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QUANDO E’ IL POTERE A DECIDERE LA NOSTRA MORTE – VIVERE E MORIRE DI CREDULITA’

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A cura di Davide
Il 28 Luglio 2009
164 Views
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DI ANTONELLA RANDAZZO
lanuovaenergia.blogspot.com/

Sempre più persone gridano al “massacro di massa” in occasione della vaccinazione globale annunciata dall’Oms.
E qual è la novità?
C’è stato un momento storico in cui i personaggi al potere non abbiano rivendicato anche la capacità di togliere la vita ai loro sudditi?
Hanno organizzato terribili guerre mondiali per massacrare milioni di innocenti. Si tratta più o meno delle stesse famiglie di allora, oggi in possesso di banche o corporation che forse hanno cambiato il nome ma non la sostanza.
La differenza è che oggi per togliere di mezzo milioni di persone nel giro di poco tempo non hanno per forza bisogno di scatenare una guerra mondiale. Basta il potere delle società farmaceutiche e il controllo del cibo.

Credete che i crimini di massa debbano ancora accadere?
Vi sbagliate. Da tempo il gruppo di potere economico-finanziario ha ridotto alla fame non pochi paesi, facendo morire per fame, miseria o malattie curabili parecchie persone nel Terzo mondo.
E che dire delle cifre altissime relative ai morti per cure mediche o ospedalizzazione che si registrano nel Primo mondo?
Adesso vorrebbero semplicemente estendere ancora di più queste catastrofi su tutto il pianeta, in modo tale da diminuire drasticamente la popolazione.

E’ vero che le società farmaceutiche guadagnerebbero molto denaro dalla vendita del vaccino, è vero anche che scatenando paura si prostrano i popoli ai piedi dei potenti, chiedendo “protezione”.
Ma è anche vero che attraverso la medicina ufficiale, i farmaci e i vaccini viene controllata la “salute” delle persone, potendo far ammalare o addirittura uccidere attraverso “cure”, in certi casi rese obbligatorie.

“Il potere manipola i corpi” diceva Pasolini, “li fa vivere o li uccide”, aggiungiamo noi.
Oggi si vuole un notevole calo demografico per diversi motivi: perché il gruppo di potere è esiguo e si sente minacciato dall’aumento della popolazione, per gestire meglio le ricchezze del pianeta (che oggi sono in gran parte nelle mani del gruppo di potere), o perché le esistenze che non sono inserite nel circuito economico vengono viste come inutili e dunque da eliminare.
Di conseguenza, come molti sanno, l’Oms, di solito poco attenta alle vere problematiche sanitarie e alimentari del pianeta, si attiva a questo scopo, paventando una epidemia terribile. All’improvviso questa organizzazione sembra essere interessata alla salute umana, e per questo sta costringendo molti paesi del mondo ad acquistare i presunti vaccini dalle solite società in odore di crimine.
E noi dovremmo credere che un’organizzazione truffaldina e società farmaceutiche criminali all’improvviso diventino filantropi disinteressati e si preoccupino della nostra salute, salvandoci dalla pandemia?
Davvero difficile pensare che società che in passato hanno causato non pochi danni alla salute di parecchie persone, come la GlaxoSmithKline e la Roche, oggi siano in prima fila per “difendere” la salute umana.
Qualcosa non quadra, e non pochi se ne sono accorti, mettendo in guardia del rischio che gli stessi vaccini siano preposti a scatenare la “pandemia”.

Scatenare una specie di “caccia all’untore” farebbe parte della farsa dell’Oms, gridando che una presunta influenza che ha fatto soltanto diverse centinaia di morti, sarebbe “inarrestabile” e le persone con presunti sintomi sarebbero da isolare.
Adesso chiunque di noi si trovi ad avere qualche linea di febbre potenzialmente potrebbe essere additato come “untore” e penalizzato, pur avendo magari soltanto un malessere passeggero. Si può scatenare una “caccia all’uomo”, contro chi avrebbe i presunti sintomi o contro chi rifiuterà il vaccino.

Occorre osservare che il potere di morte sui sudditi è parte importante dell’assetto attuale.
Sono noti i casi in cui si rivendica persino il potere di impedire una morte dignitosa a chi non può più vivere.
I più noti casi furono quello di Eluana e di Welby, che riempirono i media per diverso tempo, suscitando un vespaio e sollevando diverse opinioni. Oggi l’argomento non risulta essere più d’attualità nonostante vi siano molti altri casi simili. Il problema sollevato non è ancora stato risolto e non è nemmeno stato chiarito a sufficienza dai mass media o dalle istituzioni.
Risulta evidente che è in gioco il potere sul corpo, sul corpo vivo e su quello malato o quasi morto.

Su questo problema, la Chiesa Cattolica vorrebbe imporre il suo punto di vista, facendo credere che si tratti di un problema di fede o di evoluzione spirituale. Ma è ovvio che se gli alti prelati fossero davvero interessati a salvare vite umane, avendo la chiesa ricchezze immense, si prodigherebbero a salvare i bambini che ogni giorno muoiono di fame nel Terzo mondo. Bambini che vorrebbero vivere ma sono costretti a morire.

In realtà è essenzialmente un problema di libertà, tanto difficile da inquadrare come tale quanto meno siamo ormai in grado di comprendere cosa significa libertà.
In fondo, ritornare a privatizzare la morte, rifiutando le tecniche mediche invasive e accanite, significa poter “vivere” liberamente la propria morte, e ciò risulta pericoloso se vi si associa l’idea di poter vivere liberamente anche la vita. Come osservano le studiose Paula Pira e Lucia Venini: “Poter vivere la propria morte può voler dire scegliere il significato che si vuol dare alla propria vita”. (1)

Governi che mandano a morire persone in Afghanistan, per affiancare gli occupanti, poi si spacciano per “salvatori” quando si tratta di affrontare casi in cui la persona non vive più da molti anni.

Molti farebbero volentieri a meno di questi “salvatori”. Ad esempio, Elisabetta Giromella, affetta dalla stessa malattia di Welby, dice: “Sono libera e voglio restarlo, voglio una legge sul testamento biologico che mi assicuri che sarò io a decidere che fare quando diventerà insopportabile questa vita che amo nonostante tutti i limiti… ognuno è libero di fare quello che vuole: soffrire, farsi curare o no, lasciare un testamento o evitare. Il punto è tutto lì: la libertà sulla propria vita che è un diritto personale, non cedibile.” (2)

Una cosa è certa: un paese civile non si affida a prelati e opinionisti di regime, ma approva leggi che possano essere le migliori possibili in quel determinato momento storico. Un paese civile permette ai cittadini di decidere liberamente sulla propria vita, senza essere costretti a sottomettersi ad autorità laiche o religiose.

Come mai le autorità tengono così tanto ad avere controllo persino sulla nostra morte? E per questo sono disposte a spendere molto denaro? (il nostro denaro)
Il celebre filosofo Michael Foucault parlò di “anatomopolitica del corpo umano” ad intendere l’apparato di controllo atto a “garantire il suo ammaestramento (del corpo umano), l’incremento delle sue attitudini, l’estorsione delle sue forze, la crescita parallela della sua utilità e della sua docilità, la sua integrazione a sistemi di controllo efficaci ed economici”. (3)

In altre parole, il controllo del corpo umano è fondamentale affinché abbia successo un sistema di potere opprimente, che si erge ad assoluto, decretando l’assetto economico, finanziario, culturale e mediatico.
Nei sistemi dittatoriali, il corpo umano subisce controllo dalla nascita fino alla morte. Spiega l’antropologo Louis Vincent Thomas:

“Di recente si è instaurato un bio-potere il cui scopo è la pianificazione del corpo specie: una politica adeguata può aggiustare la demografia alla produzione, regolare la natalità e la mortalità, allungare la vita, migliorare la salute. Per esempio, la medicalizzazione della vita è un aspetto caratteristico delle società tecnologiche: “si produce” la salute e l’uomo moderno è un uomo assistito, in altri termini, spodestato della propria autonomia… le scoperte della genetica, la psicochirurgia aprono prospettive preoccupanti per quanto riguarda la manipolazione dei corpi e, come conseguenza diretta, il controllo delle coscienze… E’ lecito pensare all’avvento di una “società psico-civilizzata” nella quale non ci porremo più delle domande sul destino dell’uomo, l’unico problema rimasto essendo: “che tipo di uomini dovremo costruire?”… A questo punto, sarà palese che questa presunta gestione della vita altro non è che una gestione di morte ”. (4)

Secondo diversi autori, in realtà la morte degli individui ad opera del sistema di potere avviene “in due tempi”. In un primo tempo si agisce sull’intelletto e sulle sensazioni, inducendo uno stato di passività o di accondiscendenza verso il potere, che impedirà alla persona di esprimere se stessa come potrebbe. In questo primo stato di “non-vita” la persona si prepara alla morte fisica, disposta ad accettare quanto proviene dalla realtà esterna, persino situazioni di guerra o l’assunzione di prodotti nocivi. Le verrà sempre data una spiegazione plausibile che la indurrà ad accettare tutto. Il lungo tormento della “sclerosi dell’anima” farà in modo che le persone possano essere guidate verso la morte fisica. Si andrà verso la morte contenti: sicuri di aver avuto governanti che li hanno protetti dal terrorismo o che si sono preoccupati di dare loro il vaccino per salvarli dall’epidemia. Fino alla fine si crederà di aver vissuto in una bella democrazia, dopo esser stati liberati da un potere tiranno. Il bene e la libertà hanno trionfato. C’è un mondo migliore di questo?

La verità sulla condizione esistenziale umana in fondo al cuore tutti la conoscono, ma pochi resistono alla tentazione dell’illusione, cadendo nella trappola di chi proprio sulle illusioni ha creato il suo potere. E’ così che si diventa spettatori delle proprie illusioni: denaro inesistente, nemici invisibili, epidemie da affrontare, guerre indecifrabili, ecc. In tal modo persino la nostra stessa morte avrà significati controversi: cancro? Farmaci o vaccini? Epidemia? Infarto?

La medicina ufficiale viene intesa come un ambito che offre certezze di guarigione, e dunque sconfigge malattia e morte, ma allo stesso tempo, paradossalmente, rappresenta una delle prime cause di morte per gli abitanti del pianeta.

In realtà, com’è emerso in particolare negli ultimi anni grazie al lavoro di diversi scienziati e medici, il rapporto medico-paziente e la concezione del corpo umano che sta alla base della medicina tradizionale cozzano con la realtà dell’uomo, che non è e non può mai essere soltanto quella di un corpo fisico. La medicina ufficiale risulta essere soprattutto un luogo di potere.

Il medico tradizionale si approccia al paziente in modo distaccato, come avesse di fronte soltanto un’entità biologica o organica, su cui si erge il potere della sua conoscenza. Tale approccio risente dell’idea che gli aspetti emotivo-affettivi siano sintomo di debolezza e di limite, mentre la razionalità, anche se portata all’estremo, sia sempre un punto di forza e di potere.

Nella nostra cultura la medicina ha acquisito così tanto prestigio e potere perché esiste l’idea fondamentale che la malattia sia come un nemico terribile da combattere in ogni modo, e la morte sia una realtà inaccettabile. Di fronte alla possibilità di morte si solleva spesso l’accanimento terapeutico. Il corpo umano diventa terreno di inauditi interventi medici, senza alcun rispetto per la condizione inaccettabile e non auspicabile in cui il malato deve soggiacere.
Secondo Thomas si tratta di un problema che pone di fronte la questione del potere della medicina:
“Non è infrequente… il caso di morenti trattati in pura perdita, messi sotto ossigeno, sotto ipodermoclisi, sostenuti con sovradosi di farmaci a tal punto che si è parlato di “morte rubata”… E’ la questione di dove iniziano i diritti del malato, dove cessa il potere del medico?” (5)

All’interno di un sistema che ci vede come numeri, anche il nostro corpo acquisisce caratteristiche che lo estraniano dal resto del nostro essere. Come spiega il medico e ricercatore Alberto Malliani:
“La produzione che crea bisogni, spesso nuovi ed assurdi, è il buco nero più cupo di questo momento della nostra civiltà. La qualità della vita ne sta già subendo un processo di frantumazione di natura puramente meccanicistica… la medicina, naturale spettatrice di morte, ad essa rimane estranea poiché la morte non appartiene a nessuna delle due realtà, altamente produttive, che in essa confinano… tra medicina e solidarietà vi è talora un divergere abissale. Soprattutto quando la solidarietà implica decisioni economiche di tipo involutivo… In sostanza, analizzare l’apparato medico al di fuori del “business” che esso rappresenta è astrazione irreale”. (6)

La morte, nel settore medico è considerata all’interno della logica del sapere che dà potere: se si raggiungono determinate conoscenze si trionfa sulla malattia e si annulla la morte.
In realtà questa prospettiva risente delle dissociazioni tipiche della nostra cultura.
Ad esempio, osserva Louis Vincent Thomas, esistono tranelli volti ad isolare un fatto o un problema dal contesto, impedendo la possibilità di acquisire una visuale più vasta per capire veramente il problema:
“Ogni individuo confrontato con un’istituzione è oggetto di una designazione che lo definisce nell’ambito di un sistema chiuso, nel rispetto di un codice socialmente imposto e facendo astrazione della sua esistenza personalizzata. Per esempio, la cartella medica che segnala un’ulcera gastrica non ha nulla a che fare col contesto socio-culturale che ne è forse la causa profonda. Lo scolaro schedato come “individuo ad alto rischio” è reperito a causa del pericolo sociale che rappresenta e non perché si corra ad aiutarlo nel suo profondo e angoscioso sconforto. Si potrebbero moltiplicare gli esempi all’infinito, in un mondo in cui si tende a generalizzare i test e i controlli medici, l’investigazione e la “schedatura”. Col progresso dell’informatica, quando il linguaggio del potere verrà totalmente cifrato, fra non molto, saremo solo dei numeri, il che esprimerà perfettamente la condizione di oggetti… di cui si gestisce la vita… Più che mai il corpo è un prodotto sociale!… strumento e oggetto del consumo. I mass media s’incaricano di orchestrare il ricatto alla qualità della vita per suscitare nuove necessità esaltando sempre nuovi modelli di salute, di bellezza, di comfort e di piaceri… ognuno insegue, nella frenesia del consumo, un ideale di corpo standardizzato, lungo, sottile, abbronzato. Per non parlare della commercializzazione che considera il corpo come una merce! Esposto, venduto, consumato, trascinato e manipolato, il corpo ha fatto la fortuna di tutte le aziende che vivono grazie allo sport, all’erotismo e alla pornografia.” (7)

Chi ha potere vuole esercitarlo anche sul corpo, vuole mandare in guerra, torturare oppure creare un sistema di controllo sul corpo. Esercitare potere significa anche influire sul senso della vita, su come i sudditi vivranno la loro vita: su quanta vita avranno, quanto saranno “vivi” o quanto e come trascineranno la loro morte chiamandola “vita”.

Nella società medicalizzata anche la morte non è più un fatto privato. Da un lato l’evento morte non fa parte della cultura mediatica, in cui appare la bellezza, la gioventù e il piacere immediato, dall’altro la morte diventa evento medicalizzato.
Nei mass media non si tratta la morte ma si mostrano i morti. Spiega lo studioso Gianfranco Bettetini:
“Le immagini dei mass media si impadroniscono spesso della morte come di un accadimento imprevedibile, ne privilegiano gli aspetti violenti e ne trascurano il valore di progetto ineluttabile… La morte nei mass media, soprattutto in quelli che si servono dell’immagine, corre il rischio di essere considerata solo come un nemico tanto spaventoso e potente, che gli stessi modi di combatterlo o di esorcizzarlo si rivelano come iscritti nelle sue stesse logiche. La società contemporanea e i suoi mezzi di comunicazione iconica sembrano concedersi alla sua forza, quando scelgono la via di guardarla nella sua agghiacciante esteriorità, quando fingono di possederla attraverso le sue sconvolgenti rappresentazioni. Questa morte, non considerata affatto come partner (né, tanto meno, come “sorella”), non interrogata nei suoi valori vitali, si distribuisce nei canali dello spettacolo contemporaneo, oscillando fra la banalizzazione della quantità e l’orrore dello scoop, del colpo di scena. L’informazione di massa gioca con la morte una delle sue partite più tragiche e, purtroppo, socialmente più legittimate… Sembra che il cinema e la televisione abbiano mutuato i loro modelli di morte dal melodramma, dove si muore quasi sempre per cantare, per modulare l’ultimo respiro in una romanza interminabile… Quasi sempre gli audiovisivi non fanno riferimanto alla morte per porsi nei suoi confronti in una condizione di logica disponibilità, ma per isolarla come evento casuale, come malattia aleatoria”. (8)

La morte, idea ignobile e inquietante nella routine quotidiana, diventa appannaggio della tecnologia, gestita da “esperti”, e sottratta ai vissuti più profondi degli esseri umani.
Paradossalmente, mentre in molte zone del Terzo mondo molti bambini non riescono nemmeno arrivare ai 5 anni, gli scienziati si prodigano a cercare la “ricetta per l’immortalità”. Infatti, la celebre rivista “Nature” ha pubblicato una ricerca del Salk Institute di La Jolla (California), in cui si sostiene l’esistenza di un “gene della longevità”. In passato altri ricercatori avevano parlato della “molecola della longevità”. Addirittura, nel 2006, la Geron corporation annunciò la produzione di due possibili farmaci in grado di attivare la telomerasi (un processo che attiva un enzima che dovrebbe rigenerare i telomeri, facendo crescere l’aspettativa di vita). Alcuni scienziati però fecero notare che in questi farmaci si nascondeva il pericolo di cancro. In altri prodotti “contro l’invecchiamento” ci sarebbe anche il pericolo di infarto.
Lo storico della Scienza Stephen S. Hall parla di “Merchants of Immortality”, ovvero mercato dell’immortalità, nel cui calderone si trova un po’ di tutto: clonazione, crioconservazione, pillole dietetiche, trattamenti ormonali, ecc.
Hall osserva che il mondo contemporaneo si vuole presentare come capace di sconfiggere la morte e far trionfare la vita, ma non la vita di tutti, soltanto di alcuni. Come scriveva il premio Nobel (sigh!) Alexis Carrel: “Una grande razza deve propagare i suoi migliori elementi. L’eugenetica può esercitare una grande influenza sul destino delle razze civilizzate… L’eugenetica chiede il sacrificio di molti singoli esseri umani”.

In conclusione, se il potere, ieri come oggi, si arroga il diritto di uccidere, qual è la novità?
La novità è che oggi viviamo in un mondo in cui oltre il 90% degli abitanti è contro la guerra, e in cui sempre più persone si stanno comportando in modo tale da non permettere ai regimi di avere lo strapotere che avevano in precedenza.
Cosa fanno queste persone? Ad esempio, non comprano prodotti dalle corporation assassine, non si vaccinano, non guardano i programmi-spazzatura della Tv, non votano personaggi corrotti, quando necessario, praticano forme di disobbedienza civile, non accettano il crescente militarismo, si informano da fonti indipendenti, leggono libri di autori indipendenti, cercano di vivere una vita di qualità superiore, moralmente, socialmente e culturalmente, rispetto a quella indotta dal sistema, nei loro giudizi e valutazioni cercano di andare oltre la propaganda, cercano di fare qualcosa per rendere note le nefandezze delle loro autorità, ecc.

Non è vero che siamo costretti a soccombere, lo siamo se scegliamo di esserlo.
Nessuno ci può costringere a fare qualcosa che non vogliamo. Anche la più terribile dittatura non può nulla contro un popolo ribelle.
Come scriveva Albert Camus: “Se una condanna a morte di massa è la caratteristica della condizione umana, la ribellione è la sua controparte.”

Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com/
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/07/quando-e-il-potere-decidere-la-nostra.html
28.07.2009

Copyright © 2009 – all rights reserved.
Tutti i diritti sono riservati. Per richiedere la riproduzione dell’articolo scrivere all’indirizzo e-mail [email protected]

NOTE

1) AA.VV. “La morte oggi”, Feltrinelli, Milano 1985, p. 155.
2) “La Repubblica”, 11 luglio 2008.
3) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 127.
4) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 127-128.
5) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 122.
6) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 103.
7) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 126-128.
8) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 209-211.

PER APPROFONDIRE

AA.VV. “La morte oggi”, Feltrinelli, Milano 1985.
Bakan Joel, “The corporation. La patologica ricerca del profitto e del potere”, Fandango, Roma 2004.
Cardini Franco, “Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo”, Laterza, Bari 2003.
Chossudovsky Michel, “Globalizzazione della povertà e nuovo ordine mondiale”, Ega Editore, Torino 2003.
Chomsky Noam, Foucault Michel, “Della natura umana. Invariante biologico e potere politico”, DeriveApprodi, Roma 2005.

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