PREVISIONI PER IL 2009

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DI JIM KUNSTLER
Clusterfuck nation

In questo momento ci sono due realtà “là fuori” al vaglio di coloro che riflettono sugli affari nazionali e determinano gli eventi. La realtà dominante (la possiamo chiamare “lo Status Quo”) ritiene che i problemi finanziari ed economici si rimetteranno a posto da soli e consentiranno di riavviare il progetto di una economia basata sul “consumatore” . Questo punto di vista include l’idea che la tecnologia ci salverà dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili – attraverso l’innovazione, la scoperta di nuovi combustibili come rimedio tecnologico di salvezza, e attraverso la politica dello “scava e trivella, baby”. Questo modo di ragionare presuppone un passaggio logico dall’attuale ” vecchia pezza ” in una nuova, vivace e stimolante epoca del “Gioioso Motore Ecologico” e dare un nuovo slancio allo shopping dalle luci blu elettriche.

La realtà di minoranza (che possiamo chiamare “La Lunga Emergenza”) afferma che è necessario rinnovare radicalmente i meccanismi della vita quotidiana e anche molto in fretta.

C’è chi dice che una campagna che sostenga l’insostenibile determinerà un tragico spreco delle nostre già scarse risorse. Si dice che l’epoca dell’economia basata sul “consumatore” è finita, che Suburbia [termine utilizzato dall’autore per definire la società occidentale, N.d.T.] perderà il suo valore, che l’automobile sarà una presenza sempre più ridotta nella nostra vita quotidiana, che i sistemi più importanti, sui quali noi abbiamo fatto grande affidamento, sono destinati a crollare, e il passaggio da dove siamo ora a dove stiamo andando sarà tumultuoso.

Il mio personale punto di vista corrisponde ovviamente a quella che viene chiamata “La Lunga Emergenza”.

Dal momento che il cambiamento che si propone è così difficile, naturalmente genera il tipo di dissonanza cognitiva che paradossalmente rafforza la realtà definita “Status Quo”, soprattutto i profondi desideri associati al tentativo di conservare i confortevoli ornamenti familiari della vita come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. La dialettica tra le due realtà non può essere risolta nelle due categorie di stupido o brillante, o addirittura di altruistico o egoista. Le diverse aziende tecnologiche sono piene di certificazioni del MIT, di super-efficenti tecno-entusiati dello “Status Quo” , convinti che le automobili elettriche o la fermentazione delle alghe al sapore di diesel farà risparmiare Suburbia, le tremila miglia di insalata Caesar [piatto tipico creato dall’italiano Cesare Cardini, composto da crostini, lattuga romana, parmiggiano, limone, olio d’oliva, uovo, pepe nero e salsa Worcestershire; la si può trovare nelle migliori catene di fast food americani, N.d.T.] e il parco a tema per le vacanze. Il movimento ambientalista, in particolare i suoi massimi esponenti che si ritrovano in posti come Aspen, è pieno di laureati di Harvard che credono che si possono fare funzionare tutte le stazioni drive-in americane utilizzando una combinazione di energia solare ed eolica. Io ci litigo continuamente con questa gente. Trovo particolarmente tragico il fatto che alcune delle persone più brillanti che incontro stanno ottusamente sostenendo l’assemblaggio di questa tragica campagna di ciò che non è sostenibile in un modo o nell’altro. Ma ho creduto per molto tempo che la vita sia sostanzialmente tragica, nel senso che la storia non si cura se riusciremo o meno a portare avanti il nostro progetto di civiltà.

Mentre il pubblico ha presumibilmente votato per il “cambiamento” in questo autunno, io sostengo che essi hanno sottovalutato i cambiamenti davvero a portata di mano. Io stesso ho votato per il “cambiamento”, tirando la leva per Barack Obama. Lo considero un personaggio intelligente e sensibile, ma sono ben lungi dall’essere convinto che egli capisca davvero il tipo di cambiamento che stiamo vivendo, e mi preoccupano le misure che intende promuovere per il salvataggio dello “Status Quo”, quando si trasferirà alla Casa Bianca tra poche settimane.

A che punto siamo ora

Senza stare a rivangare tutti i frenetici particolari dell’anno appena concluso, basterebbe dire che l’economia statunitense si è resa ridicola e “l’economia globale” ha fatto buon viso a cattivo gioco. Il settore bancario americano è imploso in modo spettacolare a tali livelli che gli investimenti bancari si sono davvero estinti – come se un meteorite fosse precipitato all’angolo tra la Madison Avenue e la 51st Street. La risposta da parte del nostro governo è stata quella di spalare i prestiti sulle navi da carico di ogni organizzazione che si vantava di essere qualcosa di simile ad una banca, mentre salvavano dal fallimento una serie senza fine di aziende ricorrenti in un pietoso bailamme.

I mercati petroliferi continuavano ad andare sulle montagne russe. Il crollo della bolla speculativa immobiliare si è evoluto alla velocità di una valanga (lasciando fuori dal suo tragitto intere colonie di immobiliaristi, di mediatori del credito ipotecario, e impresari di costruzione), il settore del commercio immobiliare ha sviluppato una febbre emorragica, alla vigilia di Natale le vendite al dettaglio si sono spinte fino al limite del precipizio, e i mercati azionari sono caduti in basso, lavoro e redditi sono evaporati e decine di milioni di comuni cittadini ormai drogati dal credito a rate si sono ritrovati in una lotta all’ultimo sangue per conservare i mezzi di sopravvivenza. Niente di tutto questo è ancora finito.

L’anno che inizia

Molto di quello che è stato perso nel 2008, non sarà recuperato: imprese, fortune personali, beni, reputazione.

Mi aspetto un periodo di euforia che segnerà le prime settimane, forse i primi mesi del team di Obama. Sarà un sollievo avere un presidente che parla inglese correttamente e ha provato qualcosa di simile alla vita reale prima di fare politica. Ripristinare la credibilità e la legittimità nel ruolo di leadership sarà un grande impresa. Se non altro, potremmo recuperare un senso collettivo di equilibrio da un presidente che dice la verità, anche la dura verità. L’epoca in cui bastava dichiarare che “l’errore è già stato fatto” potrebbe essere finita. Un segno di questo tipo di cambiamento può essere l’inizio delle azioni penali contro i misfatti del settore bancario e dei valori mobiliari che stanno in questo momento distruggendo l’intero sistema del capitale utilizzabile. Un buon punto di partenza sarà l’inchiesta su Henry Paulson per insider trading che poggia sulla svendita della Goldman Sachs e delle proprie mortage-backed securities [titoli di credito garantiti da un pool di prestiti ipotecari di tipo residenziale o commerciale, N.d.T.] rilasciate, quando il signor Paulson era amministratore delegato della società.

Al di là di questo caso, ci dovrebbe essere un bel po’ di lavoro per l’ufficio del Procuratore Generale Eric Holder ad assumere una linea degna di un laureato alla scuola di diritto che può svariare dal Brattle Street al pianeta Marte. Sarà salutare per la nazione guardare in faccia coloro che hanno progettato il collasso bancario diventato un dolore molto più grande rispetto alla semplice consegna del loro jet Gulfstream e delle loro ville Hamptons. A questo proposito, essendo allergico alle teorie cospirative, non credo per un minuto che vi sia una sorta di élite ombra alla “Bilderburgers” che manovra dietro le quinte per proteggere questi truffatori – e credo anche che il motivo per il quale queste nozioni paranoiche persistono ancora è dovuto alla stravagante irresponsabilità del circolo di Bush e dei suoi servi.

Oltre al “ripulisti di Dodge”, per così dire, e a una questione di carattere collettivo e di coscienza in carica, temo che la valanga di problemi attuali possano soverchiare Obama e il suo popolo. E mi domando se seguiranno politiche analoghe a quelle perseguite da Bush, vale a dire buttare soldi in tutto e niente, e assomiglia sicuramente molto a quello che stanno pianificando di fare. Sono particolarmente preoccupato per il piano di “stimolo alle infrastrutture” volto a migliorare le grandi strade a scapito del trasporto pubblico. Questo sarebbe il classico esempio di una campagna a sostegno dell’insostenibile. Abbiamo bisogno di iniziare subito la pianificazione per una transizione che ci porti lontano dalle automobili, non per fare i buoni socialisti ma perché la filosofia del “Gioioso Motore” sta al centro della trappola dell’insostenibilità. Il sistema basato sulle automobili sta per fallire in molteplici modi, che ci piaccia o no, e non andrà a buon fine a causa delle circostanze già in corso. Da un lato, cessa di essere democratico, basta considerare come i sopravvissuti della middle class trovino ormai impossibile ottenere dei prestiti per acquistare automobili, o pagare il carburante, o le assicurazione, e che sarà messa in moto una impressionante politica del malcontento che dividerà quelli che sono ancora in grado di usufruire delle automobili da coloro che ne sono preclusi. Contrariamente a quanto si possa fare nella situazione attuale dei mercati petroliferi, ci troviamo in un mucchio di guai sia con il prezzo che con la fornitura di petrolio (maggiori particolari qui sotto). E non vi è alcuna possibilità in questo inferno che un qualsiasi rimedio tecnologico ci possa dare una soluzione per mantenere in circolazione tutte le auto con altri mezzi.

C’è una voce unanime che circola nella blogsfera e afferma che i mercati azionari avranno forti oscillazioni nel corso dei primi mesi della presidenza Obama. Ciò è possibile solo sulla base di puri “spiriti animali”, ma il “Rimbalzo Obama” si verificherà in un contesto di continue e triste notizie commerciali e finanziarie. Sembra sfidare quella notizia. Entro il maggio del 2009, i mercati azionari riprenderanno a precipitare con ultima destinazione un indice Dow Jones a 4000 prima della fine dell’anno. Nel frattempo, i posti di lavoro svaniranno a milioni e le imprese falliranno a migliaia, in particolare nel cosiddetto settore dei servizi, e in tutti i fornitori di tali servizi, insieme con i proprietari di tutti i centri commerciali e nei strip malls [sono centri commerciali in aree aperte in cui i negozi sono disposti su una fila e con un marciapiede di fronte, N.d.T.]. La desolazione crescerà rapidamente e sarà evidente nei negozi vuoti e nei parcheggi pieni di spazzatura. In questo caso, due cose diventeranno più chiare per la nazione: il consumatore capirà che l’economia è morta, e che non vi è più la stessa disponibilità di credito di quella che gli americani sono abituati di avere.

Entrare nel 2009 e scoprire che siamo una nazione molto più povera di quanto si pensava, perché da ora in poi il credito sarà estremamente difficile da ottenere per chiunque e per qualsiasi cosa. Le imprese che sopravvivono dovrà andare avanti sulla base di conti attivi. Questa è l’area dove il caduta dei giganti sarà sentita. Si è detto, dopo la pubblicazione di “The Long Emergency”, che la completa riduzione di tutte le nostre attività, dall’agricoltura alle imprese, dalla scuola all’amministrazione, sarà l’imperativo categorico degli anni a venire. Le imprese giganti che richiedono prestiti giganti, da reclamare da tutte le parti, eviteranno di farlo. Prendere a prestito nel futuro diventerà impossibile da praticare poiché i crediti inesigibili da precedenti prestiti continueranno a srotolarsi, cesseranno di operare e saranno cancellati. Questa tesi implica che il governo federale sarà portato ad impappinarsi proprio come si impappineranno la General Motors, la Citicorp, la Target Stores e le altre imprese giganti. Sarebbe triste vedere il Presidente Obama azzoppato in questo modo e indifeso, ed è in gran parte il motivo per cui io vedo in gran parte simbolico il suo ruolo – come una presenza rassicurante che incoraggia l’opinione pubblica in difficoltà a sopportare coraggiosamente i propri disagi, e ad essere uniti, gentili e utili tra loro.

Le famiglie, come le imprese, dovranno pagare con quello che proviene dal proprio stipendio guadagnato. La casa come la cassa continua dei bancomat è finita. Le carte di credito hanno raggiunto il limite e i massimali di credito si abbasseranno fino al loro limite massimo come nel film “The Pit and the Pendulum” [conosciuto in Italia con il titolo “Il pozzo e il pendolo”, è un film horror del 1961, diretto dal regista Roger Corman, in cui è presente una macchina di tortura con la lama che oscilla, N.d.T.], preparandosi a fare a pezzettini la cara vecchia “consuetudine” della vita familiare in America. Vi sarà la bancarotta per il nuovo Nascar. Un sacco di famiglie perderanno tutto. Allora andranno a disperdersi nelle case appartenenti agli altri membri della famiglia – i genitori, i fratelli – e diventerà comune uno strano e nuovo tipo di convivenza non proprio confortevole. Nel corso del tempo, un sacco di gente andrà in cerca di lavori occasionali “sottobanco” (e probabilmente mal pagati). In una certa misura, questi lavoratori inizieranno a comportarsi come una nuova classe di servi, e dopo non molto tempo è probabile che siano assorbiti all’interno di quelle famiglie in cui vivono le persone che li hanno prima assunti. Non ci sarà molto spazio per loro lì dentro.

Le provincie, i comuni, e gli Stati parteciperanno alla “fiesta” del fallimento. Sarebbe ragionevole attendersi come risultato il collasso dei servizi. Si tratterebbe di una situazione molto pericolosa – l’aumento della criminalità, le emergenze sanitarie come il sistema di distribuzione dell’acqua non sono mantenuti efficienti e il trattamento delle acque reflue diventa insostenibile. Non riesco ad immaginare il governo federale arrivare in ogni Podunk o Metropolis dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico e dare un sostegno per questi servizi. La gente dovrà far fronte a situazioni di pericolo e di degrado.

Il 2009 può essere l’anno in cui cominciamo a capire quali tipi di luoghi saranno più ospitali per la società umana d’ora in avanti. Sostengo che i nostri giganteschi agglomerati urbani hanno superato il livello di sostenibilità e si ridurranno notevolmente. In mezzo a tutte le difficoltà economiche, dovremmo aspettarci molta tensione sociale, la gente che abbandona posti senza speranza e che passare a qualcosa di più promettente. Credo che li vedremo spostarsi in paesi o città più piccole. La riorganizzazione del paesaggio rurale in piccole aziende agricole non ha ancora iniziato a verificarsi – sebbene il 2009 potrebbe essere molto difficile sul piano agro-alimentare, data la carenza di capitale e se il petrolio comincia a salire di prezzo per la fine del periodo invernale. Infine, il settore agricolo richiederà il lavoro di molte più persone di quanto sia attualmente necessario. Qualunque altra cosa succeda, il 2009 vedrà sicuramente un massiccio ritorno al sano giardinaggio domestico dal momento che i bilanci familiari diventeranno assai risicati. Come l’esponente del “Nuovo Urbanismo” Andres Duany ha recentemente dichiarato, “il giardinaggio è il golf del futuro!”

Lo scenario del petrolio

Molti sono rimasti sorpresi quest’anno nell’osservare la parabola ascendente e discendente dei prezzi del petrolio fino a circa 150 dollari e poi di nuovo intorno ai 36 dollari sotto Natale. Bella corsa. Ho affermato in “The Long Emergency” che la volatilità dell’emergenza sarebbe stato il segno distintivo successivo al picco del petrolio, perché era evidente che le economie avanzate non potevano assorbire super prezzi così elevati e sarebbero crollate di conseguenza, e che a un certo punto, dopo il crollo, queste economie avrebbero fronteggiato un calo del prezzo del petrolio, avrebbero ripreso le loro abitudini ad un petrolio a buon mercato, e avrebbero messo in piedi un altro aumento di prezzo. . . e poi di nuovo un crollo. . . in un declino sempre più basso delle attività industriali.

Quello che probabilmente non ho compreso in quel momento era quanto potesse essere distruttivo questo sali e scendi dei prezzi del petrolio in prima istanza, e poi che il pedaggio si paga fin dall’inizio. Possiamo vedere ora che il primo giro di pista si è portato via i più fragili nei sistemi complessi da cui noi dipendiamo: la finanza. Di conseguenza, un’enorme quantità di capitale (ad esempio 14 trilioni di dollari) è evaporato fuori dal sistema, cosa mai vista prima (e mai impiegati per scopi produttivi). Sarà più difficile per gli Stati Uniti passare dal grave danno subito a questa parte cruciale del sistema globale, e l’Europa è affondata allo stesso modo – sebbene le nazioni europee non sono gravate allo stesso modo dalla terribile responsabilità di Suburbia.

Anche se queste economie avanzate – mettiamoci dentro pure il Giappone – restano moribonde, il prezzo del petrolio e le prospettive di approvvigionamento appaiono sfavorevoli. La mia personale opinione è che il prezzo del petrolio ha toccato il fondo così come aveva sfondato il tetto, e che, quando tutto è stato detto e fatto, potremo ancora vedere una linea dei prezzi tendente verso l’alto nel lungo periodo. Il calo, che ha avuto inizio subito dopo il picco di 147 dollari nel mese di luglio 2008, è stato sia il risultato delle banche, degli hedge fund, e di individui che ottengono investimenti e posizioni facendo il dumping con il petrolio [il dumping è l’esportazione di un prodotto a prezzi più bassi a scopo di concorrenza, N.d.T.] allo scopo di guadagnare denaro contante, sia una questione di mercati che prevedevano un forte calo dell’attività economica (e presumibilmente del consumo di petrolio). La verità è che la diminuzione della domanda di petrolio negli Stati Uniti è stata sorprendentemente moderata rispetto al calo dei prezzi. Nella relazione sulle Risorse Principali di Jim Hansen si afferma che il consumo di benzina è sceso da 9,29 milioni di barili al giorno nel 2007 a 8,99 milioni di barili al giorno per il 2008. Non sembra tanto un calo, soprattutto rispetto alla discesa dei prezzi.

Come ha affermato di recente Julian Darley del Post Carbon Institute: “Non ci sarà alcun salvataggio dell’energia”. Come molte altre persone hanno osservato, il recente crollo dei prezzi del petrolio implica la distruzione degli approvvigionamenti futuri, dal momento che tanti progetti sul petrolio sono stati sospesi o cancellati perché non sono economicamente redditizi con il barile a 40 dollari (o anche 70). Anche i progetti in corso, come la produzione canadese di catrame e sabbia, sono stati ridimensionati o chiusi perché non hanno più senso ai prezzi attuali. Alcuni dei progetti più recenti adesso non arrivano neppure a essere avviati – hanno perso la loro occasione e un sacco di soldi lasciano il sistema – e così anche la speranza di fronteggiare l’ormai prossimo esaurimento del greggio nei vecchi e giganteschi campi petroliferi appare sempre più pallida.

L’esaurimento è molto grave. Ad esempio, il colossale giacimento petrolifero messicano Cantarell, il secondo in ordine di grandezza mai scoperto, dopo il giacimento di Ghawar in Arabia Saudita, ha mostrato un livello del 30 per cento in meno solo nello scorso anno. (Pemex aveva previsto un 15 per cento in meno il tasso all’inizio dell’anno). In Messico Cantarell fornisce oltre il 60 per cento della produzione totale, e il Messico è il terzo più grande centro di importazioni dell’America – subito dopo l’Arabia Saudita (2) e il Canada (1). Ovviamente, il Messico presto perderà la sua capacità di esportare petrolio e, appena ciò si verificherà, in America si percepirà molto più di un semplice pizzicotto – sarà più simile a una capriola. In breve, il cinico esaurimento è in corso e abbiamo meno probabilità ora di poterlo contrastare rispetto ad un anno fa.

In un determinato momento, allora, la domanda, anche se leggermente inferiore, si allineerà al calo della fornitura. La mia previsione per il 2009 è che vedremo verificarsi due situazioni allo stesso tempo: una ripresa dei prezzi e le carenze localizzate di carburante. Dico questo perché il fallimento economico globale comporta di sicuro un aumento delle tensioni geopolitiche, e nella misura in cui l’America deve importare quasi i tre quarti del petrolio che usiamo, la prospettiva di esserci messi in un bel guaio è grande.

L’aspetto tragico di tutto questo è che il crollo temporaneo dei prezzi del petrolio ha spinto una indifferente opinione pubblica americana a ritenere, ancora una volta, che l’attuale situazione petrolifera è una sorta di illusione. Visto il diluvio di frodi in cui è rimasta vittima nel settore bancario e degli investimenti, suppongo che non la si può rimproverare se ritiene che tutto questo è un’altra specie di truffa. Visto il debole andamento delle vendite di autoveicoli in questa stagione, alcuni rapporti ci dicono che una crescente percentuale di veicoli venduti sono dati ora da camion e SUV.

Anche se io ho deciso di assegnare voti alti a Boone Pickens per avere fatto passi avanti nel campo della leadership, non sono del tutto d’accordo con la sua proposta di un piano energetico per scambiare il gas naturale con la benzina per quanto concerne i carburanti, mentre noi barattiamo l’energia eolica con il gas naturale per generare energia elettrica. Non credo che il tanto sbandierato Shale-Gas-Plays [il più importante produttore di gas naturale degli Stati Uniti, il secondo in Europa, N.d.T] apparirà a lungo termine come la pretesa di pochi venditori ambulanti. Queste fonti sono tutte costose da trovare e sfruttare, e tutte tendono ad esaurirsi rapidamente – circa un anno. Io non sono convinto che abbiamo i capitali o le risorse anche per far fronte all’acciaio necessario per le perforazioni. Comunque, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un modo per prolungare la nostra dipendenza dalle automobili.

Nel frattempo, vi sono ancora coloro che sperano (come descritto in precedenza) che vari sistemi di energie alternative potranno assicurare la continuazione della “Gioiosa Era del Motore”. Si tratta di un minimo di speranza, e il 2009 sarà molto sobrio per coloro che immaginano che le auto ibride o quelle eletriche o le auto ad “aria”, o quelle a gas naturale o di qualsiasi altro tipo di tecnologia automobilistica, un giorno ci possano salvare. Anche se il Presidente Obama progetta un piano di “stimolo alle infrastrutture”, questo non potrà tenere il passo con tutte le necessarie riparazioni stradali che il nostro sistema di autostrade richiede. Le estreme difficoltà finanziarie incontrate dalle amministrazioni locali e dagli Stati ci rafforzano l’idea che si dovranno rinviare un sacco di costose manutenzioni stradali – sebbene il governo federale ha progettato un bel pò di ponti e gallerie – e così ci troviamo di fronte alla prospettiva interessante che i nostri sistemi stradali entreranno nella zona mortale del fallimento di sistema ancor prima che l’intero problema dell’automobile sia risolto.

Sto aspettando di vedere se Obama si impegnerà nella ristrutturazione dei servizi ferroviari per i passeggeri. Ho detto abbastanza su questo punto in passato, ma vale la pena ribadire che il completo fallimento del servizio ferroviario passeggeri sarà un segno di quanto una nazione sia fondamentalmente poco seria.

Lo spettro di un ‘inflazione

Questa è l’altra “faccia della medaglia”, e molte persone sono in attesa di una sua discesa. Proprio in questo momento stiamo entrando in un periodo di deflazione del debito poiché le ipoteche hanno smesso di “operare” e i prestiti di tutti i tipi sono spariti senza pagare. Dal momento che il denaro viene prestato quando esiste, e un gran numero di prestiti non vengono restituiti, quindi tanti soldi stanno uscendo fuori dallo stato di esistenza. Ecco cosa intendo quando dico che il capitale sta abbandonando il sistema. Allo stesso tempo, la Federal Reserve ha fatto bene a promettere di gettare il denaro dagli elicotteri, se necessario, per evitare l’implosione del sistema bancario (poiché tutto il denaro vecchio non esiste più), e così la questione è quando l’ammontare del denaro nuovo supererà il denaro vecchio scomparso. (Naturalmente, quando parlo di “denaro”, intendo “denaro”, perché ci troviamo di fronte al regno dell’ombra assunta come valore). In ogni caso, non c’è un nesso temporale nel ritardo quando vengono gettati i soldi della Fed dagli elicotteri e poi il denaro effettivamente filtra attraverso le banche e gli altri destinatari e quando arriva alla cosiddetta “economia reale”, delle persone che comprano e vendono cose reali. Le stime credibili, che io ho sentito, vanno dai sei ai 18 mesi.

Potrei azzardarmi a ipotizzare che potremo vedere l’inizio di una seria inflazione di tanto in tanto nel 2009. In una certa misura, tutte le valute insieme adesso sono in caduta libera, alcune a ritmi leggermente più veloci rispetto alle altre, ma la situazione del dollaro USA è alquanto grottesca, e i nostri squilibri strutturali di livello così impressionanti, che è difficile immaginare che la nostra moneta non vinca la corsa verso il basso. L’oro ha ripreso il suo movimento al rialzo nei confronti del dollaro una settimana prima di Natale, e questo può essere un primo segno. Il governo – nessuno nei guai con i debiti – trae molto più vantaggio dall’inflazione che dalla deflazione, così sarà fatto ogni sforzo per evitare quest’ultima. Il problema risiede nella muta incapacità del governo di controllare le cose pericolose che esso stesso si crea, in modo che una campagna inflazionistica per evitare la deflazione comprensiva può facilmente portare ad un fallimento della super o iper-inflazione – di quel genere che uccide i governi e trasforma le società in mostri omicidi. Io prevedo che il dollaro USA avrà un valore pari al 40 per cento del suo valore corrente entro il prossimo Natale.

Geopolitica

Ebbene, ora, solo il diavolo sa che cosa c’è in serbo. A parte alcune bombe qua e là, e i pirati intorno al Corno d’Africa, la scena mondiale è rimasta miracolosamente indenne da grandi incidenti nel 2008 – forse il periodo peggiore si è verificato dopo Settembre tra gli attentati con le bombe di Mumbai e il fiasco in Georgia, dove gli Stati Uniti hanno indotto il Presidente della Georgia Mikheil Saakashvili a inviare truppe nella regione meridionale e allo spostamento delle truppe si è contrapposto il grande vigore della vicina Russia, facendo apparire gli Stati Uniti deboli e lenti a causa dei propri problemi. Comunque, non c’è stato molto movimento là fuori.

Fino agli ultimi giorni dell’anno, è stato così. Sono sicuro che la crescente schiera di anti-semiti americani che mi inviano le email sarà rimasta lusingata quando affermo che gli attacchi coi razzi di Hamas contro Israele degli ultimi giorni hanno garantito una forte risposta da parte di Israele – e ora, naturalmente, Hamas si sta giocando la carta delle lacrime da coccodrillo: “… che cosa ho fatto per meritare questo …?” Beh, si cazzo, ho sparato un mucchio di razzi su Israele. Avete mai sentito parlare di causa-effetto? La questione non richiede ulteriori delucidazioni, tranne per il fatto che sembra suggerire un crescente ritorno delle ostilità. Mi chiedo se è l’inizio di una nuova offensiva coordinata dall’estremismo islamico volto a sfruttare i vantaggi della difficile situazione economica occidentale (e la probabile avversione del mondo occidentale a tutto ciò che complicherà il suo auspicato recupero).

Si saprà tra un mese circa, credo, dal momento che qualche campagna coordinata (se una cosa simile fosse possibile) potrebbe anche essere rivolta a confondere il nuovo presidente americano.

L’altro punto caldo del mondo in questo momento è tra l’India e il Pakistan dove 60 anni di confine e di rivalità, che ha già prodotto tre guerre, sembra avere tutte le caratteristiche per un nuovo round. Io non sarò il primo a dire che il Pakistan è un giocatore pericoloso nella regione, ha un ruolo dal punto di vista economico, è in possesso di una buona scorta di bombe nucleari, da rifugio ai più pericolosi fondamentalisti islamici rispetto a qualsiasi altro luogo nel mondo, e ha un governo tenuto insieme con lo spago e il nastro isolante. Le scorribande di Mumbai avvenute lo scorso settembre potrebbe anche essere stata interpretate come un atto di guerra, ma in qualche modo l’India ha tenuto la calma. Chi sa dove. . . .

Finora ho solo descritto ciò che è già accaduto, ovviamente. Aggiungete a tutto questo il rischio che l’Iran è più vicina ad entrare nel club dei paesi che detengono l’arma atomica. Hanno fatto ruotare le loro centrifughe per tutto l’anno e nessuno ha fatto ancora niente al riguardo. La mia previsione è che né gli USA né Israele cercheranno di impossessarsi delle loro strutture nel 2009. Se l’Iran utilizzasse un qualsivoglia dispositivo nucleare contro Israele, o chiunque altro, si trasformerebbe, a sua volta, nel più grande portacenere del mondo. Fine della storia. Una altra questione, invece, è come l’Iran potrebbe comportarsi se e quando la presenza militare statunitense in Iraq si riducesse. Posso immaginare che l’Iran farebbe surrettiziamente il possibile per ottenere il controllo sulla regione petrolifera meridionale dell’Iraq nei pressi di Bassora, ma anche agli sciiti iracheni non stanno cosi tanto simpatici gli sciiti iraniani. In ogni caso, l’economia dell’Iran ha sofferto enormemente la caduta dei prezzi del petrolio. Questa nazione potrebbe trovarsi nei guai più per i problemi interni, più di quelli che hanno visto negli ultimi trenta anni da quando lo Scià fù cacciato dai servitori dell’Ayatollah Khomeini.

C’era un opinione assai diffusa lo scorso anno la quale affermava che, nel momento in cui gli Stati Uniti e l’Europa finiscono nel caos economico, la Cina si presenta come la nuova grande superpotenza egemonica. Mentre la Cina faceva un lungo cammino in un quarto di secolo, i suoi problemi interni sono ancora enormi e in peggioramento. Sono nei guai per quanto riguarda l’acqua, le importazioni di prodotti alimentari, la disoccupazione di massa, e l’energia. Hanno stipulato alcuni contratti petroliferi in tutto il mondo, ma sono ancora esposti alle fluttuazioni dei mercati petroliferi e agli eventi del Black Swan. Poiché l’economia basata sul consumatore americano sta entrando in coma, e il numero delle navi containers provenienti dalla Cina verso Walmart è sempre più ridotto, il governo cinese dovrà affrontare l’ira di milioni di lavoratori disoccupati. Credo che essi entreranno in lotta nel 2009, e forse diventeranno più scontrosi quando il dollaro USA crescerà e le loro holdings dei buoni del tesoro incominceranno ad assomigliare più a una truffa.

Attualmente la Russia potrebbe soffrire economicamente a causa del crollo dei prezzi del petrolio, ma sono ricchi di risorse energetiche – almeno per i prossimi decenni – e se loro non gradiscono il prezzo attuale, essi possono tenersi la maggior parte del loro petrolio sottoterra fino a quando il prezzo non sembrerà più attraente. Penso che Putin abbia la fiducia del popolo russo e supererà l’attuale malessere.

Il Giappone rimane un enigma avvolto in nori tostati [con il termine giaponese nori s’intendono varie specie di alghe del genere Porphyra e in particolare Porphyra tenera e Porphyra yezoensis, commestibili e ricche di proteine, vitamina C e B, N.d.T.]. Stanno riducendo in miseria i propri operai per non restare insolventi verso i debitori. Il settore bancario è stato “zombificato” per una generazione. Importano il 95 per cento dell’energia che utilizzano. Non hanno un piano? Uno se li immagina mentre scivolano nella rassegnazione tornando indietro al sedicesimo secolo, dismettendo l’intero circo industriale come un qualcosa che dà più problemi di quanto valga la pena, proprio come una volta avevano rinunciato alle armi da fuoco.

L’onnicomprensivo tema geopolitico del 2009 sarà la fine della globalizzazione robusta come l’abbiamo conosciuto per un po’ di tempo. Gli scambi commerciali ridotti, la competizione per le risorse energetiche, l’irritazione per i debiti e le valute spingeranno le nazioni ad occuparsi del proprio interno o, almeno, dirotteranno le energie verso le proprie regioni. Un avviso a Tom Friedman: alla fine si è scoperto che il mondo è tondo.

Conclusione

Dal punto di vista economico il grande tema del 2009 sarà la contrazione. La fine dell’epoca dell’energia a basso costo sarà annunciata dalla fine della “crescita” convenzionale e dalla diminuzione delle attività, della ricchezza, e della popolazione. La contrazione arriverà come un grande shock per il mondo degli economisti convenzionalmente programmati. Si faticherà parecchio ad analizzarla, e probabilmente l’analisi finale risulterà sbagliata. Purtroppo, questa contrazione farà il suo lavoro in modo sgradevole, riducendo il tenore di vita, recidendo le speranze e le aspettative per una vita confortevole, e introducendo disordini in molti dei sistemi dai quali noi abbiamo dipeso per tanto tempo. La gente avrà fame, perderà le case, perderà il reddito e lo status, e perderà la sicurezza di vivere in una società pacifica. Diventerà chiaro che “La Lunga Emergenza” sarà in corso.

Il mio augurio per quest’anno, almeno per la mia società, è che noi non ci trasformassimo in una nazione di clowns compiacenti, distratti, sovralimentati ma diventassimo un popolo tenace e responsabile, disposto a rimboccarsi le maniche per ottenere delle cose. Il mio motto per il nuovo anno è: “non piangete più babies!”

James Howard Kunstler
Fonte: http://jameshowardkunstler.typepad.com/
Link: http://jameshowardkunstler.typepad.com/clusterfuck_nation/2008/12/forecast-for-2009.html
28.12.08

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAURIZIO OGGIANU

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