QUARANT’ANNI E NON LI DIMOSTRA !

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DI HS
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Mentre inevitabilmente si spengono le luci sulla madre di tutte le stragi si accendono i riflettori sull’”attentato” al Premier di cui già l’informazione mainstream si è impadronita e che saprà ben essere sfruttata dai sostenitori della “stabilità a tutti i costi” , anche se quella presunta stabilità rappresenta il baratro su cui scivolerà ogni vestigia dell’odierna Repubblica.

Pur con qualche ritardo, invece, io vorrei esprimere le mie impressioni e la mia opinione sul quarantennale di Piazza Fontana che a Milano ha sancito la frattura fra “due piazze” – una istituzionale e “formale” e l’altra vistosamente extraistituzionale e, per molti versi, ma comprensibilmente anti istituzionale – spostando leggermente le ragioni di quel contendere.
Se devo dirla proprio tutta non sopporto più e, anzi, quasi detesto le cerimonie, i fiumi di parole e di retoriche, i giorni delle “memorie”, la commemorazione dei “propri” morti, ecc… Quella giostra di ipocrisie, di palesi falsità e di strumentalizzazioni che accompagnano i nostri rituali perennemente funebri. D’altronde, più della strage di piazza Fontana, in tutti questi anni si è consumata la frattura fra coloro che chiedevano verità e giustizia per l’anarchico Pinelli e coloro che pretendevano Verità e giustizia per il commissario Calabresi, due vicende che, per quanto gravi, sono collaterali al fatto singolare, grave e inaudito della strage del 12 dicembre 1969 che, spesso, è quasi passata invece in secondo piano.

Ci sono quei morti assassinati attorno alle quali si raccoglie una parte politica – destra o sinistra, non importa – o lo Stato nella persona delle più alte cariche e ci sono quei morti che, come d’incanto, “appartengono alla Comunità”, sono i martiri e i santi da onorare anche se in vita magari non hanno potuto usufruire di quello straordinario consenso che viene loro tributato post mortem.
Mi riferisco soprattutto a personalità come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, i giudici Falcone e Borsellino e, in una certa misura, Moro e Mattei. Non si fa fatica a riconoscervi in ognuno di loro e con accenti diversi la figura del “servitore dello Stato” caduto nell’espletamento del suo dovere.
Ma tale profusione di parole di ammirazione, di sdegno nei confronti degli assassini non si palesa forse come l’altra faccia di questa eterna ipocrisia italiana, questo vizio di annullare la memoria e di dimenticare quanto accadde mentre erano in vita e in piena attività ? Di usare convenientemente quei monumenti alla (non) memoria per tenere delle istituzioni ormai a pezzi per la sistematica opera di personaggi che non meriterebbero neanche un’oncia del loro potere ?

Noi non dovremmo coltivare i semi di una presunta memoria condivisa, sforzarci di approdare a un punto d’incontro che dovrebbe essere conveniente per il paese – e per sé stessi -, ma intraprendere la strada della Verità o, almeno, qualcosa che si possa sufficientemente accostare ad essa grazie alla ricerca e all’approfondimento della nostra realtà storica, sociale e politica.

In questo stanco e grigio paese o la Verità fa paura, imbarazza o suscita irritazione per cui si invita a non affaccendarsi troppo in tali questioni e di rinunciare alle proprie personali “indagini” o viene gridata una piccola verità filtrata dai propri piccoli occhi senza ammissione di replica o di contraddizione. Quel che manca è il vero autentico amore per la Verità, un amore che può essere e, di fatto, spesso è doloroso; un amore che ci pone al suo cospetto completamente nudi e vulnerabili, ma che è necessario se si vuole abbracciarla.

Dovremmo calarci nei panni scomodi del filosofo Nietzsche che proclamò di aver assassinato Dio, di essersi sbarazzato delle illusioni per permettere all’uomo di affrontare il viaggio più agognato e oscuro verso la Natura. Verso la Verità…

Dovremmo prima di tutto essere uomini più che orgogliosamente e rabbiosamente – anche nel senso “fallaciano” dei termini – “italiani” o accanitamente e testardamente settari nel nostro fottuto bisogno di legarci a qualche congrega o conventicola e sospendere il fiume di parole, arrestare la retorica per affogare in un quieto silenzio che permetta di mettere in funzione il pensiero autentico, in qualche modo privato e, anzi privatissimo…

Il Silenzio… La sospensione di un vano, caotico e conveniente rumoreggiare che ci viene istillato nelle orecchie dalle altrui voci… Voci che più contano perché gridano e urlano quel che, molto semplicemente, non è Verità.

Se c’è una cosa che l’amore nudo per la Verità insegna – a parte un tumultuoso silenzio – è soprattutto il genuino senso della vergogna che, invece, noi italiani abbiamo completamente smarrito e perduto in chissà quali meandri della nostra storia.

L’attuale egemonia di una certa (sotto)cultura alimentata dalla scuderia del Cavaliere ci ha messo del suo per cancellare tale sentimento a partire dalla sua programmazione televisivo e oggi, allo stato attuale, quasi non esiste comportamento di cui potersi sinceramente vergognare.

Torniamo alla “madre di tutte le stragi” e a quel 12 dicembre 1969 durante il quale un altro buon numero di ordigni esplosivi vennero rinvenuti a Milano e a Roma a conferma di un ampio disegno strategico e “politico” di utilizzazione delle bombe e immaginiamo come si possa essere mosso l’attentatore all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura… Avrà guardato i volti e gli sguardi delle proprie vittime… Magari da buon killer patentato tale visione non gli avrà fatto nessun effetto… Magari è pure possibile che si sia soffermato per qualche minuto ad assaporare il sadico piacere di scrutare uno per uno quei poveri disgraziati… Quella gente da nulla che consuma la propria vita dietro a inutili faccende quotidiane… Umanità inutile che, ai suoi occhi infuocati di mostruoso “dio minore”, non merita di vivere… Degno sacrificio per un disegno folle ma superiore ! Nel migliore dei casi – ma ciò è molto molto improbabile – l’individuo era ignaro dei reali effetti dell’ordigno e si è successivamente inorridito…

Moltiplicate quell’individuo perché – come ben sappiamo – altri ordigni sono stati rinvenuti in altri istituti di credito e non solo a Milano e anche a Roma.

Sono “professionisti del terrore” che fanno il lavoro più sporco del mondo…

Sono uomini che sono stati addestrati ed hanno imparato ad uccidere con la facilità della bevuta di un bicchiere d’acqua…

Forse l’istinto omicida e le inclinazioni sadiche sono entrate ormai in circolo nei loro corpi. Non saprebbero fare altro…

Quegli uomini erano – probabilmente sono – italiani che, evidentemente, non sono sempre brava gente…

Quegli uomini hanno ricevuto input interni ed internazionali di un certo rilievo…

Quegli uomini sono stati foraggiati, addestrati ed indottrinati perché facessero quello che hanno effettivamente compiuto da altri uomini che, oltre alla crudeltà, hanno dimostrato un cinismo che può essere pari solo a coloro che ordinano i bombardamenti aerei a tappeto o l’allestimento di campi di sterminio e di concentramento…

Esercitate la memoria e rientrate all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in questo inedito e nuovo tipo di film dell’orrore, in questa Guernica postmoderna dipinta da un Picasso mostruoso. Cosa potete ancora sentire, avvertire a distanza di tanti, troppi anni ?

Indignazione, paura, rabbia e sconcerto… Questo è certo, certissimo…

Ma non vi scuote ancora un senso di profonda vergogna sapere che esistono tali uomini e che circolano liberamente fra noi come se nulla fosse successo ? Uomini che sono italiani…

Non sentite montare la vergogna il fatto che il nostro consorzio umano ovviamente molto civile non può o non vuole sanzionare in qualche modo – e qui lasciamo da parte il discorso sulla Magistratura – gli autori di siffatti crimini ?

Perché stiamo proprio parlando di questo… Di crimini di estrema efferatezza e di criminali incalliti che hanno l’aggravante – rispetto al mafioso, al malavitoso e al criminale comune – di presentarsi come “guerrieri”, come “soldati”…

Non provate vergogna avere la consapevolezza dell’esistenza di persone tanto vigliacche oltre che feroci in un paese che, fra l’altro, quasi sbandiera le sue vigliaccherie e mena vanto delle sue bassezze ?

Non vi vergognate per le nostre autorità che – dagli anni Settanta ad oggi – hanno seppellito fra parole di circostanza quelle verità sottaciute e sussurrate e poco o nulla hanno fatto per rendere un briciolo di giustizia a chi fu colpito ?

Se la Giustizia è stata ostacolata in tutti i modi e ha perso il suo treno che si lasci indenne almeno l’amore per la Verità sopra le teste di lorsignori.

Perché, in questo senso, la strage di piazza Fontana ha quarant’anni ma non li dimostra. Anzi, pare che ancora adesso siamo prigionieri di un unico, dilatato, amplificato istante, un buco nero che inghiotte noi e la nostra identità. Uno specchio fedele e terribile ma opaco delle nostre anime…

Quell’istante è fatto di molti istanti che si sovrappongono, si abbracciano e finiscono quasi per coincidere: dopo la strage di piazza Fontana, la Freccia del Sud, Peteano, la Questura di Milano, Piazza della Loggia, Italicus, la stazione di Bologna, il Rapido 904, il biennio delle stragi del 1992 – 1993 (Falcone, Borsellino, Roma, Firenze e Milano). E ancora gli scandali che investono i servizi segreti, quelli dei tentati o presunti golpe (Borghese, Rosa dei Venti, Sogno), quello della loggia P2, quelli finanziari e bancari di Sindona, del Banco Ambrosiano di Calvi e dello IOR con contorno di morti “avvolte nel mistero”. E ancora le morti eccellenti per mano della mafia e del terrorismo (Scaglione, Feltrinelli, Calabresi, Pasolini, Coco, Occorsio, Moro, Alessandrini, Pecorelli, Ambrosoli, Varisco, Giuliano, Terranova, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, Chinnici, ecc…). Sullo sfondo, e non solo l’ingerenza delle mafie e delle congreghe massoniche, dei poteri forti finanziari, bancari ed imprenditoriali, la mano lunga del Vaticano, l’azione “colonizzatrice” americana e targata NATO, ecc…

Citiamo solo i casi più scottanti, ma potremmo continuare quasi all’infinito…

Quando ho modo di scorrere questa criminale “lista” di morte non posso fare a meno di rintracciare quel rimosso di Verità che permea ogni caso…

Senza questo senso per la Verità non si potranno mai seppellire veramente i morti e dare loro pace…

Non si potrà mai edificare uno Stato retto da un patto costituzionale che sia realmente democratico e che sgombri il campo da pericolosi e plebiscitari “presidenzialismi” oltre che dalle macerie lasciate da clientelismi e corruzione…

Siamo lontani, molto lontani da questo anelito…

Cosa credete possa pretendere un paese che ignora quanto un’autorevole vittima per strage come Paolo Borsellino ha dovuto rivolgersi a un paio di giornalisti francesi – di quelli italiani, evidentemente, non si fidava – anche per renderli edotti circa le relazioni finanziarie insite nel connubio Berlusconi – Dell’Utri – Mangano sotto gli auspici di Cosa Nostra. E un paio di mesi dopo Borsellino moriva nel modo che tutti conosciamo !

Non cercate di spostare l’attenzione sulla questione meramente giudiziaria e legale, cari signori…
Se in questo paese avessimo la capacità di conservare in minimo conto l’amore per la Verità, il sempiterno Cavaliere avrebbe dovuto rassegnare immediatamente le dimissioni e non perché lo si imputa di strage ! Il solo sospetto – che anzi è prossimo alla certezza – di aver fatto combutta con Cosa Nostra e gli autori delle stragi del 1992 e 1993 avrebbe dovuto consigliare al nostro di abbandonare le ambizioni politiche per difendersi nelle giuste sedi da accuse terribili ed infamanti.
Ma questo è paese senza Verità e amore per la Verità e il nostro si difende semplicemente anche solo dal fatto che si parli di questi fatti. Ditemi voi se è un comportamento da innocente !
Se si sta complottando alle sue spalle propalando menzogne il Cavaliere dovrebbe concedersi l’opportunità di presentare le prove e riscattare la sua onorabilità senza lanciare le accuse consuete e pretestuose.

Intanto, in questo paese senza Verità, quell’intervista a Paolo Borsellino non è mai stata mandata in onda integralmente da nessuno se non – per brevi spezzoni – nei programmi di Santoro e in quindici anni l’Italia è stata retta da governi di centrodestra e di centrosinistra.

Le stragi del 1992 – 1993 e la trattativa con Cosa Nostra siciliana – un altro grande “mistero” della Repubblica italiana ! – scrivono apparentemente le pagine conclusive del romanzo aperto dalla strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Un romanzo lungo quarant’anni e che respira in un istante…

La violenza politica o, comunque, affine ad essa non è certo una novità in quel 1969, ma la nostra terribile storia comincia proprio da quel 12 dicembre proprio per le ragioni suesposte.
Da quel giorno, dal momento in cui, quel venerdì le lancette segnarono le 16,37, l’Italia non è più stata la stessa, i suoi colori sono diventati pallidi o si sono stinti. Da quel preciso istante tutto diventa veramente lecito nelle azioni e nelle menti e se la nazione non si concede alla guerra di tutti contro tutti, al conflitto civile, ciò accade perché come sempre le lotte per il Potere e le altre contese più o meno “politiche” rimangono confinate nell’ambito ristretto delle “guerre per bande”.
I conflitti sociali attraversano il paese, ma finiscono per espellere progressivamente da sé le forme di violenza più estreme, mentre la vera autentica “maggioranza silenziosa” coltiva una mentalità qualunquistica che si presta a cogliere i successivi frutti del riflusso e dell’indifferenza.
Eppure quell’istante si dilata, la bomba deflagra assordante fino a questo istante dell’istante come un tempo passato che è sempre presente e che, nonostante le apparenze, affonda le sue radici in un trapassato antico e antichissimo. Passato – presente con propaggini nel trapassato: condizioni ideali per impregnare di sé il futuro più lontano, perché chi ebbe l’ardire di ideare, progettare e realizzare quel capolavoro di macelleria, di corpi smembrati, di membra maciullate, di oscene mutilazioni era già uno stragista in potenza prima di compiere l’eccidio così come continuerà a conservare nel suo intimo quel cinismo spietato, quella freddezza da “umanità altra”, quella mentalità brutalmente barbarica.

La chiave con cui aprire la porta ove è racchiuso il “mistero” di piazza Fontana in tutto il suo orrore inquietante rischia di aprire parecchie altre porte… Dolorosamente ma inesorabilmente…

Non fidatevi di chi dichiara che nei fatti del 12 dicembre 1969 non tutto è chiaro, perché, in realtà, ciò che manca è solo il dettaglio… Il quadro completo che già emerge – per chi lo vuole osservare a trecentosessanta gradi – si rivela limpido e cristallino. Non era chiusa quella porta, solo socchiusa…

Per amore di Verità… Quella Verità che – forse non ci eravamo accorti, forse eravamo troppo distratti perché troppo impegnati al tempo da dedicare al nostro quotidiano, quel “tempo diverso” – ci siamo bellamente messi in tasca quasi con noncuranza…

Siate pronti, ignorate il solito consueto e conformistico vociare dei Palazzi e inforcate gli occhiali…

Se mettete in fila i fatti e vi immergete in un buon esercizio di riflessione vi accorgerete che quattro importantissimi elementi di quel quadro sono ben visibili all’occhio nudo della mente. L’insieme possiede la forza della coerenza. Vedi ci vediamoli, allora, questi fatti e questi elementi… Uno per uno…

1) La matrice ideologica degli esecutori materiali della strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura e dell’intera strategia bombarola del 12 dicembre 1969 è palesemente neofascista, anzi neonazista. Testimonianze numerose, convergenti e provenienti da fonti di diversa natura indicano nell’organizzazione paramilitare di Ordine Nuovo del Triveneto, il “movimento” con dichiarate venature naziste sorto da una scissione dall’MSI, come la responsabile dell’esecuzione “militare” di quella strategia del terrore (e di sterminio autentico). Si aggiunga il fiancheggiamento di elementi contigui della destra radicale come Freda e Ventura, i “neri” che la sentenza dell’ultimo processo ha dichiarato “colpevoli, ma non più processabili”. Anche se non sussistono prove definitive, si può tranquillamente presumere che a Roma il pallino della “strategia” fosse nelle mani dell’altra organizzazione neofascista di un certo rilievo, ovverosia Avanguardia Nazionale.
Comunque la pista “nera” è confermata non solo processualmente ma nei nudi e semplici fatti che sono oggetto di riscontro storico.

2) I “neri”… Quei “neri” hanno agito con la copertura delle frange più estremiste dell’ultrasinistra, in special modo maoiste e anarchiche. In tal senso è significativa tutta la vicenda che investe quello strano gruppuscolo – il circolo XXII Marzo – che raccoglieva anarchici, neofascisti e infiltrati della polizia e dei servizi segreti e nel quale militava colui che era stato indicato come il “mostro” di piazza Fontana, quel Pietro Valpreda che del circolo era stato fra i fondatori con l’ex militante dell’organizzazione “nera” Avanguardia Nazionale, Mario Merlino. Esiste un documento che dimostra la massiccia opera di infiltrazione dell’estrema destra in parte dell’estrema sinistra. Rinvenuto nella sede dell’Internazionale Nera creata da ex militanti dell’organizzazione terroristica francese OAS con sede a Lisbona e coperta dalla sigla “Aginter Press”, “La nostra azione politica” illustra sinteticamente la “strategia della tensione” e l’uso strumentale dei “rossi” per provocare disordine e caos. Quel documento è stato redatto in lingua italiana e proviene da una delle massime organizzazioni della destra radicale come Ordine Nuovo o Avanguardia Nazionale entrambe in contatto con l’”Aginter Press” i cui uomini – come l’ex Waffen SS Robert Leroy – erano attivi nell’opera di infiltrazione. Ancor oggi è molto arduo e difficile avventurarsi nel terreno della “zona grigia” in cui si assiste all’incredibile incontro di parte dell’estrema destra e parte dell’estrema sinistra per concordare azioni antisistema. In massima parte si mescolano maoisti, “nazimaoisti”, anarchici, giovani pacciardiani, studenti libertari e militanti della destra radicale… L’apice del sodalizio lo si raggiunge con la battaglia di Valle Giulia durante la quale studenti di estrema sinistra ed estrema destra del Movimento Studentesco ingaggiarono durissimi scontri con la polizia. Non è impresa agevole scindere la “buona fede” dalla sistematica attività di manipolazione e strumentalizzazione e, tuttavia, le infiltrazioni erano già state provate nel testo “La strage di Stato”.
Per comprendere meglio questo punto delicato occorre probabilmente rifarsi alle ultime pubbliche parole pronunciate dallo storico leader delle BR Renato Curcio sulla “complicità oggettiva fra noi e i poteri che impedisce di dire la verità. Per ironia della sorte, prima di diventare un punto di riferimento del Movimento Studentesco dell’Università di Trento e di fondare il movimento “lottarmatista” di estrema sinistra che più ha fatto discutere e parlare di sé, Curcio aveva militato per un breve periodo nel movimento della destra radicale Giovane Europa. A suo tempo questa organizzazione aveva fiancheggiato l’OAS nella sua guerra terroristica contro l’indipendenza algerina per poi lanciare la linea “nazimaoista” di alleanza fra le ali estreme. Il capo del movimento – il belga Jean Thiriart – aveva un passato di Waffen SS come diversi “guerrieri” dell’”Aginter Press” che non era altro che una diversa denominazione dell’OAS. Sicuramente al “nazimaoismo” si rifacevano due dei protagonisti della strage di piazza Fontana, i succitati Freda e Ventura i quali avevano arrischiato arditi approcci con l’ultrasinistra con qualche buon successo.
L’infiltrazione posta in essere dai “neri” nei confronti dei “rossi” a scopo prevalente di provocazione fa parte della realtà di ieri ma anche di oggi come dimostra quel video sulla lezione tenuta dal leghista con un passato giovanile da neonazista Borghezio durante un recente convegno di neofascisti francesi a Nizza. I compagni sono avvisati !
Per farsi un’idea sui tentativi (passati) di infiltrazione e sulla “zona grigia” consiglierei una lettura del monumentale testo di Paolo Cucchiarelli “Il segreto di Piazza Fontana” (ed. Ponte alle Grazie).

3) E’ fatto innegabile, incontrovertibile e inconfutabile che i nostri servizi segreti, i servizi segreti italiani non lavorarono per l’accertamento della verità ed assicurare i colpevoli nelle mani della giustizia, ma si adoperarono senza sosta per proteggere, depistare, fuorviare il corso delle indagini… E’ documentalmente provato che l’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni – sorta di “superpolizia” politica – si spese per indirizzare le indagini sulla pista “anarchica”. L’Ufficio Affari Riservati era direttamente collegato con gli Uffici politici delle Questure italiane, compresa quella milanese ovviamente ! Si ricorderà lo zelo con cui la polizia si gettò sugli anarchici e come, in tale frangente, morì Pino Pinelli precipitato da una finestra della Questura milanese. Un testimone importante come il commissario Luigi Calabresi, che potrebbe rivestire un ruolo importante per quanto riguarda altri risvolti delle indagini sulla strage di piazza Fontana, sarà assassinato circa tre anni dopo. Capo occulto e longa manus delle operazioni segrete dell’Ufficio Affari Riservati è stato indiscutibilmente il prefetto Federico Umberto D’Amato che, da pensionato, rivelò la sua appartenenza alla CIA, il servizio segreto americano.
Se i “civili”, i poliziotti fanno sfoggio di tutta la loro brava efficienza, i militari non sono da meno: l’ufficio D del SID diretto dal generale Maletti, uomo di fiducia dell’onorevole Andreotti, si distinse per le operazioni di esfiltrazione dei neofascisti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta. Fra costoro l’agente Zeta del SID Guido Giannettini, neofascista dichiarato e teorico della “guerra non ortodossa” in contatto con il gruppo di Freda e Ventura. Questi tentativi di sottrarre agli inquirenti gli appartenenti ad una ben precisa area politica implicati nelle indagini saranno effettuati grazia agli ottimi uffici del capitano Labruna, collaboratore stretto del generale Maletti. Ma non finisce qui…
Quando la fonte Turco all’interno dell’estrema destra sentirà un peso sulla coscienza e avvertirà l’esigenza di vuotare il sacco sulle responsabilità di Freda e Ventura negli attentati dell’estate del 1969 sarà proprio Maletti a ordinarne la disattivazione.

Quando l’inchiesta padovana del giudice Tamburino sull’organizzazione paramilitare filo atlantica Rosa dei Venti lambirà i lidi della STAY BEHIND e di GLADIO, Andreotti e Maletti modificheranno parzialmente la loro linea “bruciando” i neofascisti, Giannettini compreso, tagliando i “rami secchi” riconducibili alla destra più eversiva e salvaguardando altri e, probabilmente, più potenti complici – si pensi solo alla loggia coperta Propaganda 2 –
Da un lato la necessità di liberarsi degli elementi più implicati e dall’altro quello di occultare comunque la verità sulla stagione dei golpe e delle stragi a partire da piazza Fontana.
A farne le spese è soprattutto, ma parzialmente, il capo del SID, generale Miceli, dichiaratamente destrorso e anticomunista.
Miceli è iscritto alla loggia P2.
Anche Maletti e Labruna risultano fra i nominativi della lista di iscritti della loggia coperta.
Idem per Federico Umberto D’Amato, il capo dell’Ufficio Affari Riservati e uomo CIA in Italia.
Allora, qualcuno mi vuole spiegare perché i servizi segreti dovrebbero proteggere e coprire autentici criminali e stragisti, quando il loro compito sulla carta dovrebbe essere quello di salvaguardare incolumità dei cittadini ed istituzioni ? Chi vuole rispondere a questa domanda ?
Come sempre la risposta è sulla punta delle lingue…

4) L’ultimo punto è stato sempre il più trascurato, eppure è quello decisivo, quello che può chiudere il cerchio, ossia l’esplosivo utilizzato per compiere la strage. Le recenti rivelazioni dell’ormai novantenne Maletti, l’ex capo dell’ufficio D del SID sul quale pende una condanna per depistaggio e che da anni vive in Sudafrica, confermano sostanzialmente quanto dichiarò Taviani, democristiano, più volte Ministro degli Interni e della Difesa, da alcuni indicato come cofondatore di GLADIO. L’esplosivo militare destinato agli attentatori – che sia Maletti che Taviani identificano senza esitazione nei “soldati politici” dell’organizzazione neonazista Ordine Nuovo – proveniva dalla Germania e venne fatto passare per il confine del Brennero. Per la verità l’ex Ministro Taviani spiegò che quell’esplosivo militare veniva da una base NATO in Germania e che fu un agente della DIA, il servizio segreto USA del Pentagono a inviarlo ai terroristi. L’ambito nazionale, materia per il “segreto di Stato”, viene sovrastato dal livello sovranazionale, del “segreto NATO”. Per questa porta si rientra nel vivo dell’assassinio del commissario Calabresi…

A questo punto non ha più eccessiva importanza conoscere l’identità dei killer che premettero il grilletto, se fossero veramente militanti di Lotta Continua o che appartenessero a un gruppo o gruppuscolo di estrema destra o estrema sinistra. Le vie della manipolazione sono infinite… Chi aveva interesse a far tacere il poliziotto più famoso e famigerato d’Italia magari coprendo il delitto con una delle solite sigle estremiste e di comodo ?
Il commissario stava lavorando molto e senza sosta: aveva aperto un fascicolo sullo “strano anarchico” Bertoli, il futuro autore della strage alla Questura di Milano e stava indagando sulla morte dell’editore “rosso” Giangiacomo Feltrinelli il cui “incidente” presentava parecchi punti da chiarire… Non aveva certo mollato l’osso di piazza Fontana dopo la morte di Giuseppe Pinelli della quale continuava a essere un importante testimone.
Pochi giorni prima di morire aveva intrapreso la pista dei traffici e degli afflussi di esplosivi e armi dall’estero e aveva visitato alcune grotte sul confine con la Jugoslavia che venivano utilizzate come depositi naturali di armi, munizioni, esplosivi ed altro materiale bellico dalla rete STAY BEHIND, quella di GLADIO per intenderci… In quelle grotte erano stati celati anche armamenti e materiale esplodente provenienti da loschi traffici.
Quando tornò a Milano da quel viaggio Calabresi era molto scosso e tre giorni dopo, il 17 maggio 1972, venne assassinato.
Esattamente due settimane dopo in Friuli a Peteano tre carabinieri caddero in un imboscata con autobomba annessa e piazzata da alcuni militanti di Ordine Nuovo.
Sempre in Friuli qualche tempo prima alcuni NASCO – i depositi di armi a disposizione della STAY BEHIND e di GLADIO, i guerriglieri atlantici e filoamericani – erano stati scoperti creando qualche problema di ordine “militare” non indifferente. In quei depositi mancava dell’esplosivo che avrebbe dovuto esserci mentre era stato occultato altro materiale estraneo.
Comunque sia gli ordigni e l’esplosivo che sono serviti per portare avanti la “strategia del terrore” recavano la firma ultima della strage. Non è forse questo il segreto più grave da proteggere e difendere a qualunque costo ? Un segreto che rimanda a un livello sovranazionale ?

Perché uno Stato… uno Stato, che si suppone saldo e solido nella sua sovranità, vigile nei confronti dei movimenti e sommovimenti che agitano la società, non dovrebbe essere in grado di neutralizzare e assicurare alla giustizia i criminali che compiono stragi ?
Alla luce dei quattro punti suesposti si comincia ad intravedere la possibilità di una risposta esauriente che và integrata con l’illustrazione di alcuni fatti in modo da raccordarli…
Un alto ufficiale dell’Esercito, Vittorio Emanuele Borsi di Parma, capo di Stato Maggiore del Comando designato della III Armata di stanza a Padova – centro fra l’altro della cellula “nera” che faceva riferimento a Freda e Ventura -, ha ammesso che Ordine Nuovo altro non era se non un’organizzazione paramilitare di estrema destra sorretta ed equipaggiata dai servizi di sicurezza della NATO, un’organizzazione “tipicamente americana”.
In effetti, in quel periodo, nella seconda metà degli anni Sessanta, i nostri servizi segreti hanno raccolto informazioni circa la frequentazione dell’Ambasciata americana a Roma da parte di Pino Rauti, capo politico e fondatore di Ordine Nuovo. In quel tempo, poi, ciò che accomunava la linea delle amministrazioni americane, Ordine Nuovo e altre formazioni di estrema destra, era il sostegno al regime militare e fascista dei colonnelli greci il cui maggiore esponente, Papadopulos, verrà definito come “il primo agente della CIA ad approdare al governo di un paese”. Non è un mistero per nessuno che l’amministrazione del democratico Lyndon Johnson ebbe un ruolo nel favorire il colpo di stato greco dell’aprile 1967 così come lo avrà il repubblicano Nixon rispetto al golpe cileno di Pinochet.
Per neofascisti e neonazisti italiani il regime dei colonnelli greci rappresentò un modello imprescindibile nella lotta contro “i rossi”. Nel 1968 alcuni militanti italiani di estrema destra vennero inviati ad Atene con motivazioni di rappresentanza e “scambio culturale”. Al ritorno molti curiosamente si convertirono all’estrema sinistra e all’anarchismo come un certo Mario Merlino, l’avanguardista che fondò assieme a Pietro Valpreda il circolo XXII Marzo ispirato alle idee dei libertari del maggio francese e di Cohn Bendit. Come abbiamo visto, oltre ai greci, molto impegnati nelle azioni di infiltrazione nell’estrema sinistra furono gli ex militanti dell’OAS inseriti nell’Aginter Press, l’Internazionale dei gruppi “neri” europei. Sull’Aginter Press è calato il “segreto NATO” e si sospetta che anch’essa faccia parte della rete atlantica STAY BEHIND, l’esercito segreto e sovranazionale della “Guerra Fredda”. Della falsa agenzia stampa faceva anche parte il cittadino statunitense Simon Jay Selby, in tutta evidenza un agente della CIA.
Che, almeno per un certo periodo, Ordine Nuovo fosse inserita nella STAY BEHIND non possono sussistere molti dubbi e l’esplosivo militare proveniente da una base NATO in Germania e fornito da un agente della DIA, il servizio segreto del Pentagono, agli attentatori. Si tratta , con buona probabilità, dello stesso materiale esplodente poi occultato nelle grotte naturali in Friuli, i NASCO scoperti dal commissario Calabresi.
Ma il quadro non è ancora completo… L’ultima inchiesta giudiziaria effettuata dal giudice Salvini si è avvalsa soprattutto della collaborazione di un ordinovista fino ad allora ritenuto personaggio di secondo piano nell’organizzazione neonazista. Carlo Digilio non era un semplice militante di Ordine Nuovo. Oltre a prestare la consulenza per il confezionamento degli ordigni da utilizzare per gli attentati a Milano ai camerati, il Digilio faceva la spia per una rete costituita essenzialmente da ex repubblichini e militanti neofascisti e alle dipendenze di alti ufficiali americani di stanza nella base NATO di Verona, la stessa da cui emergeranno gli esperti di “guerra psicologica” coinvolti nell’inchiesta padovana sull’organizzazione paramilitare e golpista Rosa dei Venti – il simbolo dell’Alleanza Atlantica -, quella che avrebbe potuto anticipare le rivelazioni sull’esistenza di GLADIO di molti anni. Da testimonianze e rivelazioni pare potersi sostenere abbastanza decisamente il ruolo determinante dei servizi segreti militari USA a cui dovrebbe far riferimento lo stesso Digilio. Pure i “nazimaoisti” Freda e Ventura non si risparmiavano – fra “camerati” e “compagni” – le frequentazioni di militari promuovendo il reclutamento degli ufficiali italiani nei Nuclei di Difesa dello Stato, un’altra sigla dell’universo STAY BEHIND.

GLADIO, Nuclei di Difesa dello Stato, Ordine Nuovo, ecc… Tutti questi gruppi paramilitari si presentavano come corpi misti di militari e civili reclutati per far parte dell’esercito segreto della NATO, messo in piedi dagli americani e dagli inglesi a partire dall’immediato Dopoguerra per fronteggiare il pericolo sovietico e comunista. Ovviamente non poteva trattarsi che di gente animata da fede “patriottica” e da un anticomunismo in molti casi viscerale. Il perfetto ritratto di un convinto militante o simpatizzante per le idee di destra.
Per quel concerne i Nuclei di Difesa dello Stato, essi furono allestiti nella seconda metà degli anni Sessanta, a partire da quel famoso convegno sulla “guerra rivoluzionaria” tenuto all’Hotel Parco dei Principi fra il 3 e il 5 maggio del 1965. In quell’incontro promosso dallo Stato Maggiore della Difesa e dai servizi segreti (SIFAR) ove si avvicendarono politici, militari, esperti di strategia militare, giornalisti e militanti di un certo colore – tutti rigorosamente destrorsi e anticomunisti -, furono poste le basi della “guerra non ortodossa” – leggi terrorismo – e della “strategia della tensione” che raggiunse il suo punto di rottura proprio con la strage di piazza Fontana. Fra le perle offerte ai presenti dichiarazioni del tipo “bisogna restituire abbondantemente ai comunisti il terrore con cui hanno soggiogato il mondo”. Fra i presenti anche due personaggi già citati ed entrati a vario titolo nell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana, vale a dire Pino Rauti e Guido Giannettini.

Sul conto del capo politico di Ordine Nuovo e dell’agente Zeta del SID, neofascista ed esperto in questioni militari si deve aggiungere che, in quanto “giornalisti”, erano entrambi in contatto con l’Aginter Press, i maestri della “guerra non convenzionale” e “a bassa intensità” – leggi sempre terrorismo -. Proprio in quel periodo collaborarono alla redazione di un curioso pamphlet “Le mani rosse sulle forze armate” commissionato – pare – dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Giuseppe Aloja per colpire il generale De Lorenzo, comandante dell’Arma dei carabinieri e ideatore del cosiddetto Piano SOLO, il golpe agitato come ricatto nei confronti del centrosinistra (DC – PSI). In ottimi rapporti con i colleghi della CIA, il generale De Lorenzo aveva praticamente completato l’organizzazione del SIFAR sotto la sua direzione e ne aveva fatto una sorta di diramazione dell’Arma che, in quegli anni aveva rimpolpato i servizi di sicurezza di suoi elementi. Nel 1956 aveva concluso con la CIA l’accordo che aveva “ufficializzato” GLADIO, la sezione italiana della STAY BEHIND. Fra militari e forze armate erano in atto guerre intestine anche per mettere le mani sui servizi segreti e di riflesso, su GLADIO in quegli anni ? Nell’opuscolo di Rauti e Giannettini il generale De Lorenzo venne attaccato molto probabilmente perché “non era andato fino in fondo”. In sostanza non aveva fatto il golpe per liberarsi delle sinistre e aveva semplicemente sventolato la prospettiva del colpo di stato per ridimensionare le pretese del nuovo corso politico voluto da Moro, Nenni e Fanfani. Negli anni successivi il potere del generale De Lorenzo declinerà e scoppieranno gli scandali che lo vedevano coinvolto come protagonista, oltre al “golpe” del Piano SOLO le schedature del SIFAR.
In questo contesto Guido Giannettini non appare un personaggio così secondario come è stato dipinto a più riprese. Teorico della cosiddetta “guerra non ortodossa” – che non vale la pena ripetere di cosa sia sinonimo – oltre ad aver lavorato per il SID, l’Ufficio D del SID retto dal generale Maletti per conto del quel tenne i contatti con il gruppo Freda – Ventura, e ad aver mantenuto stretti rapporti “francesi” con i legionari dell’OAS e dell’Aginter Press, Giannettini non trascurò di coltivare importanti relazioni con gli stessi americani. Nel 1961 tenne negli USA una conferenza su “Tecniche e possibilità di un colpo di stato in Europa” alla scuola di marines di Minneapolis alla presenza di ufficiali del Pentagono e della CIA.
Evidentemente, già a parecchi anni di distanza dal colpo di stato militare in Grecia, si discuteva su come disporre le risorse per favorire ed appoggiare le manovre golpiste per insediare gli elementi più visceralmente anticomunisti. Si noti, inoltre, come Giannettini si fosse calato nei panni del professore per istruire a determinate tecniche i marines americani, corpi organizzati in commandos per azioni di guerriglia, controguerriglia e sabotaggio.
Quale fu il “contributo” apportato da corpi speciali e di elites come i marines e i Berretti Verdi all’esplodere della stagione terroristica in Europa e in Italia ? Non è dato sapere… Su questo scottante argomento rimando alla lettura e all’ipotesi sull’Affaire Moro che scrissi qualche anno fa. Tornando a Giannettini lo spessore del personaggio all’interno della comunità di certa intelligence e negli ambienti coinvolti nella “strategia della tensione” viene ulteriormente confermato dai documenti e dai rapporti in suo possesso, frutto di analisi e di raccolta paziente di materiale informativo molto interessante. Fra questi carte che sostanzialmente accusavano i servizi segreti americani ed inglesi di aver manovrato per alimentare violenza e caos fra i movimenti protestatari, studenteschi e giovanili. In altri documenti si anticipava sorprendentemente la costituzione di una frangia “anarchica” dell’ultrasinistra filoamericana e filoisraeliana – nome in codice “Think Tank” – con sede a Parigi. Vi si intravede il ruolo della tanto discussa scuola di lingue Hyperion in rapporti con le BR morettiane. Queste ultime informazioni erano sicuramente il frutto di scambi informativi e di conoscenze con gli “amici” francesi. Dopo aver trasbordato all’estero grazie ai colleghi del SID – fra Parigi e Buenos Aires – Giannettini tornò in Italia e presto sarebbe uscito dal processo sulla strage di Piazza Fontana che, in quegli anni, si celebrò a Catanzaro, avendo potuto cautelarsi grazie ai documenti e alle informazioni in suo possesso oltre che, ovviamente, al consueto ricorso del “Segreto di Stato”.

CIA, servizi segreti del Pentagono, i nostri servizi di sicurezza, i militari, STAY BEHIND con le sue molteplici diramazioni, le destre anticomuniste e quelle dichiaratamente neofasciste e neonaziste… Si ha l’impressione che, nonostante la mole e il numero dei protagonisti, si finisca poi per ruotare intorno agli stessi soggetti più o meno associati fra loro… Si ha come l’impressione che un’unica tela venga stesa anche se poi c’è la costante necessità di “svecchiarsi” e di eliminare quegli elementi che non possono più essere utili e, addirittura, dannosi… Il quadro delineato, però, non sarebbe completo senza citare la loggia coperta Propaganda 2 riorganizzata dal Venerabile Licio Gelli, un altro ex Waffen SS, che, peraltro aveva un passato da doppio e triplogiochista fra angloamericani, partigiani comunisti e repubblichini durante il biennio di guerra in Italia (1943 – 1945).
Dal 1970 al 1974 e dal 1977 al 1981 – gli anni caldi della “strategia della tensione” e del terrorismo nelle sue varie forme e nei suoi variegati colori “banchi”, “rossi” e “neri”, escludendo quelli “azzurri” dell’atlantismo” – la P2 e Gelli avevano piazzato i propri uomini
ai vertici dei servizi di sicurezza militari ed italiani. Inoltre la loggia poteva contare su numerosi iscritti all’interno delle forze armate, dell’Arma dei carabinieri e nella Polizia.
Fino a quel 1981 in cui scoppiò il famoso scandalo, la congrega di Gelli & C. fu costantemente tenuta fuori dalle inchieste più importanti sui tentati golpe come quello dell’ex comandante della X MAS Junio Valerio Borghese e sulle stragi. Anche per i fatti del 12 dicembre 1969 i suoi iscritti organici ai servizi segreti lasciarono tracce indelebili.
Dell’operato del duo Maletti – Labruna, che agì indubitabilmente su input politico e in special modo dell’onorevole Andreotti, già si è detto… Un altro protagonista importante della “strategia della tensione” fu il già citato Federico Umberto D’Amato, il Grande Vecchio dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale e uomo della CIA, il quale, come da lui stesso ammesso, ebbe modo di servirsi del movimento neofascista di Delle Chiaie Avanguardia Nazionale sospettato di aver avuto un ruolo negli attentati romani del 12 dicembre 1969. D’Amato, al quale si deve con buone probabilità il perseguimento della “pista anarchica” da parte degli inquirenti, intratteneva ottimi rapporti con James Jesus Angleton, pezzo grosso della CIA e fra i promotori di un’alleanza con i neofascisti per combattere il comunismo all’indomani della Guerra combattuta contro l’alleanza nazifascista. Fra gli uomini reclutati da Angleton come nuovi “soldati della Guerra Fredda” si poteva contare sul principe Borghese, futuro ideatore e punto di riferimento di strategie golpiste, e gli esperti combattenti della X MAS i quali costituirono il nucleo originario della GLADIO assieme ai partigiani “bianchi” delle formazioni Osoppo, Martini Mauri e del futuro golpista filoamericano e filoinglese Edgardo Sogno. Fra il 1967 e il 1975 Angleton è stato posto a capo dell’operazione CIA denominata CHAOS, una gigantesca macchina di spionaggio e provocazione nell’ultrasinistra e nei movimenti di contestazione presenti negli USA, in Gran Bretagna, in Germania, in Francia, in Spagna e, naturalmente, in Italia per alimentare la violenza e il caos. Per quel che riguarda, invece, l’ineffabile D’Amato, anch’egli risultò iscritto alla loggia P2 come, d’altronde, il generale Vito Miceli, direttore del SID dal 1970 al 1974, grande amico del Venerabile Licio Gelli il quel ne aveva caldeggiato e favorito la nomina ai vertici dei servizi segreti. Implicato, anche se non è dato sapere a quale livello di responsabilità personale, nelle vicende dei tentati golpes del principe Borghese e della Rosa dei Venti/SuperSID, Miceli potè godere in quegli anni della fiducia in lui riposta dall’allora ambasciatore americano Graham Martin con il quale condivideva l’acceso anticomunismo. Alla vigilia delle elezioni politiche del 1972 Miceli fu il principale destinatario dei miliardari finanziamenti provenienti dall’Ambasciata americana per sostenere partiti e fazioni anticomuniste. Il direttore del SID e futuro parlamentare dell’MSI aveva ottime entrature nell’amministrazione Nixon e negli ambienti dei falchi repubblicani americani.

Ma cos’è realmente la loggia massonica coperta Propaganda 2 ? Significativamente una possibile risposta è stata data dall’ex Ministro degli Interni, più volte Presidente del Consiglio, ex Presidente della Repubblica e ubbidiente soldatino di GLADIO Francesco Cossiga che indicò le origini della P2 nella base NATO di Napoli. Si sarebbe sostanzialmente trattato di un gruppo misto di militari e di “civil servants” nella disponibilità degli americani i quali, dopo essersene serviti, li scaricarono… Ancora una volta i fili si riannodano a partire dagli ambienti atlantici, atlantisti e ultratlantici mentre riemerge ancora una volta il ruolo delle reti dei servizi segreti del Pentagono (DIA) e degli ufficiali americani. Lo stesso Venerabile Gelli – già collaboratore del SID con il nome in codice “Filippo” – sarebbe stato un agente della DIA secondo alcune voci. Questa ipotesi verrebbe confermata da quanto accadde nel giugno del 1982 quando la figlia di Gelli – Maria Grazia – venne pizzicata all’aeroporto di Fiumicino con una copia di uno scottante manuale per le forze speciali dell’Esercito americano, il FIELD MANUAL 30 – 31 B. Nel libercolo venivano descritte le tecniche per le “covert operations” fra cui, ancora una volta, quelle di infiltrazione e utilizzazione dei gruppi di estrema sinistra nelle azioni violente e terroristiche. Tacendo sul Piano di Rinascita Democratica e sulla documentazione attinente la massoneria, come Giannettini, Licio Gelli poteva disporre di carte ed informazioni per cautelare sé stesso e per poter fare la vita del “tranquillo pensionato”. I rapporti con i servizi segreti militari americani, d’altronde, sono di vecchia data: a partire dal 1944 Gelli collaborò con i CIC (Counter Intelligence Corps) della V Armata americana. I CIC erano i precursori della citata DIA…
Alla luce degli elementi fin qui emersi la loggia P2 pare ancora una volta ascrivibile a quel mondo della “massoneria militare” sorta e utilizzata all’ombra delle basi e delle strutture NATO con il decisivo contributo degli americani e degli inglesi. Non si può, infatti, negare come sia intensa e forte l’influenza e il prestigio di americani ed inglesi sulle organizzazioni massoniche. In secondo luogo pare delinearsi un rapporto fra la “massoneria militare” di logge come la Propaganda 2 e la STAY BEHIND. Più volte il Venerabile Gelli ha fatto allusioni precise su questo punto vantandosi di aver militato come autentico “soldato della Guerra Fredda”. Anzi, rispetto al carattere paramilitare di gruppi come GLADIO o i Nuclei di Difesa dello Stato, la loggia P2 si caratterizza come “GLADIO dei colletti bianchi” pronta a sfruttare i buoni servigi di politici, imprenditori, banchieri, finanzieri, giornalisti, gente dello spettacolo, ecc…

A ben guardare il cerchio si chiude…

Tralasciando coloro che sono i titolari dell’ovvio interesse a che le verità del 12 dicembre 1969 non vengano rivelate, colpisce che la maggioranza di giovani e meno giovani attribuiscano quelle bombe alle BR le quali, fra l’altro, erano allora ancora in fase di gestazione e di riflessione sul partito armato. Vien da chiedersi da dove venga questa sorta di “senso comune” che sta erigendo un muro attorno alla Verità. Più che di disinformazione è lecito parlare di costante, reiterato e continuato condizionamento dettato dall’attuale revisionismo sulla storia della Repubblica italiana e della sua nascita.
A parte le mere e talmudiche discussioni concentrate sui dettagli e sui particolari la Verità “dorme” nelle nostre tasche. In quel 1969 così lontano e così vicino logiche interne ed internazionali hanno imposto una “strategia della tensione e del terrore” per arginare l’ondata “rossa” che stava agitando il paese. La buona avanzata elettorale del PCI alle elezioni politiche del 1968, le istanze antiautoritarie portate avanti dai movimenti studenteschi e giovanili e, infine, il lungo ed estenuante conflitto sindacale dell’Autunno Caldo del 1969. Alle destre interne ed internazionali – ma non solo – e agli anticomunisti più viscerali ed oltranzisti deve essere suonato un campanello d’allarme molto forte e le trombe hanno suonato l’adunata. Urgeva convincere l’opinione pubblica sulla necessità di una decisa svolta a destra e autoritaria per contenere e reprimere le sinistre, da quelle extraparlamentari a quelle sindacali e partitiche. Quale mezzo poteva risultare più idoneo alla bisogna di una strategia ad ampio respiro basata sulla semina di ordigni esplosivi per tutta Italia da attribuire ai “rossi” ? La responsabilità, quantomeno in fase di esecuzione, di Ordine Nuovo e di altre organizzazioni neofasciste è verità storica difficilmente confutabile se non ricorrendo a pretestuosi artifici verbali, di linguaggio e di riflessione, mentre è pure documentata la vasta opera di infiltrazione e di manipolazione dei gruppi più fragili e violenti dell’ultrasinistra – anarchici, maoisti, frange di movimento, ecc… – della quale è stata sfruttata l’ampia permeabilità per investire tutte le sinistre della responsabilità negli attentati dinamitardi. Pur con i dovuti distinguo e le differenze fra i vari attentati stragisti nell’arco degli anni fra il 1969 e il 1974, lo schema del 12 dicembre 1969 viene ripetuto, magari pure per “liberarsi” degli alleati più compromessi con il fascismo ed il neofascismo.
Per comprendere la strategia posta in essere in quel 1969, strategia che ha condotto all’assassinio e alla macellazione di innocenti alla Banca Nazionale dell’Agricoltura bisognerebbe, quindi, far riferimento ad un “doppio livello”.

– Il livello “interno” tutto italiano: ovverosia quella destra “fluida” che non coincide con uno schieramento preciso, un partito o una fazione. Questa destra è trasversale ai partiti, alle associazioni, ai gruppi, all’imprenditoria, alla finanza, al mondo bancario, delle professioni, degli affari, dell’amministrazione statale a più livelli fino ad abbracciare il neofascismo. In certa misura è assimilabile alla loggia P2 che, non a caso, ha adottato per l’Italia un programma solido e rigoroso da Nuova Destra. Oltre alla generosa partecipazione di logge massoniche più o meno coperte, non si può dimenticare la menzione della mafia di Cosa Nostra e di altri gruppi della criminalità più o meno organizzata mossi da fini evidentemente patrimoniali. In genere questa destra o, meglio, queste destre “fluide” e “liquide” avvezze all’infiltrazione nei gangli vitali dello Stato e della società civile, hanno agitato – ed agitano – la bandiera della riforma “presidenziale” dello Stato. Ciò su cui si dovrebbe indagare, invece, sono i rapporti dialettici e magari pure conflittuali fra queste “bande”. Come mai, infatti, la “strategia della tensione” fallì almeno parzialmente taluni suoi obiettivi ? Erano saltate delle alleanze ?

– Il livello “sovranazionale” o internazionale: tale livello richiama verosimilmente in causa la NATO con i suoi servizi di sicurezza ed in primis, ovviamente, quelli americani. In quell’ultimo scorcio degli anni Sessanta molti incubi agitavano i sonni della Casabianca a partire dalla guerra del Vietnam che iniziava ad essere duramente contestata dai movimenti per i diritti civili, e da quelli studenteschi e giovanili, anzi si può accettabilmente concludere che la spinta sessantottina venne dalla grande mobilitazione contro il conflitto vietnamita. In aggiunta le amministrazioni che si sono succedute in quel tempo, con interessi bellici, petroliferi, economici e finanziari connessi, temevano il serio scricchiolamento dell’Alleanza in Europa ove da un lato il generale De Gaulle in Francia aveva intrapreso una linea di affrancamento “nazionalistico” dagli interessi americani, inglesi ed israeliani e dall’altro il cancelliere socialdemocratico tedesco Willy Brandt aveva lanciato la linea della Ostpolitik, una politica tutta affidata alle armi della diplomazia nei rapporti con i “fratelli” tedeschi della Germania Democratica e con gli altri paesi del Patto di Varsavia. Tale impostazione era seguita con interesse dai partiti socialisti, socialdemocratici e comunisti dell’Europa occidentale, ma non era certo condivisa dai settori dell’oltranzismo atlantico. In aggiunta non minore preoccupazione era riservata all’Italia, grande portaerei della NATO e degli americani nel Mediterraneo, per la politica di centrosinistra incardinata nell’alleanza fra DC e PCI che, non senza ragione, veniva considerata un cedimento nei confronti dei comunisti del PCI ancora legati alla linea filosovietica ortodossa. In effetti proprio in quel 1968 sarà Aldo Moro ad anticipare il Compromesso Storico fra DC e PCI lanciando la linea della “strategia dell’attenzione”. In maniera piuttosto acuta si è sostenuto che la “strategia della tensione” non sarebbe stato altro che la reazione terribile alla “strategia dell’attenzione” morotea. Dieci anni dopo Moro verrà rapito e assassinato dalle BR aprendo un affaire che ancor oggi getta i suoi strascichi. Comunque, che in un contesto internazionale come quello fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta i vari Johnson, Nixon, Kissinger, Haig, ecc… si siano affidati alle “cure greche” è fatto innegabile…
Se si vuole approfondire il discorso delle implicazioni internazionali e degli input sovranazionali non si può trascurare STAY BEHIND, la rete paramilitare allestita per combattere lo schieramento del Patto di Varsavia, e le sue diramazioni come non può essere trascurato il ruolo della “massoneria militare” composta da logge costituite da alti ufficiali americani ed inglesi. In questo caso rientra dalla finestra la solita P2. Che la loggia gelliana avesse gettato il ponte fra i due livelli esposti ?

Se ci aspettassimo parole definitive e chiarificatrici sulla strage di piazza Fontana e sulle altre stragi da questi politici attenderemmo veramente invano, tantomeno da un governo come questo il cui reggitore ha fra le altre cose trascorsi (?) piduisti. I politici ambiziosi, quelli che contano, di qualunque partito o schieramento, sono prevedibilmente “filoamericani” e aspirano ad ottenere riconoscimento da Oltreoceano così come dagli alleati europei. Credete forse che possano esporre la Verità qua raccontata ? Inoltre lo Stato, questo Stato tutto intento a raccogliere quotidianamente i suoi pezzi sparsi sul territorio non lascerà mai trapelare la Verità perché sarebbe come aprire l’istruttoria di un ben più ampio Processo… A volerla ben sviscerare, la strage del 12 dicembre 1969, si dovrebbero affrontare i tabù di questa fragile e sventurata Repubblica. “Patrioti”, uomini che erano verosimilmente foraggiati dallo Stato e dai suoi alleati, fedeli alla Nazione e allo Stato o, almeno con una certa idea di questi concetti, sono stati capaci di piazzare ordigni esplosivi per uccidere innocenti. Italiani che si definivano e che, magari, si definiscono tuttora “patrioti” sono stati capaci di ammazzare altri italiani a sangue freddo, uomini che oltretutto non erano neanche “rossi” in nome di una supposta “guerra a bassa intensità”. E, coerentemente, questi uomini non possono autodefinirsi “terroristi” ma soldati che difendono la Nazione dalle barbariche orde bolsceviche !
Avete presente il linguaggio utilizzato a più riprese dall’ex Presidente della Repubblica e “gladiatore” Francesco Cossiga che, fra l’altro, era un convinto assertore del “presidenzialismo” ? E cosa dire di un’intervista rilasciata dall’ex comandante della X MAS Junio Valerio Borghese alla TV della Svizzera italiana ? L’autore del “fallito golpe” riparato all’estero ribadì la necessità di “sterminare i comunisti italiani”.

In queste righe non c’è l’intenzione di dare un giudizio sulla “Guerra Fredda” combattuta dalla parte degli americani contro un nemico terribile e totalitario come l’URSS. Non è certo questa la sede…

Non ci si può sottrarre però ad alcune domande imprescindibili…
I morti maciullati, le bombe, le stragi, le vittime innocenti, ecc…

E’ veramente questo il prezzo accettabile da pagare per combattere ed aver ragione di quel nemico ? Quale cinismo anima mente e parole di coloro che ordinano simili atti ? Che uomini possono essere coloro che vengono indottrinati ed addestrati per preparare, confezionare e collocare quelle bombe ? Che possono pure scrutare i volti delle loro vittime ? Sono soldati o militari ? Sono killer “legalizzati” ? Sono “terroristi di Stato “ ? Sono i Superuomini nietzschani ? Quando mi turbinano nelle mente queste domande penso a quei soldati americani tornati dall’Iraq e dall’Afganistan che hanno assassinato le loro consorti… Altri effetti collaterali ? Sempre più la guerra moderna, postmoderna e (post)postmoderna si configura come terrorismo che non risparmia atti barbari ed infami come i bombardamenti a tappeto, violenze assortite e criminali, torture, stupri, ecc…
Che piazza Fontana ci sveli in altro modo il vero volto della Guerra ?

Dopo la Seconda Guerra Mondiale è deflagrata la Terza combattuta in Europa con altre modalità… Per affrontare la nuova “Guerra Fredda” ingaggiata con i sovietici, Alleati americani ed inglesi hanno quasi immediatamente reclutato un buon numero di fascisti e nazisti che, spesso, avevano commesso crimini di guerra. In Italia si è sviluppato il clandestinismo armato fascista che, spinto da spirito revanscista e di vendetta, si era posto l’obiettivo di abbattere la nuova Repubblica sorta dalla Resistenza antifascista. Considerato il violento anticomunismo di questo gruppi una parte del clandestinismo fascista è stata riassorbita da STAY BEHIND o, comunque, protetta dallo Stato. In poche parole si riteneva che non vi fosse combattente anticomunista e, di conseguenza, antisovietico, migliore dei vecchi fascisti o dei neofascisti reduci di Salò. Nessuno può negare poi come il nucleo originario di GLADIO si sia formato arruolando uomini della X MAS, militari animati da un nazionalismo spinto difficilmente compatibile con i propositi democratici sorti nel Dopoguerra.
Un vero e proprio paradosso: l’Italia repubblicana nata dalla Resistenza antifascista pone la sua la protettiva sui neofascisti allo scopo di combattere i nuovi nemici interni ed internazionali.
Questo paradosso fa il paio, almeno parzialmente, con quello che vede la mafia, Cosa Nostra, un centro di potere integrato e molto influente nella penisola grazie al dichiarato “anticomunismo”, all’inserimento nelle reti clientelari, alle protezioni di americani, inglesi, politici nazionali e locali e ai ceti che in Sicilia la facevano e fanno da padroni.

Tali paradossi – e si tace qui del potere di certe logge massoniche – rimandano inevitabilmente alla vittoria angloamericana, all’occupazione della Sicilia e dell’intera penisola da parte degli Alleati.
Non solo è chiaro come lo sfruttamento dei servizi di cosche mafiose, logge massoniche e gruppi neofascisti rientra nell’esclusivo “interesse nazionale e strategico” degli USA senza alcuna considerazione per le aspirazioni autentiche di coloro che il fascismo lo avevano combattuto veramente, ma si affaccia una volta di più quella “sovranità limitata” dell’Italia trattata da semicolonia dagli yankees. Un enorme base militare NATO nel cuore del Mediterraneo…
Ustica, Moby Prince, Cermis significano ancora qualcosa…
A conti fatti è difficile poter sostenere che gli americani si sono premurati per contribuire allo sviluppo di una solida, stabile e civile democrazia in Italia.
E’ certo, invece, come queste domande e l’approfondimento degli annessi discorsi aprano la strada per un autentico revisionismo che, da un lato, rifugga dai facili miti resistenziali e, dall’altro, neutralizzi quel “revisionismo di comodo e anticomunista” (“I partigiani erano banditi e terroristi !) così caro alle destre italiane.

Non attendetevi che la Verità venga gridata da questo Stato e dalle sue istituzioni…

Per ora ci si deve accontentare di sussurrarla nelle piazze reali o virtuali…

Mantenetevi in forma ed in salute per poter arrivare fino a quel giorno in cui la segreta Stanza del Palazzo sarà aperta completamente e ascoltare quel che avete sempre saputo…

In fondo ha quarant’anni ma non li dimostra…

Quell’istante si è dilatato fino a noi e oltre noi…

In questi giorni così accesi non sono mancate le bombette anarchiche forse a dimostrazione che il tempo non è realmente trascorso da allora…

Forse oggi il tempo per determinati e criminali espedienti si è concluso e piombo e tritolo albergano nelle parole…

O forse no…

Senza fare l’uccello del malaugurio della situazione, qua chiudo in attesa degli eventi…

No, proprio non li dimostra, i quarant’anni…

HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
19.12.2009

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