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PRIVATIZZAZIONI: LA TATTICA ATLANTICA PER ATTACCARE LA RUSSIA

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A cura di Davide
Il 15 Febbraio 2016
82 Views

DI PAUL CRAIG ROBERTS E MICHAEL HUDSON

counterpunch.org

Alcuni funzionari russi hanno discusso due anni fa di un piano per la privatizzazione di un gruppo di imprese statali, tra le quali spiccano la compagnia petrolifera Rosneft, la VTB Bank, Aeroflot e Ferrovie Russe. L’obiettivo dichiarato era quello di ottimizzare il management di queste compagnie, oltre che di indurre gli oligarchi ad invertire la ventennale emorragia di capitali dal paese per tornare ad investire nell’economia russa. La partecipazione estera era richiesta in quei casi in cui il trasferimento di tecnologia e di tecniche di gestione dall’Occidente avrebbero verosimilmente aiutato l’economia.

Tuttavia le prospettive economiche russe sono peggiorate dal momento in cui gli Stati Uniti hanno spinto l’occidente ad imporre sanzioni economiche contro il paese, ed anche per il crollo del prezzo del petrolio. Ciò ha reso l’economia russa meno attraente per gli investitori esteri. Così la vendita di queste compagnie avverrà oggi a prezzi verosimilmente molto più bassi rispetto a quelli che sarebbero stati nel 2014.

Nel frattempo, la combinazione fra debito in crescita e deficit della bilancia dei pagamenti ha fornito ai sostenitori delle privatizzazioni un ulteriore argomento per insistere con le dismissioni. La falla nella loro logica sta nell’assunto neoliberista che la Russia semplicemente non possa monetizzare il proprio deficit, ma necessiti di vendere le proprie risorse migliori per sopravvivere. Noi vogliamo mettere in guardia la Russia dall’accettare questa nefasta argomentazione neoliberista. Le privatizzazioni non aiuteranno a re-industrializzare la Russia, ma ne aggraverebbero la trasformazione in una “economia di rendita” nella quale i profitti vanno a beneficio di proprietari stranieri.

Per essere sicuri, il primo febbraio il presidente Putin ha posto una serie di condizioni per scongiurare che le nuove privatizzazioni avvengano come le disastrose svendite dell’era Eltsin. Questa volta gli asset non verrebbero venduti a prezzo di saldo, ma rispecchierebbero l’eventuale valore reale. Le aziende cedute resterebbero sotto la giurisdizione russa, senza essere gestite da proprietari esteri. Si inviterebbero gli investitori esteri a partecipare, ma le imprese resterebbero sotto le leggi e i regolamenti russi, tra cui i vincoli sul tenere i capitali nel paese.

Inoltre, le aziende privatizzate non potranno essere acquisite col credito delle banche statali nazionali. L’obiettivo è di attrarre grossi capitali con le dismissioni, preferibilmente provenienti dalle holding in valuta estera degli oligarchi a Londra ed altrove.

Putin ha saggiamente evitato la vendita della maggiore banca russa, la Sberbank, che detiene gran parte dei depositi privati nazionali. L’attività bancaria evidentemente resta un servizio principalmente pubblico — come dovrebbe — vista la capacità di creare moneta-credito, che la rende un monopolio naturale e intrinsecamente pubblica nel carattere.

Nonostante queste precauzioni prese dal presidente Putin, vi sono serie ragioni per non procedere con le privatizzazioni appena annunciate. Ragioni che vanno oltre il mero fatto che esse (le aziende ndr) verrebbero vendute in condizioni di recessione economica dovuta ai bassi prezzi del petrolio e alle sanzioni occidentali.

La scusa che viene ripetuta dai funzionari russi per la vendita immediata delle compagnie è quella della copertura del deficit di bilancio nazionale. Questa scusa mostra come la Russia non si sia ancora ripresa dal disastroso mito, occidentale e atlanticista, che essa debba dipendere dalle banche estere e dai detentori di bond per creare moneta, come se la Banca Centrale russa non possa fare ciò da sé tramite la monetizzazione del disavanzo di bilancio.

La monetizzazione del deficit di bilancio è esattamente quello che ha fatto il governo degli Stati Uniti e ciò che si faceva presso le Banche Centrali occidentali nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. La monetizzazione del debito è una pratica comune in Occidente. I governi possono agevolare la ripresa economica creando moneta piuttosto che facendo indebitare il paese verso creditori privati che prosciugano il finanziamento del settore pubblico attraverso l’emorragia del pagamento di interessi a creditori privati.

Non c’è una valida ragione per reperire da banche private i finanziamenti al settore pubblico, quando una banca centrale può creare la stessa moneta senza il peso degli interessi. Gli economisti russi – tuttavia – sono stati indottrinati dal credo occidentale che solo le banche commerciali possano creare denaro, e che i governi per procurarsi le risorse debbano emettere dei buoni sui quali alla scadenza pagheranno degli interessi. La dottrina sbagliata che solo le banche private debbano creare denaro attraverso i prestiti sta portando la Russia sullo stesso sentiero che ha portato l’Europa ad un’economia in stato comatoso. Attraverso la privatizzazione della creazione del credito, l’Europa ha trasferito la propria pianificazione economica dai governi democraticamente eletti al settore bancario.

La Russia non ha bisogno di accettare questa filosofia economica orientata alla rendita, che può mandare in dissesto le finanze pubbliche di una nazione. I neoliberisti non la promuovono per aiutare la Russia ma per metterla in ginocchio.

Essenzialmente, quei russi cosiddetti “integrazionisti atlantici” alleati con l’occidente che puntano a sacrificare la sovranità della Russia per integrarla nell’impero occidentale, utilizzano il neoliberismo per “intrappolare” Putin e annientare il controllo della Russia sulla propria economia, un elemento che Putin aveva ripristinato dopo gli anni di Eltsin nei quali la Russia era stata depredata da interessi stranieri.

Nonostante il governo russo sia riuscito a ridurre il potere degli oligarchi creato dalle privatizzazioni di Yeltsin, esso ha comunque bisogno di mantenere delle imprese statali per controbilanciarne il potere economico. La ragione per cui i governi costruiscono ferrovie ed altre infrastrutture di base è quella di abbassare i costi basilari per vivere e lavorare. Lo scopo delle corporation private — di contro — è invece quello di aumentare tali costi quanto più possibile. Questa viene definita come “estrazione di rendita”. I proprietari privati impongono dazi per aumentare il costo del servizio di un’infrastruttura che viene privatizzata. Ciò è l’opposto di quello che gli economisti classici definiscono come “libero mercato”.

Si parla di un accordo stipulato con gli oligarchi. Essi acquisiranno delle quote di compagnie statali con il denaro delle precedenti privatizzazioni nascosto all’estero, e faranno un altro “affare del secolo” quando l’economia russa si riprenderà abbastanza da consentire profitti corposi.

Il problema è che quanto più potere economico si sposta dalle mani pubbliche al privato, minore è il potere del governo di controbilanciare gli interessi privati. Da questo punto di vista, nessuna privatizzazione dovrebbe essere consentita in questa fase.

Si dovrebbe consentire ancora meno l’acquisizione di asset nazionali russi da parte di stranieri. Al fine di guadagnare un pagamento immediato in valuta estera, il governo russo cederà agli stranieri il flusso dei futuri guadagni che verranno ricavati in Russia e mandati all’estero. Un simile “rimpatrio” dei dividendi accadrebbe anche se il management e la direzione restassero geograficamente in Russia.

Vendere degli asset pubblici in cambio di un pagamento in un’unica soluzione è quello che ha fatto l’amministrazione della città di Chicago quando ha ceduto per 75 anni la gestione dei parcheggi pubblici in cambio di una cifra corrisposta immediatamente. Sacrificando le entrate pubbliche, l’amministrazione di Chicago ha risparmiato le proprietà immobiliari e le ricchezze private dalla tassazione e ha inoltre consentito alle banche di investimento di Wall Street di fare una fortuna.

Ha inoltre avuto luogo una protesta pubblica contro questo regalo. I nuovi compratori hanno improvvisamente aumentato le tariffe dei parcheggi, citando inoltre l’amministrazione per danni quando la città ha chiuso alcune strade per delle parate pubbliche, le quali “interferivano” col business di rendita dei parcheggi. Piuttosto che aiutare Chicago, ciò ha spinto la città verso la bancarotta. Nessuna sorpresa che gli atlantisti auspichino una sorte simile alla Russia.

Usare le privatizzazioni per coprire un problema di bilancio di breve termine, ne porta invece uno di lungo termine. I profitti delle compagnie russe fluirebbero fuori dal paese, riducendo il tasso di cambio del rublo. Se i profitti vengono generati in rubli, questi possono essere cambiati in dollari nel mercato dei cambi. Ciò deprimerà il tasso di cambio del rublo aumentando il valore relativo del dollaro. In sostanza, consentire a degli stranieri di acquisire delle risorse statali della Russia, li aiuterebbe a speculare contro il rublo.

Certamente anche i nuovi proprietari russi degli asset privatizzati potrebbero mandare all’esteri i loro profitti. Ma almeno il governo russo si rende conto che dei proprietari soggetti alla giurisdizione russa vengono disciplinati più facilmente rispetto a dei proprietari in grado di controllare le aziende dall’estero e di tenere il loro capitale attivo a Londra o in altri centri finanziari (tutti soggetti alla pressione diplomatica Usa e alle sanzioni della Nuova Guerra Fredda).

Alla radice della discussione sulle privatizzazioni dovrebbe esserci la questione di che cos’è il denaro e del perché esso debba essere creato da banche private invece che dalle banche centrali. Il governo russo dovrebbe finanziare i propri deficit di bilancio col possedere una banca centrale che crea il denaro necessario, così come fanno gli Usa e la Gran Bretagna. Non è necessario per il governo russo alienare per sempre dei flussi di ricavi futuri per coprire solo il deficit di un anno. Questa è la strada per l’impoverimento e la perdita dell’indipendenza politica ed economica.

La globalizzazione è stata inventata come uno strumento dell’impero americano. La Russia dovrebbe difendere sé stessa dalla globalizzazione, piuttosto che aprirsi ad essa. Le privatizzazioni sono il mezzo per minare la sovranità economica ed accrescere i profitti tramite l’aumento delle tariffe.

Così come le ONG finanziate dall’Occidente agiscono in Russia come una quinta colonna contro l’interesse nazionale, così sono gli economisti neoliberisti russi, che se ne rendano conto o meno. La Russia non sarà al riparo dalla manipolazione occidentale fino a quando la propria economia non sarà impermeabile ai tentativi da parte dell’Occidente di piegarla ai propri interessi piuttosto che a quelli nazionali.

Paul Craig Roberts e Michael Hudson

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2016/02/08/privatization-the-atlanticist-tactic-to-attack-russia/

8.02.2016

Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di VALENTINO FANCELLO

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