QUANTO A CRIMINI DEUTSCHE BANK NON SI FA MANCARE NULLA

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FONTE: COMIDAD

Nella Storia vi sono spesso corsi e ricorsi, che hanno però la brutta abitudine di presentarsi in ordine sparso, senza quella linearità che consentirebbe di prevedere e di regolarsi di conseguenza. Ci si aspettava infatti un 25 luglio del berlusconismo, invece ci è arrivato tra capo e collo direttamente un altro 8 settembre, cioè un collasso istituzionale che ha consegnato la sostanza e la forma della funzione di governo a poteri stranieri. Appena tre settimane fa la multinazionale Deutsche Bank si disfaceva di sette miliardi di euro di titoli del debito pubblico italiano, innescando una spirale internazionale di vendite. Oggi la stabilità del debito italiano dipende dagli acquisti di titoli da parte della Banca Centrale Europea, che detiene già ventidue miliardi di BTP. In una situazione analoga si trovano Paesi come la Spagna, il Portogallo, la Grecia e l’Irlanda, anch’essi messi in ginocchio dalle vendite di titoli dei rispettivi debiti da parte di Deutsche Bank, ed ora anch’essi sotto la tutela pelosa della BCE.(1)Il debito pubblico fu un’invenzione britannica di qualche secolo fa, motivata ufficialmente con l’opportunità per lo Stato di prendere a prestito il denaro che gli occorreva, piuttosto che procurarselo con altre tasse. In realtà il debito pubblico fu creato perché serviva alle banche per potere investire una parte considerevole dei loro liquidi in titoli di Stato; titoli che permettessero alle banche sia di lucrare interessi sicuri, sia di servire da garanzia patrimoniale in caso di necessità.
Negli ultimi anni il debito pubblico degli Stati si è gonfiato a dismisura, poiché i governi avevano bisogno di fondi per soccorrere le banche entrate in crisi per lo scoppio della “bolla” (leggi: truffa legalizzata) dei titoli derivati. Le banche ingrate possono oggi ricattare i governi che si sono tanto indebitati a causa loro, e pensano di cogliere l’occasione per sostituire la cartaccia dei titoli con i patrimoni immobiliari pubblici. Oggi in Europa il Paese che si è più indebitato per salvare le banche è proprio la Germania, ed i guai arriveranno anche lì; ma le multinazionali come la Deutsche Bank cominciano prendendo di mira i Paesi più deboli, usando il governo tedesco come castigamatti.

Ecco perché si insiste tanto sulla privatizzazione dei beni demaniali, ed anche sulla “liberalizzazione” dei servizi pubblici locali, dato che ogni azienda municipalizzata dispone di un notevole patrimonio in edifici e terreni. Il significato, neppure tanto recondito, del chimerico vincolo di pareggio di bilancio imposto dal duo Merkel-Sarkozy, sul piano pratico consiste appunto nel costringere gli Stati a cedere i propri patrimoni immobiliari alle multinazionali creditrici.
In Italia, come altrove, l’opinione pubblica però è stata con

vinta dai media che il debito pubblico serva a pagare gli stipendi e le pensioni degli statali, perciò risulta agevole agli stessi media lanciare ora un’offensiva ulteriore di psicoguerra nel senso del “colpanostrismo”: ben ci sta, perché non abbiamo saputo autogovernarci, abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, perciò adesso ben venga la tutela e la guida tedesca. In realtà in Germania la Deutsche Bank fa molta più paura che in Italia.

Inchieste giornalistiche della emittente tedesca pubblica Ard TV hanno documentato che il governo Merkel prende ordini direttamente da questa multinazionale del credito. Si è scoperto che il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, ha gestito la crisi finanziaria greca in base ai documenti-direttiva elaborati negli uffici della Deutsche Bank, e ciò mentre la stragrande maggioranza dei media e dei commentatori ufficiali ci raccontava invece che la Merkel risultava condizionata dal timore dei risultati delle elezioni amministrative in Assia o in Westfalia.(2)

Il servilismo e la piaggeria del cancelliere Merkel nei confronti della Deutsche Bank hanno assunto anche aspetti grotteschi. Ard TV ha infatti rivelato che nel 2008, in occasione del sessantesimo compleanno dell’amministratore delegato di Deutsche Bank, lo svizzero Josef Ackermann, a questi è stata organizzata una festa, a spese dei contribuenti, nella sede della cancelleria. In Germania vi sono stati i prevedibili commenti indignati per il fatto che un ricco banchiere abbia caricato la sua festa di compleanno sulla spesa pubblica (catalogandola magari come “spesa sociale”); ma si sa che i ricchi non rubano per bisogno: lo fanno per passione.(3)

Un ex economista del Fondo Monetario Internazionale, Simon Johnson, in un’intervista ha anche accusato Ackermann di essere “il banchiere più pericoloso del mondo”, poiché la sua pretesa di ottenere un rendimento del capitale di almeno il 25% è talmente rischiosa che può reggersi soltanto a spese dei contribuenti se le cose dovessero andar male. Ma ciò dimostra solo che Ackermann ha capito come funziona davvero il capitalismo: è il contribuente la vera gallina dalle uova d’oro, e sono sempre i poveri a dover versare l’elemosina ai ricchi.(4)

Sebbene le notizie sulla Merkel/Ackermann connection siano state diffuse in Germania da un’emittente pubblica, in Italia i fatti in oggetto sono rimasti confinati nei notiziari di agenzia di stampa o nelle pagine interne dei quotidiani. Ciò vuol dire che i nostri telegiornali e quotidiani hanno ricevuto una consegna precisa a proposito del nascondere o minimizzare le informazioni circa l’effettivo potere di Deutsche Bank in Germania.

Tre giorni prima della ridicola esibizione insieme con Sarkozy sulla proposta di “governo europeo”, il cancelliere Merkel ha avuto la suprema faccia tosta di andare a commemorare le vittime del Muro di Berlino, edificato proprio cinquanta anni fa. Il numero delle vittime del Muro rimane incerto: la versione ufficiale dice 100-200 “forse più”. Quando si dice la precisione teutonica!

Dalle migliaia di presunte vittime del Muro di cui si parlava sino a qualche decennio fa, si è scesi alle circa novecento ipotizzate nel 1999 ed, attualmente, al numero di centoventicinque. Senza che sia mai nato un “negazionismo” a riguardo, il procedere degli accertamenti rimette però in discussione continuamente singoli casi, poiché, anche dalle lapidi commemorative, alcune persone risulterebbero morte più volte in date diverse. Anche la cifra di centoventicinque riporterebbe comunque il computo dei caduti più vicino a quello compatibile con ventotto anni di attività di infiltrazione e spionaggio in un’area di confine bellico, e molto meno alla statistica delle vittime per tentativi di fuga da un campo di concentramento. Ma sarebbe davvero ingeneroso sospettare che dalla Germania Ovest siano mai potute partire operazioni di attacco e sabotaggio contro la DDR, poiché è noto a tutti che queste brutte cose la NATO non le farebbe mai.(5)

La Merkel avrebbe però potuto parlare un po’ anche delle vittime della caduta del Muro di Berlino, perché ce n’è almeno una che dovrebbe interessarle. Nel 1989, appena tre settimane dopo la caduta del Muro, fu assassinato in un attentato l’allora presidente della Deutsche Bank, Alfred Herrhausen, che era stato colui che aveva condotto con Gorbaciov la compravendita della Germania orientale. L’ipertecnologico attentato contro Herrhausen fu dapprima attribuito alla RAF, una pista che negli anni si è estinta per mancanza di indizi; si passò poi ad accusare la polizia segreta orientale, la Stasi, anche in questo caso senza indizi, per prendersela infine con i soliti ignoti.(6)

Su Herrhausen è fiorita tutta una letteratura, che ha ipotizzato che si trattasse di un banchiere umanitario, eliminato per la sua compassione nei confronti dei Paesi poveri e oppressi dal debito, e per le masse dei Paesi dell’Est da condurre per mano e senza traumi allo sviluppo capitalistico. Di chiacchiere umanitarie effettivamente Herrhausen ne ha fatte tante, ma con le dichiarazioni astratte e fumose anche un usciere del Fondo Monetario Internazionale come Giulio Tremonti è riuscito a spacciarsi per un avversario della finanza globale.

In realtà può capitare che il boss dei boss venga eliminato dalla sua stessa cosca mafiosa proprio nel momento in cui le sue vittorie hanno permesso di conquistare nuovi territori da spartirsi. A Strauss Kahn, conquistatore della Grecia, è andata molto meglio, visto che la sua reputazione di satiro ha consentito agli avversari interni al Fondo Monetario Internazionale di eliminarlo con uno scandalo incruento.

Nel 1961 il governo tedesco aveva battezzato la sua nuova creatura architettonica come “Muro di Resistenza Antifascista”, ed in effetti gli eventi successivi hanno messo in evidenza che qualcosa da cui difendersi c’era, eccome. Ma i governanti della DDR di allora non potevano immaginare che il Muro sarebbe stato comprato dalla Deutsche Bank; anzi, neppure comprato, poiché il prezzo pattuito con Gorbaciov non gli fu mai versato, cosa che ha fatto anche pensare ad alcuni che Herrhausen sia stato ucciso poiché avrebbe voluto derogare dalla sua etica truffaldina di banchiere, pagando a Gorbaciov quanto promesso.

Visto che la Deutsche Bank è riuscita a truffare Gorbaciov, non sarà una sorpresa scoprire che tra le sue vittime c’era anche il sindaco di Milano, Moratti, oltre ad altri Comuni italiani, tra cui quello di Firenze. L’oggetto della frode erano i soliti titoli derivati, ed insieme con la Deutsche Bank risulta indagata anche quell’altra associazione di beneficenza che è la Jp Morgan, la più grande banca del mondo.(7)

Le inchieste giudiziarie hanno potuto rintracciare tutti i termini della frode, anche perché oggi gli affari viaggiano sull’informatica, nei telefonini e nei computer, lasciandosi dietro tracce precise del proprio passaggio, anche più vistose delle briciole di Pollicino. I crimini finanziari rischiano perciò di diventare un libro aperto, il che spiegherebbe molte cose a proposito di leggi anti-intercettazioni, di “processi lunghi” e “processi brevi”. Con le sue aggressioni verbali Berlusconi ha indirettamente alimentato un alone positivo ed eroico attorno alla magistratura; in realtà nella vicenda di Berlusconi risultano molto più numerosi i magistrati corrotti o arruolati nella sua corte che quelli che gli hanno dato realmente la caccia. Il punto è che anche pochi magistrati intenzionati a fare il loro lavoro, oggi hanno a disposizione molte più possibilità di reperire prove. Forse questa circostanza dovrebbe far sospettare che certi provvedimenti non siano esclusivamente leggi ad personam pro Berlusconi, ma anche regalini per multinazionali come Deutsche Bank e Jp Morgan. Queste due multinazionali del credito, dopo aver turlupinato i Comuni italiani, ora si candidano pure a rilevarne i patrimoni immobiliari.

Attualmente è persino difficile trovare vicende di corruzione in cui Deutsche Bank non risulti in qualche modo implicata. Persino nello scandalo della sanità in Abruzzo, che ha travolto il governatore Ottaviano Del Turco, la Deutsche Bank non poteva mancare. Anzi, dobbiamo ad un volo a Londra di Ottaviano del Turco nel 2006, per incontrarvi i vertici di Deutsche Bank, il fatto di poter sapere che i vertici decisionali della stessa Deutsche Bank non operano neppure più in Germania, ma appunto a Londra.(8)

Su una cosa il primo ministro David Cameron pare abbia davvero ragione: Londra pullula di criminali. Ma poi invece di mandare la polizia a stanare i criminali nella City, Cameron la spedisce nelle periferie a pestare la povera gente. Nulla di strano, poiché lo scorso anno Cameron fu il candidato premier sponsorizzato ufficialmente da Deutsche Bank, in termini persino imbarazzanti per la sfacciataggine di tale appoggio.(9)

Fonte: www.comidad.org/dblog/
Link: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=443
18.08.2011

(1) DEUTSCHE BANK: RIDUCE ESPOSIZIONE SUI PIIGS DEL 70%. SU ITALIA -88% (FT)

(2) Deutsche Bank writes German Finance Ministry’s Greek debt policy, ARD documentary reveals

(3) Merkel nella bufera per il party offerto al capo della Deutsche Bank

(4) ‘One of the Most Dangerous Bankers in the World’

(5) Researchers Confirm 125 Berlin Wall Deaths

(6) Herrhausen, un delitto in nome della Storia

(7) Deutsche Bank, JPMorgan, UBS charged with derivatives fraud

(8)
DEL TURCO A LONDRA INCONTRA VERTICI DEUTSCHE BANK

(9) With bankers as his friends, David Cameron needs no enemies

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