Si stupisce e ride, Giovanna Bordiga (nella foto), ogni volta che qualcuno per strada la riconosce e la saluta. Ha sessantasei anni, è spastica da itterizia fin dalla nascita e questo determina in lei uno stato di invalidità molto grave e progressiva. Un anno fa, in un video indipendente, Giovanna – che ha partecipato a manifestazioni per la chiusura di Green Hill, il noto allevamento di beagle-cavie a Montichiari – aveva dichiarato di essere contraria alla vivisezione, suscitando ammirazione e qualche critica, nei termini di pesanti offese e auguri di morte postati sotto il filmato. Passati, nel suo caso, del tutto sotto silenzio. Parecchi, a dire il vero, subito rimossi dai suoi amici: “Non avevamo interesse a sollevare uno scandalo” dice il regista e attivista Piercarlo Paderno, autore del video “né intendevamo dispiacere una persona così capace di esprimere idee libere e forti”.
Andando a trovare Giovanna, oggi, si viene accolti in una villetta con giardino nella tranquilla periferia di Brescia. I suoi coinquilini, oltre a una timida badante cingalese, sono conigli, gatti, cagnolini, mentre le pareti sono occupate dai suoi quadri, visto che, sebbene a fatica, Giovanna riesce ancora a dipingere e in diverse occasioni ha esposto i suoi lavori.
“Ho sempre vissuto con gli animali” racconta: “Oche, galline, gatti, cani. Non mi immagino senza la loro bellezza e il loro affetto”. E senza esitare, in un momento in cui i test sugli animali sono argomento di forte attualità, ribadisce le proprie convinzioni: “Sono contro la vivisezione perché è crudele, inutile e superata. L’ho detto e lo ripeto. Aggiungo però che stiamo parlando, alla base, della destinazione dei nostri soldi. In questi giorni assistiamo a una campagna di demonizzazione contro chi difende gli animali, ma è un mero modo di spostare l’attenzione dalla vera partita. Dietro la vivisezione c’è un mondo di capitali”.
In effetti, stando alle cronache, da qualche settimana gli animalisti si sarebbero tutto d’un botto trasfigurati: da persone in lotta per i diritti dei più deboli in mostri, addirittura paragonati ai nazisti. E a proposito di insulti, cartelloni, minacce, mai rivendicati da alcun gruppo noto a chi della difesa delle altre specie fa la propria missione, nessuno ha contemplato la ragionevole possibilità che si tratti di mestatori o misconosciuti estremisti, che nulla abbiano a che fare con l’amore per gli animali.
Gli occhi azzurri e intelligenti di Giovanna si fanno molto seri. “Non siamo cani, io non sono un topo, né sono viva grazie alla vivisezione. Ho sentito parlare delle dichiarazioni di quella ragazza, Caterina, e sono molto addolorata di saperla attaccata a un respiratore. Ma mi dispiace pure che la usino per promuovere la vivisezione. Più giusti e sicuri, i metodi alternativi si prospettano anche agili, economici, sono destinati a rivoluzionare la ricerca; perciò le aziende del farmaco e gli attuali potentati medico scientifici non li vogliono” prosegue. “Qui insomma non si tratta affatto di animalismo ma di dove vogliono destinare i nostri soldi. Di conseguenza spaventano la gente.
“Bisognerebbe chiedere allora ai malati e alle loro famiglie se non ritengono prioritario, con questa crisi, fruire di una degna assistenza, di servizi efficienti, risposte umane e civili. A me, per esempio, hanno tolto seicento euro di pensione e l’accompagnamento. Dopo i sessantacinque anni infatti per loro non sono più handicappata, solo vecchia. Pensare che poi dobbiamo pure finanziare le torture agli animali mi fa solo rabbrividire”.
Margherita D’Amico
Fonte: http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it
Link: http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2014/01/09/giovanna-perche-mi-ribello-alla-vivisezione/
9.01.2014