DI PIERLUIGI PAOLETTI
CentroFondi.it
Pochi giorni fa l’Ansa ha dato la notizia di un sondaggio, commissionato dal Financial Times all’Istituto britannico Harris Interactive, sul gradimento dell’euro in 4 paesi dell’Unione Europea: Francia, Germania, Spagna e Italia. Quasi due terzi degli intervistati pensano che l’euro abbia avuto un impatto negativo sulle rispettive economie, manifestando il rimpianto per le vecchie divise nazionali.
Questa importante notizia, è stata praticamente taciuta dalla macchina mediatica alle prese con le importantissime vicende coniugali dell’ingombrante Cavaliere nazionale. Inutile meravigliarci quando sappiamo di vivere in un paese al 40° posto per libertà di stampa dopo Bulgaria e Corea del Sud .
E’ evidente che la percezione del disagio è arrivata a livelli di guardia che stridono, non poco, con il quadro quasi idilliaco che ci viene quotidianamente proposto dalle istituzioni nazionali ed europee. Sarebbe bello che i cittadini, che intuitivamente sentono montare il disagio verso la moneta unica, facessero un salto di qualità e capissero che non è un problema di euro, lira, marco, franco o peseta, ma solo della modalità con la quale tutte le monete vengono emesse. Se le monete invece di creare solo debito, alla loro emissione venissero immesse in un paese come contropartita della ricchezza prodotta, tutti si accorgerebbero immediatamente dei benefici che questo “semplice” cambiamento porta alla qualità della vita. Per averne un’idea basta leggere questo .Oggi percepiamo maggiormente rispetto al passato il disagio economico perché dall’ingresso dell’euro nelle nostre vite, i prezzi sono impazziti, i debiti sono esplosi a causa di un’emissione di moneta incontrollata (ogni anno circa 3 volte la crescita dei beni e servizi) e non abbiamo avuto la possibilità di ricorrere allo strumento, tanto caro ai nostri politici, della svalutazione competitiva, che poi altro non era che una forma occulta di ladrocinio ai nostri danni, insieme all’inflazione. E’ come se dal 1999 si fossero aggravati tutti gli aspetti negativi legati alla moneta fondata sul debito, ma forse è stato un bene perché finalmente, anche grazie a internet, il grande pubblico (quello che non dorme) sta scoprendo le storture legate al denaro e alla truffa perpetrata ai nostri danni, da banche centrali e commerciali e molti stanno lavorando per creare un altro mondo economico dove sia possibile vivere senza lo stress da debiti e carenza di denaro che ci rende ogni giorno che passa sempre più simili a schiavi moderni (sugli schiavi moderni).
Un esempio è la diffusione capillare delle monete complementari in Germania. Da chiarire che la moneta complementare, non è la risoluzione di tutti i mali monetari, ma la creazione di un’economia parallela a quella ufficiale e libera da debito, può indubbiamente aiutare una maggiore presa di coscienza del problema monetario e creare, perché no, una economia che risentirebbe meno gli effetti devastanti di un crollo, non tanto lontano, del sistema monetario mondiale.
(foto nel pdf )
Che il problema monetario stia diventando una priorità da affrontare lo dimostra il fatto che molte aziende a livello internazionale non accettano più pagamenti in valute come dollaro o euro in cambio delle loro forniture o servizi, ma pretendano pagamenti in materie prime o altro, adottando una forma avanzata di baratto. E’ per questo che sta partendo una valuta complementare (la TRC Trade Reference Currency www.terratrc.org ) basata su un paniere di commodities tra cui anche l’oro e pensata proprio per gli scambi internazionali tra aziende (per chi conosce l’inglese consigliamo anche di leggere questo documento).
A tale proposito il www.centrostudimonetari.org sta studiando da tempo, con la preziosa consulenza di ex banchieri “pentiti”, una forma di clearing che permetta alle valute complementari di tutto il mondo di poter operare scambi di merci, materie prime, servizi, turismo ecc., pagando con la propria valuta complementare. In pratica sarebbe l’evoluzione delle monete complementari che pur mantenendo la caratteristica di valorizzare le economie locali, permette anche di poter effettuare scambi produttivi tra le varie realtà locali, magari di paesi lontani. Se ad esempio la risorsa da valorizzare in Italia è il turismo, attraverso questo meccanismo di clearing potremmo creare dei flussi di turisti tedeschi che pagano il loro soggiorno in Regio ed noi potremmo comprare in Germania con l’Ecoroma (www.ecoroma.org), l’ Eurobuono di Crotone o con lo Scec di Napoli (www.loscontochecammina.135.it), dei pannelli solari di nuova generazione, visto che loro sono più avanzati di noi in questo campo.
Gli esempi di interazioni tra realtà locali che adottano valute complementari sono molteplici, ma soprattutto bisogna evidenziare che all’esterno verrebbero richiesti solo quei beni, materie prime o servizi che non è possibile reperire in ambito locale.
Il futuro di un economia più a misura d’uomo, senza debito e custode rispettosa delle risorse, sta velocemente prendendo corpo.
Pierluigi Paoletti
Fonte: http://www.centrofondi.it
02.02.2007