Dopo più di due anni di peggioramenti dell’economia e con un tasso di interesse della banca centrale del 10.5%, che rende virtualmente impossibile lo stimolo alla crescita tramite la richiesta di nuovo credito, il Presidente russo Vladimir Putin ha finalmente sciolto una situazione bloccata tra due fazioni interne. Il 25 luglio ha dato il mandato al gruppo di economisti chiamato Club Stolypin di preparare una loro proposta di crescita economica che verrà presentata al governo entro il Quarto Trimestre di quest’anno. Con questa decisione, Putin ha rigettato due fazioni economiche di stampo neo-liberal che avevano portato la Russia verso una recessione sia politica che economica con le loro dottrine occidentali del libero mercato. Questa è una mossa importantissima, che mi aspettavo già da quando ho avuto la possibilità di avere alcuni scambi di vedute durante il Forum Economico Internazionale a San Pietroburgo.
Senza grandi squilli di trombe, la stampa russa ha riportato una nota, alcuni giorni fa, che può avere profonde conseguenze per il futuro dell’economia interna russa. Il blog russo, Katheon, riportava questa breve notizia: “Il Presidente russo Vladimir Putin ha dato mandato al gruppo Stolypin di finalizzare il documento del Club Stolypin e sulla base delle sue raccomandazioni, preparare il nuovo programma di sviluppo economico alternativo al piano Kudrin. Il programma stesso dovrebbe essere dato al Bureau del Consiglio Economico entro il quarto trimestre del 2016”.
Nel suo commento, Katheon dà grande risalto alla decisione di abbandonare gli approcci neo-liberal e chiaramente distruttivi dell’ex Ministro delle Finanze Alexei Kudrin, favorevole alle dottrine di libero mercato. “Il rapporto del Club Stolypin consiglia un aumento degli investimenti interni, pompando l’economia con denaro preso dai fondi statali e stampato dalla Banca di Russia. Al contrario, il concetto propugnato dal Centro di Ricerche Strategiche di Kudrin suggeriva che gli investimenti dovessero essere di natura privata mentre al governo era dato il compito di assicurare la stabilità macroeconomica, bassa inflazione e la riduzione del deficit”.
Kudrin ha fallito
Data la situazione presente di continue sanzioni occidentali (sia economiche che finanziarie) contro la Russia, il flusso di investimenti privati nell’economia (descritte dal gruppo Kudrin) sono rari, per dirla in maniera gentile. Ulteriori tagli al già minimo deficit pubblico non fanno altro che aumentare la disoccupazione e peggiorare la situazione. Il Presidente Putin ha preso atto che “l’esperimento neo-liberale” ha fallito. O forse, con più probabilità, è stato costretto a far sì che questa realtà economica, durante il dominio dei liberal, venisse portata avanti fino al punto in cui risultasse chiaro a tutte le fazioni economiche interne che si doveva attuare una soluzione alternativa.
La Russia, come ogni altro paese, ha gruppi di interesse spesso in contrasto tra loro; adesso è chiaro che la dottrina dei neo-liberal è stata confutata dai risultati scadenti del gruppo di Kudrin, abbastanza da dare al Presidente Putin la possibilità di muoversi in maniera decisa. In ogni caso, gli sviluppi attorno al gruppo Stolypin avrà effetti benefici per la Russia.
Radunando un nuovo meeting del Presidio del Consiglio Economico il 25 maggio (dopo un’interruzione di due anni), il Presidente Putin, facendo notare come l’assemblea avesse opinioni contrastanti, disse: “Propongo che si cominci con le fonti di crescita per l’economia russa dei prossimi dieci anni … Le dinamiche attuali mostrano che le riserve e risorse che hanno fatto da perno alla crescita economica dagli anni 2000 in poi non producono più gli stessi effetti di un tempo. L’ho detto in passato e lo voglio ripetere questo punto di nuovo oggi: la crescita non continua più con le attuali premesse economiche. Se non troviamo nuove fonti di crescita, avremo a breve un PIL vicino allo zero, e quindi tutte ne nostre opportunità nel settore sociale, sicurezza e difesa nazionale e altre aree saranno considerevolmente più basse di ciò di cui abbiamo bisogno per sviluppare il nostro paese e fare progressi concreti.”
Oggi, dopo solo due mesi da quel giorno, Putin ha deciso. Chiaramente ha un occhio che guarda alle elezioni presidenziali del 2018. Con questa decisione, ha selezionato il gruppo dei tre facenti parte del Consiglio Economico che crede che lo stato abbia un ruolo positivo nello sviluppo dell’economia nazionale.
In qualche modo, il gruppo Stolypin, prende a modello la genialità del “miracolo economico” della Germania del 1871, le cui idee hanno creato la più straordinaria crescita economica da una situazione di arretratezza che l’Europa abbia mai visto, in soli trent’anni.
Le nazioni che hanno avuto un simile rapido sviluppo sono stati l’America del 1865 e la Repubblica Popolare Cinese del 1979 con la formula di Deng Xiaoping “Socialismo dalle Caratteristiche Cinesi”. Il modello di sviluppo nazionale si basa sul lavoro dell’economista tedesco del 19mo secolo Frederich List.
Tre campi
Durante la “Terapia Shock” degli anni 90 di Boris Yeltsin, economisti della scuola di Harvard come Jeffrey Sachs, finanziati dal meta-saccheggiatore George Soros, erano consulenti di Yeltsin. Le disastrose politiche economiche implementate dal team di economisti di Yeltsin, a quel tempo guidato da Yegor Gaidar, hanno implementato la svendita e privatizzazione degli asset dello stato a prezzi stracciati per il beneficio di investitori occidentali come Soros. Hanno fatto drastici tagli al debito pubblico, riducendo gli standard di vita ed eliminando le pensioni pubbliche per gran parte della popolazione. Tutto fatto in nome delle riforne del mercato libero. Dopo quel trauma, e con l’inizio della prima presidenza Putin nel 1999, la Russia comincia una dolorosa ripresa, non grazie alla quella terapia shock, ma piuttosto malgrado quella. Un tributo alla determinazione del popolo russo.
Per quanto possa sembrare scioccante, questi ideologi del mercato libero, seguaci di Gaidar, hanno fino adesso mantenuto un monopolio virtuale sulle politiche economiche e finanziarie della Russia.
Sono stati supportati da leader di fazioni simili ma ugualmente distruttive: i monetaristi come Elvira Nabiullina, governatore della Banca Centrale russa, la quale sembra essere ossessionata solo dal controllo dell’inflazione e dalla stabilizzazione del rublo.
Lo scorso maggio, Putin ha dato i primi segnali di essere aperto all’idea che i sempre rassicuranti rapporti dei suoi ministri economici e finanziari su una “ripresa dietro l’angolo” (come disse anche Hoover all’inizio della Grande Crisi del 1930) erano sbagliati.
Il Presidente russo ha quindi riunito il sopra citato Presidio con l’intento di redigere un piano per la risoluzione dei problemi economici del paese. Il Presidio è formato da 35 membri presi dalle tre fazioni economiche più importanti.
L’ex Ministro delle Finanze neo-liberal Alexei Kudrin è a capo di uno di questi gruppi, supportato dal Ministro delle Finanze Anton Siluanov e dal Ministro per l’Economia Alexey Ilyukayev. Questo gruppo si fa promotore del solito mantra occidentale sul potere del mercato di auto-regolarsi e sulla riduzione del ruolo dello stato attraverso la privatizzazione delle ferrovie, compagnie energetiche come Gazprom e altri asset di valore. Kudrin era anche stato nominato da Putin a presiedere il consiglio dei 35 a maggio. Molti degli economisti nazionali temevano il peggio da questa nomina, praticamente un revival della terapia shock in stile Gaidar, Mach II. Ovviamente questo adesso non succederà. Kudrin e il suo approccio sono stati ripudiati come inefficaci.
Il secondo gruppo è rappresentato da Elvira Nabiullina. Sono i più conservatori, dichiarando il fatto che non sono necessarie né riforme né stimoli economici. Basta mantenere il presente corso economico con un tasso di interesse a due cifre e questo in qualche modo questo ucciderà l’inflazione e stabilizzerà il rublo. Come se tutto questo fosse la chiave per aprire ad un potenziale di crescita economica. Al contrario, è stata la chiave per uccidere l’economia e aumentare l’inflazione.
Il gruppo Stolypin
Il terzo gruppo rappresentato nel Presidio è quello più dileggiato dagli osservatori occidentali. Ad esempio, lo Stratfor (legato al Pentagono), si riferisce a questo gruppo come uno “strano collettivo”. Ho personalmente incontrato e parlato con alcuni di loro e posso dire che non sono per niente strani per coloro che abbiano un minimo di senso morale.
Questo è quindi il gruppo che è emerso e a cui è stato dato il mandato di porre le basi della futura crescita economica russa, direttamente da Putin.
Il gruppo si ispira essenzialmente a ciò che Frederich List, economista oggi pressoché dimenticato, chiamerebbe “economia nazionale”. La dottrina dell’economia nazionale fondata su un approccio storico era in diretta contrapposizione con l’ideologia dominante di quel tempo del libero mercato di Adam Smith.
Le idee di List vennero integrate nelle strategie economiche del Reich tedesco, cominciando dal Zollverein o l’Unione Tedesca degli Scambi (German Customs Union) che unificò il mercato interno domestico.
Creò le basi nel 1870 per la più colossale crescita della Germania come rivale economico superando la Gran Bretagna in ogni area nel 1914.
Il gruppo Stolypin include personaggi come Sergei Glazyev, Boris Titov, dal 2012 co-presidente di Business Russia, l’organo di vigilanza e controllo sui business russi. Sia Titov che Glayzev, consulente di Putin sull’Ucraina e altri affari, sono soci fondatori del Club Stolypin. Nel 2012 Glazyev fu nominato da Putin, allora Primo Ministro, per coordinare i lavori delle agenzie federali per lo sviluppo di un’Unione di Scambi tra Bielorussia, Khazakistan e Russia; quella che oggi è l’Unione Economica Eurasiatica. Titov, che è anche il leader del partito Giusta Causa (Right Cause), è un imprenditore di successo il quale, negli ultimi anni, si è dedicato all’avanzamento di politiche economiche all’interno del governo, spesso in aperto contrasto con le idee liberali di Kudrin sul mercato libero. Infine, Titov presiede il Consiglio Economico russo-cinese.
Un’indicazione generale del tipo di proposte che verranno avanzate dal gruppo Stolypin sta, ad esempio, nel risolvere il deficit di infrastrutture che frena l’impresa produttiva; già Glazyev aveva esposto queste soluzioni durante il Consiglio di Sicurezza russo del settembre 2015.
In quel consesso, Glazyev propose una “roadmap” di 5 anni per portare la Russia alla sovranità economica e crescita a lungo termine. Lo scopo è quello di rafforzare l’immunità del paese a shock esterni e influenze straniere, e in ultima analisi a portare la Russia fuori dalla periferia e verso il centro del sistema economico globale. Tra gli obiettivi, la crescita della produzione industriale del 30-35% su 5 anni, la creazione di una “economia del sapere” tramite il trasferimento di risorse economiche verso l’istruzione, sanità e le sfere sociali; la formazione di strumenti atti a favorire il risparmio come parte del PIL, e altre iniziative inclusa una transizione verso una politica di sovranità monetaria.
Nel 1990, la priorità di Washington e del FMI era quella di mettere sotto pressione Yeltsin e la Duma per privatizzare la Banca di Stato russa tramite la revisione della Costituzione verso una Banca Centrale che, similmente alla Fed americana e la BCE, fosse un’entità puramente monetarista il cui mandato fosse solo il controllo dell’inflazione e stabilizzazione del rublo. A tutti gli effetti, il controllo sulla creazione del denaro venne rimosso dalla sovranità dello stato e venne legato al dollaro.
Il piano di Glazyev del 2015 comprende anche l’uso delle risorse della Banca Centrale per fornire prestiti a specifici business e industrie ad un tasso ridotto e variabile tra l’1% e il 4% rendendo possibile una forma di allentamento quantitativo in misura di 20 triliardi di rubli nell’arco di 5 anni. Il programma suggerisce inoltre che lo stato supporti il business privato attraverso la creazione di “obbligazioni reciproche” per l’acquisto di prodotti e servizi e prezzi fissati. Infine, Glazyev che il rublo si rafforzi come alternativa al dollaro tramite l’acquisto di oro per il sostegno alla moneta. Si propone di dare mandato alla Banca Centrale di acquistare tutta la produzione interna di oro ad un prezzo fissato in modo da aumentare la convertibilità del rublo. Oggi la Russia è il secondo produttore mondiale di oro.
Ovviamente il Presidente russo ha realizzato che i passi in avanti che la Russia fa nelle politiche estere, per quanto significativi possano essere possono essere facilmente vanificati da una fragile economia interna. Con l’annuncio del 25 luglio di Putin, c’è l’opportunità di cambiare il corso dell’economia, se il programma verrà adottato con risolutezza, ad ogni livello. Il Presidente ha la responsabilità di offrire una chiara strategia quinquennale, un lasso di tempo utile per essere in grado di giudicarne i risultati. Cinque anni adesso sono ben diversi dai piani quinquennali del vecchio Soviet.
Dando alla popolazione una chiara visione del futuro, può fare affidamento sul potenziale umano del suo paese per riuscite nell’impossibile impresa di rivoluzionare l’economia in una che abbia basi più solide di quelle fin qui implementate dai monetaristi occidentali del “libero mercato” che è ormai di fatto in bancarotta.
William Engdahl è consulente e accademico sui rischi strategici. Ha una laurea in Studi Politici all’Università di Princeton ed è autore di studi su geopolitica e petrolio.
Fonte: http://journal-neo.org
Link: http://journal-neo.org/2016/08/02/putin-nyet-to-neo-liberals-da-to-national-development/
2.08.2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da COLOSSEUM