DI MASSIMO FINI
ilribelle.com
La crisi
La situazione non è risolvibile. Può essere tamponata con degli investimenti di denaro, o meglio, con immissioni di liquidità di denaro che ovviamente non rappresenta nulla, se non una ipoteca su un futuro talmente lontano dall’essere inesistente. Quindi prima o poi si arriva al collasso definitivo del sistema del denaro e del sistema industriale, che noi chiamiamo occidentale ma che oramai riguarda molti altri luoghi. La Russia ci è entrata da tanto tempo, ma anche i paesi emergenti, come Cina e India, ci sono dentro sino al collo. Loro hanno il vantaggio di aver cominciato dopo, quindi arriveranno dopo al muro invalicabile che segnerà il fatto che non possono più crescere, ma in ogni caso il gong suonerà anche per loro. È matematico.
Futuro bruciato
Si potrebbe andare a ripescare dichiarazioni non dico degli anni Ottanta, ma dei Novanta e oltre. Nel 2000 e persino dopo il crollo dei subprime ancora si sentiva parlare di un “futuro radioso”. Ma non è questo il punto. Il fatto è che in paesi come l’Italia, un uomo come Monti ha buon gioco a dire che se non si fosse fatta questa manovra non si sarebbe riusciti a pagare gli stipendi.
È proprio il sistema che è sbagliato, basato sulle crescite infinite che esistono in matematica ma non in natura, partito da due secoli e mezzo fa e arrivato al suo limite. Un po’ come una potente macchina, che arrivata davanti a un muro continua a dare gas finché non fonde. Invece di continuare e ostinarsi a crescere, visto che crescere non si può più, si dovrebbe iniziare a governare in modo ragionevole la decrescita.
Decrescita: adottata da tutti oppure non funziona
Naturalmente, questo è il punto. Il sistema invece si basa sull’opposto, ovvero sulla competizione mondiale, sulla crescita, sugli investimenti, sulle infrastrutture. I popoli teoricamente diventano più ricchi ma nella realtà diventano più poveri.
Costretti a decrescere, in ogni caso
Certo, la classe media sino a ora era attaccata alla macina ma almeno poteva consumare. Adesso non può e non potrà fare più nemmeno quello, e dunque sarà costretta a decrescere. Ma una cosa è farlo in questo modo e una cosa invece è governare il movimento della decrescita. Perché quella di adesso più che decrescita è una recessione – di cui tutti parlano ma in realtà poco capiscono. È il fatto che poi tanta gente viene sbattuta fuori dal mondo del lavoro, e dunque non consuma, e dunque le imprese riducono ancora, e nsomma il processo si avvita su se stesso. Solo che lo fa a velocità sempre maggiore. Come quando vedi un nastro: una volta arrivato alla fine torna indietro, solo che lo fa a velocità molto superiore. E questo succede se pretendendo di crescere ancora invece non si cresce e dunque si alimenta la disoccupazione. La recessione non sarà come un tornare a vivere come facevamo trenta anni fa, ma sarà un processo di una velocità estrema: questo è il crollo di tutto il modello di sviluppo che conosciamo. E nessuno è preparato. Nessuno (o quasi) osa parlare di decrescita. In una riunione recente con i gruppi di Uniti e Diversi di Chiesa e Pallante (e altri gruppi) ho proposto di fare una manifestazione comune sulla decrescita. Chiesa e Rossi si sono opposti dicendo che erano cose che non si potevano dire in questo modo. Che dire? C’è molto residuo di pensiero liberale e marxista.
Scenari per il 2012?
A breve termine, per un po’, la cosa sarà lenta, quindi non verrà avvertita in modo traumatico, poi piano piano accelererà fino a diventare inarrestabile. Alla fine ci sarà gente che si riverserà nelle campagne alla ricerca di cibo, perché in città ci sarà meno lavoro, meno denaro, meno merce da poter acquistare, anche tra quella indispensabile. Solo che non è che ci siano poi tante campagne intorno. Insomma vedo una feroce lotta all’ultimo sangue, alla fine del processo.
Tempi?
Una volta pensavo che i tempi sarebbero stati lunghi. Data l’accelerazione che c’è, ora penso che nell’arco di 5-10 anni si arriverà a questo.
Prepararsi?
Certamente, un consiglio: acquistare terra e ritornare a saperla coltivare. E anche imparare a usare il kalashnikov, perché poi la gente arriverà dalle città e sarà una vera e propria lotta tra disperati.
Basta pessimismo della ragione: cose positive?
Il lato positivo sicuramente è che se la crisi economica si accentua ancora indurrà le persone a una maggiore solidarietà. È nelle situazioni di questo tipo di dramma che la solidarietà riappare e riaffiora rispetto all’individualismo. Esempio scemo: quando a Milano nevicò per tre giorni di seguito tutto fu immobilizzato, e la gente si aiutò anche se non si era mai parlata pur vivendo fianco a fianco. Nella necessità si crea la solidarietà. Poi questa situazione indurrà anche quelli che non ci pensano (ora) al tipo di vita che facciamo anche quando tutto va bene: una crisi economica potrebbe suscitare una riflessione in persone che non l’hanno mai fatta, che sentono il disagio magari, ma non l’hanno mai razionalizzato. Insomma produci-consuma-crepa non è un mondo umano dunque è bene cercarne un altro.
Meno lavoro e più occupazione (a fare altro)
Pensiero in parte vero ma troppo ottimistico perché poi le occupazioni da fare in un sistema come questo, non è che ve ne siano molte. Discorso diverso, naturalmente, sarà quando tutto sarà cambiato.
Tu ti sei preparato?
No, io predico bene e razzolo male. Ma il punto è che non è questione che riguarda me, riguarderà i giovani, per loro sarà una grande opportunità, avranno le energie per ricominciare da capo. Chi avrà cinquanta o sessant’anni sarà fatto, non avrà possibilità di riciclarsi, ma per i giovani, ripeto, sarà una grande opportunità.
Studiare agraria e fare un corso balistico
In Afghanistan tutti sanno usare il kalashnikov, qui no. Però basta prendersi il porto d’armi e andare a un poligono di tiro, no?
Massimo Fini
Fonte: www.ilribelle.com
25.01.2012
via www.ariannaeditrice.it/