Di Massimo Russo per ComeDonChisciotte.org
Ercolano, 18 novembre 2024! Una giovane mamma, la sua amata sorella gemella ed un giovanissimo papà, perdono la vita nell’esplosione di un laboratorio abusivo di articoli pirotecnici. Lasciano due piccoli orfani che non avranno il diritto di essere cresciuti e amati da chi li ha generati. Per 25 euro al giorno. Per 25 euro al giorno. Nella perla vesuviana, dove frotte di turisti spendono e spandono, tre giovani vite si spengono per portare il piatto in tavola. Per 25 euro al giorno.
Prima di accingermi a scrivere le poche righe che seguono, ho dovuto metabolizzare l’ennesima tragedia, travestita ormai da farsa, del lavoro in Italia. Ho dovuto aspettare perché altrimenti avrei solo scritto epiteti da querela per i nostri politicanti che occupano gli scranni ben remunerati in Parlamento. Politicanti che se ne fregano bellamente del benessere di noi popolani (e, ricordatevi, lo siamo tutti, anche se magari con uno stipendio dignitoso e qualche risparmio che ci permettono di andare a letto senza troppi pensieri).
Siamo all’ennesima storia di degrado e povertà che la Costituzione più bella del mondo, non ha ancora potuto risolvere dopo quasi ottant’anni. Che ne è dell’art.3 della Costituzione, per il quale non abbiamo bisogno di lanciarci in fantasiose interpretazioni, poiché possiamo affidarci alle parole dello stesso Calamandrei, che rendeva il significato di questo articolo con il «dare una scuola a tutti» e “dare a tutti un lavoro con una giusta retribuzione”. E sicuramente aveva in mente anche un lavoro che non procuri la morte accidentale per l’avidità di denaro dei “padroni”; perché Calamandrei individuava proprio nella certezza di poter trarre i propri mezzi di sostentamento dal lavoro, l’elemento cardine per dare dignità all’uomo stesso. Perché solo avendo la certezza di poter provvedere a sé stessi e alla propria famiglia in maniera dignitosa, l’uomo ha la possibilità, le energie, per anche partecipare e dare il proprio contributo alla vita sociale e politica del paese. Non può certo farlo un lavoratore massacrato dalla fatica e umiliato già nelle necessità primarie proprie e della propria famiglia.
E invece ancora assistiamo, dopo ottant’anni, allo sfruttamento più bieco dell’uomo sull’uomo in un paese che osa definirsi democratico: quale democrazia, degna di questo nome, ammazza i suoi figli più giovani sull’altare del dio mercato o mammona che dir si voglia ? E quanta ipocrisia corrode l’animo di politicanti e sindacalisti che si stracciano le vesti urlando di “emergenza nazionale per gli infortuni e i morti sul lavoro” ? Non sono forse loro i responsabili di questi sacrifici umani di persone che, per sbarcare il lunario, sono disposte a tutto per un tozzo di pane ? Parliamo di terzo mondo quando loro, sindacalisti e politicanti, ce lo hanno creato in casa ? Oppure diamo la responsabilità allo Spirito Santo ?
L’art.3 della nostra Carta fondamentale, affida esplicitamente allo Stato il dovere di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Cosa intendono i nostri sindacalisti e politicanti per pieno sviluppo della persona umana ? Lo sviluppo di un esercito di schiavi da dare in pasto al mercato ? Il mercato: questo feticcio a cui si inchinano coloro che abbiamo eletto ? Si ricordino costoro che la misericordia, degli uomini ma anche di Dio, va solo agli ultimi e non anche ai potenti che gli ultimi sfruttano e colpiscono senza misericordia alcuna.
Da ormai più di trent’anni, i nostri governanti, tutti senza distinzione di colore, hanno eseguito ordini per portare a una precarizzazione sempre più spinta, sempre più esplicita del lavoro (pensate alle leggi Biagi, Job Act e via dicendo).
Hanno buttato alle ortiche un modello costituzionale in cui l’uomo è visto a 360 gradi, nella sua complessità fatta anche di affetti e di aspirazioni a una vita migliore, per approdare ad un altro modello, in cui, adeguandosi ai maledetti trattati europei, l’uomo è visto alla stessa stregua di un barile di petrolio: se si incendia, chi se ne frega, morto un barile se ne fa un altro.
Ma nessuno si senta assolto, nessuno. Perché come dicevano i nostri Padri costituenti, «la costituzione non è un meccanismo che, una volta messo in moto, produce automaticamente risultati. Perché si realizzi occorre quindi alimentarla continuamente con il combustibile».
E questo combustibile non può essere che il nostro impegno, il nostro spirito di giustizia, libertà e servizio verso gli altri: la nostra volontà di prendere il testimone direttamente dalle mani di chi, per far sì che quelle promesse potessero diventare realtà, ha dato la propria vita e ora si rigira nella tomba come una trottola.
Dobbiamo, per onore a loro – e a chi verrà dopo di noi – sentire questa responsabilità al di là di ogni paura che ci limita.
Capiamo che non possiamo lasciare a politici in cattiva fede l’autorità di denigrare le promesse della nostra Carta ? Quelle promesse vanno riscattate e noi possiamo e dobbiamo farlo: al di là della paura, al di là del rischio proprio. Perché una vita da ciechi alle ingiustizie, è una vita sprecata, una vita non degna.
Mi rendo conto di aver scritto, più che un articolo, uno sfogo.
Mi permetto quindi un ultimo invito a pensare alla responsabilità che abbiamo nei confronti degli altri per renderli consapevoli. Non arrendiamoci e non scoraggiamoci ma impegniamoci in un cammino che sia di tutti, per il riscatto di tutti. Senza affidarci alla speranza della materializzazione dell’uomo della provvidenza: non esiste l’uomo che da solo risolve i problemi che attanagliano il popolo italiano.
E non affidiamoci neppure a leader che hanno dimostrato di essere concentrati solo sul proprio ombelico e quindi solo sui propri interessi.
Riprendiamoci la nostra bella Italia, svegliando gli italiani che ancora dormono il sonno certamente non dei giusti.
Di Massimo Russo per ComeDonChisciotte.org
24.11.2024