PERCHE’ SANREMO E’…

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DI HS
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Si è consumata l’ennesima tragedia – farsa in salsa pieddina e centrosinistrese : Veltroni non c’è più… inteso come leader. Poverino ! Adesso piange e , pur prendendosi le sue responsabilità per l’andamento non brillante del PD , si lamenta della mancanza di solidarietà interna al “partito”. Il PD non è il partito che aveva sognato e finalmente abbiamo la prova incontrovertibile che il nostro Walterone dormiva e sonnecchiava di brutto… Sognava Obama , ma l’uomo nero aveva il volto di D’Alema o , forse , le fattezze più gradevoli di Rutelli. E’ il coronamento del fallimento completo di una strategia di per sé fallimentare o , meglio , dell’assenza di una autentica strategia.

Nella foto: Marco Carta il vincitore della 59° edizione del Festival di SanremoIl nostro ha tolto ogni residua credibilità a Prodi mentre governava , si è sbarazzato della sinistra sgomberando , in pratica , la sua disturbante presenza in Parlamento , ha costruito una non alleanza con Di Pietro che si è rivelata presto essere una competizione elettorale fuor dalle elezioni , ha giocato la carta , presto naufragata , della collaborazione con Berlusconi tramite il governo ombra. Come se non si avesse esperienza più che decennale su quale significato potesse avere la parola “collaborazione” nel vocabolario berlusconiano ! Pure i nodi del PD sono rimasti irrisolti soprattutto sulla questione della laicità dello Stato e , quindi , l’aspetto assolutamente non secondario della collaborazione con i radicali e i pannelliani. In tutta sincerità bisogna pure aggiungere che il nostro non è imbrocca una , neppure i tempi e i modi delle sue dimissioni…

Invece di prendere atto della sconfitta sarda e prendersi carico di una svolta per il futuro del “partito” , il nostro Walterone opta per la comoda scelta delle dimissioni come per levarsi dalle spalle un fardello percepito come insopportabile. Nessuna reale considerazione sull’opportunità del suo gesto : in fondo è passato poco più di un anno dalla sua investitura… Quale mai può essere il grado di affidabilità di un organizzazione politica che fa e disfa leader con la velocità del salto di un tappo di champagne ? Ed è qui che il nostro ghiro Walterone dimostra una volta di più di non avere la tempra e la stoffa del leader , e neanche l’intelligenza politica. Continuerà ad avere un ruolo di primo piano per quanto riguarda il settore culturale e dello spettacolo e il veltronismo , declinazione soft del berlusconismo , sopravvivrà agli insuccessi di Veltroni. Più travagliata , la gestazione del PD , il non partito… Chi la spunterà ? Massimo D’Alema e i suoi seguaci che tentano di riallacciare i rapporti con Bertinotti e l’area della sinistra ora extraparlamentare o la frenesia “vaticana” di Rutelli e gli altri ? Sarà questione di contenuti o pura faccenda di poltrone ? Chi vivrà vedrà…

In questi giorni è stato ritrasmesso dalla 7 uno dei miei film preferiti , perché , in qualche modo , pur non essendo pellicola italiana , ha anticipato un panorama devastante anche per l’Italia. Si tratta di “Quinto potere” del mitico Lumet , opera profetica sul pazzo profeta dell’etere così somigliante a Beppe Grillo. Si sa , gli USA anticipano spesso esiti che poi si verificheranno negli altri pesi occidentali. E’ sconcertante come il film abbia già più di trent’anni nonostante la sua attualità… Sulla 7 la messa in onda è stata preceduta da un dibattito con la presenza dell’esperto in comunicazione televisiva , Carlo Freccero che , in passato , è stato a lungo collaboratore delle reti berlusconiano. Segno che , più passa il tempo più , in qualche modo , “Quinto potere” ringiovanisce… Il film costituisce un potente monito sulla follia banalizzante della televisione e , più in generale , dello spettacolo , tutta fatta di cifre e mercato di sensazioni e sentimenti sminuzzati e ridotti a polvere. Basta guardare la carovana Italia dipinta dai mass media : un enorme circo in cui tutto entra per desiderio di fama e successo , per soldi , per volgare esibizionismo… Un carnevalesco salotto in cui si incontrano sempre più spesso l’intellettuale prezzolato , il filosofo fallito , l’artista o il poeta in cerca di un minimo di notorietà , lo scienziato – psicologo o criminologo che sia – che ha capito come vendersi bene , il politico non politico e il comico non comico l’inquietante protagonista di cronaca nera , i nuovi cosiddetti “creativi” , il paparazzo da i modi ricattatori , il presentatore televisivo furbetto e ammiccante , l’intrattenitore da villeggio globale , il mediocre showman , la bellona , la valletta , la velina , la velina , la subrettina e la pornostar , magari accanto a un porporato , i personaggi delle fiction , delle soap e dei reality più finti che non nelle loro “interpretazioni” , scrittore dei best seller di un giorno , il cantante popolare di musica leggera , pop o “finto rock” novello idolo delle masse , registucoli , attorucoli e attricette che si fanno facile pubblicità , calciatori e altri “sportivi” pagati a peso d’oro , illustri sconosciuti che costituiscono la presenza più vera e sopportabile… E’ l’Italia di Cafonal , l’Italia del libro di D’Agostino , l’artefice di Dagospia che , alfine , celebra questo mondo grottesco… E’ l’Italia dello “spettacolo permanente e onnipresente”…

Mi consentirà l’amico comedonchisciotte di essere per una volta almeno un po’ vacuo , futile ed evanescente , perché è del festival di Sanremo condotto televisivamente da Paolo Bonolis che vorrei discorrere… Tornando a casa dal lavoro piuttosto tardi non è mia abitudine guardare la televisione se non ogni tanto. In genere preferisco la radio o un buon libro prima di addormentarmi. Tuttavia mi è capitato pochi giorni fa di sintonizzarmi sulla RAI e di assistere alla prima serata del festival , uno dei celebrati riti italiani accanto alla nazionale di calcio ed è costernante come questo popolo non popolo si coaguli , in gran parte , alla visione di questi spettacoli. Vorrei non parlarne ma ne sento quasi il dovere , trascinato dalla mia penna , perché lo spettacolo a cui ho assistito rispecchia quasi perfettamente “questa Italia”… L’Italia dello spettacolo e l’Italia di Cafonal… L’Italia “virtuale” che si mangia l’Italia “reale”…

Il festival di Sanremo è un delirio , il trionfo della disorganizzazione perfettamente allestita e organizzata. Un macchinone sgangherato , con un motore fatto dai pezzi più folli e disparati… Un Arlecchino a cui è stato cucito addosso un vestito i cui colori si moltiplicano a dismisura per soffocarlo , un Arlecchino che ha mille padroni e nessuno… Uno slogan della RAI recitava un tempo “RAI di tutto di più”. Si adatta perfettamente… Oscar Wilde , Puccini , Pavese , Mina , Benigni , il presidente dell’Assemblea dell’ONU D’Escoto , Bonolis , Laurenti , la pubblicità con i comici Aldo , Giovanni e Giacomo , la Piovan , che passerà per aver interpretato la morta della pellicola della Archibugi “La ragazza del lago” , il modello fidanzato di Cameron Diaz , cantanti non più giovani che farebbero bene ad andare in pensione ( i vari Al Bano , Leali , Pravo , ecc…) accanto a cantanti giovani di non eccessive pretese , lo stralunato e bislacco “celentanismo” di Tricarico , fino a Povia e all’europarlamentare Zanicchi con i suoi “bollori”a cui si aggiungeranno quelli saffici e giovanili , quindi più decenti della rivelazione pop dell’anno , Kate Perry. Non potevano mancare neanche Berlusconi e Veltroni , citati e non citati… Di tutto , di più… Il grande “scomodato” della manifestazione , se così la si può chiamare , è il grande compositore d’opera Giacomo Puccini. L’aria “Nessun dorma” della “Turandot” viene ripreso quasi ossessivamente da Mina prima e poi da uno dei big in competizione , Renga , il compagno di Ambra Angiolini , in una canzone che si avvale neanche tanto velatamente della base musicale pucciniana. Come era da prevedersi , il risultato lascia a desiderare come lasciavano a desiderare le performance canore del grande Pavarotti quando , ormai in costante declino , gorgheggiava sulle note di canzoni del repertorio pop.
Ma l’arcano di questa ostentazione pucciniana è presto svelato : la RAI manderà in onda la fiction sulla vita di Puccini interpretato da Alessio Boni , uno degli attori impostisi con “La meglio gioventù”. Già il festival di Sanremo è costellato da spot : Aldo , Giovanni e Giacomo con Wind , ma anche Bonolis e Laurenti , autentici spot viventi del caffè Lavazza… Ma la pubblicità , gli spot sono innanzitutto spettacolo , anzi spettacolo per spettacolo che fa spettacolo al quadrato di cui è vittima il povero Giacomo che , probabilmente dall’alto dei cieli , solleticherebbe l’idea di un suicidio nello stile di Tosca. Lo sappiamo , da anni ormai il Festival di Sanremo non è una manifestazione canora , ma un’allegra sarabanda di ospiti e altri fenomeni. Rispetto a questo , nessuna novità rispetto alle performance di Baudo. Ma il presentatore siculo manteneva un aplomb e una misura molto democristiane. Anche se si piccava , Pippo Baudo era nazionalpopolare nel vero e antico senso della parola e così Sanremo si mostrava per quello che era , spettacolo di non molte pretese con un paio di canzoni interessanti in un mare di ovvietà e retorica canore , di santi , madonne e “buonismo” un po’ ipocrita e molto finto , bellezze da ammirare , un po’ di comicità , ospiti italiani e stranieri… Le polemiche , artificiosamente costruite , duravano quanto il festival stesso per poi spegnersi nell’oblio. Alla fine Baudo ha perso spettatori e ha dovuto cedere lo spettro : troppo antico , anzi troppo “postmoderno”. Paolo Bonolis , invece , è il “postpostmoderno” , il nuovo per eccellenza , ma se con Baudo “Sanremo è Sanremo” , con Bonolis che cosa è veramente ? Fra i professionisti della conduzione televisiva formatisi negli anni Ottanta ed impostisi in quelli immediatamente successivi , Bonolis è , con Fabio Fazio , il migliore sulla piazza per mestiere e furbizia. Sa intercettare i gusti del suo pubblico e convogliarli al sicuro porto del successo alternando furbescamente comicità , cattiveria , arroganza , volgarità e compunzione. Cresciuto nella gavetta dei programmi per ragazzi e per bambini ha forse compreso che lo spettatore medio non è molto lontano dall’infante… E’ il protagonista assoluto per un festival fatto a sua immagine e somiglianza che , almeno , in un caso ha offerto un’incursione geniale : il collegamento irreale con il Presidente dell’Assemblea dell’ONU Miguel D’Escoto il quale è bellamente e ingenuamente caduto nella trappola. Sulle prime sembrava di trovarsi di fronte a uno dei personaggi dei programmi della Gialappa e stiamo parlando del Presidente dell’Assemblea dell’ONU ! Nella breve intervista con Bonolis l’effetto , non si sa quanto involontariamente comico , è rimasto intatto. Le parole di bassa retorica del malcapitato suonavano come le sviolinate delle più brutte canzoni sanremesi che già non brillano e si fanno presto dimenticare. Bonolis ha smascherato la pochezza di istituzioni come l’ONU che sono ridotte all’ombra di loro stesse. Il Presidente dell’Assemblea ONU quasi più comico di Benigni proprio perché non comico. Lo spettacolo per lo spettacolo uguale spettacolo al quadrato… Una piccola , forse involontaria perla , acida , corrosiva ed eversiva… Per il resto il festival è una vorticante giostra di personaggi che si divertono a prendere a schiaffi l’ignaro ed inconsapevole spettatore con una velocità sempre più serrata e stringente. Di tutto , di più… Tutto si offre per stomaci pronti ad ingerire ed assorbire qualunque cosa… Qualcuno potrebbe obiettare che c’è qualcosa di artistico , di pop in questo carnevale , in questo circo e fiera delle banalità. Si sbaglia… Gli artisti pop come Warhol si impadronivano di creazioni ed immagini altrui per reinventarle e ricrearle… Bonolis – ma che sconfortante paragone ! – non inventa nulla , tranne il collegamento incredibile con D’Escoto , ma raccatta ogni genere di immondizia. Siamo al trash allo stato più puro e limpido…

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Baudo avrebbe obiettato che “così si fotte lo spettatore” , ma le cifre daranno ragione a Bonolis. Pure i cantanti assomigliano sempre più a mostruosi interpreti di un film trash… I “pensionati” in servizio attivo come Al Bano , Fausto Leali , Patty Pravo ; Renga e le promesse di belle speranze ; i “bollori” senili della Zanicchi che non si capisce più se sia meglio lasciarla “fare politica” , ammesso che la faccia , o cantare… La retorica facilona e melensa del “volemose bene” di Pupo & c. con una versione aggiornata ai tempi del “Si può dare di più” del trio Morandi – Tozzi –Ruggeri , già trionfatore a Sanremo alla fine degli anni Ottanta… Povia e la sua discussa canzone cui accenneremo più avanti… In questa specie di piccolo tunnel dell’orrore in cui non si capisce perché taluni insistano a dissipare il proprio talento o , meglio , si comprende benissimo , qualche parolina vorrei spendere per “L’Italia” di Marco Masini… Si sta diffondendo fra i cantanti italiani un vizietto che è sintomo di una presunzione inguaribile: cantare l’inno-invettiva sul nostro paese. Cavoli ! Mica si sta parlando qui di Pasolini o Sciascia , ma di Marco Masini ! D’altronde un tempo le prigioni venivano scritte da Silvio Pellico , mentre oggi ci dobbiamo accontentare di Fabrizio Corona. Per carità tutto è permesso e ognuno può fare e dire quel che vuole , ma , ascoltando questa “Italia” non sapevo se ridere o piangere o tutte e due le cose insieme , come colto da una triste ilarità. Masini è noto come autore e cantante di canzoni che oscillavano e oscillano tra l’eccesso depressivo e l’arrabbiato. Ci ha regalato autentiche chicche come “Bellastronza” e “Vaffanculo” per ricordarci che non ha peli sulla lingua. Dopo essere stato vittima di antipatiche voci che lo dipingevano come iettatore e portasfiga , fatte probabilmente circolare ad arte nell’ambientino dei suoi colleghi come accadde alla povera ed indimenticabile Mia Martini , qualche anno fa il nostro è stato rilanciato a Sanremo. Oggi ci regala una bella collezione di luoghi comuni sul nostro paese e ci ricorda che “l’Italia è un paese di ragazze stuprate” come se fuori dai nostri confini per il gentil sesso fossero solo fiori e poesia. E’ una canzone , ma assomiglia tanto ad un telegiornale che sfoggia il suo rosario quotidiano. Meno male che siamo avvertiti : la canzone è stata scritta di getto ! Almeno un verso è stato azzeccato dal nostro Marchino : “Italia , tu ci hai rotto i coglioni !”. Come non si fa a non essere d’accordo ? Quando si ritrova la grinta dei giorni migliori , quella di “Vaffanculo”… Siamo al capolavoro “trash” ? Nessuna novità per quanto riguarda , quindi , le canzoni di Sanremo : retorica , banalità , riso involontario… Ma l’effetto è amplificato , decuplicato… Basta sentire la canzone di Masini… Tante melensaggini , ma quando taluni canzonettisti pretendono di affrontare argomenti impegnativi… E’ lo spettacolo che impregna di sé tutto , sminuzzandolo , polverizzandolo , ridicolizzandolo…

La grande attrazione della prima serata sanremese è certamente stata l’esibizione di Roberto Benigni il quale ha innalzato gli ascolti alle vette. Il Robertino nazionale è da anni ormai una delle poche istituzioni del nostro paese e guai a parlarne male ! Sicuramente il suo spessore è di una spanna superiore al delizioso panorama che lo circondava. Bisogna ammettere che l’immagine da lui evocata di una focosa passione amorosa fra Silvio Berlusconi e Iva Zanicchi faceva letteralmente scompisciare… Però c’è sempre un però… Lontani sono oramai non solo gli anni dell’epopea cinematografica , teatrale e televisiva del Cioni Mario ma anche quelli del “piccolo diavolo”. La vena corrosiva ed eversiva offuscata e persa per sempre… Dov’è finito il folletto che ghermiva gli spettatori ? Anche lui è , con gli anni , diventato prevedibile e sempre uguale a sé stesso , sempre accompagnato dalle musiche del fido Piovani. Il successo planetario de “La vita è bella” , film girato più di dieci anni fa non ha giovato dal punto di vista artistico : il piccolo diavolo ha cercato di ingegnarsi leggendo Dante e imponendosi come figura ibrida di intellettualeattorecomico. La conversione “veltroniana” si è precisata negli anni. Il Robertino nazionale è un “buonista” convinto e trabocca amore e bontà da tutti i pori. E’l’antitesi di Beppe Grillo che sprizza tremende scintille di rabbia… Quanto uno è inguaribilmente e teneramente “veltroniano” , tanto l’altro è accanitamente “dipietrista nelle rispettive concezioni di spettacolo sulla politica e di politica – spettacolo. Così diversi… Ma forse scopriremo con sorpresa e stupore che Benigni e Grillo non sono personaggi diversi , bensì convivono nello stesso corpo : Benigni/Jekyll e Grillo/Hyde , insomma , un corpo per teatro e televisione e l’altro per la rete e la piazza. Siamo forse al cospetto della schizofrenica anima del centrosinistra ? In ognuno dei potenziali elettori del centrosinistra convivono veramente la “bontà” benignesca e l’incazzatura grillina ?
La comparsa televisiva di Benigni , in ogni caso complessivamente pregevole , è terminata con la lettura di una lettera dal carcere di Oscar Wilde al suo amante , bellissima e struggente. E’ la risposta alla canzone “Luca era gay” cantata da Povia… Ma… Fermi tutti ! Oscar Wilde contro Povia ???? Ma dobbiamo veramente scomodare il grande scrittore e drammaturgo omosessuale inglese per rispondere a una canzoncina di sapore omofobico ? Ma è come se il Brasile prendesse a cuore una sfida calcistica con una squadretta rionale nostrana… Un ulteriore sintomo di follia ed impazzimento a cui la messinscena dimeno spettacolo invadente e pervasivo ci sta portando…
Benigni non è più sé stesso , ma il personaggio di sé stesso , fagocitato da un contesto che non ha pietà per nessuno…

In attesa del festival bonolisiano ha tenuto banco una polemica che si è trascinata per un paio di mesi sulla canzone di Povia , già trionfatore di un festival. Anche in passato non sono mancate polemiche come quella suscitata dalla canzone antiabortista che lanciò Nek. Non dobbiamo sorprenderci : Sanremo è un condensato di santini , madonne , sani valori familiari e retorica “buonista” a buon mercato… Questa volta , però , la polemica , il conflitto e il confronto sono state dilatate all’eccesso per una canzonetta che , con il suo contenuto sciocco , rimane quel che è : la canzonetta del mirabile autore che ci ha regalato perle come “tutti i bambini fanno ooooooh” e “vorrei avere il becco”. A leggere il testo della canzone , poi , si ha il legittimo sospetto che , forse , Luca non era neanche gay , ma bisessuale… Ahi ! Ahi ! Ahi ! Anche Benigni , scomodando la buonanima di Wilde , ci ha messo del suo per dare fuoco ad inutili polveri. Bisognerebbe comprendere che questa stupida canzonetta è il frutto , in fondo più innocuo se si pensa ad altre manifestazioni di razzismo e omofobia , di una società che galleggia nell’ignoranza. In questi anni sono aumentate le aggressioni teppistiche e squadristiche nei confronti di gay e diversi e il Vaticano ci ha messo del suo per alimentare l’intolleranza. Perché altrove le voci sono più dimesse e in luogo del grido si ode un sussurro quasi strozzato ? Eppure i temi della discriminazione , dell’omofobia , dei diritti degli omosessuali , ma anche delle altre minoranze investono l’intero corpo sociale ? Perché ? Tutto fa brodo , tutto fa spettacolo : come presentatore , Bonolis è accorto e previdente e ha inoculato nella artificiosa polemica il siero della par condicio. Spazio a chi ritiene che l’omosessualità sia una malattia , ma anche a chi reputa sia solo una forma di amore. Tutto si tiene e tutto fa brodo… Un tempo non era diverso , ma il tutto viene lanciato come un urlo che echeggia all’infinito… Un’eterna polemica… D’altronde l’omosessualità stessa e il travestismo assumono le forme dello spettacolo… Si pensi a Platinette – ma dov’è finito ? – che forse omosessuale non è affatto. Si pensi soprattutto a Luxuria che ha fatto della sua identità sessuale spettacolo e non solo…
La carriera politica di Luxuria , personaggio comunque indubbiamente intelligente, incautamente offerta da Rifondazione Comunista , rappresenta solo un’ulteriore tappa nel mondo dello spettacolo. Il nostro ha trionfato all’”Isola dei Famosi” , altra squisitezza targata RAI , e la sua vittoria è stata riportata sulla prima pagina del quotidiano rifondarolo. Poi uno si chiede come mai la sinistra non è più in Parlamento. Si difetta della serietà e del senso della misura… Siamo sicuri , poi , che l’ostentazione spettacolare della diversità e dell’omosessualità giovino alle battaglie di queste minoranze ? Mah !

Perché Sanremo non è solo Sanremo , Sanremo è il paese tutto , forse metafora di questo intero mondo. Il virtuale entra nelle nostre case e scaccia il reale e questa proposizione è tanto più vera quanto più si approfondisce la Crisi. La “ggente” vuole dimenticare l’esistente. Eppure la Crisi bussa alle nostre porte sempre più forte ed incessante… Chi saprà coprirne il rumore ?

Mi congedo avvedendomi che anch’io non ho saputo rinunciare alle lusinghe di un’esposizione che ha si è fatta progressivamente spettacolo.

Si cali , allora , il sipario…

HS
Fonte: www.comedsonchisciotte.org
21.02.2009

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