattutto un gran cuore. Gigetto, che dire, mite, sempre gentile, mai una volta che mancasse se c’era da aiutare la ragazza, che so, riparare la caldaia, riattaccare la rete del giardino, sbloccare la porta del garage di latta arrugginita.
Nella foto: Gary ProutyChe strano rapporto quei due, lei mi parlava di Gigetto, e io sempre mi sentivo trasportato in un mondo dove esistono anime miti e anonime che però valgono il cielo. Gigetto, col sorriso sempre buono.
Il giorno in cui Gigetto si è ammazzato con uno dei suoi fucili, la ragazza ha trovato sul suo stuoino un biglietto di carta marrone e una moneta antica forata con un laccio come collana. Per lei.
E a me manca l’essere trasportato in un mondo dove esistono anime miti e anonime che però valgono il cielo.
Questo ha senso raccontare adesso.
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Prendere l’orrore della psichiatria e trasformarla in una disciplina d’amore che fa miracoli. Questo era il Dott. Gary Prouty, questo fece edificando la Pretherapy su cui lavorò 40 anni. Era quell’uomo che a Chicago si notava, sì, anche a Chicago. Quasi due metri per 150 chili, occhi azzurri in un volto come una luna piena, e quei lunghi capelli bianchi buttati indietro. A volte mi chiamava nel mezzo della notte, io gli dicevo “bé, scusa, ma sono un pelo comatoso”, e lui “perché, che ora è lì? Butta giù una tazza di caffè, che ci vuole?”.
La paziente B di ottantuno anni sta nella stanza 21 da trentacinque anni, dove non ha mai parlato, dove siede su una poltroncina e si dondola col busto da mattina a sera, e altro non fa. Schizofrenia catatonica incurabile. I parenti non si sono più visti da… non si sa neppure più quanto. Come si dice? Chiusa lì e buttata via la chiave. Tanto quella roba è incurabile.
Gary la prende in carico. Passa 8 mesi seduto davanti alla donna a fare cose incomprensibili per i colleghi, che assieme agli infermieri ogni tanto passano davanti alla vetrata della porta della camera 21 a gettare un occhio. Mah! Che fa quello?
È una mattina di ottobre dell’ottavo mese, e Gary è lì con lei che fa quelle cose strane. La donna di colpo smette di dondolare e lo guarda. Alza il braccio sinistro fragile come un ramo secco e accarezza i capelli di Gary. Poi si gira verso l’unica finestra della stanza coi vetri opachi e gli chiede “C’è il sole fuori? E’ tanto tempo che non lo vedo”.
Avevano chiuso e buttato via la chiave.
Questo ha senso raccontare adesso.
Paolo Barnard
Fonte: http://paolobarnard.info
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2.02.213
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3.02.2013