QUANDO D'ALEMA CHIESE A MONTI…

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DI GIANFRANCO LA GRASSA
conflittiestrategie.it

Siamo un po’ in ritardo rispetto a quanto sta accadendo e alle notizie varie. Tuttavia, ho ritenuto utile finire l’articolo (apparentemente) teorico, che credo pochi leggeranno e mediteranno, mentre sempre più viene invece in evidenza come, senza una buona teoria (per nulla astrusa poiché serve ad afferrare ciò che sta “dietro la maschera”), si ottenga soltanto il bla bla dei giornalisti, politici ed economisti vari dei tempi correnti. Quanto ai “pensatori”, sono i più limitati di tutti e, se per caso non lo fossero, sono allora consapevoli imbroglioni venduti a questo o quel gruppo di “grandi decisori” (quelli solitamente indicati come dominanti).Volevo già da un paio di giorni accennare ad un altro successo del nostro blog. L’ultimo Espresso ha rivelato che, già dall’autunno del 2010, D’Alema aveva contattato Monti ed era stato per l’essenziale stabilito quanto è poi avvenuto; si leggano con attenzione le tre condizioni poste dal “prof.” per accettare, giacché sono ancora quelle di cui gode tuttora pienamente e che hanno sospeso ogni “democrazia” pur nella burlesca forma da questa sempre assunta fin dal suo inizio. Si verificò tuttavia un ritardo nell’operazione per l’intoppo capitato il 14 dicembre di quell’anno quando Berlusconi trovò, malgrado l’abbandono di Fini, alcuni voti (di quelli che poi diventeranno per pochi mesi “i responsabili”) e superò la fiducia per 3 voti, mandando in tilt la “sinistra” ormai sicura della sua caduta, con la devastazione di Roma, ecc. ecc. Abbiamo preso da non so quanto tempo questo 14 dicembre come una delle date essenziali per comprendere la svolta italiana degli ultimi due anni. E’ evidente che si tratta di una data di comodo come tutte quelle nella “storia”, una sorta di paletto di segnalazione.
Il processo si era ovviamente messo in marcia prima; secondo noi, anzi, già dalla fine del 2009 quando Berlusconi andò, in pratica da solo, a Mosca, ed ebbe un incontro con Putin di cui si sa poco. Abbiamo subito sostenuto che molto probabilmente egli non aveva ottenuto ciò che sperava. A dicembre ricevette la statuetta del Duomo in faccia; non abbiamo mai sospettato alcun complotto, ritenendolo invece un gesto isolato e, tuttavia, di quelli che comunque danno indicazioni al malcapitato circa la necessità di “cambiare rotta”.

Naturalmente, ci si deve ricordare, come prima cosa, che “Massimino” era il premier “di sinistra” addetto ai bombardamenti della Jugoslavia (1999) al seguito degli Usa del “democratico” Clinton; egli ha dunque una buona esperienza della loro concezione circa l’esportazione della “democrazia” in tutto il mondo (a partire già dalla seconda guerra mondiale quando si presentarono quali “liberatori” ai popoli che avevano massacrato a furia di bombardamenti sulle città). L’Espresso, tuttavia, si scorda altri due eventi decisivi. Intanto il viaggio di Fini negli Usa il 3-4 febbraio 2010, dove ebbe colloqui rilevanti con i politici (sempre “democratici”) John Kerry e Nancy Pelosi; il 3 incontrò pure il vicepresidente Biden. Poi, se non erro a fine luglio, iniziò la rottura aperta con Berlusconi e la formazione del Fli.

Subito dopo Fini, fu la volta di Napolitano a volare negli Stati Uniti: il 25 maggio incontrò Obama. Non ci si scordi che l’attuale presdelarep fu l’ormai ben noto “ambasciatore” del Pci, andato per la prima volta “laggiù” nel 1978 per trattare – sempre in incontri con i democratici americani, pur mascherati da conferenze nelle Università di quel paese – il cambio di campo del sedicente “eurocomunismo”. Quel viaggio avvenne in coincidenza – per carità, fortuita! – con il periodo del sequestro Moro, poi finito come si sa; e si sa pure chi ostacolò ogni trattativa.

I contatti tra D’Alema e Monti, con le decisioni evidentemente prese, non sono dunque stati iniziativa di “Baffino”; un uomo che tutti credono intelligente e abile politico (favola diffusa per i suoi motivi soprattutto da Cossiga), mentre è solo tramite di ben altri “decisori”. Egli è fondamentalmente un “travet”, che ne indovina poche quando agisce per conto suo, ma si salva sempre perché altrimenti con lui sarebbero implicati ben altri personaggi (interni ed esteri). Basta un minimo di cervello – e il non essere pagati da nessuno – per comprendere che i contatti in questione dipendono, come al solito, dalla “manina d’oltreoceano” (vecchia definizione di Geronimo, quando aveva il dente avvelenato e rivelava alcune verità) e dalle loro “quinte colonne” in Italia, poste molto più in alto del “dalemino”. Il 14 dicembre è stato un intoppo; minore, del resto, rispetto a quello del ’94 (sempre con protagonista il cavaliere), dopo che Stati Uniti e la serva Confindustria erano ormai convinti, mediante l’operazione “mani pulite”, di poter assegnare il governo alla “sinistra” già piciista, svendutasi indegnamente a partire dagli anni ’70, ma con l’aperta manifestazione della manovra al crollo dell’Urss.

Può darsi che Berlusconi abbia recalcitrato un po’, anche perché la svolta richiesta era abbastanza brusca rispetto a quanto messo in piedi dopo la visita in Sardegna di Putin (di ritorno da Algeria e soprattutto Libia) nell’agosto 2003, quando prese avvio una certa minima alleanza tra i due, corroborata dagli accordi tra Eni e Gazprom, accordi che forse “interessavano” particolarmente all’allora premier italiano. Il “ritardo” del ’94 è durato un bel po’; quello del 14 dicembre 2010 meno di un anno. Nel frattempo, i “terribili” ministri Frattini (Esteri) e La Russa (Difesa) hanno giocato ai cani mastini verso Berlusconi per conto di……beh fate adesso voi un piccolo sforzo, avete tutti gli elementi della faccenda sotto gli occhi. Non si creda, tuttavia, che non si sentirà più parlare del “berlusca”; solo che ormai – dovrebbe essere sicuro – seguirà più “miti consigli”, quelli dati dal “Padrino” (chi è? Indovina indovinello!) e che “non si possono rifiutare”.

Tutto quanto or ora scritto è, in estrema sintesi, ciò che stiamo sostenendo nel blog dalla fine del 2010, sia pure con aggiustamenti e nuove “scoperte” via via aggiuntesi.

Le “rivelazioni” dell’Espresso – un giornale della catena De Benedetti, quindi vicino alla “sinistra”, non certamente a Berlusconi – confermano in pieno le nostre supposizioni. Sono in tutta evidenza rivelazioni carenti. I buchi sono comunque fin troppo facili da riempire, a questo punto, una volta svelato che Monti è stato scelto fin dall’autunno del 2010 (e per compiere la missione che sta svolgendo); solo un minorato o un venduto si dimostrerà incapace di colmarli. Siamo quindi soddisfatti; abbiamo “fatto centro” ancora una volta. Una conferma di due fatti essenziali. Innanzitutto, la teoria non è puro orpello, se non quella dei chiacchieroni, degli anticapitalisti da barzelletta, ecc.; messa in buone mani, orienta discretamente. Inoltre, i canali informativi, per quanto indiretti e certo molto “disturbati” rispetto a quelli degli anni ’60 e ’70 (e in parte ’80), non sono del tutto marci e corrosi. Sono per noi buone notizie.

Gianfranco La Grassa
Fonte: http://www.conflittiestrategie.it/
8.08.2012

Titolo originale: “Scusate il ritardo”

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