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DI GIANLUCA FREDA
blogghete!!!

Due notizie tratte dal sito di Repubblica:

“Sarà una giornata caldissima, a dispetto del preannunciato arrivo del gelo su tutta la Penisola: mentre a Montecitorio si deciderà sulla sopravvivenza del governo Berlusconi, la protesta degli studenti contro la riforma Gelmini tornerà a risuonare nelle strade e nelle piazze di tutta Italia, con epicentro a Roma. E insieme alle migliaia di studenti in arrivo con 80 pullman nella Capitale, sfileranno in altri cortei anche i metalmeccanici Fiom che protestano per i casi Melfi e Pomigliano, i cittadini di Terzigno contro le discariche, le associazioni antirazziste degli immigrati, i comitati dei terremotati dell’Aquila. […]Gli universitari non nascondono di voler tentare un nuovo assalto al Parlamento, dopo quello che il 30 novembre scorso portò a tensioni e scontri con le forze dell’ordine che sbarrarono le vie d’accesso a piazza Montecitorio”.

“Il deputato Mario Pepe del Pdl ha chiesto al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di “convocare sulla base dell’articolo 64 della Costituzione il Parlamento in seduta segreta, al fine di garantire l’incolumità” di tutti. Secondo Pepe sarebbe in atto un tentativo di “far cadere il governo dal basso”, testimoniato dall’arrivo di pullman annunciato domani a Roma”.

Perdonate la sinestesia, ma non sentite anche voi quest’odore di verde? Di arancione? Di viola? Sempre dal sito di Repubblica si apprende che le forze dell’ordine che domani dovrebbero controllare i manifestanti hanno messo a punto “un “dispositivo modulare e flessibile”, che prevede blocchi delle strade dove necessario, ma che potranno poi essere rimossi, spostati o comunque orientati in base alle esigenze del momento”. Non è chiaro chi sarà a decidere le “esigenze del momento”. Mi auguro che si tratti di operativi nazionali. Sottolineo: nazionali.

Il gioco, del resto, è ormai del tutto a carte scoperte. Se in questo momento così teso le metafore americaneggianti non fossero di cattivo auspicio, direi che per Berlusconi la giornata di domani sarà una Alamo politica, un’ultima, estrema e probabilmente vana resistenza contro forze ormai soverchianti.

Il vecchio marpione non si nasconde più dietro a un dito: “La storia mi darà ragione”, ha detto riferendosi ai suoi rapporti privilegiati con la Russia putiniana. Anche i suoi giornali, negli ultimi tempi, sono pieni di tardive denunce contro le manovre americane per disarcionare l’uomo di Putin, colui che crede di avere “la storia dalla sua parte”. Purtroppo si sbaglia. La storia sarebbe stata senz’altro dalla sua parte se egli fosse stato in grado di sostenere le sue alleanze extra-atlantiche con la determinazione, la forza, l’accortezza e la lungimiranza politica richiesta ad un capo di stato che miri a sottrarre il proprio paese ad una servitù straniera che dura ormai da oltre mezzo secolo. Ma Berlusconi non ha neanche i lacci delle scarpe di un uomo del genere. Per 17 anni ha gigioneggiato, ha curato i malinconici affari delle sue azienducole familiari, ha raccontato barzellette, si è pavoneggiato, mentre i suoi nemici e i suoi stessi sodali si organizzavano per stabilire rapporti privilegiati con gli ambienti americani dai quali sta ora per partire la stretta finale. Non ha mai pensato né cercato di procurarsi un minimo di controllo sui poteri che contano davvero quando si intende rendere solida la propria posizione, a partire dall’esercito e dai servizi segreti. E’ stato fortunato ad avere nemici e sodali così miserabili e privi di uno straccio d’idea politica alternativa, il che ha certamente rallentato la sua fine, permettendogli di galleggiare per qualche anno ancora sul nulla che sta per sommergerci. Ma pare che la resa dei conti sia arrivata. Gli ultimi rimasugli d’industria strategica italiana, Eni, Finmeccanica, Enel, che avevano in buona parte sostenuto la sua avventura di potere, sono sotto attacco da giorni, per opera di quella stessa magistratura che ci regalò, quasi vent’anni fa, la distruzione dell’industria di stato nazionale e la sua svendita a prezzi di realizzo agli ambienti della finanza statunitense. E’ un attacco concentrico di tutto rispetto. Manca solo la ciliegina sulla torta: una bella “rivoluzione colorata” che abbatta il despota, occupi il Parlamento e regali alle masse l’estasi mistica di una grande giornata di riscossa “popolare” contro la tirannia. La tirannia visibile, almeno; ché quella vera – quella che non va a donne, non racconta barzellette e non compare mai sulle prime pagine di Repubblica – è troppo sottile e complessa perché le masse, pur sperimentandola ogni giorno sulla propria pelle, riescano a scorgerla o anche solo a crederla esistente. Staremo a vedere, domani, quale sarà l’atto conclusivo di questa commedia che è in scena ormai da mesi. Non riesco però a scacciare la sensazione che si tratti di una commedia già vista e stravista, una di quelle che si concludono con un pesante sipario “colorato” che cala implacabile sulla testa di tutti, del popolo e dei tiranni, dei giusti e degli ingiusti.      

Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2010-12-13
14.12.2010

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