DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it
“Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando…”
Lucio Dalla – L’anno che verrà – 1979
“Non si deve mai morire perché ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da imparare” amava ripetere mia madre che, passati gli 80 anni, desiderava conoscere come una bambina: finché le è stato concesso tempo, lo ha fatto.
Non so, però, se l’attuale livello della “comunicazione” le piacerebbe e riterrebbe “d’imparare” qualcosa: come esempio, proprio oggi la CGIL comunica (1) che, se desideriamo ritornare ai livelli occupazionali del 2007 (solo sei anni fa, mica un eone), ci toccherà aspettare 63 anni.
Dunque…nel 2076 – quando mio figlio, che oggi ha 21 anni e deve ancora decidere cosa fare nella vita – avrà 84 anni e (se sarà vivo) spererà d’avere una pensione (all’epoca saranno 85 anni, ma con una penalizzazione del 5%) potrà godere dei livelli d’occupazione del 2007.
Già qui, bisognerebbe mettersi a ridere e compiangere chi ha avuto la brillante idea di fare una simile rilevazione, che si scopre in realtà essere una penosa rivelazione del suo stato di confusione mentale.
Il calcolo matematico è, di per sé, semplicissimo:
Na=∆o / Ia
Dove:
Na = numero anni per tornare al livello iniziale
∆o = Occupati 2007 – Occupati 2013
Ia = Incremento annuo occupati
Di per sé nulla d’arcano per i primi due dati, salvo che – determinare il terzo – risulta un tantino più difficoltoso.
Per prima cosa si è stimato un incremento del PIL “pre crisi” pari all’1,6%: chi ci dice se sarà, invece, dello 0,16%, del 16% oppure di -1,6%? E per quale periodo? Tutti gli anni, ossia una costante? Variabile? E quale? Qual è la funzione di riferimento?
Il secondo dato dubbio è determinare la quantità d’occupati per unità di capitale impiegato: sarà quella attuale? Quella del 2007? Non conosciamo il dato del 2032 e nemmeno quello del 2056: anzi, non sappiamo proprio una mazza di niente per gli anni dopo il 2013.
Inoltre – chi conosce un tantino l’andamento dell’occupazione lo sa benissimo – non tutti i settori applicano la medesima variabile per determinare il numero d’occupati per capitale impiegato: l’industria tessile è quella che ha il dato più alto, quella metalmeccanica già scende, mentre l’industria chimica richiede un basso numero d’occupati rispetto al capitale impiegato.
Lo sviluppo immaginato è dunque quello…quale? Industria tessile? Chimica? Terziario?
Terzo dato che non sta in piedi: i dati delle varie industrie per occupati sono quelli attuali. Sentito parlare d’automazione industriale?
Se prendiamo come esempio e paragone l’industria com’era negli anni ’70 del Novecento, rispetto a quella attuale, non la riconosceremmo nemmeno: alla FIAT – reparto carrozzerie – entrava una moltitudine d’individui che sguazzavano, con gli stivali di cuoio ai piedi (la gomma sarebbe stata sciolta dai solventi), in un ambiente dove c’erano per terra quattro dita di solvente nitro. E verniciavano: quanti sono vivi oggi? Pochi.
Per fortuna venne l’automazione e la salute ci guadagnò: oggi, in quei reparti, si vedono quasi solo i bracci meccanici che verniciano, e nessun verniciatore potrebbe far bene come quelle macchine.
Prendiamo, invece, quella odierna: sicuri che fra un decennio non comparirà qualche diavoleria che rivoluzionerà di nuovo tutto? Quasi sicuro.
In buona sostanza, quel dato è soltanto un divertissement al pari di quelli letterari: un gioco, come quei trastulli di logica da Settimana Enigmistica. Ci sono tre uomini in fila: uno è calvo, l’altro ha gli occhiali, il terzo la barba, Gianni è secondo, Roberto ha gli occhiali…eccetera…determinare il nome dei tre ed il posto nella fila.
Per recuperare il PIL perduto, invece, bastano “solo” 13 anni: quindi, nel 2026, saremo come nel 2008. Mi par di ricordare che si sosteneva – a proposito della TAV – che il volume dei traffici (nel 2022!) avrebbe giustificato l’enorme esborso ed i danni ambientali. Fino ad oggi non s’è visto nulla, i treni sono pochi perché non ce n’è bisogno, le merci latitano, i commerci pure, però quel “2022” rimane sacro.
Non so veramente come si faccia a stendere simili fregnacce ad usum stultorum: forse sarebbe meglio studiare bene un serio reddito di cittadinanza – non un assegno di disoccupazione mascherato! – in modo che la sopravvivenza sia almeno garantita per tutti. E poi ragionare – questa è vera politica! – sulla base di dati esistenti: lo sanno, i signori dei sindacati, che l’Italia è la prima in Europa per esportazione di prodotti agricoli biologici? (2)
Che in Norvegia il numero delle auto elettriche ha superato quello delle vetture a petrolio?
Forse bisognerebbe pensare a come organizzare un sistema veloce di trasporto per le merci biologiche verso i mercati dell’Europa centrale e…con tutti i soldi che abbiamo dato alla FIAT…non si potrebbe mettere un po’ alle strette Marchionne? Fargli capire che, domani, si venderanno più auto elettriche che SUV?
No, non serve: siamo sicuri che Letta (zio e nipote) stanno leggendo attentamente lo “studio” della CGIL e sapranno prendere i necessari provvedimenti per non mancare il fatidico 2076.
A questo punto, mi piacerebbe molto scambiare due parole con Nicolò Machiavelli e gli direi:
“Caro Nicolò, non serve che tu ti scervelli per definire i tratti del miglior Principe per la tue Signorie: siamo nel ‘500! Non ti dice nulla? Ma diamine! Ci sono già tre stati unitari: Francia, Spagna ed Inghilterra! Man mano che gli Stati unitari avanzeranno, tutto cambierà: non ci saranno più Principi…al massimo, qualcosa varrà per l’Italia la quale – secondo i calcoli della CGIL (conosci?) – non giungerà all’Unificazione fino al 1861. Qualcuno dei tuoi Principi rimarrà ancora qualche tempo: Medici, Este, Gonzaga…ma tu non te la prendere. Piuttosto, vai a pescare in Arno oppure vai a donne, che le fiorentine meritano di più le tue attenzioni che quei palloni gonfiati che cerchi di far rinsavire al prezzo di tante fatiche. Compra l’annuario della CGIL ed il calendario di Frate Indovino: c’è già tutto!”
Non te la prendere Nicolò: pensa che un tuo collega della nostra epoca – Leonardo Sciascia – mette in bocca ad un anziano professore di Lettere una frase emblematica, che successivamente un vecchio Gian Maria Volonté ripeterà ad un giovane Ricky Tognazzi nell’omonimo film “Una storia semplice”.
“Sì…l’aritmetica è affascinante…ma, se io fossi al posto suo, ci scioglierei dentro un buon cucchiaino di dubbi, come lo zucchero nel caffè…”
Con buona pace dei moderni profeti.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/06/profeti-in-patria.html
2.06.2013
(1) Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-06-01/studio-cgil-servono-anni110036.shtml?uuid=AbnCkG1H
(2) Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/World_in_Progress/LItalia-e-il-primo-paese-europeo-per-esportazioni-di-prodotti-biologici_314175094608.html