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QUELLA DISPARITA’ DI GIUDIZIO TRA VIA RASELLA E LA STRAGE DI NASSIRYA

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A cura di Davide
Il 13 Agosto 2007
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DI MASSIMO FINI
Il gazzettino

La Corte di Cassazione, decidendo su una querela che l’ex gappista Bentivegna aveva sporto contro “Il Giornale”, ha stabilito, anzi ribadito, che l’attentato compiuto dai partigiani in via Rasella il 24 marzo del 1944, che costò la vita a 33 soldati austriaci e a due civili, “fu un legittimo atto di guerra contro un esercito straniero occupante e diretto unicamente a colpire obiettivi militari”. Nè si possono accusare, come fanno alcuni, Bentivegna e i suoi compagni di non essersi consegnati ai tedeschi provocando così la rappresaglia delle Fosse Ardeatine, perché in questo caso, come dice lo storico Giovanni Sabbatucci, “ogni movimento di resistenza sarebbe condannato all’inazione”.

Sentenza ineccepibile. Ma non si capisce allora perché l’attacco al nostro comando a Nassirya da parte dei guerriglieri iracheni sia considerato un “atto terroristico” e terroristici siano considerati gli attacchi dei Talebani in Afghanistan che, per espressa disposizione del mullah Omar, sono diretti esclusivamente contro obiettivi militari anche se hanno come conseguenza anche vittime civili (“effetti collaterali” la cui dimensione non è nemmeno lontanamente paragonabile a quelli delle bombe da 900 chili americane). O perché la Procura di Roma abbia aperto una grottesca inchiesta su quel guerrigliero iracheno che, vedendosi volare sulla testa un elicotterista italiano, mitra in pugno, sparò e l’uccise. Non sono anche questi “atti di guerra contro un esercito occupante” come scrive la Cassazione per legittimare l’attentato di via Rasella ? Qual’è la differenza?
Secondo lo storico Nicola Tranfaglia sta nel fatto che “gli ideali partigiani erano gli ideali della democrazia e della libertà”.

A parte il fatto che è molto discutibile che gli ideali dei partigiani comunisti, che costituiscono il grosso della resistenza, fossero “gli ideali della democrazia e della libertà”, la libertà di cui si tratta in guerra non è quella dell’assetto interno di un Paese, ma è la libertà dall’occupazione dello straniero, comunque motivata.

A meno che non si voglia sostenere che gli Stati democratici hanno il diritto di invadere ed occupare quelli non democratici e che quelle popolazioni, o parte di esse, non hanno diritto di difendere la propria indipendenza. Che è un modo molto autoreferenziale e in definitiva totalitario di guardar le cose, per cui solo la nostra Resistenza è legittima, e va scritta con la maiuscola, quella degli altri invece non lo è, è solo e sempre un’accozzaglia di criminali.

La Corte di Cassazione ha sancito anche che “la rappresaglia delle Fosse Ardeatine fu invece un atto privo di qualsiasi connotato di legittimità”. La Cassazione dimentica – o finge di dimenticare – che durante la seconda guerra mondiale vigeva la Convenzione di Ginevra che ammetteva il diritto di rappresaglia per attentati (del tipo di via Rasella ) da parte di formazioni irregolari, partigiane, contro eserciti regolari. I tedeschi la stabilirono nella misura di 10 a uno (dieci furono citati per ogni militare ucciso in operazioni di questo genere). Ma quando gli Alleati occuparono la Germania i Francesi stabilirono un diritto di rappresaglia nella misura di 20 a uno, i russi di 50 a uno, gli americani, sempre grandiosi, di 200 a uno. Se poi queste misure terrificanti non furono di fatto applicate è solo perché nella Germania rasa al suolo non ci fu alcuna Resistenza. E infatti quando nei primi anni Cinquanta fu processato Kappler, e si era più vicino alla guerra e si conoscevano benissimo le sue leggi, il maggiore delle SS non fu condannato per la rappresaglia in sè, ma perché, in un macabro eccesso di zelo, fece fucilare cinque ostaggi in più. E fu condannato all’ergastolo e non alla pena di morte come sarebbe stato giusto e inevitabile se le Fosse Ardeatine fossero state prive di “qualsiasi connotato di legittimità”.

È troppo facile giudicare in tempo di pace ciò che accade in tempo di guerra. È troppo comodo fare gli eroi postumi. Mi piacerebbe vedere chi, fra coloro che oggi fan gli eroi, essendo al posto di Kappler o di Priebke, avrebbero osato disubbidire ad un ordine che veniva direttamente da Adolf Hitler. Sì, mi piacerebbe proprio vederli, questi che non osano disubbidire ad un ordine di Cappon, disubbidire ad Hitler.

Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it/
Uscito su “Il gazzettino” il 10/08/2007

VEDI ANCHE: VIA RASELLA, UN MISTERO CHE DURA SESSANT’ANNI

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