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PIU’ NIENTE DA RUBARE

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A cura di Davide
Il 27 Marzo 2011
47 Views

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FONTE: CLUBORLOV.BLOGSPOT

Michael Betancourt è un intellettuale: usa parole come semiosi e, di fatto, sa esattamente che cosa significano. Parlando del Rapporto Keiser, ha fatto alcune rilevazioni interessanti sulla pila di effimeri digitali in cui si è trasformato il sistema finanziario globale e gran parte dell’economia. A partire dal punto 20:52 in poi, Michael dice questo sulle iniziative in corso nei mercati finanziari di tutto il mondo:

Non vorrei necessariamente dire “rubare” … semplicemente non mi pare che “rubare” sia necessariamente il verbo giusto per definirlo. E`qualcosa di diverso. Rubare [implica] che vi sia una sorta di bene materiale che è stato rubato … che la moneta sia stata svalutata implica che, se non avessimo fatto questo, la valuta sarebbe solvente, e tutto il problema qui è che la stessa moneta è scollegata da qualsiasi tipo di valore fisico.Esiste come un debito nei confronti della produzione futura, piuttosto che una riserva di valore. E tutto ciò si riduce alle basi immateriali in cui stiamo ora vivendo. Quindi, sì, in un certo senso si potrebbe dire che stanno rubando, [ma] in un altro senso si potrebbe dire che non lo stanno facendo perché non c’è niente da rubare … La realtà è che si tratta di un sistema insostenibile, e che l’inevitabilità del suo crollo è stata lì fin dal principio, poiché l’intero sistema è basato su una valuta che a sua volta non si basa su niente – esiste solo in relazione alle altre valute. ..

Sui manifestanti in Wisconsin e altrove:

Ciò che rende il tutto ancora più perverso è che ciò per cui stanno lottando è il proseguimento della loro trappola … I poteri che sono attualmente in azione e che causano queste rivolte, proteste, ribellioni … stanno lottando per la propria sopravvivenza, e il cambiamento che sta avvenendo è perverso perché ci stiamo dirigendo verso un collasso, ed è quasi inevitabile che avremo questo crollo, ancora una volta, ad un certo punto. In un certo senso credo che sia già iniziato con il congelamento del credito nel 2009. Il tentativo di stampare la nostra via di fuga non provocherà necessariamente l’iperinflazione (anche se ci sono persone che stanno dicendo che lo farà) così tanto che il risultato sarà una rivalutazione completa del sistema, attraverso la quale arriveremo a qualche altro, nuovo equilibrio. Parte del problema nell’ arrivarci è che ci sono forze che combattono su chi ha il maggior numero di questi oggetti essenzialmente immateriali, questa moneta immateriale. Quello che accadrà è che a un certo punto ne avranno la maggior parte (e ci stiamo già arrivando, se si guarda ad una qualsiasi delle cifre su chi ha la ricchezza e chi no). Ciò che succederà quando si avrà una consistente concentrazione è che l’intero sistema si bloccherà come ha fatto nel 2009. Questo perché l’equilibrio e il mantenimento e la sopravvivenza di questo sistema dipendono dalla circolazione di questi beni immateriali. Non appena inizieranno ad essere accumulati, o non appena le persone che li hanno inizieranno a reinvestirli in qualche sorta di bene materiale, entrambe queste azioni possono innescare un crollo immediato, non necessariamente nel senso di una corsa in banca o di panico, ma nel senso che il sistema non può più fattivamente mantenere il proprio equilibrio … va verso uno squilibrio sempre più grande, perché questo è lo stato fondamentale per questo tipo di situazione, dove vi è una grande produzione immateriale rispetto a quella materiale limitata.

Sarei tendenzialmente d’accordo. Il valore delle attività finanziarie si fonda sulla promessa di una futura produzione industriale, che non riuscirà a concretizzarsi per la carenza di molteplici risorse chiave. Nell’edizione aggiornata del Reinventing Collapse (che è prevista in stampa la prossima settimana), cerco di arrivare alla stessa conclusione di Michael, sforzandomi di evitare paroloni come “squilibrio”:

La misura in cui diamo valore ai soldi dipende dal nostro grado di fiducia nell’economia. In un primo momento, mentre l’economia comincia a crollare, cominciamo ad accumulare soldi, per fare in modo di non rimanere senza. Poi, mentre l’economia continua a deperire, interruzioni di fornitura e impennate dei prezzi portano alcuni di noi a capire improvvisamente che potremmo non essere in grado di accedere alle cose di cui abbiamo bisogno, per molto più a lungo, per non parlare del costo, e che essere a corto di denaro non è fatale come certamente lo è essere a corto di cibo, carburante e altri beni. E allora iniziamo a convertire il nostro patrimonio cartaceo in beni materiali che riteniamo potrebbero essere più utili. Poco dopo tutti si rendono conto che i gettoni che possiedono non valgono più granché. È questa consapevolezza, più di ogni altra cosa, che rende il gettone istantaneamente senza valore. [RC 2.0 p. 54-55]

Negli ultimi mesi ho avuto molte occasioni di passeggiare nel quartiere finanziario di Boston e osservare tutti i topi da laboratorio in giacca e cravatta il cui compito è quello di spingere i pulsanti per cercare di stimolare il centro del piacere cerebrale di qualche benestante. La stragrande maggioranza di ciò che commerciano deriva dal debito garantito da una produzione futura che non esiste. A che punto il piacere del loro patrono varcherà la soglia del dolore? Vedremo gli über-ricchi immolarsi sui roghi dei loro soldi ormai senza valore, solo per sfuggire all’angoscia di essere espropriati dei loro possedimenti fantasma? Auguro a tutti di sopravvivere con la loro precaria sanità mentale intatta, ma non posso fare a meno di auspicarmi un falò delle vanità che lasci alle nostre spalle questo lungo episodio di auto-digitazione finanziaria senza respiro.

Fonte: http://cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2011/03/nothing-left-to-steal.html
18.03.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FEY

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