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DI SERGE LATOUCHE

Nella società della crescita in cui viviamo, tutte le attività economiche, anche le più intrinsecamente legittime come nutrirsi o vestirsi, diventano tossiche, se non criminali.
Le imprese che fabbricano i prodotti di per sé più apprezzabili (per esempio, le medicine) possono diventare le più “nefaste” a causa del modo in cui sono organizzate, delle tecniche che utilizzano, delle politiche che adottano o semplicemente delle loro dimensioni.
Ciò dipende da quella mancanza di limiti che è al centro della logica produttivista, che si tratti della ricerca del profitto, del saccheggio delle risorse naturali, o dello sfruttamento di essere umani.Si rimprovera spesso agli obiettori di  crescita di non denunciare i responsabili della situazione, dando per scontato che questi ultimi siano identificabili e che basterebbe quindi destituirli o cacciarli per instaurare una società giusta.

Questa “nostalgia” rivoluzionaria resta prigioniera di una visione manichea della realtà ereditata dalla sinistra marxista, con il suo schema di una lotta di classe ridotta all’antagonismo borghesia/proletariato.

Sfortunatamnente le cose non sono così semplici.

Che vi siano conflitti di interessi irriducibili, non saremo certo noi a negarlo.

Che una rivoluzione sia necessaria, è altrettanto evidente. Tuttavia, questa rivoluzione, come la si farà ?

Contro chi ? Visto che siamo tutti, chi più chi meno, contagiati dal virus produttivista e consumista, bisognerà prevedere lo sterminio del popolo al dettaglio in nome del popolo nel suo insieme, secondo l’equazione matematica del terrore formulata da Benjamin Constant e riattualizzata dai Khemer rossi ?

La necessaria decolonizzazione dell’immaginario è un processo di terapia collettiva lenta e graduale. E’ necessariamente “riformista” nella sua realizzazione, ma anche necessariamente “rivoluzionaria” nel suo obiettivo. Gli obiettori di crescita sono in generale non violenti per vocazione.

È possibile, tuttavia, che l’eliminazione degli ostacoli e dei nodi di maggiore resistenza non possa effettuarsi completamente senza ricorso alla violenza, in risposta alla condotta adottata dagli interessi minacciati per perpetuarsi a tutti i costi. A giudicare dai recenti attacchi della lobby di sementi alla moratoria sugli Ogm, si può facilmente immaginare quali sarebbero le reazioni della “World Company”, dei nuovi padroni del mondo, di fronte ad una minaccia diretta al cuore stesso del sistema.

Importante dunque individuare con la massima chiarezza, in questo proteiforme complesso di cui tutti noi siamo, in misura maggiore o minore, complici, le “entità” (attori settori, luoghi) che hanno le maggiori responsabilità o, per dirla con Orwell, quelli che sono più uguali degli altri…

Citiamole, allora,  per aprire un dibattito indispensabile e per non prolungare ulteriormente l’ambiguità su questo punto:

1 La pubblicità, una delle principali fonti di inquinamento materiale, visivo, auditivo, morale e spirituale…

2 La grande distribuzione, che distrugge posti di lavoro e divora energia, mentre schiaccia i piccoli produttori e livella i gusti dei consumatori.

3 La chimica agroalimentare (pesticidi e concimi chimici), produttrici di inquinanti organici persistenti, cancerogeni e mutageni, che contaminano le falde freatiche e la catena alimentare.

4 Le grandi infrastrutture e le grandi opere, che distruggono la coesione territoriale, favorendo una cementificazione mafiosa.

5 Il trasporto a lunga distanza delle merci e delle persone,  fonte di spreco energetico e di distruzione della coesione sociale.

Infine gli armamenti e il nucleare, ma questo è ovvio….

Questo elenco ragionato non è né concluso né immutabile, né del tutto coerente, poiché dobbiamo confrontarci con un avversario la cui capacità di adattamento è pari solo alla potenza. Tra le difficoltà che bisognerà affrontare per uscire dalla società della crescita, la complessità stessa dell’architettura del potere economico-finanziario non è la meno ardua.

Cronaca pubblicata il 15 maggio 2008 nel n.1002 con il titolo “Chiamate il responsabile”

Tratto da Serge Latouche “Incontri di un obiettore di crescita”,  Jaca book 2013 (http://www.jacabook.it/ricerca/schedalibro.asp?idlibro=3818 )

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