DI MIKE ALBERT
johnpilger.com
John Pilger intervistato da Mike Albert per Telesur, la rete televisiva latinoamericana.
Albert: Perché gli Stati Uniti dovrebbero voler rovesciare il governo in Venezuela?
Pilger: Qui ci sono principi e dinamiche semplici al lavoro. Washington vuole sbarazzarsi del governo venezuelano perché è indipendente dai piani USA per quella regione e perché è provato che il Venezuela ha le più grandi riserve di petrolio al mondo e utilizza il suo reddito petrolifero per il miglioramento della qualità della vita della propria gente.
Il Venezuela resta una fonte di ispirazione per riforme sociali in un continente devastato dagli storicamente rapaci Stati Uniti. Un servizio a cura di Oxfam, a suo tempo, descrisse benissimo la rivoluzione sandinista in Nicaragua chiamandola “la minaccia di un buon esempio”. È stato così in Venezuela da quando Hugo Chàvez vinse le sue prime elezioni. Ovviamente la “minaccia” del Venezuela è maggiore, perché il Paese non è né piccolo né debole, ma ricco e influente e considerato tale dalla Cina. Lo straordinario cambiamento del destino di milioni di persone in America Latina è al centro delle ostilità degli USA.
Da due secoli gli Stati Uniti sono il nemico non dichiarato del progresso sociale in America Latina. Non importa chi ci sia alla Casa Bianca: Barack Obama o Teddy Roosevelt; gli Stati Uniti non tollerano quei paesi con governi e culture che mettono al primo posto le esigenze della propria gente e si rifiutano di promuovere o soccombere alle richieste e alle pressioni degli Stati Uniti. Una democrazia sociale riformista con base capitalista – come il Venezuela – non è giustificata dai sovrani del mondo. Ciò che è imperdonabile è l’indipendenza politica del Venezuela; solo completa sottomissione è accettabile. La ‘sopravvivenza’ di un Venezuela Chavista testimonia il supporto dei venezuelani per il loro Governo eletto – questo mi parve chiaro l’ultima volta che lo visitai. La debolezza del Venezuela è che la cosiddetta “opposizione” politica – quella che chiamerei “la mafia dell’Est di Caracas” – che rappresenta interessi forti, è stata autorizzata a mantenere un potere economico critico. Solo quando tale potere diminuirà il Venezuela potrà scrollarsi di dosso l’incessante minaccia di sovversione, spesso criminale, sostenuta da stranieri. Nessuna società dovrebbe essere in balia di questo, anno dopo anno.
Albert: Quali metodi sono già stati usati dagli Stati Uniti e quali altri presumi possano essere usati per scalzare i Bolivariani?
Pilger: C’è la solita accozzaglia di spie e collaborazionisti che vanno e vengono con il loro teatro multimediale di false rivelazioni, ma il nemico principale è la comunicazione. Forse ricorderete l’ammiraglio venezuelano che è stato uno dei cospiratori del golpe contro Chavez nel 2002, vantarsi nel corso della sua breve permanenza al potere che “la nostra arma segreta furono i media”. I media venezuelani, in particolare le emittenti televisive, furono attivi partecipanti al colpo di stato, quando mentirono dicendo che i sostenitori del governo stavano sparando da un ponte su una folla di manifestanti. Immagini e titoli falsi fecero il giro del mondo. Il New York Times si unì al falso coro auspicando il rovesciamento di un governo democratico “anti-americano”, come fa di solito. Qualcosa di simile accadde a Caracas lo scorso anno, quando definì una feroce orda di agitatori di destra “pacifici manifestanti” che venivano “repressi”. Questo è stato senza dubbio l’inizio di una ‘rivoluzione colorata’ appoggiata da Washington e apertamente sostenuta da enti come la Sovvenzione Nazionale per la Democrazia – un clone annacquato della CIA. Era straordinariamente simile al colpo di stato inscenato da Washington con successo in Ucraina lo scorso anno. Come a Kiev, in Venezuela i cosiddetti “manifestanti pacifici” che davano fuoco ad edifici governativi e usavano cecchini, furono acclamati dai politici e dai media occidentali.
La strategia è quasi certamente quella di spingere il governo Maduro a destra e così facendo alienare la sua base popolare. Descrivere il governo venezuelano come dittatoriale e incompetente è da tempo un esercizio di ipocrisia usato da giornalisti ed emittenti in Venezuela e negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa. Una notizia recente è stata quella di uno “scienziato americano incarcerato per cercare di aiutare il Venezuela a costruire bombe”. L’implicazione era che il Venezuela nasconde terroristi nucleari. In realtà, l’insoddisfatto fisico nucleare non aveva alcun collegamento con il Venezuela.
Tutto ciò ricorda i continui attacchi a Chàvez, tutti perpetrati con quella particolare cattiveria riservata a chi dissente dalla “una e vera via” occidentale. Nel 2006, il Channel 4 News britannico di fatto accusò il presidente venezuelano di aver complottato con l’Iran per la fabbricazione di armi nucleari, un’assurda fantasia. Il corrispondente di Washington, Jonathan Rugman, scherniva le politiche per sradicare la povertà e presentava Chàvez come un sinistro buffone, mentre a Donald Rumsfeld, un criminale di guerra, si permetteva di paragonare Chàvez a Hitler, La BBC non è da meno. I ricercatori della University of the West of England, nel Regno Unito, hanno studiato la sistematica faziosità della BBC nei reportage che riguardavano il Venezuela per un periodo di dieci anni. Dei 304 documentari sul Venezuela presi in visione, prodotti dalla BBC, hanno scoperto che solo tre facevano riferimento alle politiche positive del governo. Per la BBC le iniziative democratiche del Venezuela, la legislazione sui diritti umani, i programmi alimentari, le iniziative sanitarie e i programmi di riduzione della povertà non esistevano. Il più grande programma di alfabetizzazione della storia umana, Missione Robinson, ha ricevuto appena un accenno di passaggio. Questa velenosa censura per omissione fa da contorno a falsità totali, come l’accusa che il governo venezuelano non sia altro che un gruppo di spacciatori. Niente di tutto questo è nuovo; guardate al modo in cui Cuba è stata dipinta – e aggredita – nel corso degli anni. Reporter senza frontiere ha appena pubblicato la sua classifica mondiale delle nazioni in base alle loro pretese di una stampa libera. Gli Stati Uniti sono classificati al 49° posto, dopo Malta, Niger, Burkina Faso ed El Salvador.
Albert: Perché questo potrebbe essere il periodo migliore, a livello internazionale, per una spinta verso un colpo di stato? Se il problema principale è che l’esempio venezuelano potrebbe diffondersi, sarebbe l’emergere in Europa di un pubblico ricettivo a questo esempio a spronare la reazione degli Stati Uniti?
Pilger: È importante rendersi conto che Washington è governata da veri estremisti, un tempo conosciuti all’interno della Beltway come “i pazzi”. Questo è vero da ancora prima dell’11 settembre. Alcuni sono palesemente fascisti. Affermare il dominio degli Stati Uniti è il loro manifesto intento e, come gli eventi in Ucraina dimostrano, sono disposti a rischiare una guerra nucleare con la Russia. Queste persone dovrebbero essere il nemico comune di tutti gli esseri umani capaci di intendere e di volere. In Venezuela, vogliono un colpo di stato in modo da poter tornare indietro su alcune delle più importanti riforme sociali del mondo – come in Bolivia ed Ecuador. Hanno già schiacciato le speranze della gente comune in Honduras. L’attuale cospirazione tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita ad abbassare il prezzo del petrolio è destinato a realizzare qualcosa di più spettacolare e tragico in Venezuela, e in Russia.
Albert: Quale pensi potrebbe essere l’approccio migliore per sventare le macchinazioni americane, e quelle della élite venezuelana, per i bolivariani?
Pilger: La gente che rappresenta la maggioranza in Venezuela, e il loro governo, devono dire al mondo la verità sugli attentati contro il loro paese. C’è agitazione in tutto il mondo, e molte persone stanno ascoltando. Non vogliono instabilità perpetua, povertà perpetua, guerra perpetua, governo perpetuo dei pochi. E identificano il nemico principale; basta guardare ai referendum internazionali che chiedono quale paese rappresenta il più grande pericolo per l’umanità. La maggioranza delle persone punta il dito contro gli Stati Uniti e alle loro numerose campagne di terrore e di destabilizzazione.
Albert: Cosa pensi sia la responsabilità principale della sinistra fuori dal Venezuela, e in particolare negli Stati Uniti?
Pilger: Questo pone una domanda: cos’è questa “sinistra”? Sono forse i milioni di liberali americani del Nord sedotti dall’apparente popolarità di Obama e ormai zittiti dalla sua criminalizzazione della libertà di informazione e di dissenso? Sono forse quelli che credono a ciò che viene detto dal New York Times, dal Washington Post, dal Guardian, dalla BBC? È una domanda importante. Mai come ora il termine “di sinistra” è stato più contestato e abusato. La mia sensazione è che le persone che vivono ai margini e lottano contro le forze appoggiate dagli USA in America Latina abbiano capito il vero significato della parola, così come hanno identificato un nemico comune. Se condividiamo i loro principi, e un briciolo del loro coraggio, dovremmo agire direttamente nei nostri paesi, a cominciare, vorrei suggerire, con i propagandisti nei media. Sì, è la nostra responsabilità principale, e non è mai stata più urgente.
John Pilger
Fonte: http://johnpilger.com
Link: http://johnpilger.com/articles/the-struggle-of-venezuela-against-a-common-enemy
17.02.2015
Scelto e tradotto da GIANNI ELLENA per www.comedonchisciotte.org