QUASI 800 CONTRACTOR UCCISI IN IRAQ

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DI MICHELLE ROBERTS
Associated Press

Un costo della guerra in Iraq in larga misura invisibile, quello delineato dalle cifre raccolte dall’Associated Press: quasi 800 civili, operanti a contratto per il Pentagono, sono stati uccisi e più di 3.300 sono stati feriti nell’esecuzione di compiti di cui solitamente si occupano i militari USA.

Quanto di questo personale impiegato a svolgere attività per conto del Pentagono sia americano, di preciso non si sa. Ma le cifre relative a queste perdite mettono in evidenza che la lista del Dipartimento della Difesa, di oltre 3.100 morti fra i soldati statunitensi, non racconta la storia per intero.

“È un altro costo invisibile della guerra”, ha detto Thomas Houle, un riservista in pensione dell’Aeronautica Militare, il cui cognato è morto in Iraq mentre era alla guida di un autocarro. “È quanto meno irriguardoso che non riceva il tipo di pubblicità o rispetto che sarebbero tributati ad un soldato”.I dipendenti delle imprese con contratti nel settore della difesa, come Halliburton, Blackwater e Wackenhut, provvedono ai pasti, alla lavanderia, riparano infrastrutture, traducono documenti, analizzano informazioni segrete, sorvegliano i prigionieri, scortano convogli militari, consegnano acqua nella potentemente fortificata Zona Verde, montano di guardia agli edifici, ovvero svolgono compiti spesso estremamente pericolosi, quasi identici a quelli di molti soldati americani.

Gli Stati Uniti hanno appaltato a società private una gamma così ampia di servizi di tipo bellico e di ricostruzione, che vi sono quasi altrettanti fra mercenari ed interinali (120.000) che soldati dell’esercito statunitense (135.000) nella zona di guerra.

Gli insorti in Iraq non fanno alcuna o ben poca distinzione fra contractor e truppe USA.

A gennaio quattro mercenari della Blackwater furono uccisi a Baghdad, quando il loro elicottero venne abbattuto con armi da fuoco. Nel 2004 due americani ed un ingegnere britannico vennero rapiti e decapitati. Quello stesso anno un banda di insorti tese un agguato ad un convoglio di rifornimenti scortato da mercenari, i cui corpi furono mutilati e bruciati e due di essi appesi giù da un ponte.

Ma quando i contractor rimangono uccisi o feriti, tali perdite, in un certo senso, non vengono registrate.

Mentre il Dipartimento della Difesa rilascia un comunicato stampa ogni qualvolta muore un soldato o un marine, l’Associated Press ha dovuto presentare una richiesta di “Freedom of Information Act” per ottenere le cifre sui morti e feriti civili precedenti il 2006 dal Dipartimento del Lavoro, ente che segue le richieste d’indennizzo dei lavoratori.

Entro la fine del 2006, il Dipartimento del Lavoro aveva tranquillamente registrato 769 decessi e 3.367 lesioni sufficientemente gravi da richiedere quattro o più giorni di mutua.

Le domande relative alle perdite e all’ampio utilizzo di mercenari da parte del governo statunitense, sono state deferite dal Pentagono al portavoce dell’ambasciata USA a Baghdad, Lou Fintor, che non ha risposto alle reiterate telefonate o e-mail, se non questo venerdì.

A detta degli esperti, sebbene i contractor fossero già stati ampiamente utilizzati in Vietnam con compiti di appoggio e ricostruzione, mai prima d’ora hanno rappresentato una porzione così enorme della presenza USA in una zona di guerra o sono stati presi in tanta considerazione in così numerose mansioni paramilitari e di sicurezza.

Alcuni provengono dall’ex personale militare USA, altri sono stranieri. Le compagnie che li ingaggiano ed il governo statunitense affermano di non essere al corrente di quanti siano americani.

I contractor sono pagati profumatamente per i rischi che corrono, con guadagni ragguardevoli di 100.000 dollari o più l’anno, per la maggior parte esenti da imposte. Si tratta di almeno sei volte tanto la paga di un soldato semplice appena entrato nell’esercito, ovvero un grado assimilabile a quello del conducente di un camion o di un qualsiasi manovale.

La differenza di retribuzione può creare del malanimo tra i mercenari e le truppe USA.

“Quando si trovano fianco a fianco a svolgere lo stesso lavoro, c’è del rancore” afferma Rick Saccone, che ha operato per un anno a Baghdad come mercenario dei servizi segreti.

Se nel conteggio del Pentagono relativo alle perdite dei militari statunitensi, fossero aggiunte quelle dei contractor, il numero dei morti in guerra aumenterebbe di circa un 25 %, da approssimativamente 3.000 della fine del 2006 a quasi 3.800.

Se i contractor feriti abbastanza gravemente da lasciare il lavoro per almeno quattro giorni, fossero aggiunti ai quasi 14.000 militari USA feriti che hanno dovuto essere trasferiti via aerea per cure mediche, il numero totale dei feriti aumenterebbe circa della stessa percentuale.

All’inizio della guerra la maggior parte delle perdite da parte della coalizione erano militari. Ma con la caduta di Saddam Hussein, i contractor al seguito delle truppe sono arrivati a fiumi, e fra essi il numero dei morti è andato aumentando ogni anno.

Secondo Deborah Avant, docente di scienze politiche alla George Washington University, le morti dei mercenari sono politicamente meno costose. “Ogni volta che il governo statunitense esige l’adempimento di una nuovo compito da parte dei militari, ma non ve ne sono a sufficienza per farlo, vengono assunti dei mercenari”.“Quando osserviamo i 3.000 decessi dei membri in servizio, vi sono probabilmente 1.000 morti supplementari che noi non vediamo.”

Il cognato di Houle, Hector C. Patino, stava guidando un autocarro per una società consociata di Halliburton nella Zona Verde, quando venne ucciso dal fuoco amico ad un posto di blocco australiano.

Patino, che per due volte era tornato a prestare servizio in Vietnam, si credeva al sicuro. Così ricorda Flora Patino, sua madre ottantaduenne, che gli ripeté: “Hector, tu sta scherzando col fuoco!”

Hanno contribuito a questo articolo i corrispondenti di Associated Press a San Antonio, Elizabeth White, e a New York, Randy Herschaft.

Michelle Roberts
Fonte: http://www.ap.org/
Link: http://www.truthout.org/docs_2006/022307S.shtml
23.02.2007

Traduzione a cura di ADELINA BOTTERO

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