PERCHE’ LA TURCHIA HA PUGNALATO ALLA SCHIENA LA RUSSIA

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DI PEPE ESCOBAR

russia-insider.com

Gli obiettivi di Russia e Turchia nella lotta all’IS sono diametralmente opposti

È assolutamente impossibile comprendere perchè il governo turco avrebbe voluto percorrere la strategia suicida di abbattere un Su-24 russo in territorio siriano – tecnicamente una dichiarazione di guerra alla Russia da parte della NATO – senza considerare nel contesto il gioco di potere turco nella Siria settentrionale.

Il Presidente Putin ha affermato che abbattere l’Su-24 è stata “Una pugnalata nella schiena”. Analizziamo come la situazione ha portato a tutto ciò.

Ankara sfrutta, finanzia e arma un paniere di diversi gruppi di estremisti nel nord della Siria e ha assolutamente bisogno di preservare per questi corridoi per i rifornimenti a cavallo del confine turco meridionale; dopotutto devono conquistare Aleppo, che aprirebbe la strada per il Santo Graal di Ankara: il cambio di regime a Damasco.

Al contempo Ankara è terrorizzata dall’YPG – le Unità di Protezione della popolazione curda siriana – un’associazione gemella del PKK. Questi devono essere contenuti a tutti i costi.

Per cui lo Stato Islamico – a cui le Nazioni Unite avrebbero dichiarato guerra – è un solo un dettaglio della strategia globale di Ankara, la quale essenzialmente è di combattere, contenere o alla peggio bombardare i Curdi, di supportare in ogni modo Takfiri e jihadisti-Salafiti, tra cui l’IS e ottenere il cambio di regime a Damasco.

Banalmente, i Curdi siriani dell’YPG sono demonizzati in Turchia, accusati di promuovere la pulizia etnica nei villaggi arabi e turkmeni nella Siria del nord.

In realtà ciò che cercano i Curdi siriani – e con gran preoccupazione di Ankara, in parte con il sostegno degli USA – è di unificare tre regioni di estrazione curda nel nord della Siria.

Uno sguardo ad un’imperfetta mappa della Turchia ci spiega come due di queste (in giallo) siano già connesse, a nordest. Per portare a termine il compito i Curdi siriani stanno aiutando il PKK, combattendo l’IS a Kobane e nei suoi dintorni. Per raggiungere la terza regione, devono raggiungere Afryn, ma sul percorso (in blu) ci sono villaggi turkmeni a nord di Aleppo.

L’importanza strategica di questi territori turkmeni non può essere sottolineata a sufficienza. È esattamente in questa area, di circa 35Km all’interno del confine, che Ankara vuole posizionare la cosiddetta “zona sicura”, di fatto una no-fly zone, in territorio siriano, apparentemente per ospitare rifugiati siriani, il tutto pagato dall’UE a partire dal gennaio 2016, la quale, attraverso la Commissione Europea, ha già sbloccato 3 miliardi di euro.

L’ostacolo insormontabile per la Turchia nell’ottenere la propria no-fly zone è la Russia.

Usare i Turkmeni

Chi sono i Turkmeni? Bisogna rifarsi alla storia antica della Via della Seta. Ci sono circa 200.000 Turkmeni che vivono nel nord della Siria. Sono discendenti delle tribù turkmene che si trasferirono in Anatolia nell’11° secolo.

Villaggi turkmeni sono sorti anche a nord della provincia di Idlib, ad ovest di Aleppo, così come a nord della regione di Latakia, ad ovest di Idlib. Qui incontriamo gruppi di cui si parla poco: le milizie turkmene.

La leggenda degli innocenti civili turkmeni massacrati dal “regime di Assad” è, per l’appunto, una leggenda. A Washington queste milizie sono considerate “ribelli moderati” – visto che hanno fatto comunella con qualsiasi gruppo jihadista, dal Libero Esercito Siriano a Jabhat al-Nusra, alias al-Qaeda in Siria (che finalmente a Vienna è stata definita un gruppo terrorista).

Come da copione, i media turchi inneggiano a questi Turkmeni come “combattenti per la libertà”, come faceva Reagan con i jihadisti afghani negli anni ’80. I media turchi sostengono che i loro territori siano controllati da un’ “innocente” opposizione turkmena, non dall’IS. Non l’IS, ma principalmente Jabhat al-Nusra, che significa più o meno la stessa cosa.

Per quanto riguarda la Russia, non ci sono distinzioni, specialmente dato che gruppi di Ceceni, Uzbeki, Uiguri (ai quali sta addosso l’intel cinese) trovano rifugio tra le fila di questi “moderati”. Per la Russia l’unica cosa che conta è eliminare ogni eventualità di un cordone jihadista di 900Km da Aleppo a Grozny.

Ciò motiva i bombardamenti russi sulla regione di Latakia. Ankara, ovviamente, non l’ha presa bene. Il Ministro degli Esteri ha persino minacciato la Russia alcuni giorni fa: gli “interventi russi non sono una lotta al terrore, hanno bombardato villaggi pieni di civili turkmeni, ciò potrebbe portare a pesanti conseguenze”.

Ankara supporta direttamente le milizie turkmene con aiuti umanitari, ma ciò che conta realmente sono le armi: consegne di interi camion, organizzate dal MIT – l’intelligence turca.

Tutto ciò all’interno della mitologia del partito AKP di difendere addirittura le popolazioni pre-ottomane: dopotutto queste hanno sempre ben prestato “buon servizio” all’islam. I Turkmeni siriani sono pii come la leadership dell’AKP ad Ankara.

La trama si infittisce

Per la Russia, l’area conosciuta come Montagna Turkmena, o altopiano – i Turchi lo chiamano Bayiruback – a nord della provincia di Latakia, è un obiettivo primario. Lì c’è l’autostrada delle armi – attraverso la quale Ankara, insieme alla CIA, arma queste milizie.

Per la Russia, ogni possibilità di milizie alleate con Salafiti e Salafiti-jihadisti che spingano per conquistare la provincia di Latakia a maggioranza Alawita è da eliminare, perché minaccerebbe la base aerea russa a Khmeimim e addirittura il porto di Tartus.

Per cui di base abbiamo la CIA che fornisce armi – quei famosi missili anticarro TOW – usando rotte di contrabbando in territorio turkmeno, il quale è provato essere un centro di potere di Ankara, gestito da al-Qaeda in Siria. Questo è il punto di partenza per USA, Turchia ed Arabia Saudita per minare Damasco e più di tutto un territorio principe della guerra per procura: NATO (Usa e Turchia) versus Russia.

La CIA sostiene che i missili TOW vadano a 45 gruppi “sotto controllo” – quindi “ribelli moderati”. Non ha senso: delle armi si impossessano i più esperti jihadisti di al-Qaeda in Siria, così come la nebulosa conosciuta come Esercito di Conquista, sostenuto dall’Arabia Saudita.

Per cui per eliminare definitivamente Jabhat al-Nusra e l’Esercito di Conquista, la Russia ha iniziato a bombardare i contrabbandieri turkmeni, che difficilmente possono essere definiti “moderati”: sono pesantemente infiltrati di islamo-fascisti turchi – come quelli che hanno mitragliato il pilota russo Ten. Col. Oleg Pershin mentre si stava paracadutando, un crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra.

La posta in palio per la Russia non potrebbe essere più alta, perché sfruttando le tribù turkmene, la Turchia ha già fortemente messo radici nel nord della Siria.

Per cui aspettiamoci che la Russia aumenti sostanzialmente i bombardamenti nelle zone turkmene – ben oltre il concetto di rappresaglia per l’assassinio del proprio pilota.

In altre zone la Russia ha molte opzioni a sua disposizione – ad esempio armare maggiormente l’YPG, permettendogli di conquistare finalmente la striscia di confine tra Afryn e Jarablus ancora sotto il controllo dell’IS. Ankara impazzirebbe se i Curdi siriani riuscissero ad unire i loro territori in ciò che chiamano Rojava.

Ciò che emerge è che Turchia e Russia semplicemente non possono fare parte della stessa coalizione per combattere l’IS, dato che i loro obiettivi sono diametralmente opposti.

Lo storico di Istanbul Cam Erimtan delinea la situazione globale:

“Il nuovo governo turco ha preso le redini il giorno stesso che il caccia russo è stato abbattuto. Ora lo scaltro Primo Ministro Davutoglu e l’ingombrante Presidente Erdogan si stanno destreggiando nel controllare i danni e nel mobilitare la popolazione, al momento addirittura lasciando da parte la loro retorica preferita della solidarietà islamica e giocando in toto la carta del nazionalismo. Anche se l’intervento militare porterebbe grandissimo aumento del consenso, le conseguenze economiche iniziano già a farsi sentire, con la Russia che ha iniziato a rallentare le importazioni di merci turche. Tutto ciò potrebbe dimostrare che il governo guidato dall’AKP si è semplicemente comportato come un lacchè della NATO, ignorando la reale situazione e pensando solo ad autocompiacersi rumorosamente”.

L’autocompiacimento non durerà a lungo perché la Russia reagirà in maniera fredda, calcolata, repentina, inaspettata su più fronti, per vendicare il proprio Su-24.

L’incrociatore russo Moskva – stipato di sistemi di difesa missilistici – sta coprendo l’intera regione. Due sistemi S-400 copriranno il nordest della Siria e il confine turco meridionale. La Russia può creare disturbi elettronici in tutta la Turchia meridionale. Non c’è modo che Erdogan ottenga la sua “zona di sicurezza” pagata dall’UE in territorio siriano, a meno che non vada in guerra contro la Russia.

Ciò che è certo è che la priorità della Russia d’ora in poi sarà di fare a brandelli la strategia estremista turca per il nord della Siria una volta per tutte.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://russia-insider.com/

Link: http://russia-insider.com/en/politics/why-turkey-stabbed-russia-back/ri11608?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork

26.11.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FA RANCO

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