DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info
Leggete, è divertente. Dopo mica tanto.
L’appuntamento con Spuds è all’angolo di Mount Pleasant e
Cockfoster Rd. Ci arriva con la sua Renault beige che, davvero, si trascina
avanti poverina solo perché alla fine gli vuole bene a Spuds. Nome buffo eh? In
gergo significa ‘patate’, ma lui è tutt’altro che patatoso, è un sopravvissuto
della periferia inglese.
Salgo e non dico nulla, neppure lui. E’ il 1989, la Gran
Bretagna sa implodendo dopo l’implosione dell’economia super-neoliberista di
quella carogna infame della Thatcher, la donna che ha vissuto con la vagina
ricolma di pus, ne sono certo. Lui ora ha perso il lavoro, era un muratore. Io
invece sono uno sgrassa motori nel Tunnel (vi spiego dopo). Lui è proprio davvero
nella merda, io solo un poco. Stiamo un minuto in silenzio fissando come due
trote attraverso il parabrezza. Poi penso che gli devo dire qualcosa per la sua
sfiga e biascico “Sorry for you mate”. Lui si
gira verso di me e così mi risponde: “C’è
una soluzione a tutto nella vita… Special Brew”. Istintivamente guardo in
basso, e fra i due sedili, sopra al freno a mano, c’è un’intera cassa di Carlsberg Special Brew, fate conto una
specie di whisky con le bollicine e la schiuma che qui chiamano birra, very
toxic. ‘Poff’… poi ‘poff’, e due
sono aperte, ok, si parte, destinazione China Town per mangiare mooolto
economico, cioè 2 sterline e mezzo per un piatto.
Ri-poff… ri-ri-poff… Arriviamo al cinese che io non mi
ricordo come mi chiamo. Al tavolo ho davanti una mega zuppa di spaghetti di
riso e carne, e ci crollo dentro con la faccia. Spuds deve avermi preso per i
capelli perché ricordo un male cane davanti, per il brodo bollente, e un male
cane dietro. Ok, ora devo andare in bagno a togliere gli spaghetti che mi
stanno scendendo giù per il petto. In bagno penso: tutto ok, mi sono svegliato
con la scottatura e ora mi riprendo con una bella vomitata. Sono davanti alla
tazza del cesso e prendo la mira, eh? Aspetta… un po’ più di qua, ok, mi sembra
di esserci, dai, mica vuoi vomitarti sulle scarpe, no, no, fai bene, dai… ok,
pronto, ci sono, vai!………. Scarpe. Puttanatroiacazzo. Torno al tavolo,
Spuds è abbastanza ok, lui ha la fibra inglese, sapete quelli hanno un fegato
geneticamente modificato dal 1200 anni almeno. Comunque aveva ragione, abbiamo
rimediato ai nostri problemi, perché adesso ne abbiamo altri più importanti,
cioè, da che parte è casa nostra? Abbiamo una casa? Chi è tutta sta gente qui
intorno? Li conosciamo? Aspetta, camminare… com’è che si fa pure? Booo.
Next: appena riprendiamo coscienza di chi siamo io dico a Spuds di portarmi a Buckingham Palace, e lui lo fa. “Vai proprio sotto al cancello“, insisto. Ok. Scendo dall’auto e si fa ovviamente avanti un poliziotto, al quale dico “Sono qui per vedere la Regina“. Io, con sta faccia, così. Spuds è in auto che cerca di rimpicciolirsi, lui è inglese. Il poliziotto non pensa neppure di chiamare la polizia, anzi, mi dice cortese che non si può. Io adirato: “Scusi, vengo dall’Italia, abbiamo guidato per 16 ore (sì, con la Renault di Spuds…) e ora lei mi dice che non posso vedere la Regina? Bene, domani riceverete una protesta dell’ambasciata italiana, buona sera“. Spuds sta facendo i conti di quanti giorni di galera ci facciamo adesso, 15, o forse 20. Il poliziotto è un pelo interdetto. “Attenda“. Chiama un superiore. Il superiore si scusa, ma proprio non è possibile. Io torno in auto e sbatto la porta. “C’mon, let’s go… Jesus, these plonkers…” E via a casa. Mai capito come ci arrivammo, ma evidentemente ci arrivammo.
Rifate questo raccontino nella vostra mente, metteteci come
regista Ken Loach, come attore Robert Carlyle, la colonna sonora è Wonderwall
degli Oasis, il set è l’Inghilterra suburbana, le sue vite. Al cinema sembra
tutta roba figa, vite vissute fuori dagli schemi, eh? No, fa schifo nella realtà.
Quando la si vive davvero. Il Tunnel è sto posto dove io lavoro in nero con
immigrati o proletari inglesi a sverniciare auto, sgrassare i motori, lucidarle
per un concessionario Volkswagen top di Londra, quello stronzo di Alan Day. Non
abbiamo aereazione, 20 minuti di pausa per mangiare i sandwich della
macchinetta che non vanno giù, perché abbiamo il grasso fino in gola. Un giorno
sono fuori dal Tunnel, con l’aspetto fisico tipo uomo nero delle favole dei
bambini, e Mr Day passa con la sua Porche, si ferma, giù il finestrino e con
tono tagliente da bastardo baronetto dice al qui presente negro: “Che fai qui? Quanto tempo è che sei qui?”.
Io “Pausa pranzo, 12 minuti”. Ah, ok,
dice la merda, mi riguarda con occhi schifati e se ne va. Se mi avesse sgamato
che ero lì da 22 minuti ero licenziato.
Deregolamentazione del mercato del lavoro, flexicurity,
competitività al pari dei diritti, privatizzazioni e liberalizzazioni per la
difesa del consumatore, il cittadino libero di scegliere dove mettere i suoi
soldi nel Libero Mercato. Bersani la può raccontare a chi vuole qui in Italia,
ai ragazzi cresciuti al liceo o agli operai che hanno la cassa integrazione. Ma
non la racconta a me, a Spuds, non la racconta a chi ha vissuto quegli slogan
nello loro reali e finali conseguenze
sulla propria pelle, perché a Londra fra il 1982 e il 1995 l’esperimento
neoliberista, oggi ancora allo stadio della pillola zuccherata in Italia, era
ferocemente allo stadio dove sempre vuole arrivare, come arriverà qui da noi
fra 10 anni. Ed era orrore.
Un pomeriggio nel Tunnel vedo Brian che si china su un
motore. E’ un toro di ragazzo inglese che assomiglia a Phil Collins e che ha
una moglie disoccupata e un bimbo di 2 mesi. Io sono lì che s-cero un motore
con la pompa a pressione che fa un bel chiasso, ma l’urlo di Brian lo sento
tutto. Corriamo e il poveraccio è crollato sotto il motore che sollevava da
solo, con la schiena spezzata in due. Urla, Dio se urla. Il Caporale di noi
negri si agita e sbraita che dobbiamo toglierli la tuta e portarlo fuori,
perché l’ambulanza non deve vedere dove lavoriamo. Ok, Brian viene traghettato
su un marciapiede e portato all’ospedale. Tre giorni dopo, sempre nel Tunnel,
sto vicino al muro dove è affisso il telefono. Il Caporale chiama qualcuno e
questa è la conversazione: “Brian, non
sei qui…” Dall’altra parte la risposta. Il ceffo conclude: “Senti stronzo, tre giorni sono sufficienti
per chiunque per essere ammalato. Sei licenziato”. E sbatte giù la cornetta
sulla vita di una famiglia senza più reddito in quell’inferno di società.
Pensai di ucciderlo, una mazzata sulla nuca con la pompa, e poi quella finale
per fracassargli il cranio. Nessuno lì avrebbe fiatato. Ma ho avuto paura, era
troppo grossa anche per me.
Deregolamentazione del mercato del lavoro, flexicurity,
competitività al pari dei diritti, privatizzazioni e liberalizzazioni per la
difesa del consumatore, il cittadino libero di scegliere dove mettere i suoi
soldi nel Libero Mercato. La Thatcher li aveva lavati nel cervello tutti in
Inghilterra, ci cedettero, e fu così che nove anni dopo la fine dell’esperienza
della Lady dell’inferno il quotidiano britannico The Guardian scrisse che la
povertà era ritornata ai livelli vittoriani in Great Britain. Fu così che
Medicins du Monde dovette aprire delle tende mediche nel quartiere di Hackney
per soccorrere gli anziani abbandonati a morire senza nulla.
La Special Brew
Economy, con le donne pestate a sangue dai mariti disoccupati e
alcolizzati. Con i sacchi a pelo degli immigrati dall’Inghilterra del nord –
una landa ridotta a Dresda dalla morte dell’economia reale a favore di quella
finanziaria – che crescevano al ritmo di centinaia al giorno nel centro di
Londra. Cercavano da mangiare. Il ragazzino di 15 anni nel sacco a pelo che una
sera mi dice “Sir, per 4 sterline le
faccio un pompino”, e io che da italiano rispondo no grazie, quando un
inglese rispondeva solo “fuck off” se
andava bene, se andava male se lo faceva fare. Quindici anni con la bocca che
puzza di sperma tutto il giorno e poi un kebab per non vomitare, e forse una Special Brew per dimenticare.
Io le ho viste queste cose. Sui giornali in Italia
scrivevano dell’economia inglese che fioriva, che correva sui mercati, eh? Mica
di Spuds, del Tunnel, di Brian e di quel bambino, migliaia di loro, chino a
spompinare dentro un cesso di un pub. Pensate a sua madre quando lo partorì,
pensate a cosa immaginò per quel bimbo nel suo futuro. Schizzi in bocca per non
morire? Questo voleva lei? Deregolamentazione del mercato del lavoro,
flexicurity, competitività…
Ci porteranno là, statene certi, i Zingales, Monti, Boldrin,
Draghi, Passera, Bersani. E non dite che non vi avevo avvisati.
Questo ha senso raccontare adesso.
Paolo Barnard
Fonte: http://paolobarnard.info
Link: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=576
20.02.2013