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La Redazione

 

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PERCHE' IL SISMA DI GRADO 8,7 DI MARZO NON HA PROVOCATO LO TSUNAMI

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A cura di Davide
Il 8 Aprile 2005
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Quando la placca tettonica euroasiatica si è sollevata, durante il terremoto del 28 marzo 2005 durato 90 secondi, ha dato origine a una nuova isola al largo di Sumatra. Questa nuova isola ci permetterà di provare che quello di marzo è stato un VERO terremoto, mentre il FINTO terremoto del 26 dicembre 2004 è stato un crimine di guerra (nucleare) di dimensioni inaudite.

DI JOE VIALLS

Quando la terra, nella tarda serata del 28 marzo, ha tremato per 90 secondi, due ordini di eventi si sono immediatamente susseguiti. Il primo, il più ovvio, è stato la distruzione di migliaia di edifici sull’isola di Nias e nella parte occidentale di Sumatra. Molto più a est, crollavano edifici a Medan, strutture in cemento cedevano in Thailandia e Sri Lanka.


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Al centro, cittadini di Sumatra siedono in una strada che non ha subito alcun danno dal debole terremoto di “8,5 gradi Richter” dovuto all’evento nucleare del 26 dicembre 2004. Fate il confronto con le immagini a destra e a sinistra, prese immediatamente dopo i 90 secondi del sisma di grado 8,7 del 28 marzo 2005. Disastro totale, terribili danni alle cose, e, come vedremo, una nuova isola al largo di Sumatra.

Il secondo è stato diretta conseguenza della disinformazione mediatica del dicembre 2004: i governi locali, inclusi quelli della Thailandia e dello Sri Lanka, hanno subito diffuso improvvisati “allarmi tsunami” in tutte le località costiere. Quest’iniziativa ha causato almeno quattro vittime dovute allo scatenarsi del panico, panico che si sarebbe potuto facilmente evitare, dato che un sisma in una faglia di convergenza come quella della Fossa di Sumatra (1), non avrebbe potuto provocare uno tsunami in nessuna circostanza.

Di questi fatti curiosi ho già trattato ampiamente nei miei precedenti articoli sull’argomento tsunami, ma una rinfrescata non può far male: una faglia di convergenza si ha quando una placca tettonica si insinua sotto un’altra. Non si tratta di una colossale collisione, quanto piuttosto dell’immane attrito di una delle placche contro la parte inferiore dell’altra. Se le placche in questione sono sott’acqua, quando una si solleverà leggermente, l’altra si abbasserà in modo equivalente, ed entrambe sposteranno la medesima quantità d’acqua. Il risultato è che l’eccesso di spostamento d’acqua, indispensabile per la creazione di uno tsunami, è pari a zero.

Alla fine di marzo, gli scienziati occidentali si sono di colpo ritrovati di fronte l’impossibile compito di spiegare come mai il “terremoto” di dicembre (che secondo l’agenzia statunitense di controllo, la National Oceanic and Atmosheric Administration, è stato di 8,5 gradi della scala Richter) abbia prodotto un disastroso tsunami, mentre al contrario un più potente e reale terremoto di 8,7 gradi in marzo, e con lo stesso epicentro, non l’abbia fatto. Di fronte a questa missione impossibile, gli scienziati si sono conformati all’andazzo mediatico, inventando bugie che potessero sembrare plausibili. Come ha rilevato l’Indipendent di Londra il 30 marzo:

“Gli scienziati si stanno ancora lambiccando il cervello sul mistero del perché un terremoto sottomarino tanto potente non abbia prodotto uno tsunami di entità misurabile. Quello che è certo è che la terra non si è mossa come è successo a Santo Stefano, quando onde alte decine di metri hanno ucciso circa 300.000 persone nell’area dell’Oceano Indiano.

“Brian Baptie, del British Geological Survey di Edimburgo, ha detto che ci vorranno alcuni giorni prima che i sismologi riescano a capire con precisione cosa sia accaduto lunedì, quando la parte settentrionale di Sumatra è stata scossa da un terremoto di 8,7 gradi della scala Richter. ‘Al momento è molto difficile capire perchè un terremoto di quell’entità non sia stato seguito da uno tsunami. Una possibile spiegazione è che l’epicentro sia localizzato a maggiore profondità.'”

Dato che in superficie la scossa ha avuto un concreto impatto di 8,7 gradi, misurati sia dai sismografi indonesiani sia da quelli indiani, o Baptie è un bugiardo o è disinformato. Ma altri si sono accodati, così la NOAA e i media hanno arbitrariamente portato l’evento nucleare di dicembre fino a un ridicolo grado 9,3 della scala Richter, nella speranza che numeri così impressionanti riuscissero a ingannare gli spettatori tv.

Per confondere ancora di più le cose, la BBC ha mostrato un grafico in cui l’epicentro di dicembre è stato spostato più a nord, e quello di marzo verso sud-est, creando l’illusione che tra i due eventi ci fosse stata una distanza di più di 300 chilometri, e che tra di essi NON ci fosse alcun collegamento. Tutte fesserie, è ovvio. Come mostra la cartina qui sotto, i sismografi indiani e indonesiani indicano per entrambi gli eventi il medesimo epicentro.

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Appena dopo l’esplosione termonucleare di dicembre nella Fossa di Sumatra, i media annaspavano alla ricerca di un qualche parallelo nel passato, specialmente dopo che il governo indiano aveva seccamente dichiarato che “Non abbiamo tsunami nell’Oceano Indiano”. Chiaramente bisognava far abbassare la cresta agli indiani, e in fretta, prima che il pubblico occidentale avesse il tempo di maturare giustificatrissimi sospetti. Che fare? Semplice: i media si inventarono un posticcio “mega-tsunami” datato 1833. Credetemi, solo il potente New York Times può permettersi di riscrivere la storia a questo modo. (2)

Al tempo del terremoto del 1833, gli abitanti del luogo erano più che capaci di leggere e scrivere, e anche di tenere diari. Lo stesso vale per le autorità coloniali olandesi a Batavia (ora Giacarta), all’epoca rinomati per la loro meticolosa contabilità. I resoconti scritti sui danni alla proprietà provocati dal terremoto sono abbondanti, ma di tsunami non il minimo cenno. Per cui, o le autorità coloniali olandesi mentivano nel 1833, o il New York Times mente nel 2004-2005. Decidete voi chi dei due si presta meglio al ruolo di bugiardo.

E’ indiscusso che il terremoto del 1833 fu di 9,0 gradi, e al largo di Sumatra emerse una nuova isola (indicata in rosa nella cartina più sopra). Ciò dipese dall’inclinazione della placca tettonica euroasiatica, dato che quella australiana si insinuava al di sotto di essa, avvicinando alla superficie il fondo marino appartenente alla placca euroasiatica. In realtà la nuova “isola” c’era sempre stata, e fu l’inclinazione della placca a farle oltrepassare il precedente livello del mare. Come se la marea retrocedesse senza che ci fosse riflusso.

Centosettantuno anni dopo, col terremoto del 28 marzo, un’altra isola (molto più piccola) è stata portata in superficie dalla placca euroasiatica, a ovesta dell’isola di Nias, e la cosa, se ci pensate, era ampiamente prevedibile. La placca euroasiatica ha di nuovo aumentato leggermente la sua inclinazione, ma meno che nel 1833, dato che il fenomeno più recente ha raggiunto solo il grado 8,7 della scala Richter. Cioè cento volte meno potente del mostruoso terremoto di 9,0 gradi del 1833. Quindi: scossa inferiore = minore inclinazione della placca.

Le implicazioni di questa semplice verità, per quanto riguarda i media occidentali complici nella menzogna, sono tanto ovvie quanto inquietanti. Tutti insieme hanno fraudolentemente ritoccato al rialzo le rilevazioni dell’esplosione nucleare di dicembre, portandole dal grado 6,4 registrato dalle autorità indiane e indonesiane al “creativo” grado di 9,3: centinaia di volte più elevato del gigantesco terremoto del 1833.

Benissimo, usando la semplice aritmetica (che a differenza della fisica, non è teorica), e conoscendo la profondità media della piattaforma continentale a ovest di Sumatra, possiamo provare che un terremoto di grado 9,3 avrebbe fatto emergere (in modo permanente) più di 250.000 chilometri quadrati di fondo marino. Si potrebbe quindi camminare da Aceh fino all’isola di Niah senza bagnarsi i piedi, purché si segua un tragitto semicircolare.

Il fatto che questa passeggiata sia impossibile, prova in maniera conclusiva che i media e i loro “scienziati” addomesticati non hanno fatto altro che mentire per conto degli Stati Uniti. Queste menzogne sono probabilmente indispensabili per chi ha autorizzato e messo in atto il mostruoso crimine di guerra di Santo Stefano, qualcuno che non vuole essere colto coi pantaloni (nucleari) calati, avendo già assassinato più di 300.000 asiatici con una singola testata termonucleare. Inoltre, se teniamo presente la posizione delle fosse del Pacifico rispetto a Cina e Giappone, questi amorali psicopatici potrebbero avere in serbo altri omicidi di massa, usando una tecnica molto simile.

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A sinistra, la costa dell’isola di Nias, che dopo il terremoto di 90 secondi del 28 marzo si è alzata di circa sessanta centimetri. Più significativa ancora l’immagine a destra, che mostra la “nuova” isola sorta a ovest di Nias, quindi prossima all’estremo lembo occidentale della placca tettonica Euroasiatica. Prima del sisma del 28 marzo l’isola era un banco corallino di circa 15 centimetri, che l’alta marea sommergeva completamente. Ora questo banco si è trasformato in un’isola, con un’altezza complesiva di circa un metro e mezzo. La zona nera intorno alla sua base mostra di quanto il fondo marino si sia sollevato per il sisma di marzo.

I media non brillano certo per intelligenza, si limitano semplicemente ad approfittare del fatto che il 99% dei loro fruitori non sia formato da specialisti di guerriglia urbana, aeronautica, armi nucleari o tettonica a zolle, eccetera. Tutto questo funziona molto bene per i padroni dei media, o meglio, ha funzionato finché Internet non ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo.

Oggi come oggi ci sono migliaia di esperti, molti dei quali in pensione e quindi con molto tempo a disposizione, che ricavano un considerevole diletto nel portare alla luce le bugie e gli inganni dei media. E’ diventato quasi una specie di sport, nel quale i media dalla parte dell’establishment stanno perdendo sempre più partite, contro le squadre sempre più “professionistiche” del web indipendente.

Con storie come quella del terremoto di Sumatra, i media dell’establishment fanno il meglio che possono, ingaggiando scienziati da quattro soldi e prestigiatori per confondere il pubblico il più a lungo possibile, ma alla fine vengono messi fuori gioco dalla vera scienza della Rete. E la mossa geniale (siamo arrivati alla partita di derby) sarebbe quella di farvi credere che un terremoto di grado 6,4 (quello del 26 dicembre) abbia creato un’onda di marea abbastanza grande da uccidere più di 300.000 persone, mentre un terremoto molto più potente (quello del 28 marzo), di 8,7 gradi, abbia fatto solo increspare le acque dell’Oceano Indiano. Da questo deriva l’aumento truffaldino dei valori di scala, e il creativo sdoppiamento di un singolo epicentro in due località diverse, distanti tra loro 300 chilometri.

E non è finita. Il pubblico continua a porre domande imbarazzanti, così i media sono costretti a rielaborare le loro bugie iniziali, a volte in un modo decisamente comico. E’ quello che è successo quando uno scienziato (e uso il termine “scienziato” nel suo senso più lato) ha usato, in un servizio televisivo, un supporto video per spiegare come il “terremoto” del 26 dicembre abbia potuto causare il gigantesco tsunami che ha ucciso più di 300.000 persone. Date un’occhiata alle due schermate che ho estrapolato dalla sua esposizione:

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L’esposizione era ovviamente animata, e io ne ho estratto solo alcuni frame, ma è essenziale tenere a mente che è proprio l’imagine in movimento che ha lo scopo di determinare l’illusione subliminale per i vostri occhi e la vostra mente. Per comprendere il come e il perché, dovreste prima videoregistrare l’intera sequenza, poi selezionare i frame più significativi per uno studio ravvicinato, come ho fatto per voi con le schermate qui sopra.

Lo “scienziato”, prevedibilmente noioso, ha cominciato col dire ai telespettatori che a causare uno tsunami è lo “spostamento d’acqua”. Come succede per molti inganni dei media, questo in parte è vero in parte no, e rende così più difficile al profano l’interpretazione.

Gli spostamenti d’acqua sono molto comuni negli oceani, ad esempio durante una grossa frana sottomarina in una dorsale oceanica, ma essi non provocano, e non possono provocare tsunami, per via del principio di Archimede, come ho già spiegato in dettaglio nei miei precedenti articoli sull’argomento.

Riassumendo brevemente, quando due grandi oggetti sommersi mutano posizione, SI SCAMBIANO l’acqua che spostano. Dato che nessuna formazione rocciosa si è aggiunta al fondale oceanico (come sarebbe nel caso di un nuovo vulcano, ad esempio), non c’è nemmeno un’ECCESSO di spostamento d’acqua che provochi un’innalzamento del livello dell’oceano, e per produrre uno tsunami bisogna che un tale surplus sia enorme. Quindi: nessun eccesso di spostamento d’acqua = nessuno tsunami. E’ molto semplice.

I media dell’establishment vorrebbero capovolgere la verità, e farvi credere che invece avvenga il contrario, ed è qui che entra in gioco l’animazione mandata in onda la settimana scorsa. Nel frame a sinistra, lo “scienziato” spiegava che nella Fossa di Sumatra la placca tettonica Australiana era scivolata al di sotto della placca tettonica Euroasiatica, il che naturalmente è vero. Ma poi ha affermato che il fenomeno ha sollevato l’intera placca tettonica Euroasiatica talmente in alto che lo spostamento d’acqua ha causato uno tsunami. Questa è una spudorata menzogna, facile da smascherare, ed è anche il punto d’innesco del meccanismo illusorio.

Come qualsiasi pubblicitario o psicologo potranno confermarvi, i nostri occhi corrono per prima cosa all’angolo in alto a destra di una pagina, ed è per questo che la pubblicità in quella zona è più cara (ad esempio) di quella posta in basso a sinistra. Ora osservate più da vicino le zone in alto e a destra delle due immagini più sopra, quelle che ho estrapolato dalla videoregistrazione. Cosa vedete? O meglio, cosa crede di vedere il vostro cervello?

Nel frame di sinistra potete vedere la placca Australiana che slitta diagonalmente verso destra, sotto la placca Euroasiatica, mentre la placca Euroasiatica comincia di conseguenza a sollevarsi leggermente. Il secondo frame (estrapolato circa due secondi più tardi), mostra la placca Euroasiatica che si solleva ancora di più, dando l’impressione di spingere l’oceano fuori dell’apice del riquadro. Così, a questo punto, l’illusione subliminale suggerisce che l’acqua al di sopra della placca Euroasiatica sia stata spinta al di sopra del livello del mare, e che questo abbia causato uno tsunami.

Per far giungere a segno l’illusione, a questa animazione ne è stata fatta seguire un’altra, che mostrava un enorme treno d’onde, presumibilmente lo “tsunami” derivato dalla finzione precedente. Potete anche prenderla a ridere, ma in realtà non c’è nulla di divertente. Il 99% del pubblico ha visto questa trasmissione a 35 frame per secondo, una volta soltanto, e deve essere stata piuttosto convincente per tutti gli spettatori che non conoscono Archimede.

I due fermo immagine mostrano l’illusione per quello che è in realtà. Se li studiate attentamente per qualche secondo, occhi e cervello cominceranno a guardare l’intera immagine, non solo i privilegiati punti in alto a destra. Mentre la placca Euroasiatica sulla destra si solleva, la placca Australiana sulla sinistra si abbassa allo stesso ritmo. Dato che le due placche sono a stretto contatto, per esse è impossibile fare diversamente. Ci siete fin qui?

Ottimo. Ora osservate l’area effettiva occupata dall’oceano in entrambi i frame, tenendo presente che le due strutture tettoniche sono completamente sommerse. Mentre la placca Euroasiatica si solleva, l’acqua al di sopra di essa si sposta semplicemente verso sinistra, per riempire esattamente il volume lasciato libero dalla placca Australiana che si abbassa. Non c’è assolutamente nessun surplus di spostamento d’acqua, e senza un tale surplus non è possibile che si produca uno tsunami. Di conseguenza, dobbiamo cercare un’altra origine per l’energia che ha spostato i milioni di tonnellate d’acqua necessarie per l’evento del 26 dicembre.

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Dopo l’esplosione nucleare del 26 dicembre nella Fossa di Sumatra, le autorità australiane respinsero tutte le richieste di mostrare le tracce strumentali dell’evento, accampando stupide scuse del tipo “la nostra attrezzatura non era in funzione”, “i sismografi australiani non possono registrare oltre il grado 8,0 della scala Richter”, e anche “chiedete alle autorità americane”. In altre parole, ai funzionari australiani è stato ordinato di mentire al pubblico australiano. E se ne sono dimenticati il 28 marzo di quest’anno, quando i geofisici del governo australiano hanno mostrato eccitati il tracciato del sisma di grado 8,7 di Sumatra, provando che le loro attrezzature sono perfettamente in grado di rilevare tali magnitudini, e provando anche che a dicembre avevano mentito sfacciatamente. In parole povere, New York tiene i funzionari australiani per le palle.

La quantità di questa energia deve essere enorme, e soltanto un’altra causa conosciuta dall’uomo potrebbe aver provocato l’esplosiva espansione in grado di spostare temporaneamente un tale volume d’acqua, spedendola attraverso l’oceano in direzione dei due reattori nucleari indiani (di fabbricazione russa) sulla costa di Tamil Nadu, e nella direzione dei caccia indiani Sukhoi 30 (di fabbricazione russa), stanziati nelle Isole Nicobar, nel Golfo del Bengala. Questa causa, ovviamente, ha un solo nome: ordigni termonucleari, comunemente noti come bombe all’idrogeno. La potenza minima necessaria a tale scopo sarebbe stata di 5 o più megatoni (equivalenti tritolo), con una probabile potenza effettiva di 8 o 10 megatoni.

Solo due nazioni hanno sviluppato e testato armi di questa potenza: America e Russia.

Di conseguenza, per individuare i responsabili dobbiamo esaminare i possibili moventi, e qualsiasi attività precedente l’esplosione che possa indicare che l’America o la Russia si stessero avvicinando a quell’area prematuramente, allo scopo di avvantaggiarsi economicamente o militarmente degli spaventosi risultati di morte e distruzione derivati dallo tsunami artificiale.

Dopo attenta analisi, la Russia ne viene fuori completamente pulita. Per la Russia, l’India è non soltanto un importante alleato e partner economico da più di quarant’anni, ma ha anche un ruolo cruciale come membro di primo piano nella nuova coalizione Russia-Cina-India-Brasile. Quindi, in questo momento storico, per la Russia attaccare l’India sarebbe stupido come attaccare… la Russia. Ed è sicuro che il Presidente Putin non è uno stupido.

Come è spiegato nel dettaglio nei miei altri due articoli sull’argomento, l’America è riuscita a dislocare due ingenti formazioni da battaglia in tempo di record da Hong Kong e da Guam, in periodo festivo. Ciascuna di queste formazioni aveva a bordo il doppio dei marines normalmente imbarcati, e aveva recentemente partecipato a una colossale quanto fantomatica esercitazione di “Soccorso Umanitario”.

Secondo la mia personale valutazione, tenendo conto delle rotte, dei canali navigabili e delle possibili velocità di crociera, nessuna delle due flotte avrebbe potuto raggiungere l’Oceano Indiano nel momento i cui vi sono in effetti giunte, a meno che le navi non fossero letteralmente in attesa del via, equipaggio al completo e motori al massimo.

Il movente che riguarda New York, con Washington, è un movente forte, per quanto poco lampante. Formando la coalizione Russia-Cina-India-Brasile, Putin ha completamente bloccato la “Fortezza Americhe”, un piano di ripiego sionista che ha lo scopo di isolare l’emisfero occidentale nel caso che le cose si facciano troppo difficili in quello orientale, e che comprende l’invasione di Canada e America Latina, per via delle loro risorse minerarie. Se lo tsunami fosse stato appena un po’ più potente, avrebbe potuto causare una seconda (e forse terza) Chernobyl nell’India meridionale, spezzando un anello importante nella catena di comando della nuova coalizione.

Che questo non si sia verificato è da attribuire più alla fortuna che alla scienza, perché sembrerebbe che i criminali che hanno progettato l’evento del 26 dicembre, fossero davvero convinti che il loro ordigno fosse abbastanza potente da causare la subduzione della placca Australiana al di sotto di quella Euroasiatica. Se questo fose successo, sarebbe stato virtualmente impossibile arrivare alla verità, perché la subitanea onda di compressione causata dall’esplosione termonucleare si sarebbe confusa col caos di picchi sui sismografi, gli stessi che potete vedere più sopra (riguardo il terremoto del 28 marzo).

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Fortunatamente, sembra che “Dio” abbia abbandonato il fianco di questi “Cristiani” assassini, così le due colossali placche tettoniche, malgrado l’enorme pressione nucleare, sono riuscite a restare al loro posto, per quanto indubitabilmente indebolite. Nel corso di gennaio e febbraio, più di 100 significativi eventi sismici in direzione nord, verso Chittagong, hanno dimostrato che la stabilità della Fossa di Sumatra è stata seriamente compromessa, e così il 28 marzo la porzione profonda della Fossa, là dove l’arma nucleare è stata fatta detonare, ha infine ceduto, e la placca Australiana e scivolata per parecchi metri al di sotto di quella Euroasiatica.

Ed ecco la prova definitiva. Se il 26 dicembre ci fosse stato davvero un terremoto di 9,3 gradi, l’enorme pressione esistente tra le due placche continentali si sarebbe completamente dispersa, regalando alla Fossa di Sumatra 50 anni o più di stabilità. Ci sarebbero state altre scosse minori, è ovvio, durante l’assestamento delle immani zolle, ma di certo nessun evento come quello del 28 marzo.

La Dichiarazione d’Indipendenza mostra chiaramente cosa si richieda a tutti i cittadini degli Stati Uniti, quando un governo elettivo soffochi i loro inalienabili diritti, o agisca illegalmente in qualsiasi altro modo, il che include i crimini di guerra: “ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha il diritto e IL DOVERE di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza.”

Comprensibilmente, gli autori di questa Dichiarazione non avrebbero potuto prevedere che un giorno un governo elettivo sarebbe diventato del tutto subordinato a una banda di banchieri di Wall Street, piuttosto che ai “governati”, che tale governo avrebbe inventato finti terroristi per eliminare gli inalienabili diritti dei “governati”, ed infine ordinato la brutale strage di più di 300.000 persone nel Sud e nel Sud-Est asiatico, usando un ordigno nucleare. Nel 1776 simili clamorosi abusi di potere sarebbero sembrati assurdi.

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Per quanto non ci siano norme chiare che indichino come i cittadini debbano fare il loro dovere davanti a simili casi di crimini politici e di alto tradimento, non mi sembra irragionevole chiedere al pubblico americano di prendersi la briga di tirar su un certo numero di forche sulla collina del Campidoglio, visto che oggigiorno il noleggio di gru mobili è piuttosto a buon mercato. L’immagine in alto, al centro, mostra cinque spacciatori di droga iraniani dopo l’esecuzione della loro condanna.

Nel 1978 lo Shah dell’Iran era il più grande spacciatore del mondo, e come molti politici americani di oggi, si sarebbe messo a ridere davanti alla possibilità che lui e i suoi compari potessero essere portati davanti alla giustizia dai “comuni” cittadini iraniani. Anche se lo Shah è riuscito a fuggire dal paese nel 1979, la maggior parte dei suoi collaboratori e dei membri delle sue squadracce assassine finì per penzolare da una gru, meno di cinque giorni dopo l’inizio della rivoluzione. Questi violenti funzionari iraniani si erano illusi di avere il potere assoluto sul popolo, e ora una corda di canapa li soffocava lentamente, fino alla morte: si erano sbagliati. La storia è piena di esempi simili.

I funzionari e i politici americani devono essere giustiziati con la stessa attenzione per i dettagli riservata ad altri comuni criminali, perciò i “governati” dovrebbero assicurarsi di seguire la procedura corretta. Il tradizionale cappio da impiccagione americano ha da cinque a tredici spire, che scivolando lungo la corda vibrano un forte colpo su un lato del collo. Il cappio moderno si prepara seguendo la procedura descritta dal manuale dell’esercito statunitense: fune di canapa di Manila (abacà), 30 piedi di lunghezza, spessore da 3/4 di pollice a 1 pollice, sottoposta a bollitura per prevenire distensione e aggrovigliamento. Si realizza con sei spire, e viene quindi incerata, o insaponata, o ingrassata per assicurare un perfetto scorrimento del nodo.

E’ improbabile che il pubblico americano sia motivato a passare alle vie di fatto per almeno un altro anno (o fino a quando il petrolio supererà i 100 dollari al barile), ma questo non significa che non possiate prepararvi personalmente per il giorno in cui i boss criminali di New York e Washington verranno consegnati alla giustizia. Avendo un po’ di tempo e qualche soldo, perché non recarsi dal ferramenta a comprare trenta piedi di corda di canapa? Non dimenticate di prendere un po’ di grasso per motori quando passate dal benzinaio, così potrete passare la serata a lubrificare la vostra corda e ad allenarvi a foggiare un nodo dell’impiccato veramente perfetto.

Meglio essere preparati, e ricordate che non è uno scherzo, e nemmeno una semplice vendetta nei confronti dei fanatici scatenati che vi opprimono. Scalzare questi criminali dal potere e punirli per i loro delitti è un vostro PRECISO DOVERE secondo la Dichiarazione d’Indipendenza.

Joe Vialls
Fonte:www.joevialls.co.uk/
5.04.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO

Note del traduttore:

(1) Con Fossa di Sumatra (chiamata così anche nella cartina) Vialls si riferisce alla Fossa della Sonda, immediatamente a sudovest di Sumatra.

(2) E’ interessante notare come anche il sito della Protezione Civile italiana parli dello “tsunami del 1833”
http://www.protezionecivile.it/cms/view.php?dir_pk=187&cms_pk=1886&n_page=6

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