DI RENAUD LAMBERT
counterpunch.org
Il 15 Maggio del 2011 centinaia di migliaia di dimostranti – che la stampa mondiale chiamò gli “indignati” – manifestarono in Piazza Puerta del Sol a Madrid, per protestare contro la morsa delle banche sull’economia e contro una democrazia che non consideravano più rappresentativa degli interessi del popolo. Insultarono e bruciarono bandiere, simboli, documenti e discorsi di organizzazioni e partiti, con lo slogan: “Se il popolo è unito, non ha bisogno di partiti”.
Quella piazza oggi non è più occupata.
C’e’ ancora il desiderio di cambiamento, ma si è inaspettatamente concretizzato in un nuovo partito politico, il “Podemos” (Possiamo). Mentre altri partiti europei sono in disfatta, Podemos sta riscuotendo un successo senza precedenti. “E’ difficile da credere”, mi disse tempo fa a Parigi l’europarlamentare di Podemos Pablo Echenique. “Il nostro partito è stato fondato nel Gennaio del 2014. Cinque mesi dopo, avevamo già l’8% dei voti alle elezioni europee. E oggi tutti i sondaggi mostrano che siamo la maggiore forza politica del paese”. I leader di Podemos sanno che tra i sondaggi di opinione e i risultati delle elezioni c’e’ una bella differenza; le previsioni di Gennaio li avevano piazzati addirittura davanti al Partito Socialista dei Lavoratori Spagnoli e al Partito del Popolo. Tuttavia, la possibilità che Podemos vinca alle elezioni generali (che si terranno nel Dicembre del 2015), resta una realtà.
La nascita di Podemos scaturì dalla presa di coscienza che il “15-M” (Movimento Quindici Maggio) si era cristallizzato in un concetto di politica basato su un movimento sociale” ha detto il sociologo Jorge Lago, un membro del consiglio dei cittadini di Podemos, uno dei componenti della sua ampia struttura dirigenziale. “L’idea che la progressiva aggregazione di forza tra i dimostranti prima o poi si sarebbe concretizzata in un risultato politico, si è dimostrata falsa.” Si sono create associazioni per fermare gli sfratti esecutivi e i tagli alla sanità pubblica, ma il movimento ha poi perso il controllo e si è smarrito.
Alle elezioni generali ci fu una grande delusione. Secondo Lago, “l’ 80% della gente disse di essere d’accordo con il movimento, ma preferiva continuare a votare come in passato”. Nel Novembre del 2011 i conservatori incassarono una valanga di voti: fu questo che indusse i fondatori di Podemos a chiedersi: “E se qualcuno dei simpatizzanti di “15-M” volesse ancora essere rappresentato in qualche modo? E se utilizzare la macchina dello Stato fosse l’unica condizione necessaria per realizzare il cambiamento?”
Lo spirito di Maggio
Nonostante non condivida l’urlo di Puerta del Sol che rivendica una democrazia diretta, Podemos vuole essere l’erede dello “spirito di Maggio”, soprattutto in termini di autofinanziamento popolare diffuso, trasparenza e processo decisionale condiviso. Allo stesso tempo, i suoi membri hanno identificato alcune delle “trappole” insite nel volersi disfare delle vecchie strutture politiche verticali. Durante il primo congresso del partito nello scorso Ottobre, Echenique propose una mozione per sviluppare la decentralizzazione e una struttura orizzontale e flessibile del partito. Pablo Iglesias, leader di Podemos, sostenne che il raggiungimento degli obbiettivi del movimento significava concentrarsi di meno sul dibattito sui meccanismi interni dell’organizzazione. E fu inondato di voti.
Questo, per molti ferventi sostenitori del Movimento 15 Maggio, suonava come un tradimento dell’autonomia: il nuovo partito non sarebbe stato altro che un servo del sistema. “Podemos è nato con l’intento di convogliare l’energia sociale e il processo di sperimentazione su vasta scala degli ultimi anni” ha detto Nuria Alabao, un attivista di Barcellona (1). Iglesias sostiene che Podemos non ha semplicemente preso il posto del movimento 15-M, ma ha apportato una nuova modalità di condurre le battaglie politiche. Ha detto Lago “I movimenti sociali sono perfettamente in grado di preservare la loro autonomia e allo stesso tempo appoggiare, se lo ritengono, un governo che si mostra più favorevole nei loro confronti di quanto lo abbiano fatto governi precedenti”.
Ma cosa accade quando un governo troppo cauto entra nel mirino dei conservatori? Dovrebbe forse stare al gioco del nemico e condividere le sue critiche, oppure restare in silenzio, tradendo la sua causa? La risposta non è facile.
Benchè non vi sia diretta continuità tra il Movimento 15-M e l’ascesa di Podemos, i leader del partito credono che il movimento abbia creato le premesse per la nascita del partito, suggerendogli un tema centrale su cui concentrarsi, cosa alquanto rara in Europa: il popolo. “Non è il popolo che fa la rivolta, ma è la rivolta che fa il popolo”: è in questi termini che si esprime il Comité Invisible nel suo ultimo libro (2). Mentre in altri paesi il termine “popolo” resta astratto, in Spagna, durante l’occupazione delle piazze, ha assunto un nuovo significato.
Corruzione strutturale
L’emergere di questo “noi” collettivo è una risposta alla condotta delle élite del paese, quelle che Podemos chiama “la casta”. Il livello di corruzione raggiunto in Spagna fa apparire la Francia come virtuosa. Si sta indagando su circa 2,000 casi di corruzione che coinvolgono per lo meno 500 alti funzionari pubblici, con un costo annuale stimato di 40 miliardi di euro (3).
I maggiori partiti – la destra al governo del Partito del Popolo (PP) e il PSOE- hanno risposto convenendo sulla necessità di limitare la responsabilità giuridica degli individui che hanno ricevuto donazioni illegali (4) e mantenere in vita quei partiti che finora hanno goduto di simili benefici. Persino la monarchia, da sempre considerata intoccabile, non è stata in grado di ripristinare la reputazione delle classi dirigenti Spagnole, considerando che negli scandali è stata coinvolta anche la sorella del nuovo re, l’Infanta Cristina de Borbón.
Secondo Iglesias, la corruzione a questo livello è “strutturale” (5). Diventa indistinguibile dalla più ampia concezione della politica illustrata nel 2012 da un parlamentare conservatore, Andrea Fabra: quando il primo ministro Mariano Rajoy annunciò ulteriori tagli ai sussidi di disoccupazione, Fabra disse dei disoccupati: “Che vadano a farsi fottere”.
Metà dei disoccupati non riceveranno i sussidi dal governo spagnolo, mentre 33 delle 35 più grandi aziende del paese continueranno ad evadere le tasse attraverso le loro filiali con sedi in paradisi fiscali (6). Nel 2009 sono stati rilevati mezzo milione di bambini in stato di povertà, ma la ricchezza dei “grandi ricchi” di Spagna è aumentata del 67% da quando Rajoy è salito al potere (7). Per evitare che esploda l’ira di una popolazione già molto irritata, la legge sulla “sicurezza dei cittadini”, varata nel dicembre scorso, ha bandito tutto ciò che rese possibile la mobilitazione del 2011, comprese le riunioni in luoghi pubblici e il volantinaggio.
Podemos calcola che quando scoppiò la bolla immobiliare spagnola, si distrussero le basi di un consenso che durava dal 1978: un patto di transizione, la monarchia – ora così offuscata che Juan Carlos ha dovuto abdicare in favore del figlio l’anno scorso – e le aspirazioni di mobilitazione sociale. “La crisi economica,” ha detto Lago, “ha provocato una crisi politica, quel tipo di situazione eccezionale che necessariamente precorre qualsiasi profondo cambiamento sociale.” Dopo il processo di “liquidazione” del maggio 2011, oggi i tempi sono maturi per un processo di creazione: trasformare lo Stato attraverso i meccanismi dello Stato.
La situazione spagnola può essere rischiosa. Rende l’estrema destra, come ha sottolineato Iglesias, “felice come un pesce nell’acqua” (8). Eppure la sinistra spagnola ha un vantaggio rispetto alla sua omologa francese: un grosso elemento di nazionalista di estrema destra è formalmente integrato nel PP, cosa che rende difficile per il partito spingere per una piattaforma anti-sistema, a differenza del Fronte Nazionale Francese, che solo in pochissime occasioni ha coordinato comitati locali.
Tuttavia, la situazione in Spagna non basta a spiegare la recente ascesa di Podemos. Izquierda Unida (Sinistra Unita) da tempo propone un programma politico simile, senza però riuscire a cambiare l’ordine politico. Quindi è anche una questione di metodo.
I leader di Podemos credono che la sinistra sia stata a lungo colpevole di analisi campate in aria, di riferimenti oscuri e di un linguaggio non trasparente. Iglesias considera che : “La gente non vota per qualcuno perché si identifica con la sua ideologia, la sua cultura e i suoi valori, ma perché è d’accordo con lui”. E la gente diventa ancora più propensa ad esserlo se i candidati appaiono come persone normali, simpatiche e con il senso dell’humour.
Democrazia Economica
Il primo compito di Podemos è stato quello di tradurre il discorso tradizionale della sinistra in temi in grado di conquistare l’appoggio popolare: democrazia, sovranità è giustizia sociale. “Per essere più specifici” ha detto Lago “noi non parliamo di capitalismo. Noi difendiamo l’idea della democrazia economica”. E la questione non è la storica dicotomia destra/sinistra: “la divisione” – secondo Lago – ora è tra quelli come noi che vogliono difendere la democrazie…e quelli che appoggiano le elite, le banche e i mercati. Ci sono persone in basso e persone in alto…le elite e la maggioranza”.
I difensori dell’ortodossia marxista criticano questa visione sociale indifferenziata. Lo scorso Agosto, un attivista chiese provocatoriamente a Iglesias perchè non usava mai il termine “proletariato”. Iglesias disse: “Quando è iniziato il Movimento 15-M, gli studenti della mia facoltà – e parliamo di studenti impegnati politicamente che avevano letto sia Marx sia Lenin – partecipavano per la prima volta alle manifestazioni insieme alla gente comune. Si strappavano i capelli dalla disperazione: “Ma questi non capiscono niente!”. Urlavano: “Guarda che tu sei un lavoratore, anche se non te ne rendi conto!” La gente li guardava come se fossero dei marziani. I miei studenti se ne tornarono a casa sconsolati…Ecco cosa si aspetta il nemico da noi: che usiamo parole che nessuno comprende, rimanendo una minoranza, ricadendo nella vecchia simbologia tradizionale. E sanno bene che finchè facciamo questi errori, non saremo mai una minaccia per loro”.
Anche se alcuni dei suoi fondatori provengono dall’estrema sinistra, compresa Izquierda Anticapitalista (Sinistra Anticapitalista), Podemos è riuscita ad attrarre il 10% del suo consenso durante le elezioni europee del 2014, da gente che prima aveva sempre votato la destra. La base del partito si è sviluppata in tutta la Spagna, con la creazione di migliaia di “circoli”. Qui, universitari di varie città s’incontrano regolarmente con membri della classe operaria del posto.
La storia mostra che queste alleanze tra classi tendono ad esaurirsi quando si raggiungono degli obiettivi minori e per qualcuno è “meglio questo che niente”. Come può il Podemos evitare questo destino? “Non possiamo” ha detto Lagos, “ma è una domanda che ci porremo da una posizione di vincitori. Preferisco immaginare questo invece che restare sempre nelle tradizionali posizioni ai margini”.
Formati dal pensiero gramsciano, i leader di Podemos credono che la lotta politica non si debba limitare al rovesciamento delle strutture sociali ed economiche esistenti, ma dovrebbe anche combattere l’egemonia che legittima il dominio dei potenti agli occhi dei “dominati”. In questo spazio culturale, il nemico impone un suo codice, storia e linguaggio. E c’è uno strumento che si distingue per la sua capacità di plasmare il “senso comune” – la televisione.
Dal 2003, Iglesias e i suoi amici (compreso il professore universitario Juan Carlos Monedero, ora uno dei leader di Podemos) hanno realizzato dei loro programmi televisivi, tra cui La Tuerka, un dibattito politico trasmesso dalle emittenti locali e online. Questo programma è incentrato sulla “comprensione del mondo da una prospettiva leninista, in modo da essere pronti quando arriva il momento” ha detto Iglesias. Lui e i suoi amici, che a volte invitano al programma anche membri della destra, sono diventati molto popolari e spesso sono invitati a dibattiti politici delle maggiori emittenti televisive: il secondo elemento della strategia di Podemos è “non lasciare il campo al nemico”.
Ora che i rapporti sono ancora civili. Lo scorso Dicembre, Iglesias fu invitato come ospite a La noche en 24 horas, un importante programma politico trasmesso da TVE (la maggiore rete televisiva spagnola). Mise subito in chiaro che non considerava un favore quello di essere stato invitato: “Abbiamo dovuto lottare per la mia presenza qui” disse all’intimidito produttore, il giornalista Sergio Martín. “Permettetemi di ringraziare tutti quelli dell’organizzazione che ci hanno lavorato, perchè, come sapete bene, senza le loro pressioni, non mi avreste mai invitato”.
La classe dirigente spagnola ha un sistema elettorale che favorisce i due partiti maggiori e i partiti con un ambito regionale limitato, come i nazionalisti. “L’aritmetica è semplice” disse nel 2011 il sociologo Laurent Bonelli. “I nazionalisti di Geroa Bai della Navarra hanno bisogno di 42,411 voti per un seggio, PP di 60,000, PSOE di 64,000 e IU di 155,000.” Podemos ha sbaragliato tutte le alleanze – un “crogiuolo di simboli” che potrebbe riportare il movimento indietro nel tempo alla vecchia dicotomia sinistra/destra – e di privare il partito di voti dai nazionalisti della sinistra e degli attivisti di IU, che hanno criticato l’ “irresponsabilità storica” di Podemos (9). Le élite spagnole sono preoccupate: in Dicembre scorso il leader dell’associazione dei datori di lavoro, Juan Rosell, ha fatto appello ad una grande coalizione stile “Germania” tra PP e PSOE per contrastare Podemos.
“Non c’e’ niente di estremista nel programma di Podemos (10)” ha detto Iglesias: assemblea costituente, riforme fiscali, ristrutturazione del debito, opposizione all’elevamento dell’età pensionabile a 67 anni, introduzione delle 35 ore lavorative settimanali (contro le attuali 40), referendum sulla monarchia, incentivi alle attività produttive, riappropriazione dei poteri ceduti a Bruxelles, autodeterminazione per le regioni spagnole. In previsione di un’alleanza con movimenti simili nell’area meridionale dell’Europa (Syriza in Grecia, che ha vinto le elezioni il 25 gennaio scorso), Podemos rischia di minacciare i poteri finanziari, ovvero quello che Iglesias chiama l’ “Europa Tedesca” e la “Casta”.
E questi poteri già mostrano i denti. Un articolo del dicembre scorso del giornalista Salvador Sostres di El Mundo, comparava Iglesias all’ex-leader rumeno Nicolae Ceauşescu, sostenendo che ha una sola idea : “Succhiare sangue, e della peggiore qualità, fino all’ultima goccia”. Un altro politico del PP è stato ancora più diretto: “Qualcuno gli dovrebbe piantare un proiettile nella testa”.
RENAUD LAMBERT
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2015/02/02/now-can-podemos-win-in-spain/
2.02.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERATA63
Renaud Lambert è vice direttore di Le Monde Diplomatique.
(1) Nuria Alabao, “Podemos e i movimenti” Periódico Diagonal, 7 Novembre 2014.
(2) Comité Invisible, Ai nostri amici, La Fabrique, Parigi, 2014.
(3) “Ricercatori della ULPGC analizzano come calcolare il costo sociale della corruzione in Spagna”, comunicato della Las Palmas University del 29 Luglio del 2013.
(4) Europa Press, Madrid, 28 Novembre 2014.
(5) Pablo Iglesias Turrión, Discutere di democrazia – la politica in tempi di crisi, Akal, Madrid, 2014.
(6) “La responsabilità sociale delle imprese nei rapporti annuali aziendali del IBEX 3”, 10° edizione, Osservatorio sulla responsabilità sociale delle imprese, Madrid, 2012.
(7) Vicente Clavero, “Da quando Rajoy è al potere, la ricchezza dei proprietari del Ibex è cresciuta del 67%”, Público, 7 Maggio 2014.
(8) Le citazioni di Pablo Iglesias, se non e’ diversamente indicato, sono tratte da suoi interventi pubblici pubblicati online.
(9) Europa Press, 12 Dicembre 2014
(10) Pablo Iglesias Turrión, Discutere di Democrazia (sopra citato).
Questo articolo è apparso in Le Monde Diplomatique, la cui edizione inglese si può trovare a mondediplo.com. Questo testo integrale viene qui pubblicato in accordo con Le Monde Diplomatique.
CounterPunch pubblica ogni mese due o tre articoli da LMD.