Gli Stati Uniti determinati a far deragliare le riforme progressiste del segretario generaleDI ROBIN COOK
Il dibattito sul Darfur (Sudan meridionale) nel consiglio di sicurezza dell’ONU di ieri notte è un promemoria salutare che l’unica speranza, per i popoli abbandonati dai loro governi, e’ una comunita’ internazionale valida.
Fu un governo laburista che ospito’ la conferenza di Londra, subito dopo la guerra, che diede alla luce l’ONU. Adesso questo governo laburista ha l’opportunita’ di modernizzarla raccogliendo la sfida del disegno di Kofi Annan per l’ONU di questo secolo.
L’ONU fu fondato in un era in cui la gran parte dei suoi attuali membri non erano nemmeno stati indipendenti, e ancora meno erano le nazioni industrializzate. Quasi tutti membi permanenti erano la’ perche’ vincitori della Seconda Guerra Mondiale.A tuttoggi Germania e Giappone non hanno ancora superato la loro esclusione iniziale come perdenti, e i nuovi giganti industriali come Brasile o India restano nella sala d’attesa.
Nessun membro permanente rappresenta il mondo Musulmano sebbene lo sviluppo di relazioni positive, tolleranti tra l’occidente e l’Islam e’ uno dei problemi per la sicurezza tra i piu’ pressanti del momento. La soluzione piu’ ovvia e’ che Egitto o Indonesia prendano uno dei quattro nuovi posti permanenti che il “pacchetto” di Annan propone per Africa e Asia.
I nuovi membri permanenti non hanno diritto di veto il che porta a chiedersi: che ne sara’ del veto degli altri cinque? A dire il vero ll veto Inglese e’ gia un residuo del passato. Quando venni all’ONU per la prima volta, causai costernazione chiedendo quando era stata l’ultima volta in cui usammo il veto Britannico. Dopo un giro di telefonate tra diplomatici in pensione, venne stabilito che l’ ultima volta in cui ponemmo il veto fu una dozzina di anni fa, e , bizzarramente, su una faccenda riguardante il canale di Panama, sebbene non potei trovare nessuno che potesse ricordare cosa esattamente c’era in Panama di cosi’ importante da meritare il veto britannico.
Il problema e’ che per gli Americani, il loro veto all’ONU, ha lo stesso ruolo talismanico che ha il nostro veto nell’Unione Europea. La speranza migliore e’ un impegno a smentire da parte dei cinque che ognuno porra’ il veto su faccende di immediato interesse nazionale. L’Inghilterra puo’ iniziare da subito una tale dichiarazione unilaterale e dato che non stiamo usando il veto da un bel po’, non dovrebbe essere per niente difficile.
Il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, non ha mai ottenuto il medesimo status di quello di Sicurezza. Il rapporto di Annan mette in evidenza senza ombra di dubbi, la perversita’ di questo squilibrio, dato che cosi’ tanto dell’agenda del Consiglio di sicurezza, viene speso in conflitti violenti che hanno le loro radici nel fallimento a promuovere uno sviluppo pacifico.
Questa mancanza di autorita’ da parte del Consiglio Economico e Sociale produce una mancanza di coordinazione tra le agenzie dell’ONU che si fanno concorrenza tra loro nello stesso campo. Testimonianza lampante della difficolta’ dell’ONU nell’esercitare la leadership sullo sviluppo sta nella controversia sulla nomina di Paul Wolfowitz , raramente viene menzionato che la Banca Mondiale, e’ tecnicamente parte dell’ONU. Nessuno chiede a Kofi Annan di dare un veto sul fatto che Wolfowitz abbia la nomina o meno, ma non sembra irragionevole chiedere una forte coordinazione al centro da fermare la Banca Mondiale dal perseguire politiche neo-liberali che sono in conflitto con i programmi di sviluppo delle altre agenzie ONU.
Questo ci porta al blocco stradale posto sulla via delle riforme di Annan. Il mondo si deve confrontare con la scelta tra due modelli di controllo mondiale in competizione tra loro. La direzione indicata da Kofi Annan e’ verso un ONU rigenerata con nuove autorita’ per le sue decisioni collettive. Tuttavia, fare decisioni collettive e’ solo possibile se c’e’ una larga equivalenza tra coloro che ne fanno parte. E qui sta l’attrito. I neocons che gestiscono l’amministrazione americana, vogliono la supremazia, non l’uguaglianza, per l’America, e sbavano dietro un modello alternativo di governo globale in cui il mondo e’ posto in ordine, non da un processo tedioso di costruzione di consenso internazionale, ma dall’ esercizio diretto della potenza statunitense.
Vi sono modi in cui questi muscoli vengono mostrati in maniera molto piu’ subdola del far vedere una portaerei. Nei sei mesi passati, la loro influenza con pesanti attacchi della stampa contro Kofi Annan, e, a loro vergogna, pedissequamente ripresi dagli organi della stampa di destra Britannica.
C’e’ una ipocrisia da togliere il fiato nel porre in stato di accusa Kofi Annan sul programma Oil for food in Iraq. Furono gli Stati Uniti e il Regno Unito che escogitarono il programma, pilotarono le risoluzioni ONU per dargli autorita’, lavorarono ai comitati per amministrarlo e gestirono il blocco per farlo applicare. Lo so, perche’ ho passato una buona parte del mio tempo al Foreign Office cercando di farlo riuscire. Se c’erano problemi allora Washington e Londra dovrebbero essere sul banco accanto allo sfortunato Kofi Annan, cui e’ capitato di essere segretario generale in quel momento.
Ma c’e’ un livello piu’ profondo di perversita’ nel denigrare Annan da parte della destra americana. Hanno rumoreggiato a lungo per una riforma dell’ ONU. Kofi Annan ha solo proposto una revisione la piu’ completa nella storia dell’ONU ed e’ il segretario generale che deve darle il maggior appoggio. Se persistono nello scalzarlo, molto facilmente faranno deragliare il suo pacchetto di riforme. C’e’ il sospetto che vogliano avere un ONU scricchiolante e inefficente da trattare come una noce di cocco di scarto che un forum moderno e rappresentativo che li obbligherebbe a rispettare le decisioni collettive.
La scelta eccentrica di John Bolton quale ambasciatore di Bush all’ONU e’ in linea con tale strategia di sabotare piuttosto che riformare. La sua ostilita’ a qualsiasi costrizione all’unilateralismo americano e’ cosi’ profonda, (e la sua vita cosi’ triste), che descrive il suo “momento piu’ felice” nel firmare la lettera per Kofi Annan dicendogli che gli Stati Uniti non avrebbero sottostato alla corte criminale internazionale. La sua soddisfazione per tal gesto e’ ancora piu’ rivelatrice dato che il fatto non rientrava nell’ambito delle sue funzioni bensi’ supplico’ che gli fosse permesso quale favore speciale.
Ironicamente il primo confronto che gli americani hanno affrontato dalla sua nomina, e’ stato il voto della notte scorsa sulla proposta di rinviare i crimini di guerra nel Darfur alla corte criminale internazionale. Il problema per gli “unilateralisti” di Washington nel tentare di fermarlo, era che la brutalita’ e il genocidio nel Darfur e’ un caso classico di imposizione della legge internazionale attraverso un processo multilaterale.
A suo credito, il governo inglese ha da tempo reso chiaro che senza riguardo a quanto gli Stati Uniti faranno, sosterra’ la risoluzione francese che invoca la corte criminale internazionale. Tale atteggiamento e’ benvenuto non solo quale giusta decisione per il Darfur, ma come dimostrazione che gli Inglesi appoggiano il modello di Annan di un sistema moderno e multilaterale di governo globale e stavolta almeno, ha rifiutato di accettare la supremazia americana.
Robin Cook
Fonte:www.guardian.co.uk
link: http://politics.guardian.co.uk/columnist/story
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1.04.05