di Scott Turow
[…]
Entrano settantacinque persone, dodici delle quali presto dovranno decidere cosa sarà della mia vita. Sono individui comuni, niente di speciale.[…] Ernestine [il cancelliere] ne chiama sedici, li fa sedere nel palco della giuria, dice agli altri di prendere posto nelle prime quattro file di panche dalla parte del tavolo dell’accusa, che gli uscieri hanno sgombrato dagli spettatori […].
[Il giudice] Larren incomincia a spiegare. Probabilmente ha visto scegliere mille giurie, nella sua carriera. Stabilisce con loro un rapporto immediato: un negro imponente di bell’aspetto, dall’aria spiritosa e sveglia. Anche i bianchi reagiscono favorevolmente […]. E’ abilissimo nel tenere fervorini alle giurie, nell’intuire le motivazioni nascoste, ed è fedele fino in fondo all’anima alle nozioni di base. L’imputato dev’essere presunto innocente. Innocente. Mentre state seduti lì, dovete pensare che il signor Sabich non ha commesso il reato di cui è accusato.
«Mi scusi, signore. Lei in prima fila, come si chiama?»
«Mahalovic.»
«Signor Mahalovic. Il signor Sabich ha commesso il reato di cui è imputato?»
Mahalovic, un uomo tozzo di mezza età, con il giornale piegato sulle ginocchia, alza le spalle.
«Non saprei, giudice.»
«Signor Mahalovic, lei può andare. Signore e signori, permettetemi di ripetervi che cosa dovete presumere. Il signor Sabich è innocente. Quando siete lì seduti, voglio che lo guardiate e diciate a voi stessi: quell’uomo è innocente.»
Continua su questa vena; spiega che è compito dello stato provare la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio e che l’imputato ha il diritto di tacere. Si rivolge ad una signora esile dai capelli grigi che siede nel posto accanto a quello dove stava Mahalovic.
«Ora, signora, lei non pensa che un innocente dovrebbe alzarsi e dire che non ha commesso il reato di cui è imputato?»
La signora è incerta. Ha visto cos’è successo a Mahalovic. Ma a un giudice non si mente. Si tocca il colletto prima di parlare.
«Direi di sì» risponde.
«Naturalmente. E deve presumere che il signor Sabich pensi la stessa cosa, poiché noi presumiamo che sia innocente. Però non è tenuto a farlo. Perché la Costituzione degli Stati Uniti afferma che non vi è obbligato. E ciò significa che, se voi siete giurati in questo caso, avete promesso di scacciare tale pensiero dalla vostra mente. Infatti il signor Sabich e il suo avvocato, il signor Stern, possono decidere di avvalersi di questo diritto costituzionale. Coloro che scrissero la Costituzione dissero: Dio la benedica, signore, Dio la benedica, signor Sabich, lei non è obbligato a dare spiegazioni. Tocca allo stato provare la sua colpevolezza. Non dovrà dire niente, se non vuole. E il signor Sabich non potrà ricevere veramente quella benedizione se qualcuno di voi si mette in testa che dovrebbe dare spiegazioni comunque.»
Dal libro Presunto innocente [Presumed innocent] 1987