DI NORMAN SOLOMON
L’arte dell’inganno [Bait-and-Switch*] sull’Iran
Uno tra i più importanti ricercatori della nazione [Usa], Andrew Kohut del Centro di Ricerca di Pew, ha scritto qualche settimana fa che tra gli Americani “c’è un piccolo e potenziale supporto nell’uso della forza contro l’Iran.” Questo mese la Casa Bianca ha continuato ad enfatizzare il proprio desiderio di trovare una soluzione diplomatica. Nonostante ciò e’ molto probabile che il governo USA lancerà un attacco militare sull’ Iran entro il prossimo anno. Come può essere ?
Nella corsa alla guerra, le apparenze sono spesso ingannevoli.
Può sembrare che gli eventi ufficiali si stiano muovendo verso una direzione mentre chi fa politica si dirige altrove. Sulla loro tabella di marcia, gli strateghi della Casa Bianca mettono in atto una pressione sull’opinione pubblica che fa affidamento sull’ intensificazione dell’effetto mediatico. Un’amministrazione americana dopo l’altra si è definita promotrice delle vie diplomatiche mentre poneva le basi per l’inizio di una guerra.
Diversi giorni fa il Presidente Bush ha dichiarato che “la dottrina della prevenzione consiste nel lavorare insieme per prevenire che gli Iraniani abbiano armi nucleari” – ed ha velocemente aggiunto che “in questo caso, significa democrazia.”
Il 12 Aprile il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, ha insistito che il Consiglio di Sicurezza dell’ ONU agisca “ in modo deciso” in risposta all’annuncio dell’Iran di essere riuscito ad arricchire l’uranio. Bush e la Rice sono stati occupati in un estenuante rituale che include la recita diplomatica prima di intraprendere azioni militari.
Sette anni fa, il Presidente Clinton dichiarò che stava iniziando una guerra aerea della NATO diretta dagli USA sulla Yugoslavia perchè tutte le opportunità di trovare accordi pacifici con il presidente della Serbia, Slobodan Milosevic, erano finite in un vicolo cieco.
L’amministrazione Clinton ed i principali mass media USA non hanno però detto che Washington consegnò a Milosevic un ultimatum inaccettabile[nel gergo poison-pill ultimatum**] in bella copia sui programmati accordi di Rambouillet – il cui Appendice B prevedeva l’ illimitato potere concesso alle truppe della NATO di governare l’ intera Repubblica Federale della Yugoslavia..
Gli ultimi decenni della storia Americana sono pieni di tanta falsa politica: ungere le ruote dei mass media e dell’apparato politico per interventi militari nel sud-est Asiatico, nei Caraibi, nell’America Centrale e nel Medio Oriente. Ma la brama dell’amministrazione Bush di usare la “ diplomazia” come scusa per fare una guerra e’ stata insolitamente affrontata con coraggio.
Il 31 Gennaio del 2003 – cinque giorni prima del tanto strombazzato discorso dell’allora Segretario di Stato Colin Powell al Consiglio di Sicurezza dell’ ONU – il presidente Bush tenne una riunione segreta nella Stanza Ovale con Tony Blair. Riassumendo la discussione, che avvenne quasi due mesi prima l’invasione dell’Iraq, il consigliere per la politica estera del primo ministro Britannico, David Manning, prese nota in un agenda: “La nostra strategia diplomatica doveva essere adattata al programma militare.” Nel frattempo, il presidente Bush ed i suoi alti cosiglieri stavano ancora dicendo al pubblico di spingere verso tutti i canali diplomatici nella speranza di evitare una guerra.
I sapientoni hanno spesso consigliato ai presidenti di usare gli stratagemmi diplomatici come finzioni virtuali per legittimare un successivo conflitto. Charles Krauthammer buttò benzina nel fuoco a metà novembre del 1998 quando il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan sembrava far progressi nel prevenire un attacco missilistico USA verso l’ Iraq. “ E’ più che giusto per un presidente Americano enfatizzare il rispetto del consenso internazionale e cose del genere, “ scrisse Krauthammer sul Time Magazine.. “Ma quando inizia a crederci, vieta l’accesso alla Stanza Ovale a Kofi Annan ed amici”.
Alla fine dell’estate del 2002, con grande slancio nei confronti di un’invasione dell’ Iraq, il giornalista per gli affari esteri del Newsweek Fareed Zakaria esortò l’amministrazione Bush a riconoscere il valore delle relazioni pubbliche e consentire agli ispettori dell’ ONU di trascorrere un po’ di tempo in Iraq. “ Anche se le ispezioni non contribuiranno a generare la crisi perfetta,[per una guerra]” egli scrisse ottimisticamente, “Washington sarà ancora più felice nell’ averci provato perche’ questo sarebbe visto come l’aver fatto ogni sforzo possibile per evitare la guerra.”
Quando la realtà non riesce a mantenere neppure un briciolo di percezione, allora è adatta a divenire impercettibile. E nelle questioni di guerra e di pace, quando il potere politico a Washington si adopera al fine di ingannare l’apparenza, il risultato è una diplomazia da pantomima che assomiglia a mala pena ad una cosa reale. Quando il vero obiettivo è la guerra, il compito delle pubbliche relazioni è inscenare uno spettacolo di vita in cui sembra impossibile perseguire la via diplomatica.
Questo tipo di macabro rituale è stato messo in atto il 10 Aprile quando il segretario della Casa Bianca addetto alle realzioni con la stampa, Scott McClellan, ha dichiarato: “ Il presidente e’ stato molto chiaro sul fatto che stiamo lavorando con la comunità internazionale per trovare una soluzione diplomatica riguardo al regime Iraniano ed al suo programma di armi nucleari.” La citazione è apparsa il mattino dopo in un articolo del New York Times con un titolo che deve aver fatto piacere agli architetti della guerra alla Casa Bianca: “ Bush insiste sulla Diplomazia per Fronteggiare il Nucleare in Iran”.
Ambrose Bierce definisce la diplomazia come “ l’atto patriottico di mentire per un paese.” Ma non c’è niente di meno patriottico che mentire per un paese – specialmente quando il risultato è una guerra che poteva evitarsi se l’onestà avesse sostituito la menzogna.
Norman Solomon è direttore esecutivo dell’ Institute for Public Accuracy ed autore di War Made Easy: How Presidents and Pundits Keep Spinning Us to Death.
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/solomon04192006.html
19.04.06
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MANRICO TOSCHI
Note:
*Bait & Switch – Nel marketing è una tattica di vendita nella quale un prodotto che è venduto ad un certo prezzo viene usato per attrarre clienti, che vengono poi incoraggiati ad acquistare un prodotto del tutto simile ma ad un prezzo maggiore. E’ illegale reclamizzare un prodotto quando l’azienda non ha intenzione di venderlo.
**poison-pill ultimatum – Una tattica con la quale viene dato un ultimatum a condizioni così sfavorevoli che l’altra parte non potrà mai accettare perchè troppo assurde.