PREPARATIVI PER LA PROSSIMA GUERRA MONDIALE

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DI HENDRIK VANEECKHAUTE

Non mi piacciono gli articoli allarmisti e drammatici. Mi piacerebbe cominciare questo
testo esprimendo la speranza che le mie analisi siano sbagliate, come capita
sempre più spesso, e che sia tutto un brutto incubo. Ma i trascorsi non ci
aiutano in questo senso, ed i fatti occultati dai media indicano che si stanno
mettendo in moto i preparativi per uno scenario di varie guerre nucleari.

Gli inizi di una guerra.

Le guerre non scoppiano da sole. Esistono sempre alcune fasi previe, che preparano la
struttura statale e la società per la guerra. Invariabilmente, la costruzione
dell’immagine del nemico che costituisce un pericolo per l’esistenza stessa del
paese è la “conditio sine qua non” per preparare la popolazione ad una guerra.
E la guerra è sempre presentata come difficile e piena di sacrifici (per la
popolazione, naturalmente, non per i governanti), ma la vittoria come se fosse
sempre fuori dubbio, per la semplice logica che “giustizia” e “ragione” stanno
dalla propria parte.Per la creazione del nemico sono necessari, insieme al discorso ufficiale pieno di
manipolazioni, esagerazioni e bugie, alcuni fatti che diano prova della
pericolosità del nemico. Normalmente, in una prima fase, si prendono delle
misure contro quel nemico dichiarato con l’obiettivo di provocarlo e generare
qualche atto di violenza. Nel caso in cui non si ottenga tale violenza, nella
storia la scusa perfetta per dichiarare guerra è sempre stata un’azione
coperta, azione che però che viene attribuita al nemico. Vari esempi di questo
genere di strategia usata dagli USA, sono descritti in dettaglio nel testo “La
strategia dell’attacco provocato” [1].

Parlando della seconda guerra mondiale normalmente si considerano gli anni dal 1940 fino
al 1945, ma in realtà, in Germania, Hitler ha preparato il paese alla guerra
per quasi tutta gli anni 30’. Centinaia di persone denunciarono questi
preparativi, ma i governanti europei e statunitensi non fecero loro caso. Al
contrario, l’economia nascente in Germania era fonte di grossi interessi
economici. Solo per fare un esempio, il nonno dell’attuale presidente USA,
Bush, come direttore della banca Brown Brothers Harriman, mantenne i suoi
interessi commerciali con Hitler e le sue SS fino al 1942, quando finalmente il
Congresso statunitense proibì il commercio coi nazisti.

Lo scenario
per organizzare le guerre contro l’Afghanistan e l’Iraq non è stato molto
diverso.

Non è neppure
diverso lo scenario della prossima guerra contro l’Iran.

Preparando la guerra contro l’Iraq

I piani
d’invasione dell’Iraq furono progettati vari anni prima degli attentati dell’11
settembre 2001. Quello fu solo il detonatore ufficiale atteso per l’avviamento
di quei piani.

L’attacco
all’Afghanistan fu quasi immediato, e per preparare la popolazione bastò la
ripetizione delle immagini del 11S condite con spiegazioni circa il presunto
vincolo del regime afgano coi terroristi. Decine di migliaia di afgani sono
morti, senza avere niente a che vedere con gli attentati in USA, né è mai stata
presentata nessuna prova che dimostrasse il legame dei talibani con la
pianificazione, il finanziamento e la preparazione dei piloti suicidi. Non sono
mai state prodotte prove che dimostrino che gli aeroplani furono davvero
sequestrati in volo, e non, per esempio, teleguidati. Al contrario, da ciò che
è stato presentato dai media, si può dedurre che gli attentati furono
organizzati in Europa occidentale (e tra gli altri, nello stato spagnolo, dove
avvennero varie riunioni), vari piloti suicidi furono allenati in USA,
l’ideologia religiosa ricevuta fu spinta dall’Arabia Saudita e tutta
l’organizzazione era a carico di una struttura costruita con denaro ed armi
fornite dallo stesso governo USA e sotto il comando di Ben Laden, ex
collaboratore della CIA.

Servì a poco
la volontà del regime talibano di consegnare Ben Laden, dato che gli obiettivi
dell’attacco erano altri. L’Afghanistan, in realtà fu solo un diversivo
obbligato, un passo prima del vero obiettivo: l’Iraq.

Per
giustificare la guerra seguente, quella contro l’Iraq, si dovette manipolare
l’opinione pubblica con bugie sulla pericolosità di Saddam Hussein e le sue
relazioni con Al Qaeda, oltre a generare un stato di paura generalizzata
attraverso gli allarmi di nuovi attacchi. La popolazione USA fu mantenuta in un
stato di psicosi e di paura, non solamente per garantire un appoggio “popolare”
agli attacchi, ma anche per ottenere la vittoria elettorale del presidente in
guerra, Bush. Benché l’opinione pubblica del mondo si esprimesse contro
l’imminente guerra attraverso manifestazioni di massa, il regime di Bush trovò
gli appoggi necessari in alcuni governanti che lo servirono da “utili idioti”
per poter presentare una falsa “coalizione internazionale”. Più di cento mila
iracheni innocenti furono assassinati dai
missili lanciati su quartieri popolari, scuole, ospedali, mercati, treni
ed installazioni di servizi basilari. Né la conoscenza dei crimini contro
l’Umanità, come la pratica sistematica della tortura e l’impiego di armi
proibite (come le armi chimiche), né le immagini e le testimonianze dei
carcerati nel campo di concentramento di Guantánamo hanno prodotto un rifiuto
reale da parte dei leader europei. Per esempio, Germania e Belgio, due stati
che ufficialmente si opposero all’invasione, misero a disposizione USA tutta la
loro infrastruttura pubblica per il trasporto di truppe e materiale militare.
Parlavano di una guerra illegale, ma nella pratica furono complici. Il
presidente del governo dello Stato Spagnolo che ritirò le sue truppe dall’Iraq,
ha lasciato a disposizione delle truppe d’invasione statunitensi le basi
militari, le installazioni civili, gli aeroporti. La sua opposizione a quella
che lui stesso definì una guerra illegale, non è nient’altro che propaganda
elettorale perché non ha mai ritirato l’appoggio logistico alle truppe
d’occupazione.

La mancanza
di un’opposizione reale, facilita gli USA nel seguire la sua strategia bellica
e proseguire con l’obiettivo seguente.

Dall’Iraq all’Iran: dalla guerra nucleare
occultata verso la guerra nucleare aperta.

Il fallimento
della guerra contro l’Iraq e la crescente protesta interna in USA potrebbero
portarci a pensare che gli USA non faranno nessun’altra guerra. Ma le menti
malate dell’entourage di Bush non sono disposte a perdere tutto quello che
stanno guadagnando con la situazione attuale. Per mantenere i loro elevati
benefici, soprattutto nei settori del petrolio e dell’industria bellica, sono
disposti a tutto.

L’Iran sembra
la scusa perfetta per continuare col business della guerra. La campagna
mediatica contro il paese è già a buon punto. La creazione dell’immagine del
nemico pericoloso si sta imponendo con la piena complicità dei media. Le bugie,
come la volontà del presidente dell’Iran di “cancellare Israele della mappa” o
la sua “negazione dell’olocausto” [2] appaiono citati da vari autori, perfino
nei media dell’informazione alternativa. Si usa, di nuovo, lo spauracchio delle
armi di distruzione di massa, dicendo che il governo dell’Iran vorrebbe
fabbricarle. Malgrado non esista alcuna prova di ciò, e malgrado si sappia che
quella scusa nel caso dell’Iraq fu tutto una montatura, i governanti europei
servono (di nuovo) da utili idioti e seguono a Bush nella sua campagna di
preparazione bellica. Ultima, e forse più importante, sarà la tesi che la
resistenza in Iraq può finire attaccando l’Iran. Le relazioni di intelligence
riferiscono che la resistenza in Iraq conta sull’appoggio dell’Iran. Questa
sarà la scusa chiave per battere la resistenza interna in USA alla guerra in
Iraq e creare un nuovo fronte di guerra. Inoltre, non stupirebbe se si stessero
preparando nuovi allarmi di attacchi terroristici, per rimuovere i sentimenti
di paura e ricreare lo stato di psicosi incluso qualche tipo d’attacco di Ben
Laden, di cui, tra l’altro, è già apparso un nuovo video.

Si sa che il
vicepresidente Dick Cheney ha istruito lo USSTRATCOM [Comando Strategico Usa]
affinché elabori un piano di contingenza per “essere usato come reazione
ad un altro attacco del tipo del 11-S contro l’América”. [3] Questo piano includerebbe “un
attacco aereo su grande scala contro l’Iran, usando armi convenzionali e
nucleari tattiche.” [4] Secondo Chossudovsky, “la pianificazione dei
bombardamenti aerei dell’Iran cominciò a metà del 2004, in conformità con il
CONPLAN 8022 dell’inizio del 2004. Nel maggio del 2004,
venne emessa la Direttiva Presidenziale di Sicurezza Nazionale NSPD 35
intitolata “Autorizzazione allo Spiegamento di Armi Nucleari” [5] Nello
stesso articolo Chossudovsky si riferisce ad una relazione edita su Yeni Safak
(Turchia) che suggerisce che gli USA: “usino armi nucleari tattiche del
tipo B61 nel sud dell’Iraq come trampolino per attaccare l’Iran, se e quando
l’Iran risponderà ad un attacco israeliano contro le sue installazioni
nucleari.”
[6]

Gli USA
stanno conducendo una guerra nucleare nascosta contro l’Iraq dalla guerra del
Golfo del 1991

L’uso su
grande scala di uranio impoverito ha contaminato la maggior parte del paese e
sta causando una devastazione sulla popolazione, soprattutto nel sud del paese.
[7] Dal 2003, gli USA stanno sviluppando nuove armi nucleari, in violazione del
Trattato di non – proliferazione delle armi nucleari (TNP). [8] Le cosiddette
“mini – nukes” o “mini bombe nucleari” sono capaci di distruggere depositi di
armi ed ogni tipo di installazioni militari e civili. La parola “mini” è
abbastanza relativa. Si sta parlando di bombe che avranno solo tre volte meno
la potenza della bomba esplosa su Hiroshima. In giugno, gli USA faranno un test
con l’esplosione de 700 tonnellate di prodotti chimici per simulare
l’esplosione di una “piccola” bomba nucleare. [9] Probabilmente l’Iran sarà uno
scenario di guerra nel quale si proveranno sul terreno queste nuove armi
nucleari. L’idea è di distruggere localmente certe installazioni, senza
preoccuparsi dei danni alla popolazione, né dell’inquinamento nucleare, ma di
conservare le installazioni industrie petrolifere intatte, quello sì. In
“I pericoli di una guerra nucleare nel Medio Oriente” [10], Michel
Chossudovsky spiega come gli USA hanno continuato ad elaborare il discorso
dell’uso di armi nucleari in combinazione con le armi convenzionali.

Nel piano di
attacco all’Iran, all’inizio, non è prevista un’invasione su grande scala,
perché non dispongono più di truppe, bensì di un intenso attacco aereo.
L’appoggio dell’Unione Europea e della NATO non è certo di oggi, anche se
sembrano solo disposti a continuare ad appoggiare gli USA nei suoi tentativi di
ottenere una condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il che sarebbe
sufficiente per giustificare un attacco militare. Alcuni analisti, come Michel
Chossudovsky [11] credono che la NATO ha già dato il via libera, sebbene non
trapeli ancora.

Altri, come
Wayne Madsen [12], pensano che un attacco all’Iran potrebbe causare una
spaccatura dentro la NATO. Quello che sembra spaventare i complici europei è
l’inevitabile sviluppo nucleare della guerra.

Per gli USA,
l’Unione Europea non farà nessuna opposizione reale ad una nuova guerra, anche
se nucleare. La Francia sembra già avere preso posizione: benché si sia
mantenuta al margine di un conflitto diretto con l’Iran, ha già reso noto che è
disposta ad utilizzare le sue armi nucleari in caso qualche stato (leggi
l’Iran) o gruppo di stati colpisca per ritorsione i suoi interessi.

Gli Stati
Uniti, nel loro attacco all’Iran devono prendere in considerazione Turchia,
Russia, India e Cina

La Turchia,
come stato musulmano membro della NATO e vicino allo scenario di quel nuovo
fronte di guerra, non creerà troppi problemi. Durante gli ultimi mesi c’è stato
una intensa serie di contatti fra alte cariche statunitensi e il governo turco.
L’atteggiamento del governo turco, ambiguo durante gli inizi dell’invasione
dell’Iraq, non è chiaro, ma non c’è il minimo dubbio che la Turchia è un paese
“comprabile” dagli Stati Uniti. Gli elevati interessi economici dei generali
turchi, la questione Kurdistan o l’ingresso nell’Unione Europea, sono solo
alcune delle questioni che possono essere soggette ad accordi favorevoli come
ricompensa di un atteggiamento di non – opposizione.

Il ruolo
della Russia, per le conseguenze internazionali di un attacco all’Iran, è
decisivo. Nel passato, i governanti russi si sono lasciati “comprare” per
cedere ad un intervento militare al quale all’inizio si opposero. I bombardamenti
di Kosovo e Serbia da parte della NATO sono un buon esempio. La Russia lasciò
la sua opposizione ai bombardamenti sulla Serbia in cambio di un prestito
milionario del FMI, e carta bianca per trattare il problema della Cecenia come
un problema “interno” Ma la Russia attuale non è più come allora. Per esempio,
con la chiusura del rubinetto del gas, alcuni mesi fa, Putín ha lasciato il
nord dell’Europa al freddo. Ma un “problema” con l’Ucraina, era una
dimostrazione di potere di fronte all’Europa. Mosca ha continuato a costruirsi
nuove alleanze e nuovi alleati: Cina, India ed Iran. A quest’ultima, la Russia
ha venduto armamenti sofisticati. Anche se Putin sembra opporsi verbalmente,
fino ad ora le sue azioni pratiche non sono state conseguenti con la sua
opposizione. Ma Putin ha alte aspirazioni, e sicuramente, gli Stati Uniti
sapranno manovrarlo affinché neanche la Russia vada oltre una protesta verbale.
Di fatto, il capo dello Stato maggiore dell’esercito russo, generale Yuri
Baluyevski, ha dichiarato che in caso d’offensiva militare contro l’Iran, “la
Russia non interverrà né da una parte né dall’altra”.

L’India è un
altro stato che inizialmente si è schierato contro un attacco all’Iran. Il suo
Primo Ministro aveva garantito ala comunità musulmana che l’india non avrebbe
mai tradito gli interessi iraniani. [14] Ma nonostante questa promessa, l’India
ha votato a favore nella riunione dell’OIEA, la riunione che ha che deciso di
rimettere il caso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il prezzo pagato dagli
USA per il “servizi prestato” è stato un accordo di collaborazione nucleare con
gli Stati Uniti, che implica un riconoscimento pubblico dell’India come potenza
nucleare.

Anche la Cina
è contraria ad un attacco all’Iran, ma probabilmente non eserciterà altro che
un’opposizione verbale. Non permetterà una risoluzione nel Consiglio di
Sicurezza dell’ONU favorevole ad un attacco all’Iran, come non lo farà la
Russia, ma la cosa più probabile è che “lascerà correre”, nonostante gli
interessi petroliferi che ha in Iran.

Per capire
quell’abbandono da parte di Russia, India e Cina, quanto ai loro interessi con
l’Iran, bisogna pensare in termini geopolitici globali e a lungo termine. Nella
regione, nell’ultimo anno si sono mosse molte pedine che dimostrano una crescente
ed accelerata interazione di vari stati, persino contraddittoria. Alcuni
esempi:

– Pakistan, India ed Iran hanno raggiunto un accordo per la
costruzione di un gasdotto di 2.600 chilometri, ed è in fase di progetto un
altro che unirebbe l’India con l’Iran, Turkmenistan, Kazakistan, Cina e
Birmania.
[15]

– Lo scorso
21 febbraio, Cina e Pakistan hanno firmato tredici accordi ed un memorandum su
energia, difesa, commercio e comunicazioni. [16]

– Pakistan, India ed Iran sono stati ammessi
come osservatori dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO, nelle
sua sigle in inglese)

– La Russia,
recentemente, attraverso la SCO ha condotto esercizi militari a tre (nome in
codice “Indira” 2005), tra Russia, Cina e India.

– Lo scorso
anno, Russia e Cina hanno fatto le loro prime manovre militari uniti, in terra,
mare e aria.

Nel gioco
macabro delle relazioni internazionali, e delle aspirazioni malate di volere costruire
nazioni e grandi imperi, le alleanze possono essere molto inaspettate. Lasciare
che gli USA affondino ancora di più in un’altra guerra di usura, per alcuni può
essere l’opportunità di sostituirsi all’impero USAmericano decaduto.

Benché Cina
ed India si oppongano attivamente ad un attacco all’Iran, gli Stati Uniti
proseguirebbe coi loro piani militari, perché neanche la guerra contro l’Iran è
il punto finale della strategia bellica USA per mantenere la sua posizione
imperialista. L’opposizione delle due potenze in rapida crescita è il punto di
partenza desiderato dagli USA per culminare nel loro tentativo di mantenere la
dominazione globale.

Dall’Iran a
Cina ed India: la guerra globalizzata per assicurare l’impero USAmericano

In dollari,
prendendo in considerazione la differenza nel costo della vita, Cina ed India
rappresentano già il 20 % del PIL del mondo. Il ritmo di crescita delle loro
economie durante gli ultimi 15 anni è stato del 6 % per la Cina e del 8 % per
l’India. Si tratta di due nuove potenze che in un futuro, non lontano, non
potranno più essere ignorate.

Fino ad ora,
la Cina fa parte dello scenario economico mondiale che genera i benefici
milionari, per le multinazionali ed i suoi principali azionisti. In questo
senso non è un competitore per il grande capitale, al contrario. Ma la Cina sta
entrando rapidamente in conflitto con gli interessi capitalisti occidentali
tradizionali in due diversi modi. In primo luogo, l’auge di Cina ed India sta
creando in modo troppo rapido nuovi consumatori. Nel frattempo, non si riescono
con sufficiente rapidità ad imporre le riforme destinate ad abbassare il
livello di vita in Europa, e con ciò ad “espellere” i consumatori eccedenti.
Quello significa che la pressione sulla materia prima necessaria per mantenere
il modello consumistico, cioè dell’attuale modello capitalista, cresce in modo
troppo rapido. In prima istanza questa pressione suppone una crescita
spettacolare dei benefici di alcune multinazionali, ma a medio termine non sarà
più sostenibile. Cina ed India in questo senso sono competitori non desiderati.
Il secondo conflitto sta sorgendo per le risorse che stanno generando le
crescenti economie di Cina ed India. Queste risorse finanziarie permettono ad
entrambi gli stati di costruire un potere politico, economico e militare che
rischiano l’egemonia dell’Occidente tradizionale.

L’India negli
gli ultimi quattro anni ha importato armi per un valore di quasi 9.000 milioni
di dollari.

La Cina ha
superato le importazioni di armamenti per un valore di più di 10.000 milioni di
dollari. Le importazioni dei due paesi, insieme, sono più del 25 % del traffico
internazionale di armi.

E tuttavia si
può ancora dire che siccome i due stati costituiscono quasi il 40 % della
popolazione mondiale, sono ancora sotto il loro livello “normale”.

Davanti a
questo pericolo per l’egemonia, per gli Stati Uniti non c’è niente di meglio
che creare conflitti in cui i competitori si esauriscano. Gli USA non
entreranno in un conflitto bellico in modo diretto, ma manterranno vivi due
scenari di usura per le future potenze.

Nel caso
dell’India, gli USA possono decidere in qualunque momento di far rivivere il
conflitto col Pakistan. Quest’ultimo, una dittatura militare, che straccia i
Diritti umani, che possiede armi nucleari, è stato implicato nel terrorismo
internazionale, ma è uno stato vassallo degli Stati Uniti. (Curiosamente non è
mai stato oggetto di nessuna critica nordamericana o del Consiglio dell’ONU,
nonostante ne combini più di ogni altro stato, ad eccezione di Israele, o delle
false accuse lanciate contro Iraq o Iran.) Nel frattempo, USA ed Europa si
avvantaggiano in modo scandaloso del commercio del traffico di armi. Solo un
anno fa, per esempio, gli Stati Uniti hanno venduto ad entrambi gli stati,
India e Pakistan, aeroplani capaci di trasportare armi nucleari. Una guerra tra
l’India e Pakistan, per l’India sarebbe così distruttrice da eliminare
qualunque pericolo di concorrenza da parte di questa nuova potenza economica.

Nel caso
della Cina, Taiwan è perfetta per implicare il potenziale Drago Imperiale in un
conflitto bellico. Il presidente taiwanese Chen ha vinto le elezioni con la
proposta di redigere una nuova Costituzione in cui risaltasse il carattere
“sovrano ed indipendente” di Taiwan. Il governo della Cina ha reagito
con una legge che stabilisce che qualunque tentativo di legittimare un
autogoverno indipendente nell’isola mediante la modificazione della
Costituzione taiwanese, potrebbe avere come conseguenza un’azione militare da
parte della Cina. Bush, al momento, ha chiesto a Taiwan di non modificare lo
status quo, ma ha anche avvertito che avrebbe fatto “tutto il necessario” per
difendere l’isola da un attacco della Cina Popolare. [17] Così mantiene la
chiave per creare uno scenario bellico quando convenga agli Stati Uniti.

Inoltre,
negli ultimi anni, gli USA hanno continuato a circondare la Cina di basi
militari. Ci sono truppe in Corea del Sud, Tagikistan, Kirghizistan,
Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Afghanistan, Pakistan, Singapore,
Indonesia e Filippine.

Gli USA, un
impero in decadenza

Nonostante i
modi da impero onnipotente, gli Stati Uniti stanno declinando definitivamente.

[18] La loro moneta, come riferimento
dell’economia mondiale sta perdendo forza, di conseguenza il potere economico
USA perderà rapidamente la sua forza. Le forze militari USA sono disperse nel
mondo, stanno cercando di controllare tutti i fronti, ma in realtà ne stanno
perdendo il controllo. Ne sono esempio la perdita d’influenza in America Latina
o l’usura in Iraq, quest’ultima di gran lunga più grave di quanto pianificato.

Gli USA,
ormai in declino, tenteranno di difendersi come un cane impazzito. Per questo
sono un pericolo più grande di prima, perché le loro azioni saranno sempre meno
razionali, saranno piuttosto scatti imprevisti, per un tentativo disperato di
mantenere il controllo economico e militare globale.

Conclusioni:

Per qualunque
persona con un minimo d’empatia e senso di rispetto agli altri, lo scenario di
una potenziale guerra mondiale è talmente orribile che dovrebbe fare tutto ciò
che può per evitarlo. Ma Bush e i suoi, insieme ai governanti al servizio del
delirio del potere e del capitale, hanno dimostrato tutto il contrario. Il
numero di persone massacrate in Iraq e Afghanistan probabilmente è già oltre i
200.000. Sembra che la sua sete di sangue e petrolio non si sia ancora placata.

La storia ci
insegna che le guerre sono state sempre desiderate dai governanti per ragioni
diverse.

L’attuale
governo USA vuole entrare in guerra con l’Iran, spinto da diverse ragioni:

1 –
Nonostante gli antecedenti (per esempio Vietnam ed Iraq) credono di poter
vincere contro l’Iran e di limitare l’estensione del conflitto.

2 – La lobby
pro – Israele spinge verso la distruzione dell’Iran per garantire l’annientamento
di tutta la resistenza araba contro il suo progetto sionista.

3 – Gli USA
stanno perdendo il controllo su gran parte delle riserve mondiali del petrolio,
base fondamentale della loro economia.

4 – Gli USA
pensano di poter controllare la situazione in Iraq controllando l’Iran.

5 –
L’ambiente di Bush, quelli che comandano realmente, rappresentano elevati
interessi per la prosecuzione della guerra.

6 – La
probabile mancanza di una risoluzione del Consiglio dell’ONU favorevole a
questo attacco militare da parte USA non sarà un impedimento perché ciò accada.
La segretaria di Stato statunitense Condoleezza Rice ha già detto che “il
diritto all’autodifesa non ha bisogno di una risoluzione del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU.”

Inoltre, i
governanti statunitensi possono essere sul punto di cercare un conflitto su
grande scala per varie ragioni:

1 –
L’escalation del conflitto forzerà l’Europa e la NATO, a partecipare e così a
pagare parte delle spese di guerra.

2 –
Coinvolgere le future potenze Cina ed India in guerre usuranti e autodistruttive. In questo modo minare il SCO, un’alleanza che sta rafforzandosi e che può
diventare un organo potente, che rappresenta oltre la metà della popolazione
mondiale. [19]

3 – Evitare
il collasso inevitabile del proprio impero. Diversi analisti segnalano molte
ragioni per le quali il collasso si avvicina a medio termine.

Benché il
danno alla propria società ed economia possa essere molto elevato, la
supremazia militare ed economica USA gli fa pensare che continueranno ad essere
i più forti anche dopo un conflitto globale.

I fondamentalisti religiosi nell’ambiente della Casa Bianca,
perfino lo stesso Bush che più di una volta ha insinuato di agire per conto di
Dio, possono portare l’ultima ragione per un conflitto globalizzato:
l’Apocalisse. La conseguenza di un conflitto globale nucleare stabilirà che gli
USA sono il paese eletto. [20]

È difficile
immaginarci che tutto ciò, un’escalation bellica con milioni di vittime, sia
pianificato e pensato tanto freddamente. Ognuno dei fronte bellici descritti
(USA – Iran, India – Pakistan, Cina -Taiwan come minimo), sono già progettati
nei piani bellici USA. La loro esecuzione si è messa in moto col sacrificio di
3.000 persone, per lo più lavoratori, in un attentato perfettamente pianificato
ed eseguito.

Hendrik Vaneeckhaute
Fonte: http://www.resistenze.org
29.05.06

Traduzione per www.resistenze.org a cura di FR

Note:

[1] testo
disponibile in sezione Testi della pagina web dell’autore:
http://www.pangea.org/hendrik /

[2] due bugie
smontate nel testo “Il presidente dell’Iran vuole cancellare Israele dalla
mappa e nega l’Olocausto?”, Anneliese Fikentscher ed Andreas Neumann,
Rebelion 28 aprile 2006.

[3] “I
pericoli di una guerra nucleare nel Medio Oriente”, Michel Chossudovsky,
Rebelion 12 marzo 2006.

[4] Philip Giraldi: “Attack on
Iran: Pre-emptive Nucleare War”, The American Conservative, 2 agosto
2005.

[5] “I
pericoli di una guerra nucleare in Medio Oriente”, Michel Chossudovsky,
Rebelion 12 marzo 2006.

[6] Ibrahim
Karagul, “Gli Usa spiegano armi nucleari in Iraq contro l’Iran”,
(Yeni Safak. 20 dicembre 2005, BBC Monitoring Europe.

[7] vedere
anche: “Gli Stati Uniti sanno
ammazzare, ma ammazzano meglio con bombe all’uranio”, Ernesto Carmona,
Rebelion 7 novembre 2004; “L’uranio impoverito è un ADM (Arma di
Distruzione di Massa)”, Leuren Moret, Rebelion 27 ottobre 2005.

[8] il 26
novembre 2003, l’Organismo Internazionale per l’Energia Atomica (OIEA), ha
approvato una risoluzione nella quale chiede all’Iran di adempiere ai suoi
obblighi internazionali in quanto alla collaborazione con l’OIEA. Esattamente
una settimana prima, il Congresso USA ha approvato un finanziamento di 7,5
milioni di dollari per l’investigazione e lo sviluppo di nuove armi nucleari
che avranno la capacità di penetrare nei bunker. Altri 6 milioni di dollari
erano previsti per lo sviluppo delle cosiddette “mini-nukes” o “mini bombe
nucleari”, capaci di distruggere depositi di armi ed ogni tipo di installazioni
militari, e civili.

[9] nel bilancio della difesa si
parla di “Conduct the Tunnel Target Defeat Advanced Concept and Technology
Demonstration(s, (ACTD, Full-Scale tunnel defeat demonstration using high
explosives to ti simuli a low yield nucleare weapon ground shock environment at
Department of Energy’s Innevato Test Site.”

[10]
Rebelion, 12 marzo 2006.

[11] vedere
“Guerra nucleare contro l’Iran.”, Michel Chossudovsky, Rebelion, 10
gennaio 2006.

[12] vedere
“L’amministrazione Bush prepara l’attacco militare all’Iran.”,
Rebelion, 9 gennaio 2006.

[13] “Gli
Stati Uniti non scartano un attacco all’Iran in nome dell’autodifesa”,
Rebelion, 21 aprile 2006.

[14] vedere
“Atomi e geopolitica contro Teheran e Pechino”, Augusto Zamora R,
Rebelion, 5 marzo 2006.

[15]
“India ed Iran: un’altra dimostrazione dell’ipocrisia occidentale.”,
Alberto Cruz, Rebelion, 6 marzo 2006.

[16]
“Movimenti di pedine nel sud dell’Asia”, Txente Rotondo, Rebelion, 11
marzo 2006.

[17] “Cina ed
USA verso un conflitto bellico per la Taiwan?”, Soeren Kern, 4 aprile
2005.

[18] vedere
anche “Il collasso dell’impero statunitense”, Kirpatrick Esce, Rebelion,
26 febbraio 2005.

[19] per
un’analisi più profonda dell’importanza dello SCO, vedere il testo
“L’incubo geopolitico degli Usa e gli accordi strategici euroasiatici
sull’energia.”, F. William Engdahl, Rebelion, 13 maggio 2006.

[20] si
vedano i dettagli in “Apocalisse” di George Monbiot

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