Perchè i Paesi NATO stanno facendo harakiri sull’energia?

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F. William Engdahl
journal-neo.org

C’è un enorme paradosso nell’atteggiamento militare sempre più aggressivo degli Stati Uniti e della NATO nei confronti della Russia e della Cina, soprattutto se messo a confronto con le politiche economiche chiaramente suicide dell’Agenda Verde nazionale degli Stati Uniti e dei Paesi NATO dell’UE. È in corso e sta guadagnando slancio una sorprendente trasformazione delle economie delle nazioni industriali più avanzate del mondo. Il cuore della trasformazione è l’energia e l’assurda richiesta di energia a “zero emissioni di carbonio” entro il 2050 o addirittura prima. Eliminare il carbonio dall’industria energetica non è possibile, nè ora nè (forse) mai e la promozione di questa politica significherà fare a pezzi le economie più produttive del mondo. Senza una base industriale energetica valida, i paesi NATO diventeranno militarmente irrilevanti. Non possiamo parlare di energia “rinnovabile” per il solare, l’eolico e l’accumulo tramite batterie. Dobbiamo parlare di energia inaffidabile. È una delle più colossali delusioni scientifiche della storia.

Il 31 dicembre il nuovo governo di coalizione tedesco ha chiuso definitivamente tre delle sei centrali nucleari rimaste. Lo ha fatto in un momento in cui le riserve di gas naturale sono estremamente basse, con un gelido inverno alle porte e con la possibilità che una qualsiasi ondata di freddo di una certa gravità possa portare a blackout elettrici. A causa del rifiuto tedesco di permettere la messa in funzione del secondo gasdotto russo, il Nord Stream 2, la Germania sta affrontando un aumento del 500% del prezzo spot dell’elettricità rispetto al gennaio 2021.

La crisi energetica dell’UE è deliberata

Nel 2011, quando la cancelliera Merkel aveva dichiarato la fine anticipata del nucleare, la famigerata Energiewende, per eliminare gradualmente il nucleare e passare alle fonti rinnovabili, 17 centrali nucleari garantivano in modo affidabile il 25% di tutta l’energia elettrica del Paese. Ora, i restanti 3 impianti dovranno essere fermati entro la fine del 2022. Allo stesso tempo, dal 2016 al gennaio 2022, l’agenda governativa per l’energia verde ha cancellato 15,8 GW generati da centrali a carbone. Per compensare il fatto che il solare e l’eolico, nonostante la continua propaganda, non sono in grado di far fronte a questa carenza, la rete elettrica della Germania deve importare una quantità significativa di energia dai Paesi confinanti dell’UE, Francia e Repubblica Ceca, energia che, ironia della sorte, proviene in gran parte dai loro impianti nucleari. Come risultato dell’Energiewende, nella Germania odierna il costo dell’elettricità è più alto che in qualsiasi altra nazione industriale.

In più, ora c’è un problema con la fornitura di elettricità nucleare dalla Francia. Nel mese di dicembre, l’EDF, l’agenzia nucleare statale francese, ha annunciato che quattro dei suoi reattori sarebbero stati chiusi per ispezioni e riparazioni in seguito alla scoperta di danni da corrosione. Il presidente Macron, in vista delle elezioni di aprile, sta cercando di assumere il ruolo di campione del nucleare nell’UE, in opposizione alla forte posizione antinucleare della Germania. Ma la strada del nucleare è vulnerabile ed è improbabile che, nonostante le recenti affermazioni, la Francia faccia nuovi investimenti importanti nel settore, visto che ha in progetto di chiudere dodici reattori nei prossimi anni (insieme ad alcune centrali a carbone, tra l’altro), cosa che lascerà sia la Francia che la Germania vulnerabili alle future carenze energetiche. Il programma Francia 2030 di Macron offre solo un misero investimento di 1,2 miliardi di dollari nella tecnologia nucleare delle piccole centrali.

Ma la questione nucleare non è l’unico cruccio energetico dell’UE. Tutti gli aspetti dell’attuale piano energetico sono progettati per distruggere una moderna economia industriale e gli artefici che finanziano generosamente i think tank verdi, come il Potsdam Institute in Germania, lo sanno. Che l’eolico e il solare, le uniche due alternative in corso di attuazione, possano sostituire il carbone, il gas e il nucleare, detto in due parole, è impossibile.

Pale eoliche e follia dei popoli

Per la Germania, un Paese con un’insolazione non ottimale, il vento è l’alternativa principale. Il problema del vento, come si era drammaticamente visto nell’inverno del 2021, è che non sempre soffia e, quando lo fa, lo fa in modo imprevedibile. Questo significa blackout o avere a disposizione sistemi alternativi affidabili, cioè centrali a carbone o a gas naturale, dato che il nucleare è in via di estinzione. Quando stati come la Germania vogliono vantarsi del progresso delle rinnovabili, allora valutano, in modo ingannevole, gli impianti eolici in termini di capacità teorica lorda.

In realtà, ciò che conta è la quantità reale di energia elettrica prodotta nel tempo, quello che viene chiamato fattore di capacità o fattore di carico. Per il solare, il fattore di capacità, di solito, è solo del 25% circa. Il sole nell’Europa del nord o nel Nord America non splende 24 ore al giorno. Né i cieli sono sempre senza nuvole. Allo stesso modo, il vento non soffia sempre ed è scarsamente affidabile. La Germania vanta un 45% lordo di energia rinnovabile, ma questa stima non è realistica. In uno studio del 2021, l’Istituto Frauenhofer aveva calcolato che la Germania dovrebbe aumentare da sei a otto volte l’attuale parco solare per raggiungere, nel 2045, l’obiettivo del 100% di energia senza emissioni di carbonio, un qualcosa per cui il governo si rifiuta di valutare i costi ma che le stime private calcolano nell’ordine dei trilioni. Il rapporto dice che dagli attuali 54 GW lordi di capacità solare si dovrà arrivare ben 544 GW entro il 2045. Questo significherebbe occupare un territorio di 3.568.000 acri o 1,4 milioni di ettari, più di 16.000 chilometri quadrati di pannelli solari in tutto il Paese. Aggiungeteci i grandi parchi eolici. È una ricetta per il suicidio.

Ora ci si comincia a rendere conto che è una follia considerare l’eolico e il solare come un’opzione fattibile per un’economia senza carbonio. Il 5 gennaio, in Alberta, Canada, dove il governo sta costruendo furiosamente siti eolici e solari, in una giornata molto fredda con temperature vicine ai -42°C, i 13 impianti solari dell’Alberta collegati alla rete, valutati a 736 MW, stavano contribuendo alla rete con 58 MW. I 26 parchi eolici, con una capacità nominale combinata di 2.269 MW, alimentavano la rete con 18 MW. Il totale delle energie rinnovabili era di soli 76 MW su un teorico 3.005 MW di presunta energia verde e rinnovabile. Il Texas, durante la forte nevicata del febbraio 2021, aveva avuto problemi simili con il solare e l’eolico, proprio come la Germania. Quando nevica i pannelli solari sono inutili.

Inoltre, per raggiungere le zero emissioni di carbonio da fonti rinnovabili, bisogna occupare enormi estensioni di territorio con pannelli solari o parchi di turbine eoliche. Secondo una stima, l’area necessaria ad ospitare i 46.480 impianti solari fotovoltaici previsti per gli Stati Uniti è di 650.720 miglia quadrate [1.685.357,06 Km. quadrati], quasi il 20% dei 48 stati contigui degli Stati Uniti. Si tratta delle aree di Texas, California, Arizona e Nevada messe insieme. Nel solo stato americano della Virginia una nuova legge verde, il Virginia Clean Economy Act (VCEA) ha creato un enorme aumento delle richieste per impianti fotovoltaici, con un impegno di territorio che, ad oggi, è di 780 miglia quadrate [2020 Km. quadrati]. Come sottolinea David Wojick, si tratta di circa 500.000 acri di campagna, terreni agricoli o foreste che saranno distrutti e asfaltati per realizzare circa 500 progetti separati, che copriranno gran parte della Virginia rurale e che richiederanno circa 160 milioni di pannelli solari, per lo più provenienti dalla Cina e tutti destinati a trasformarsi in centinaia di tonnellate di rifiuti tossici.

Milioni di posti di lavoro?

L’amministrazione Biden e lo zar delle rinnovabili, John Kerry, hanno affermato che la loro Agenda Verde o Build Back Better significherà milioni di nuovi posti di lavoro. Quello che non hanno detto è che i posti di lavoro saranno in Cina, che è di gran lunga il maggior produttore di pannelli solari, una posizione di quasi monopolio conquistata un decennio fa, dopo aver distrutto la concorrenza degli Stati Uniti e dell’Unione europea con pannelli economici sovvenzionati Made in China. Analogamente, la maggior parte delle turbine eoliche è prodotta in Cina da aziende cinesi. Nel frattempo, la Cina usa volumi record di carbone e ha rimandato di un decennio, al 2060, la promessa di arrivare a zero emissioni di carbonio, ben dopo l’UE e gli USA. I Cinesi non sono disposti a mettere in pericolo il loro dominio industriale per la teoria climatica basata su dati falsi e bugie che la CO2 starebbe per distruggere il pianeta. La federazione sindacale tedesca DGB ha recentemente stimato che, dal 2011, il Paese ha perso circa 150.000 posti di lavoro nel solo settore delle rinnovabili, soprattutto perché i pannelli solari prodotti in Cina hanno distrutto le principali aziende tedesche del settore. E la Germania è il paese più verde dell’UE. Dal momento che le rinnovabili, come l’eolico o il solare, hanno una produzione intermittente e inaffidabile, fanno lievitare i costi base dell’elettricità e fanno perdere più posti di lavoro nell’economia generale di quanti ne aggiungono.

Il collasso industriale dei Paesi NATO

Poiché il solare e l’eolico, in realtà, sono molto più costosi dell’elettricità convenzionale da idrocarburi o nucleare, fanno salire il costo complessivo dell’energia elettrica per l’industria, costringendo molte aziende a chiudere o a trasferirsi altrove. Solo le fraudolente statistiche ufficiali riescono a nascondere la cosa. L’Europa e il Nord America avranno bisogno di enormi volumi di acciaio e di cemento per posizionare milioni di pannelli solari e allestire i parchi eolici. Per questo serviranno enormi quantità di energia da carbone o nucleare. Inoltre, quante stazioni di ricarica saranno necessarie per alimentare i 47 milioni di veicoli elettrici previsti in Germania? Di quanto salirà la domanda di energia elettrica?

Negli Stati Uniti, un importante think tank che si occupa di energia verde, RethinkX, ha pubblicato nel 2021 uno studio propagandistico a favore delle rinnovabili intitolato Rethinking Energy 2020-2030: 100% Solar, Wind, and Batteries is Just the Beginning. La loro risposta ai problemi di bassa capacità per l’eolico e il solare è quella di costruirne il 500% o addirittura il 1000% in più del previsto per compensare il basso fattore di capacità del 25%. Affermano, senza alcuna prova concreta, che “la nostra analisi mostra che ottenere il 100% di elettricità pulita dalla combinazione di solare, vento e accumulo con batterie (SWB) sarà fisicamente possibile ed economicamente accessibile in tutti gli Stati Uniti continentali e nella stragrande maggioranza delle altre regioni popolate del mondo entro il 2030… questa sovrabbondanza di produzione di energia pulita – che noi chiamiamo superpotenza – sarà disponibile a costi marginali quasi nulli per gran parte dell’anno.” Questa affermazione viene fatta senza un briciolo di dati o un’analisi di fattibilità scientifica concreta, è solo un’affermazione dogmatica.

Il defunto architetto canadese dell’Agenda 21 dell’ONU, Maurice Strong, un petroliere miliardario amico di David Rockefeller, era stato sottosegretario delle Nazioni Unite e segretario generale della Conferenza di Stoccolma del giugno 1972 sulla Giornata della Terra. Era stato anche un fiduciario della Fondazione Rockefeller. Lui, più di chiunque altro, è da considerarsi responsabile dell’agenda di de-industrializzazione dell'”economia sostenibile” a zero emissioni di carbonio. Nel 1992, al Summit della Terra delle Nazioni Unite tenutosi a Rio de Janeiro, aveva apertamente patrocinato l’agenda dei sostenitori dell’eugenetica radicale Gates e Schwab: “Non è forse l’unica speranza per il pianeta che le civiltà industrializzate crollino? Non è nostra responsabilità far sì che ciò avvenga?” Quell’agenda è il Grande Reset di oggi.

La guerra adesso?

Se le economie degli Stati Uniti e dei Paesi europei della NATO, un tempo avanzate e ad alta intensità energetica, continueranno su questa strada suicida, la loro capacità di organizzare una difesa o un attacco militare convincente diventerà un miraggio. Recentemente la corrotta presidente tedesca della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’industria tedesca ad alta tecnologia della difesa e i suoi fornitori non dovrebbero poter accedere al credito bancario, questo perché non sarebbero abbastanza “verdi” o “sostenibili.” Sembra che le banche abbiano già ricevuto il messaggio. Insieme al petrolio e al gas ora viene presa di mira l’industria della difesa. La Von der Leyen, in qualità ministro della difesa è stata accusata da molti di aver permesso il crollo catastrofico dell’industria tedesca della difesa.

Nel loro perseguimento unilaterale della folle Agenda 2030 e dell’agenda Zero Carbon, l’amministrazione Biden e l’UE stanno portando la loro industria verso una deliberata distruzione che si concreterà ben prima della fine di questo decennio. È questo che sta guidando l’attuale agenda della NATO verso la Russia in Ucraina, Bielorussia, Armenia e ora in Kazakistan? Dal momento che le forze della NATO sanno che nel prossimo futuro perderanno le loro le infrastrutture industriali militari di base, pensano forse che sarebbe meglio provocare una guerra con la Russia ora, per eliminare una possibile resistenza alla loro agenda de-industriale? Insieme alla Cina, la Russia è l’unica che ha la possibilità di infliggere un colpo devastante alla NATO, se provocata.

Psicosi da formazione di massa o follia dei popoli

Nel 1852 lo storico inglese Charles Mackay aveva scritto un classico intitolato Memoirs of Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds [Memorie di straordinari deliri popolari e la follia dei popoli], in cui forniva una visione poco conosciuta dell’isteria di massa dietro le Grandi Crociate religiose del XII secolo, la Psicosi delle Streghe, quella dei Tulipani Olandesi e numerosi altri deliri popolari. È importante per capire questa corsa globale e irrazionale verso il suicidio economico e politico.

Gli stessi attori chiave, come Bill Gates e Papa Francesco, che per la Covid hanno patrocinato l’imposizione a livello globale dei lockdown e una vaccinazione con un prodotto sperimentale non testato che altera la genetica, sono dietro il Grande Reset del Forum Economico Mondiale di Klaus Schwab e la sua follia delle zero emissioni di carbonio dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con l’unico fine di far accettare al mondo misure economiche draconiane e senza precedenti.

Questo richiederà che, per essere incanalata nella giusta direzione, la popolazione dovrà essere docile e fisicamente debole, una condizione che il professore di psicologia belga Dr. Mattias Desmet e il Dr. Robert Malone chiamano Mass Formation Psychosis, una psicosi della folla, una sorta di ipnosi di massa che ignora la ragione. È chiaro che sia il mito del riscaldamento globale che l’agenda della pandemia da coronavirus richiedono una tale ipnosi di massa – una “straordinaria illusione popolare.” Senza la paura isterica della COVID non avremmo mai permesso all’Agenda Verde di arrivare così lontano, al punto che le nostre stesse reti elettriche sono sull’orlo del blackout e le nostre economie quasi al collasso.

L’obiettivo finale sia della pandemia COVID dell’OMS che dell’Agenda Verde è una marcia verso il distopico Grande Reset di Schwab dell’intera economia mondiale a favore di una dittatura corporativa guidata da un piccolo nucleo di società globali, come BlackRock e Google-Alphabet.

F. William Engdahl

Fonte: journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2022/01/12/why-do-nato-states-commit-energy-hara-kiri/
12.01.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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