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La Redazione

 

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PIU’ SPAVENTAPASSERI CHE PERSONE: LA TRAGICA ANTEPRIMA DEL COLLASSO FINALE DEL GIAPPONE

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A cura di Davide
Il 15 Dicembre 2014
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DI TYLER DURDEN

zerohedge.com

Qualche settimana fa abbiamo rivelato che la misteriosa persona dietro all’ultimo attacco di follia monetaria (più che fiscale) in Giappone non è altri che Paul Krugman (qui)
Da quel momento conosciamo quello che sarà il destino del Giappone: il fallimento dello Stato. Il paese – già in crisi demografica – ha ora a disposizione max un paio d’anni (forse meno) prima d’implodere come una specie di supernova iper-inflazionata.

E per avere una tragica anteprima dell’endgame (fine dei giochi) giapponese – risultato diretto delle politiche keynesiane e monetariste – ci rivolgiamo all’Associated Press (AP), che propone un report sul villaggio di Nagoro (che si trova “nel profondo delle aspre montagne nel sud Giappone, una volta patria di centinaia di famiglie”) e rileva che, ora, restano solo 35 persone in quel paese, con un’inferiorità numerica di tre a uno rispetto agli spaventapasseri, che Tsukimi Ayano ha creato per riempire le sue giornate e sostituire la compagnia di quei vicini che o sono morti o si sono allontanati.
Questo – e niente di più – è tutto quello che il Giappone deve aspettarsi da un futuro che lentamente (o molto rapidamente) sta svanendo nel nulla.

DALL’ASSOCIATED PRESS (AP):

A 65 anni, Tsukimi Ayano è una delle residenti più giovani di Nagoro. E’ tornata a casa proveniente da Osaka per prendersi cura del padre ottantacinquenne, dopo che per decenni aveva vissuto altrove.

“Hanno portato indietro i ricordi”, ha detto Ayano parlando delle bambole a grandezza naturale poste negli angoli della sua casa colonica, arroccate sulle recinzioni e sugli alberi, rannicchiate fianco a fianco su una bancarella, nella fermata dell’autobus ed ovunque una persona potrebbe fermarsi per riposarsi un po’.

“Quella vecchia signora veniva a chiacchierare e a bere il tè. A quel vecchio, invece, piaceva bere il sake e raccontare delle storie. Mi ricordava i vecchi tempi, quando tutti erano ancora vivi e vegeti”.

Ancor più della sua dissolvenza come “superpotenza esportatrice”, la sfida più grande per il Giappone potrebbe essere quella del calo della popolazione.

In Giappone più di 10.000 città e villaggi si sono spopolati. Le abitazioni e le infrastrutture diventano fatiscenti man mano che la campagna si svuota, conseguenza del calo del tasso di natalità e del rapido invecchiamento.
Nel nord-est del Giappone il terremoto e lo tsunami del Marzo 2011 hanno ucciso più di 18.000 persone, affrettandone il declino. Innanzitutto se ne vanno i posti di lavoro, poi se ne vanno le scuole, ed infine si fermano i contatori dell’elettricità.

Né il Primo Ministro Shinzo Abe, che guida il Partito Liberal-Democratico, né uno qualsiasi dei suoi rivali hanno capito come “far rivivere le realtà locali”, un problema urgente che ha assillato per decenni i leaders giapponesi.

Alcune comunità, tuttavia, stanno mettendo in opera diverse strategie per attirare persone più giovani e rallentare, se non invertire, il loro declino. A Kamiyama, ad esempio – un’altra comunità agricola vicino al capoluogo della regione, Tokushima – gli organizzatori della comunità hanno pianificato una strategia per attirare artisti e imprese high-tech.

La situazione di Nagoro è simile a quella di altre migliaia di comunità che stanno trasformandosi in città fantasma o, nel migliore dei casi, in musei a cielo aperto congelati nel tempo. Un trend evidente anche nel centro di Tokyo e nelle cittadine vuote, o quasi, che si trovano nelle periferie della grandi città.

Le piccole città sono in gran parte abbandonate. I negozi e le case sono state chiuse in modo permanente.

La chiusura della scuola elementare di Nagoro, due anni fa, ha rappresentato l’ultima goccia. Tsukimi Ayano, ora, apre le porte di quella scuola e guida i visitatori attraverso le aule immacolate, popolate da studenti ed insegnanti spaventapasseri.

Quando tornò nella sua città natale, 13 anni fa, Ayano provò con l’agricoltura. Pensando che i corvi avrebbero potuto mangiare i semi di ravanello, decise di creare alcuni spaventapasseri. Ormai ce ne sono più di 100 sparsi fra Nagoro e le altre città dell’isola di Shikoku.

Come sculture buddiste scolpite a mano, ognuno di essi ha una sua particolare espressione. Alcuni stanno dormendo, con le palpebre perennemente chiuse. Altri, invece, abbracciano dei piccoli spaventapasseri, o rappresentano uomini con gli aratri e le zappe.

Ayano ne porta uno con sé, per compagnia, nel viaggio in macchina di 90 minuti per andare a comprare dei generi alimentari nella città più vicina. Ma la maggior parte di essi resta a casa, per essere fotografati dai turisti che, per arrivarci, deviano lungo tortuose strade di montagna.

“Se non avessi fatto questi spaventapasseri, la gente avrebbe tirato dritto”, sospira Ayano, mentre accoglie il costante flusso di visitatori che arriva per visitare il suo villaggio.

La situazione delle campagne giapponesi è in parte una conseguenza del suo successo economico. Mentre il paese, dopo la 2° Guerra Mondiale, cresceva e diventava sempre più ricco, i giapponesi più giovani invadevano le città per andare a lavorare nelle fabbriche e nei servizi, lasciando i loro anziani ad occuparsi delle piccole aziende agricole.

La Grande Tokyo, con oltre 37 milioni di persone, e Osaka-Kobe, con 11,5 milioni di residenti, rappresentano quasi il 40% dei 127 milioni di giapponesi, con altre 10 milioni di persone, oltretutto, sparse in una manciata di capoluoghi di provincia.

“Man mano che la campagna si svuotava, c’è stato quest’enorme afflusso di persone”, ha sostenuto Joel Cohen, professore del “Columbia University’s Laboratory of Population”.

La popolazione del Giappone ha cominciato a diminuire nel 2010, scendendo da un picco di 128 milioni. Senza un drastico aumento del tasso di natalità, o un allentamento della convinta resistenza giapponese all’immigrazione, la popolazione dovrebbe scendere fino a circa 108 milioni di persone entro il 2050, e fino a circa 87 milioni entro il 2060.
Per allora, quattro giapponesi su 10 avranno più di 65 anni.

Il Governo si è posto l’obiettivo d’impedire che la popolazione cada al di sotto dei 100 milioni, ma gli sforzi compiuti per convincere le donne giapponesi ad avere più bambini hanno dato dei risultati piuttosto scarsi.

I giovani giapponesi continuano a lasciare che le campagne vadano alla deriva, preferendo andare verso grandi città come Tokyo, dove il tasso di natalità è di soli 1,13 figli (per donna), a causa dei lunghi orari di lavoro, dei costi molto alti e del pendolarismo assassino.

La popolazione di Miyoshi, che è la città più vicina a Nagoro, è scesa dalle 45.340 persone del 1985 alle circa 27.000 dello scorso anno. Un quarto della popolazione ha più di 75 anni.

Per invogliare i residenti ad avere più figli, la città (le autorità locali) ha iniziato ad offrire l’asilo gratuito al terzo bambino (di una stessa famiglia), ma anche pannolini gratis per tutti fino ai due anni e assistenza sanitaria gratuita fino al compimento della scuola superiore (diploma).

“Il modo per fermare questa deriva consiste nel convincere le persone ad avere più bambini”, ha detto Kurokawa, i cui tre figli ed i cui sette nipoti vivono ancora in quella zona. “A parte questo, abbiamo bisogno per le persone tornino o si spostino qui. Abbiamo bisogno di tutti loro”.

Ma non è una cosa semplice, nonostante l’aria fresca e lo spazio abbondante. “Non si può semplicemente prendere la gente per il collo e trascinarla qui”, ha detto Kurokawa. “Le persone devono volerci vivere, qui”.

Per abbinare i potenziali occupanti con le case vuote, città come Miyoshi hanno creato delle “banche delle case vuote.” In tutto il Giappone ci sono 8,2 milioni di “Akiya”, ovvero di case vuote, più di un decimo di tutti gli edifici residenziali.
Ma far arrivare dei nuovi residenti in città semivuote, accettando di conseguenza che ci siano dei nuovi arrivati, può anche essere una sfida.

A Kamiyama, una città di 6.000 abitanti nel Giappone dell’est, le autorità stentano ancora a convincere i proprietari, che sono spesso degli eredi che vivono in città lontane, ad aprire le loro case abbandonate per darle in affitto o per ristrutturarle – ha detto Shinya Ominami, Presidente di un gruppo civico che guida gli sforzi per rilanciare la città.
Kamiyama ha quindi istituito il programma “Artists in Residence”. Ma non solo, l’installazione di cavi in fibra ottica ha permesso a quel piccolo paese di promuovere sé stesso come luogo ideale per gli uffici-satellite dell’IT (lnformation Technology), con affitti che partono da 20.000 ¥ (circa 170 $) al mese. Fino ad ora undici aziende hanno accettato.
Nei briefings effettuati con i potenziali investitori, e durante le visite di funzionari provenienti da altre zone, Ominami mostra una diapositiva della via commerciale della città punteggiata da case vuote, e poi un’altra ancora con alcuni di quegli edifici pieni di nuove imprese – un bistrot, uno studio di design, un centro d’incubazione per l’IT.
“A Kamiyama con 50.000 ¥ (circa $ 430) d’affitto mensile si ottiene una proprietà davvero lussuosa, di classe estremamente alta”, ha detto Ominami.

Ed ha continuato: “progettando l’inserimento di nuovi e giovani residenti, favorendo le imprese che si rivolgono ad essi – come ad esempio una pizzeria, una gelateria o un ristorante che offre alimenti biologici – la comunità può effettivamente dare una nuova vita agli anziani e alle industrie tradizionali, come l’agricoltura”.

“La gente pensa al declino come ad un qualcosa di patetico. Ma è un pensiero troppo vago. Dobbiamo pensare con più lucidità”, ha insistito Ominami. “Dopo aver accettato la realtà, saremo anche in grado di capire come farvi fronte”.

Qualche consiglio: non invitate Paul Krugman a dirvi “come far fronte alla realtà” – egli servirebbe soltanto ad accelerare una fine fin troppo surreale.

Fonte: www.zerohedge.com

Link: http://www.zerohedge.com/news/2014-12-09/more-scarecrows-people-tragic-preview-japans-terminal-collapse

9.12.2014

Ndr

Le didascalie delle seguenti foto sono state tradotte con google translate

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In questo giovedi 6 novembre 2014, un adolescente spaventapasseri si siede su un mucchio di legna a Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. Questo villaggio nel profondo delle montagne aspre del sud del Giappone, una volta era la patria di centinaia di famiglie. Ora, solo 35 persone rimangono, in inferiorità numerica a treauno da spaventapasseri che Tsukimi Ayano realizza per contribuire a riempire le giornate e sostituire i vicini che sono morti o se ne sono andati. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Giovedi, 6 novembre, 2014 , Tsukimi Ayano cuce uno spaventapasseri ragazza dal suo focolare all’aperto nella sua casa nel villaggio di montagna di Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. Questo villaggio nel profondo delle montagne aspre del sud del Giappone, una volta era la patria di centinaia di famiglie. A 65 anni, Ayano è uno dei residenti più giovani a Nagoro. E’ tornata da Osaka per prendersi cura di suo padre di 85 anni, padre dopo decenni di distanza. “Hanno riportato i ricordi“, ha detto Ayano delle bambole a grandezza naturale affollate negli angoli della sua casa colonica. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Giovedi, Nov. 6, 2014, i passeggeri spaventapasseri aspettano un autobus alla fermata dell’autobus per spaventapasseri a Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Venerdì 7 novembre, 2014, un paio di pantofole siede pronto per essere indossato al di fuori di una casa abbandonata a Kawamata nel distretto di Tokushima, Giappone meridionale, una delle molte migliaia di case vuote in Giappone rurale. La popolazione in calo del Giappone è forse la più grande sfida del Paese, con migliaia di comunità spopolate, case vuote e infrastrutture fatiscenti come la campagna svuotata grazie ad un tasso di natalità basso e rapido invecchiamento. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Giovedi, 6 novembre 2014 , Tsukimi Ayano cuce una ragazza spaventapasseri dal suo focolare all’aperto nella sua casa di Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. A 65 anni, Ayano è una delle residenti più giovani a Nagoro. E’ tornata da Osaka per prendersi cura di suo padre di 85 anni, dopo decenni di distanza. “Hanno riportato i ricordi“, ha detto Ayano delle bambole a grandezza naturale affollate negli angoli della sua casa colonica. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Giovedi, 6 novembre 2014, il fumo sale bianco da un focolare all’aperto a casa di Tsukimi Ayano sedeva da spaventapasseri che ha fatto in Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. Questo villaggio nel profondo delle montagne aspre del sud del Giappone, una volta era la patria di centinaia di famiglie. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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In questo Giovedi, 6 novembre 2014, insegnante spaventapasseri come gli studenti nela scuola elementare ora deserta a Nagoro, Tokushima Prefecture, Giappone meridionale. Questo villaggio nel profondo delle montagne aspre del sud del Giappone, una volta era la patria di centinaia di famiglie. Ora, solo 35 persone rimangono, in inferiorità numerica a treauno con gli spaventapasseri che Tsukimi Ayano realizza per contribuire a riempire le giornate e a sostituire i vicini che sono morti o se ne sono andati. La chiusura della scuola elementare locale, due anni fa è stata l’ultima goccia. Ayano apre la porta e guida i visitatori attraverso le aule immacolate popolate con gli studenti e gli insegnanti spaventapasseri. (AP Photo/Elaine Kurtenbach)

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