DI GIORGIO GABER E SANDRO LUPORINI
Ora basta con la finzione. Io ho 50 anni siamo in pieno 2000 e mi domando che eredità stiamo lasciando ai nostri figli ?
Forse in alcuni casi un normale benessere ma non è questo il punto
Voglio dire c’è un’ idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo ?
No, tutto questo non lo vedo. Allora ci saranno sicuramente delle colpe.
Si, il coro della tragedia greca: “… I figli devono espiare le colpe dei padri”. Siamo forse noi i padri insensibili, autoritari , legislatori di stupide istituzioni ? Credo di no. Allora dove sono le nostre colpe ? E che è troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri nonni hanno fatto la Resistenza…forse… avremmo dovuto farla anche noi… la Resistenza. E’ sempre tempo di resistenza..magari ad altre cose. Allora perché invece di esibire il nostro atteggiamento libertario non abbiamo dato lo sguardo all’avanzare dello sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo alzato un muro contro la mano invisibile e spudorata del mercato ?
Perché avvertiamo l’appiattimento del consumo ma continuiamo a comprare motorini ai nostri figli ?
Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell’oggetto ? Perché non abbiamo mai preso in considerazione parole come essenzialità. Il Mercato… ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.
E voi, … si …voi come figli…
Voi venticinquenni di ora, non avete neanche una colpa ?
Dove è il segno di una vita diversa ? Forse sono io che non lo vedo
Ma rispondetemi, dove è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere ?
Dove è la vostra individuazione del nemico ?
Quale resistenza avete fatto contro il potere, contro le ideologie dominanti, contro la logica del consumo, contro il dilagare del superfluo ?… Il Mercato ringrazia anche voi.
D’accordo non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza ciò da pensare alla mia
Però spiegatemi perché vi abbandonate ad un’inerzia così silenziosa e passiva ?
Perché vi rassegnate a questa vita mediocre, senza l’ombra di un desiderio vero, di uno slancio, di una proposta qualsiasi ?
Vitale, rigorosa, qualcosa che possa esprimere almeno un rifiuto, un’indignazione…un dolore.
Perché il dolore ti aiuta a crescere, il dolore è visibile… chiaro…localizzato.
Ma quale dolore ? Ormai non sappiamo neanche più cos’è… Il dolore…siamo caduti in una specie di noia, di depressione
…certo il marchio dell’epoca, la malattia dell’epoca.
E quando la depressione s’insinua dentro di noi… tutto sembra privo di significato…senza sostanza..senza nulla.
Salvo questo nulla… non identificabile… che ci corrode
Giorgio Gaber e Sandro Luporini