QUANDO IL SENSO CIVICO FINISCE NELLA MANI DEI PAGLIACCI

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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

Sono un grande tifoso di calcio, ma prima ancora amo lo sport.
Appartengo a quella categoria di tifosi che rimangono indignati quando la propria squadra del cuore perde perchè gioca male e dice “ben ci sta”.
Come ogni bravo tifoso di calcio ho sempre avuto una enorme stima per il calciatore argentino Diego Armando Maradona che negli anni ’80 meravigliò tutti con superbe giocate, regalando ben due scudetti alla squadra del Napoli. E’ stato autore di indimenticabili colpi di genio calcistico, motivo per cui l’ho amato, stimato e rispettato.
Non così l’uomo.
I due aspetti vanno tenuti ben distinti.Dopo aver giocato nel Napoli, Maradona è praticamente scappato via per fuggire alla giustizia italiana. Risulta debitore di 40 milioni di euro all’erario. “Soltanto gli stupidi pagano le tasse, e noi non lo siamo” disse allora. Parlava (di sè) al plurale -come il Papa- e quando commentava le proprie gesta usava sempre la terza persona.

Qualche anno fa sono tornato a vivere per un certo periodo a Buenos Aires, forse la città al mondo dove il calcio è più radicato, in assoluto, nella cultura collettiva, popolare e non. Oltre ad amare il calcio, gli argentini lo praticano quasi tutti come sport anche a 70 anni. A Buenos Aires mi sono divertito, infatti, a partecipare al campionato nazionale “over 55”, un’idea geniale sponsorizzata e finanziata dalla Associazione Nazionale di Cardiologia. I giocatori che compongono le squadre devono essere tutti oltre i 55 anni, con un fuoriquota “under 18”. Nella mia squadra, il cannoniere si chiamava Alfonso e aveva 68 anni.

Frequentando la città, la prima cosa che mi colpì fu l’opinione che gli argentini avevano di Maradona. Molti di quelli che conoscevo lo chiamavano, infatti, “El Payaso” (trad.: il pagliaccio) un’espressione che nessun cultore del calcio italiano oserebbe mai neppure pensare nei confronti di grandi calciatori italiani in pensione come Roberto Baggio, Gigi Riva o Paolo Maldini, le cui gesta hanno riempito i rotocalchi e i commenti gossip per decenni.

Il cambiamento nell’immaginario collettivo della coscienza degli argentini passa anche attraverso la fortissima contestazione nei confronti di Maradona, al quale -al di là del problema delle tasse che è una questione tutta e soltanto italiana- nessuno ha perdonato mai la totale e cinica indifferenza riguardo la dittatura militare, nonchè la sua spettacolarità caciarona e volgare -per l’appunto pagliaccesca- che ha finito, negli anni, per appannare la sua immagine. Nel 2008 la federazione di calcio argentina lo scelse come allenatore della squadra nazionale per portarla ai mondiali. Il pubblico si spaccò in due fazioni e nonostante la maggioranza (ci fu una specie di referendum televisivo) avesse votato contro, lui riuscì a imporsi. Litigò con tutti, non combinò un bel nulla, fece fare una figura meschina e pessima alla squadra argentina nel 2010 e venne licenziato in tronco. Tra l’altro, venne accusato anche di truffa e il dileggio l’ha sommerso a un punto tale che è stato costretto a scappare via dal paese, inseguito dal disprezzo della comunità che lo aveva tanto amato e sostenuto. E’ finito ad allenare una squadra locale negli Emirati Arabi, dopo un’apparizione fugace in quel della Cina, finita malissimo: imprigionato per furto nei confronti di un albergo a cinque stelle a Shangai dove pretendeva di non pagare un conto astronomico. Il direttore dell’albergo chiamò la polizia e lo fece portare via in manette, con furibonde polemiche in Argentina perchè pare che fu il consolato a dover pagare le sue spese pazze, con i soldi della cittadinanza.

Evidentemente Diego Armando Maradona considera se stesso una persona al di sopra della Legge.

Come Silvio Berlusconi, tanto per capirci.

E’ venuto adesso in Italia con l’idea (così almeno la stampa sportiva ci ha voluto far sapere) di candidare se stesso alla guida del Napoli come allenatore, lavoro che, secondo me, uno con un curriculum vitae come il suo non è adatto a fare.

Si tratta di un grande evasore fiscale e di una persona che disprezza (non ne ha mai fatto mistero) la collettività, il lavoro, l’operosità, la gente. A meno che non lo applaudano e non lo amino senza condizioni.

Si è presentato alla trasmissione “Che tempo che fa” intervistato da Fabio Fazio insieme a Gianni Minà; entrambi lo hanno presentato al pubblico come una grande persona, un grande personaggio e il servizio pubblico, pagato con le nostre tasse, ci ha regalato una standing ovation nei confronti di un grande evasore fiscale.
Nell’espletamento delle loro funzioni, alcuni impiegati di Equitalia gli hanno presentato subito la contestazione (negli anni passata in giudicato come “mora” con l’aggravante della “latitanza”). Maradona ha risposto con un gestaccio nei confronti dei funzionari di Equitalia.

Interrogato sulla vicenda, il vice ministro dell’economia Stefano Fassina ha dichiarato questa mattina: “E’ un gesto da miserabile e credo che vada perseguito con grande determinazione. Maradona è un evasore totale e la Legge va rispettata e applicata. Stiamo parlando di 40 milioni di euro e Maradona farebbe bene a imparare a rispettare le leggi della Repubblica Italiana”.

Poche ore dopo, il capogruppo del PDL Renato Brunetta ha dichiarato: “Ho depositato un’interrogazione alla Commissione di Vigilanza Rai, nelle mani del Presidente Fico, sull’ episodio indecente accaduto ieri sera a Che tempo che fà, con Maradona impegnato nel gesto dell’ombrello, ed elevato così a testimonial dell’evasione fiscale. Più grave ancora è il comportamento di Fabio Fazio che si è schierato dalla parte di un grande evasore con i soldi dei contribuenti”.

Hanno entrambi ragione, sia Fassina che Brunetta.
Il punto principale, infatti, consiste nel fatto che il servizio pubblico si presti per consentire a un privato (peraltro anche straniero) di perorare la propria causa individuale contro lo Stato Italiano. Se è così, allora, da domani a “Che tempo che fa” devono essere ospitati tutti coloro che hanno un contenzioso aperto con Equitalia in Italia.
Tutti: nessuno escluso.
Chi evade il fisco deve essere perseguito e sanzionato.
Se poi a chiedere l’applicazione della Legge sono Renato Brunetta e Stefano Fassina, ben vengano: il tifo è sempre e comunque segno e segnale di miopia e ottusità, va bene soltanto allo stadio quando si incita la propria squadra del cuore.
La nuova cittadinanza che tutti noi auspichiamo passa attraverso il rispetto delle norme per tutti.
Nessuno è al di sopra della Legge.
Il Diritto, la Legge e il rispetto per la cittadinanza appartengono alla sfera della oggettività.
Il Servizio Pubblico -lo dice la parola stessa- deve essere una piattaforma di comunicazione messa al servizio della collettività.
Ritengo che la Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai dovrebbe dar seguito alla mozione di Brunetta e intervenire facendoci sapere -a noi cittadini comuni- il suo illuminante parere.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/10/quando-il-senso-civico-finisce-nelle.html
22.10.2013

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