QUANDO IL MALE SORRIDE

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DI NICOLAI LILIN

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Quando facevo il soldato in Russia ho conosciuto un personaggio interessante. Era un vecchio maresciallo del Dipartimento Principale all’Informazione (i nostri servizi segreti militari russi sono noti anche con la sigla GRU). Quell’uomo lavorava nella nostra base segretissima, dislocata in una delle valli del Daghestan al confine con la Cecenia e il suo compito era coordinare l’operato delle nostre squadre di sabotaggio GRU, in una delle quali io prestavo servizio. Non avevamo in dotazione le radio ed era severamente vietato avere qualsiasi tipo di apparecchio di comunicazione. In questo modo il comando era sicuro che le nostre squadre non sarebbero state rilevate dal nemico, che a quei tempi possedeva apparecchiature di rilevamento molto efficaci fornite dall’esercito americano, fornite tramite i loro alleati georgiani che alimentavano il terrorismo wahhabita in Caucaso.

Senza apparecchi di comunicazione era difficile operare in un ambiente che cambiava dinamiche e situazioni operative in ogni momento. Sfruttando l’esperienza acquisita dalle squadre di ricognizione e sabotaggio delle forze speciali del KGB durante l’invasione sovietica in Afganistan, i nostri principali avevano deciso di incaricare i veterani di quel conflitto, esperti in tattica e dinamica di operazioni speciali: creavano per ogni squadra un percorso logistico con più varianti, alle quali noi dovevamo attenerci nel corso delle missioni. Questo si faceva soprattutto per evitare di scontrarci con altre nostre squadre nei boschi e non ammazzarci a vicenda. Ma anche per non essere presenti in quantità “massiccia” in un punto concreto, per non creare sospetti tra i nostri nemici. Leonid Vladimirovich, maresciallo delle forze speciali della GRU, preparava il piano d’azione per la nostra squadra. Era una persona di grande esperienza e saggezza che aveva passato molti anni nella, segretissima e molto temuta dai mujaidin, squadra “Almaz” delle forze speciali del KGB, impegnata sulla frontiera tra Afganistan e Pakistan. Una volta, nel corso di una missione particolarmente dura, la squadra della quale io facevo parte non e’riuscita a ritornare al punto di evacuazione per il tempo stabilito e per questo abbiamo dovuto fare ritorno alla base a piedi. Ci abbiamo messo due giorni per aggirare vari gruppi dei wahhabiti, eravamo nel bel mezzo di un territorio controllato da loro. All’arrivo ci siamo seduti tutti insieme con il nostro comandante e con il nostro maresciallo, bevendo zuppa calda, abbiamo raccontato nei particolari la nostra avventura. Alla fine il nostro vice capo gruppo, un giovane sergente maggiore, si è lamentato di come le circostanze operative diventassero sempre più difficili, di come i wahhabiti si accorgessero della nostra presenza sempre più spesso, della loro accuratezza negli spostamenti, di come avessero imparato ad evitare le nostre trappole. Leonid Vladimirovich aveva risposto con una frase che io non dimenticherò mai: “Quando la guerra si fa dura e vi pare sentire la risata del diavolo, dovete rispondergli con una risata più forte”. Sorridere alla morte in faccia per molti ragazzi che ho conosciuto in guerra era un modo per non impazzire per la brutalità che li circondava. Per chi la guerra non l’ha fatta è difficile capire il comportamento dei militari che spesso appare indegno e disumano, quando scherzano parlando della morte di qualcuno, quando mangiano non lontano da qualche cadavere. Per capire questa gente, che a volte ci indigna, bisogna ricordare che sono persone che vivono ogni momento con la consapevolezza di poter morire, che assistono i loro amici feriti aspettando di cogliere il loro l’ultimo respiro con tenerezza e amore, come non sono capaci di fare nemmeno le madri più premurose. La guerra fa dell’uomo una contraddizione vivente, perché risveglia dentro di lui le sue due metà fondamentali, quella negativa e quella positiva, separando una dall’altra, condannando l’uomo a essere dominato dal male e dal bene che si susseguono, illuminando la sua anima come il sole e la luna.

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La guerra è un crimine terribile, senza alcun dubbio la cosa più indegna che l’uomo abbia mai creato. Uccidere un proprio simile per questioni giustificate da interessi o convinzioni porta l’animo umano all’agonia, crea dentro un vuoto che non può essere riempito con niente e con cui si vive soffrendo per il resto della vita. Ma ancora più distruttivo e’ il destino di quelli che fabbricano motivi per far scoppiare le guerre. Quei politici e leader che con una firma o con una frase condannano una moltitudine dei innocenti a morte. Le loro anime si inceneriscono nel fuoco infernale già durante la vita, questi malvagi diventano la proprietà del diavolo prima della loro morte fisica. Questo vale per tutte le guerre: per chi le scatena tutte le guerre sono uguali. Lo scempio che sta accadendo in Ucraina non fa eccezione.

Alla moltitudine delle terribili immagini che arrivano ogni giorno dal “granaio d’Europa”, che in questo periodo storico sembra essere stato dimenticato da Dio, qualche tempo fa se ne sono aggiunte di nuove altrettanto terribili. I Soldati ucraini della 25-ma brigata sono stati fatti letteralmente a pezzi dopo il colpo dell’anticarro che ha raggiunto il loro cingolato leggero BMP. I Corpi di quei giovani ragazzi che potevano avere un futuro, una vita serena e pacifica, erano sparpagliati per strada, carbonizzati dall’esplosione. Un quadro osceno e terribile per cui non esiste pietà. Ho visto molte immagini come queste, di militari di diversi paesi, in diverse guerre. La morte ha sempre un orribile e cinico volto, indipendentemente da chi muore. Ma ancora più terribile è la consapevolezza che queste persone hanno perso le loro vite per niente. La guerra che il governo golpista Ucraino compie contro il proprio popolo non ha alcun senso e tutte le sue vittime sono sulla coscienza di quegli oligarchi criminali ed estremisti, che con l’aiuto di USA e UE, si sono improvvisati politici dopo aver rovesciato un governo legittimo, facendo sprofondare il Paese in un conflitto sanguinario, la cui fine, ho paura, non vedremo molto presto. Tutti sono vittime dell’attuale amministrazione che illegalmente occupa incarichi governativi in Ucraina ed agisce in maniera anticostituzionale. I civili innocenti massacrati nel corso dei bombardamenti ad opera dell’esercito ucraino o durante le rappresaglie degli squadristi neonazisti, armati e pagati da oligarchi corrotti, i ribelli che difendono la popolazione del Sud-Est ucraino, i sostenitori estremisti di Kiev giustiziati nelle azioni di rappresaglia improvvisate da ribelli, i soldati dell’esercito regolare ucraino, i volontari esaltati della guardia nazionale, i neonazisti dei vari “battaglioni” che di militare non hanno niente e somigliano a bande di criminali strutturate attorno a uomini di potere corrotti: tutto questo graverà sulla coscienza di chi alimenta politiche espansionistiche e su quella di chi si offre come servo al padrone e che opera con metodi da grilletto facile.

In questi giorni le dinamiche della guerra civile in Ucraina prendono una piega sempre più brutale e cinica. Sono passati circa tre mesi da quando l’esercito regolare ucraino ha cominciato a compiere massacri quotidiani contro i civili del Donbass utilizzando aviazione e artiglieria. In questo modo il governo golpista di Kiev sperava terrorizzare la popolazione e placare la resistenza di chi rimaneva fedele alla Costituzione e alla Legalità, stuprate e dissacrate dopo il colpo di stato armato avvenuto per mano delle falangi estremiste a Maidan. La resistenza non ha mollato. Allora i “democratici” di Kiev, incitati dai “consulenti” della NATO, sono passati all’utilizzo di armi ancora più terrificanti: fosforo bianco, proiettili dalle testate termobariche, missili non guidati Grad, bombe a grappolo. Questo aumento della brutalità bellica ha incrementato il numero di vittime soprattutto ed esclusivamente tra i civili. Ma la popolazione del Donbass, martoriata e terrorizzata, non smette di sostenere i suoi ribelli. Secondo l’ONU e HRW, centinaia di migliaia di cittadini ucraini si sono rifugiati in Russia, la quale, nonostante le vili sanzioni economiche e il comportamento ostile di una parte dei politici occidentali fedeli all’asse statunitense, accoglie rifugiati e offre una vita migliore a chi ha perso tutto in questa terribile e infame guerra. Persino alcuni soldati ucraini sono scappati in Russia, subito dopo essere stati trasferiti nella zona dei combattimenti, perché non volevano massacrare il loro popolo. Il governo russo ha già dato asilo politico ad alcuni dei militari ucraini che lo avevano richiesto; per fortuna questi giovani potranno vivere e costruire il proprio futuro lavorando e creando le loro famiglie, non distruggendo quelle degli altri, come continuano a fare i loro compagni accecati dall’esaltazione dell’odio razziale. Ultimamente l’esercito ucraino ha dimostrato di avere difficoltà più che evidenti. Manca materiale bellico, il carburante è scarsissimo, la paga i militari non la vedono da diversi mesi, le azioni dei ribelli sono come le coltellate prese nel buio: difficili da prevedere e da evitare, di conseguenza la morale dei combattenti è pessima. La popolazione delle regioni del centro Ucraina sta alzando la voce contro la guerra e, dopo le prime migliaia di morti spediti al fronte, nessun genitore sano di mente vuole mandare i suoi figli in quella carneficina.

In questa situazione per i golpisti ucraini ci voleva un caso eclatante, qualcosa che attirasse l’opinione pubblica dalla loro parte, qualcosa per attirare i finanziatori delle loro sanguinose azioni nel Donbass, dove le compagnie americane già si stanno preparando per usare gas di scisto, avvelenando per sempre tutto l’eco sistema locale. L’abbattimento dell’aereo malese e’ stato una manna dal cielo per il governo golpista. Ma non sono riusciti a sfruttare adeguatamente nemmeno questo drammatico episodio, perché non hanno il totale controllo del paese, perché la loro propaganda è debole e inefficiente, in quanto sfrutta un bacino di pubblico in gran parte poco preparato e malinformato, e opera con materiali considerati incoerenti, che vengono divulgati con dei modi persistenti e violenti per qualsiasi persona normale di cultura media. Incolpare la Russia dell’abbattimento dell’aereo è stato un fallimento totale. Non e’ servito a capire chi ha abbattuto realmente quell’aereo, ma soprattutto ha insospettito tutto il mondo. Non sono serviti nemmeno gli interventi dei politici statunitensi e del presidente Obama che strillava come un indemoniato incolpando i russi, con prove che avrebbe potuto fabbricare qualsiasi ragazzino abile con Photoshop. Per ora i russi sono stati gli unici a fornire le prove che riguardano quella tragedia e gli Stati Uniti si sono chiusi in un imbarazzante silenzio. Quindi nemmeno l’abbattimento del Boeing malese e’ riuscito a risanare la situazione dei golpisti e giustificare a livello internazionale l’intervento della NATO, che non vede l’ora di invadere l’Ucraina e alimentare un lungo conflitto contro la Russia. Questo dovrebbe distruggere per sempre la prospettiva della creazione di un asse economico euro-asiatico, una degna e logica alternativa al dominio statunitense, che sprofonda sempre di più nella crisi e costringe gli europei ad allontanarsi dai diritti civili, come quelli per la casa, per il lavoro, per la sanità. Senza parlare della mostruosa mutazione della nostra società occidentale, che distrugge le famiglie e allontana i giovani dalla prospettiva di un’esistenza degna, dalla prosperità, sostituendo l’importanza dei diritti primari con quelli astratti, convincendo che divertirsi nella vita è più importante che avere sicurezze nel proprio futuro, più importante di procreare, amare la propria Patria, rispettare e salvaguardare tradizioni, tramandare nel tempo l’impronta e l’identità dei propri avi. Per la globalizzazione ultra liberista e’ più importante che i giovani senza prospettiva di un futuro degno vengano schiavizzati dalle multinazionali, sfruttati con dei sistemi precari: troveranno sfogo nell’alcol, nel fumo, nella droga, anche questo sotto controllo delle lobby.

Il fascino della propaganda dell’Impero di fast-food e’molto forte. Molti ucraini hanno perso la testa abbagliati dalle promesse americane, pensando che li aspetti una vita come quella delle serie TV statunitensi. Non gli importa che gli USA non sono certo un esempio di paradiso sociale: cinquanta milioni di americani non hanno diritto alla sanità, senza parlare degli analfabeti, della criminalità e del sistema giudiziario che diventa un modo per togliere dalla circolazione quella classe di cittadini che non rientra nello schema di vita degli ultra liberisti. L’esaltazione degli ucraini per il sistema americano mi appare come la metafora di uno schiavo che scappa da un padrone e si nasconde nella casa dell’altro, motivando il suo gesto con il fatto che il vecchio padrone lo picchiava con un bastone di legno e quello nuovo lo farà con un bastone d’oro. Proprio per questo gli ucraini pro golpisti si spingono verso crimini sempre peggiori contro i propri concittadini che non condividono la loro visione socio-politica. Di recente hanno usato armi di distruzione di massa lanciando sul territorio del Donbas tre missili OTS Tochka (codice NATO SS-21 Scarab), distruggendo definitivamente l’immagine dell’Ucraina “libera” e “democratica”, l’immagine che la batteria dei media occidentali corrotti e pagati dagli azionisti statunitensi, con sudore, aveva creato nel periodo del colpo di stato armato di Maidan. L’amministrazione ucraina, estasiata dall’improvviso consenso internazionale che aveva ricevuto al momento di Maidan, si e’dimostrata incapace di mantenere la sua coerenza. Forse perché non ha preso in considerazione che gli occidentali sono molto abili nel cambiare le loro opinioni, e lo fanno molto spesso. Così tutto il Mondo e’ rimasto stupito quando l’altro giorno la giornalista della CNN, con fredda ironia, ha commentato l’utilizzo delle armi di distruzione di massa contro la popolazione civile. Ha detto: “e questi sarebbero i “bravi ragazzi?”.

Anche la situazione generale economica dell’Ucraina è pessima: la valuta nazionale ormai è defunta, non la cambiano in nessun aeroporto internazionale. I prezzi si sono triplicati e ci sono tutti i presupposti per dire che questo è solo l’inizio della fine. I bond ucraini non valgono nemmeno una partita di monopoli. Il paese in queste condizioni non può fare altro se non indebitarsi con le banche, ma come sappiamo noi europei, la politica in mano ai banchieri riduce i paesi ad una vera schiavitù, toglie i diritti sociali, distrugge l’istruzione trasformando la popolazione in un manipolo di lobotomizzati, investe nello sviluppo degli standard basati su classismo e corruzione, fa prosperare i mercati neri e di conseguenza, mafie di vario genere.

Mi domando cosa pensano ora quelle persone che demolivano il sistema statale del loro Paese, ingenui che in quel modo pensavano di raggiungere la libertà. Sono d’accordo con la volontà di un popolo di auto determinarsi e liberarsi dalle influenze geo-politiche non desiderate e se la stragrande maggioranza degli ucraini veramente non vuole più avere a che fare con Russia, comprendo e approvo tale decisione. Ma come fanno a non accorgersi che in questa situazione il loro sentimento anti russo è stato manipolato e sfruttato da un potere altrettanto corrotto, che distrugge il loro paese trasformandolo in una pedina, in un campo di battaglia? Stanno strappando legami storici, stravolgendo l’identità nazionale, riportano in vita dall’abisso dei secoli mostri che si erano macchiati dei crimini peggiori. Non capisco come possano ancora quegli ignoranti sostenitori del colpo di Stato di Maidan esaltare la morte delle donne e dei bambini della loro stessa nazione, commentando con dei motti pieni di insulti il presidente di un altro paese. È come se un mio vicino che mi odia, e non può fare niente di concreto contro di me, passasse il suo tempo a massacrare di botte i suoi figli e sua moglie sotto le finestre di casa mia, urlando per tutta la via che io sono un mostro, un violento, aggressore e dittatore. La propaganda sta facendo dei brutti scherzi ai pro-golpisti. Presto si accorgeranno che, una volta finiti nel labirinto delle contraddizioni, sarà impossibile trovare la via d’uscita e si rischia di vivere tutta la vita chiusi tra le mura dell’odio, del razzismo e della xenofobia.

Si può dire che siamo di fronte al sorriso più abbagliante che il diavolo abbia mai mostrato agli uomini. Ci sarà qualcuno capace di rispondere a questo male con un sorriso più largo?

Nicolai Lilin

Fonte: http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it

Link: http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/08/12/quando-il-male-sorride/#more-162

12.08.2014

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