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La Redazione

 

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PERCHE’ DUNQUE GLI EDIFICI DEL WTC SONO CROLLATI? Parte II

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A cura di Truman
Il 28 Dicembre 2005
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di Steven E. Jones

(Si consiglia di leggere prima la PARTE I)

10. Ho presentato le mie obiezioni alla teoria “ufficiale” in un seminario tenutosi al BYU il 22 settembre 2005 davanti a circa 60 persone. Ho anche mostrato prove ed argomentazioni scientifiche sulla teoria della demolizione con esplosivo. Tra il pubblico c’erano insegnanti di Fisica, Ingegneria Meccanica, Ingegneria Civile, Ingegneria Elettrica, Psicologia e Matematica – e forse altri dipartimenti, visto che non ho riconosciuto tutti i presenti. Erano rappresentate due università locali (BYU e Utah Valley State College).

Il dibattito è stato vivace ed è durato quasi due ore. E’ finito solo quando serviva l’aula per un corso universitario. Dopo aver presentato il materiale qui riepilogato, tutti tranne un partecipante concordavano (per alzata di mano) sul fatto che servissero ulteriori indagini sul crollo del WTC. Il giorno dopo il professore che non era stato d’accordo disse che ci aveva riflettuto su e che ora concordava sul fatto che fosse opportuna un’indagine. Si unì agli altri nella speranza che le 6899 foto e i 6977 spezzoni di filmati del NIST, più altri dell’FBI, venissero rilasciati per un visionamento indipendente; essendo le foto provenienti principalmente da fotografi privati (NIST, 2005, p. 81). Chiediamo il rilascio di questi dati per un gruppo inter-disciplinare e preferibilmente internazionale di scienziati ed ingegneri.
11. Un partecipante al Seminario BYU sulle anomalie dell’11 settembre mi suggerì di visionare gli scritti di Bazant e Zhou, cosa che ho fatto. Riporto:

“Le torri di 110 piani del World Trade Center furono progettate per resistere nel complesso alle forze causate da un impatto orizzontale di un grosso aereo commerciale. Perché allora c’è stato un crollo totale?” (Bazant and Zhou, 2002, p. 2).

E’ corretto – gli impatti degli aerei non hanno causato il crollo – possiamo essere d’accordo su questo. Thomas Eager del MIT ne conviene “perché il numero di colonne perdute nell’impatto iniziale non era grande e i pesi si scaricarono sulle restanti colonne, in questa struttura altamente ridondante” (Eager and Musso, 2001).

Andiamo avanti con Bazant e Zhou:

“La conflagrazione, causata dal propellente del velivolo, versatosi nella struttura, provoca un’esposizione dell’acciaio delle colonne a temperature sostenute, apparentemente superiori a 800 °C…” (Bazant and Zhou, 2002, p. 2).

Ma su questo punto annotiamo dall’ultimo rapporto NIST che: “Gli incendi iniziali alimentati dal propellente aereo sono durati al massimo qualche minuto” e gli incendi ai materiali da ufficio si sarebbero esauriti in circa 20 minuti (NIST, 2005; p. 179, enfasi aggiunta). Senz’altro il carburante che bruciava non era sufficiente a portare l’acciaio a temperature sostenute e superiori a 800 °C. Ma continuiamo:

Una volta che più della metà delle colonne nel piano critico… subiscono delle deformazioni (stadio 3), il peso della porzione superiore della struttura sopra a questo piano non può più essere sopportato, e allora la parte superiore comincia a cadere su quella inferiore…” (Bazant and Zhou, 2002, p. 2).

Andiamo avanti – Bazant e Zhou non spiegano come “più della metà delle colonne del piano critico subiscono [possano subire] deformazioni” allo stesso tempo in odo da provocare l’intero e quasi simmetrico crollo osservato. C’erano 47 grosse colonne in acciaio nel nucleo di ogni Torre, e 24 colonne di rinforzo nel WTC 7 (NIST 2005; NISTb, 2005).

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Le torri del WTC era costruite solidamente con 47 colonne centrali in acciaio e 240 travi perimetrali in acciaio. In totale 287 colonne. Molti dubbi sul fatto che incendi/danni casuali possano averne causato il crollo verticale (teoria ufficiale), e si sospettano esplosivi.

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Struttura in acciaio con enorme nucleo centrale (a sinistra). Notate gli operai in piedi sulla struttura di un piano che è saldamente attaccata alle colonne interconnesse del nucleo.

Essi NON spiegano come temperature delle colonne d’acciaio sopra gli 800 °C, causate dall’incendio di materiale da ufficio, siano state raggiunte quasi contemporaneamente. Il NIST nota che i materiali da ufficio hanno bruciato per 15-20 minuti, poi si sono esauriti (NIST, 2005, pp. 117, 179). E questo non è evidentemente un tempo abbastanza lungo da innalzare la temperatura delle colonne in acciaio oltre gli 800° C, come richiesto dal modello Bazant e Zhou, considerando anche l’enorme dissipazione di calore delle strutture. E il crollo completo di tre edifici, nello stesso giorno, per lo stesso meccanismo poco probabile, è un abuso di credulità. Per giunta il rapporto finale NIST sulle Torri ammette:

“Delle più di 170 zone esaminate su 16 colonne perimetrali, solo tre di queste mostrano i segni del raggiungimento di una temperatura dell’acciaio sopra i 250 °C… Solo due campioni di colonne centrali hanno abbastanza vernice da permettere un’analisi del genere, e la loro temperatura non ha raggiunto i 250 °C… Usando analisi metallografiche, il NIST ha determinato che non si è evidenziata alcuna prova su uno solo dei campioni esaminati che le temperature abbiano raggiunto valori superiori ai 600 °C” (NIST, 2005, pp. 176-177; enfasi aggiunta).

Riguardo al WTC 7, Bazant e Zhou dicono poco, ma riferiscono in una “appendice” a parte che la fonte di calore richiesta potrebbe essere derivata dall’incendio di gas naturale (Bazant and Zhou, March 2002, p. 370). Il rapporto FEMA (FEMA, 2002) si esprime su questo aspetto:

“Precedenti rapporti avevano indicato che nelle vicinanze dell’edificio [il WTC 7] si trovava una conduttura da 24 pollici di gas ad alta pressione; in ogni modo, ciò non si è poi rivelato vero” (FEMA, 2002, chapter 5; enfasi aggiunta).

12. Ho letto da cima a fondo le centinaia di pagine del Rapporto Finale NIST sui crolli delle Torri del WTC (NIST, 2005). E’ interessante notare che il NIST ha separato e rinviato il proprio rapporto finale sul WTC 7, il quale è in ritardo anche come data di pubblicazione (NIST, 2005; NISTb, 2005). Concordo su alcune cose del rapporto NIST; per esempio:

Sia il WTC 1 che il WTC 2 erano stabili dopo l’impatto dell’aereo, rimanendo in piedi per 102 e 56 minuti, rispettivamente. Le analisi globali sul danno da impatto strutturale mostravano che entrambe le torri avevano una considerevole capacità di riserva. Questo fu confermato dalle analisi delle vibrazioni post impatto del WTC 2… in cui le torri danneggiate oscillarono per un periodo quasi uguale al periodo inizialmente calcolato per la struttura integra” (NIST, 2005, p. 144; enfasi aggiunta).

“In ogni determinata zona, la durata delle temperature (dell’aria, non dell’acciaio) intorno a 1000°C era di circa 15-20 minuti. Nel resto del tempo, le temperature calcolate erano intorno a 500°C o meno” (NIST, 2005, p. 127, enfasi aggiunta).
Il NIST stipulò un contratto con gli Underwriters Laboratories Inc. per effettuare dei test in modo da ottenere informazioni sulla resistenza agli incendi di strutture come quelle delle torri del WTC… “Tutti e quattro i campioni hanno resistito al carico massimo di progettazione per circa due ore senza crollare” (NIST, 2005, p. 140, enfasi aggiunta).

Io comunque, insieme ad altri, sfido la teoria NIST del crollo. Il NIST insiste nel sostenere che tutti i crolli degli edifici furono avviati da incendi nonostante le osservazioni sopra citate, soprattutto considerando il fatto che le prove sulla resistenza agli incendi secondo i modelli attuali non risultano avere effetto in un crollo. In uno scritto redatto da esperti di ingegneria degli incendi del Regno Unito troviamo:

La base della teoria NIST del crollo è… il comportamento delle colonne in un incendio… Tuttavia, crediamo che ci voglia una più considerevole differenza nello spostamento verso il basso, ben più grande dei 300 mm proposti, tra le [47] colonne del nucleo e le [240] colonne perimetrali perché la teoria del crollo risulti verificata… La [nostra] scarsa fiducia nei dispositivi per incendio passivo è in contrasto col lavoro NIST in cui si suppone che la quantità di dispositivi anti-incendio sugli elementi della struttura sia un fattore significante nel determinare il tempo necessario per crollare… L’effetto proposto è soverchiato dall’espansione termica… L’espansione termica e la risposta dell’intera intelaiatura a questo effetto finora NON sono ancora state descritti [dal NIST]” (Lane and Lamont, 2005).

Sono d’accordo con queste evidenti obiezioni, particolarmente con quella secondo cui la “risposta dell’intera intelaiatura” di ogni edificio andrebbe esaminata, soprattutto riguardo alla trasmissione del calore in tutta l’intelaiatura a partire da incendi localizzati, e con quella secondo la quale “le colonne del nucleo non posso sostenere le colonne esterne attraverso il pavimento” (Lane and Lamont, 2005).

I modelli computerizzati per le Torri, nello studio NIST, che comprende molte caratteristiche degli edifici e degli incendi dell’11 settembre, non sono per niente convincenti. Il rapporto Finale dice:

“Il Gruppo di Indagine ha delineato tre casi per ogni edificio combinando tre gradi di valori delle variabili interessate. Da un’analisi preliminare, impiegando i valori più bassi per le variabili, risulta chiaro che le torri probabilmente sarebbero rimaste in piedi. I casi di grado medio furono scartati dopo che i risultati degli impatti degli aerei furono confrontati con gli eventi osservati. I casi con i gradi minore (diventati caso A per il WTC 1 e caso C per il WTC 2) furono scartati dopo che le analisi della risposta strutturale dei sottosistemi principali furono confrontate con gli eventi osservati” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).

Il Rapporto NIST si presta a letture interessanti. I casi coi valori più bassi basati su dati empirici furono scartati perché non portavano al crollo degli edifici. Però “bisognava salvare l’ipotesi”, così furono provati casi coi valori più alti e le simulazioni erano stimolanti, come leggiamo nel rapporto NIST:

“I casi con valori alti (diventati Caso B per il WTC 1 e caso D per il WTC 2) furono usati per le analisi globali di ogni torre. Una serie completa di simulazioni fu dunque effettuata per i Casi B e D. Fino al punto in cui le simulazioni si scostavano dall’evidenza fotografica o dalla testimonianza oculare [per esempio a crollo avvenuto], i ricercatori aggiustarono i dati, ma solo entro lo spazio della realtà fisica. Così, ad esempio… le forze di spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che si afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta)…
Il ruolo primario dei pavimenti nel crollo delle torri fu di apportare delle spinte interne che indussero l’inarcamento verso l’interno delle colonne perimetrali (NIST, 2005, p. 180; enfasi aggiunta).

E’ divertente stimolare così un modello, fino al crollo degli edifici – finché uno non ottiene il risultato desiderato. Ma il risultato finale di queste simulazioni stimolate al computer non è soddisfacente, mi spiace signori. Notate che “ le forze di spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che si afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta) per fare in modo che le colonne perimetrali cedessero quanto bastava – si sospetta che questi furono proprio “aggiustati” a mano – sebbene gli esperti UK si rammaricassero che “le colonne centrali non possono sostenere le colonne esterne [cioé perimetrali] attraverso i pavimenti” (Lane and Lamont, 2005; enfasi aggiunta).

Concordo anche con le obiezioni di Kevin Ryan concernenti lo studio del NIST. Kevin Ryan, all’epoca dirigente agli Underwriters Laboratories (UL), puntualizza sul “non-crollo” dei modelli attuali basati sul WTC nella sua lettera a Frank Gayle del NIST:

“Come sicuramente sapete, la compagnia per la quale lavoro ha certificato i componenti d’acciaio usati nella costruzione degli edifici del WTC. Nel richiedere informazioni da dirigenti d’affari sia del nostro CEO sia della Fire Protection l’anno scorso… mi hanno suggerito di essere pazienti e di comprendere che l’UL lavorava col vostro gruppo… Mi rendo conto dei tentativi dell’UL di essere d’aiuto, incluse prove su modelli di strutture dei pavimenti. Ma i risultati di queste prove… indicano che gli edifici avrebbero dovuto resistere facilmente allo stress termico causato da… oggetti in fiamme [propellente aereo, carta, ecc]” (Ryan, 2004).

Che i modelli della struttura del WTC degli Underwriter Laboratories (UL), sottoposti ad incendio, non abbiano ceduto è ammesso anche dal rapporto finale NIST:

Il NIST stipulò un contratto con gli Underwriters Laboratory Inc. per effettuare delle prove al fine di ottenere informazioni sulla resistenza al fuoco di strutture come quelle delle torri del WTC… Tutti e quattro i campioni hanno resistito al carico massimo di progettazione per circa due ore senza crollare Il Gruppo d’Indagine era cauto nel servirsi di questi risultati direttamente nella formulazione dell’ipotesi del collasso. Oltre alle questioni spinose sollevate dai risultati delle prove, gli incendi nelle Torri l’11 settembre, e la risultante rivelazione sui dispositivi dei piani, erano sostanzialmente differenti dalle condizioni nei forni dei test. Tuttavia i risultati [delle prove empiriche] stabilirono che questo tipo di costruzione poteva sopportare un notevole peso, senza crollare, per un periodo di tempo considerevole in rapporto alla durata degli incendi in ogni posizione l’11 settembre (NIST, 2005, p. 141; enfasi aggiunta).

Allora il gruppo NIST come giustifica i crolli dei WTC, quando i modelli effettivi non arrivano a crollare e ci sono zero esempi di crolli per incendio tra i grattacieli? Facile, il NIST macchinò delle ipotesi fatte al computer per dei casi con valori molto alti, chiamati caso B e D (NIST, 2005, pp. 124-138). Ovviamente i dettagli ci vengono nascosti. Ed omettono di prendere in considerazione il fenomeno della natura completa, rapida e simmetrica dei crolli.

A dire il vero il NIST compie una sorprendente ammissione in una nota a margine della pagina 80 del proprio Rapporto Finale:

“Il soggetto dell’indagine era lo studio della successione degli eventi dall’istante dell’impatto degli aerei all’inizio del collasso di ogni torre. Per brevità in questo rapporto, si indica questa successione come “probabile sequenza di crollo”, sebbene non includa in effetti il comportamento strutturale della torre dopo che vennero raggiunte le condizioni per il crollo” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).

Ancora, a pagina 142, il NIST ammette che la loro simulazione al computer va avanti solo finché l’edificio è “in bilico, pronto al crollo”, ignorando così ogni dato da qui in poi.

I risultati erano una simulazione del deterioramento strutturale di ogni torre dal momento dell’impatto dell’aereo al momento in cui l’edificio diventava instabile, cioé, pronto al crollo (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).

Che ne è del susseguente crollo completo, rapido e simmetrico dell’edificio? Che ne è degli scoppi visti? Che ne è dell’antenna che cade prima di ogni altra cosa nella Torre Nord? Che ne è del metallo fuso visto nella zona dei seminterrati a grandi chiazze sia nelle Torri che nel WTC 7? Non ha importanza: il NIST infatti non discute tutti i dati successivi al punto in cui l’edificio si trovò “in bilico, pronto a crollare”. Be’, alcuni di noi vorrebbero vedere TUTTI i dati, senza simulazioni al computer che siano “arrangiate” per farle corrispondere al risultato voluto.

13. Kevin Ryan, che suona un campanello d’allarme dagli Underwriters Laboratories, ha esposto le sue analisi statistiche in una lettera recente concernente il rapporto NIST, sostenendo che andrebbero calcolate le probabilità di un inizio del crollo (Ryan, 2005). Da nessuna parte il NIST fornisce una simile analisi delle probabilità per il proprio modello di crollo senza esplosivo. L’analisi di Ryan è che la probabilità che incendi e danni (la “teoria ufficiale”) potessero causare un completo crollo delle Torri è inferiore a una su mille miliardi, e che la probabilità è ancora più bassa se si include nel calcolo il WTC 7 (Ryan, 2005). Né il NIST (o la FEMA o la Commissione 11 Settembre) fa alcuna menzione del metallo fuso trovato nei seminterrati dei tre edifici (WTC 1, 2 e 7).

Allora questo cosa ci dice? Io sono fermamente d’accordo con Kevin Ryan.

Questa storia “ufficiale” semplicemente non quadra… Il fatto dovrebbe essere di grande interesse per tutti gli Americani… Non c’è dubbio che gli eventi dell’11 settembre siano la causa emotiva scatenante dietro la Guerra al Terrore. E la questione del crollo del WTC è il punto cruciale della vicenda dell’11 settembre (Ryan, 2004; enfasi aggiunta).

14. Il gruppo del NIST ammette onestamente che il suo rapporto “al momento non include il comportamento strutturale della torre dopo che furono raggiunte le condizioni per l’inizio del crollo” (NIST, 2005, p. 80, fn. 1; enfasi aggiunta). Quasi una confessione, visto che gran parte della prova visiva esterna per una demolizione con esplosivo giunge tipicamente dopo l’avvio del crollo, come visto nei casi riconosciuti di demolizioni controllate (Harris, 2000).

La caduta rapida delle Torri e del WTC 7 è stata analizzata da diversi ingegneri e scienziati (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/proofs/speed.html; Griffin, 2004, chapter 2). Il tetto del WTC 7 (alcuni studenti ed io guardiamo dall’angolo sud-ovest) cade a terra in meno di 6,6 secondi, mentre un oggetto buttato dal tetto colpirebbe il suolo in 6 secondi. Questo per t = (2h/g)1/2. In modo analogo, le Torri cadono molto velocemente al suolo, con la parte superiore che cade veloce quasi come i detriti espulsi che forniscono dei confronti per la caduta libera (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/proofs/speed.html; Griffin, 2004, chapter 2). Dove è il ritardo che ci si deve attendere per la conservazione della quantità di moto – una delle leggi fondamentali della Fisica? Cioè, mentre i piani superiori in caduta colpiscono i piani inferiori – e colonne portanti d’acciaio intatte – la caduta deve essere significativamente ostacolata dalla massa colpita. Se le colonne centrali di sostegno fossero rimaste in piedi, allora la massa effettiva che si oppone sarebbe minore, ma non in questo caso – in qualche modo le enormi colonne portanti hanno ceduto o si sono disintegrate insieme agli elementi dei pavimenti in caduta.

Come fanno i piani superiori a cadere così velocemente, allora, e conservare ancora una quantità di moto nell’edificio in caduta? La contraddizione è ignorata dai rapporti FEMA, NIST e Commissione 11 Settembre nei quali la conservazione della quantità di moto e i tempi di caduta non sono stati analizzati. L’incongruenza si risolve facilmente con l’ipotesi della demolizione con esplosivo, per cui gli esplosivi rimuovono velocemente il materiale dei piani inferiori, comprese le colonne portanti d’acciaio, e permettono un crollo quasi alla velocità di caduta libera (Harris, 2000).

E questi esplosivi sono anche i responsabili della trasformazione della Torre in caduta in polvere fine mentre avviene il crollo stesso. Piuttosto che un impilamento con frantumazione del cemento come ci aspetteremmo da un crollo progressivo non causato da esplosivi (“teoria ufficiale”), troviamo che la maggior parte del materiale delle Torri (cemento, coperture, acciaio, ecc) si trasforma in una polvere farinosa MENTRE gli edifici stanno cadendo. I crolli delle Torri non sono delle implosioni tipiche, ma con buona probabilità una seria di esplosioni “shock-and-awe” – perlomeno l’evidenza punta decisamente in questa direzione. L’ipotesi andrebbe esaminata ulteriormente.

Coloro che vogliono mantenere inviolate le leggi fondamentali della fisica avrebbero il desiderio di vedere meglio da vicino. Consideriamo il crollo della Torre sud del WTC l’11 settembre:
http://www.911research.com/wtc/evidence/videos/docs/south_tower_collapse.mpeg

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I circa 34 piani superiori della Torre Sud si ribaltano. Cosa succede al blocco e al suo momento angolare?

Vediamo che i circa 34 piani superiori cominciano a ruotare in blocco, verso sud e est. Cominciano a rovesciarsi, come previsto dalla seconda legge della termodinamica. La torsione dovuta alla gravità su questo blocco è enorme, come lo è il suo momento angolare. Ma poi – e ancora mi ci sto scervellando – il blocco è diventato polvere a mezz’aria! Come possiamo comprendere, senza esplosivi, questo strano comportamento? Notevole, sbalorditivo – e necessitante di esami accurati dal momento che i rapporti finanziati dal governo USA hanno mancato di analizzare questo fenomeno. Ma, certamente, il rapporto Finale NIST sull’11 settembre “al momento non include il comportamento strutturale della torre dopo che furono raggiunte le condizioni per l’inizio del crollo” (NIST, 2005, p. 80, fn. 1; enfasi aggiunta).

Quindi, se cerchiamo la verità in tutto questo, NON dobbiamo ignorare i dati osservati al momento del crollo delle Torri, come invece il gruppo del NIST ammette di aver fatto. Ma perché ha svolto una procedura così non-scientifica come quella di ignorare dei dati altamente rilevanti? La vicenda puzza di ingerenze politiche su quella che si pensava dovesse essere un’indagine “attenta e completa” (See Mooney, 2005).

Così io, insieme ad altri, chiedo un’indagine attenta e completa. Spero che la comunità internazionale sia all’altezza della sfida. Il campo è aperto per considerare le ipotesi alternative qui evidenziate, a causa della trascuratezza da parte degli studi finanziati dal governo USA.

15. Infine, e facendo una rassegna, consideriamo le variazioni e inconsistenze nel modello di crollo causato/indotto nel tempo dagli incendi. Il primo modello, favorito da varie fonti, era che gli incendi nelle torri erano sufficientemente caldi da fondere sul serio l’acciaio dell’edificio, causando quindi il crollo. Per esempio Chris Wise in un passaggio alla BBC declamò dei concetti falsi con grande entusiasmo:

“E’ stato il fuoco ad uccidere l’edificio. Non c’è niente sulla Terra che possa sopravvivere a quelle temperature con quella quantità di carburante che brucia… Le colonne si sarebbero sciolte, i pavimenti si sarebbero sciolti e infine sarebbero crollati uno sull’altro” (quoted in Paul and Hoffman, 2004, p. 25).

Ma, come abbiamo visto da recenti studi seri, il carburante aereo è bruciato in pochi minuti dall’impatto. Richiamiamo l’affermazione dell’esperto il Dr. Gayle che confuta l’idea che le fiamme negli edifici del WTC fossero calde abbastanza da fondere i sostegni d’acciaio:

La vostra reazione a caldo sarebbe che è stato il carburante aereo ad aver causato incendi molto intensi, molta gente si è immaginata che ciò che ha fuso l’acciaio sia stato questo. Veramente io non lo penso, l’acciaio non si è fuso (Field, 2005; enfasi aggiunta).

Poi abbiamo il modello di Bazant e Zhou, che richiede che in ogni Torre la maggior parte delle 47 grosse colonne d’acciaio di un piano abbia raggiunto temperature elevate di 800 °C in modo da deformarsi (non fondersi) – contemporaneamente. Ma come abbiamo visto temperature simili sono molto difficili da raggiungere bruciando materiale da ufficio, in queste strutture d’acciaio dove il calore si allontana per conduzione (Paul and Hoffman, 2004, p. 26). E quindi raggiungere 800 °C contemporaneamente, allora… No, questa ricostruzione è troppo improbabile.

Così questo approccio fu abbandonato dalla FEMA nelle indagini successive (FEMA, 2002). Il gruppo FEMA ha largamente adottato la teoria del Dr. Thomas Eager (Eager and Musso, 2001), che è stata presentata anche alla NOVA “Perché le Torri sono cadute” (NOVA, 2002). Invece di avere un cedimento simultaneo delle colonne, per la FEMA si verifica a causa degli incendi la distorsione dei pavimenti, le connessioni dei piani alle travi verticali si rompono, e le strutture dei pavimenti infine cadono sulle strutture sottostanti, innescando un “collasso progressivo” o impilamento di una struttura sull’altra. Molto semplice. Ma cosa succede alle grosse colonne centrali alle quali i piani erano saldamente connessi? Perché queste non rimangono in piedi come dei perni con le strutture dei piani che cadono intorno a loro, dal momento in cui si presume che si siano spezzate le connessioni? Questo nucleo interconnesso in acciaio poggia sulle fondamenta rocciose (la roccia ‘scisto’ di Manhattan). La FEMA non ignora completamente il nucleo:

Mentre i piani crollarono, rimasero libere in piedi alte porzioni di parete esterna e probabilmente colonne centrali. Mentre, non più sorrette, aumentava l’altezza di queste pareti esterne [non c’è più alcun accenno al grosso nucleo centrale!], queste si sono deformate presso le giunture delle connessioni fisse delle colonne e pure loro sono crollate” (FEMA. 2002; enfasi aggiunta).

Questo approccio non riesce a rendere definitivamente conto del crollo osservato delle 47 colonne centrali interconnesse, che sono massicce e progettate per sostenere il peso dell’edificio, ed ha la considerevole debolezza di richiedere la rottura delle connessioni delle strutture dei pavimenti alle colonne verticali, sia quelle centrali che quelle perimetrali, più o meno simultaneamente.

Non funzionava, così il NIST torna alla lavagna. Gli serve che le connessioni delle strutture dei pavimenti alle colonne verticali NON abbiano ceduto (contrariamente al modello FEMA), ma piuttosto che le strutture dei pavimenti spingano con una forza enorme, bastevole a causare l’inarcamento delle colonne perimetrali, portando al cedimento finale (contrariamente alle obiezioni degli esperti d’incendi dell’ARUP, discusse sopra). Inoltre, il NIST costruisce un modello al computer – ma i casi realistici non portano veramente al crollo dell’edificio. Quindi “aggiustano” i dati finché il modello finale non mostra un principio di crollo per i casi coi valori più alti. I dettagli di questi “aggiustamenti” ci sono nascosti, nella loro ipotetica analisi computerizzata, ma “l’ipotesi è salvata”. Il NIST ha anche congegnato i modelli dell’intelaiatura del WTC degli Underwriters Laboratories, ma nelle prove i modelli resistono ad ogni incendio e NON crollano (guardate su per i dettagli).

Veniamo lasciati senza un modello incendio-danno esauriente, a meno che non si accetti ciecamente la simulazione al computer del NIST ignorando le prove-incendio del modello, cosa che non sono disposto a fare. E nessuno dei modelli “ufficiali”, evidenziati sopra, rende conto di quello che succede agli edifici DOPO che l‘edificio è “in bilico, pronto al crollo” (NIST, 2005, p. 142) – cioè i crolli rapidi, simmetrici e completi (senza nessun nucleo rimanente). Le notizie delle esplosioni, udite o viste, non vengono discusse. E trascurano i “pennacchi di fumo” visti fuoriuscire dai piani lontano da dove si sono abbattuti gli aerei – in particolar modo per il WTC 7 (su cui non si è schiantato nessun aereo). Infine, che ne è del metallo fuso sotto i cumuli di macerie di tutti e tre i grattacieli del WTC?

In modo straordinario, l’ipotesi della demolizione con esplosivo rende conto con una certa facilità di tutti i dati. Le colonne centrali ai piani inferiori sono tagliate tramite esplosivo, quasi simultaneamente, insieme all’esplosivo detonato più in alto, così che la gravità che agisce su dei piani ora non più sostenuti aiuta a tirar giù in fretta l’edificio. I crolli sono perciò simmetrici, rapidi e completi. La thermite (il cui prodotto finale è ferro fuso), usata in alcune delle travi d’acciaio, giustifica pienamente il metallo fuso che quindi è colato al di sotto del cumulo di macerie.

Io penso che questa sia un’ipotesi impeccabile, molto più verosimile delle ipotesi ufficiali. Merita un attento esame scientifico, al di là di ciò che io sono riuscito ad evidenziare in questa trattazione.

CONCLUSIONI

Ho richiamato l’attenzione sulle evidenti debolezze del rapporto “finale” finanziato dal governo USA e ho mostrato le prove di una possibile ipotesi alternativa. In particolare alla teoria ufficiale manca la ripetibilità della prova, poiché non si è visto nessun modello o edificio attuale (prima o a partire dall’11 settembre) crollare completamente a causa del meccanismo proposto dell’incendio. D’altra parte decine di edifici sono state demolite completamente e simmetricamente tramite l’uso di esplosivo pre-posizionato. L’ipotesi della “demolizione con esplosivo” soddisfa meglio i test sulla ripetibilità e la parsimonia [l’”occam’s razor”…] e non è quindi “scienza spazzatura”. Dovrebbe essere seriamente e scientificamente indagata e dibattuta.

Un gruppo di esperti veramente indipendente e internazionale prenderebbe in considerazione ogni ipotesi verosimile, compresa la teoria dell’esplosivo pre-posizionato, e sarebbe guidato non da opinioni politicizzate e coercizioni, ma piuttosto da osservazioni e calcoli, in modo da raggiungere una conclusione scientifica. Negli Stati Uniti si dovrebbero fare degli interrogatori (preferibilmente sotto giuramento) ai funzionari che hanno approvato la rimozione rapida e la distruzione delle travi e colonne del WTC prima che potessero essere appropriatamente analizzate – e quant’altro segnalato sopra.

Nessuno degli studi finanziato dal governo ha fornito in alcun modo analisi serie sulla teoria della demolizione da esplosivo. Finché i passaggi suddetti non sono presi in considerazione l’occasione di accusare dei Musulmani perfidamente addestrati di aver causato tutte le distruzioni dell’11 settembre 2001 è lungi dall’essere irresistibile. Semplicemente non quadra.

E questo fatto dovrebbe essere di notevole importanza per gli Americani e per coloro che sono minacciati dalle unità militari e di sicurezza USA sulla scia degli eventi dell’11 settembre (Ryan, 2004). L’uso di esplosivo potente e pre-posizionato negli edifici del WTC significherebbe un “lavoro dall’interno” (Griffin, 2004, chapter 2). Chiaramente dobbiamo scoprire cosa ha realmente causato il crollo dei grattacieli del WTC nel modo in cui si è visto.

A questo scopo il NIST deve rilasciare le 6899 foto e le oltre 300 ore di registrazioni video – acquisite principalmente da privati – che dice di possedere (NIST, 2005, p. 81). In particolare le foto e le analisi del metallo fuso (probabilmente non acciaio fuso) osservato nei seminterrati di entrambe le Torri e del WTC 7 devono essere presentate subito alla comunità internazionale di scienziati e ingegneri. Quindi, insieme ad altri, io chiedo il rilascio di questi e di tutti i dati rilevanti per un consulto da parte di un gruppo di ricercatori inter-disciplinare e internazionale. La teoria della demolizione con esplosivo verrà presa in considerazione: tutte le possibilità saranno sul tavolo.

POSTFAZIONE

Nello scrivere questo, chiedo un’indagine seria sull’ipotesi che il WTC 7 e le Torri Gemelle furono abbattuti non tanto per danni e incendi, ma tramite un uso accuratamente pianificato di esplosivi. Ho presentato abbondanti prove per la teoria della demolizione con esplosivo, che è verificabile e confutabile e non è ancora stata presa in seria considerazione in nessuno degli studi finanziati dal governo USA.

Nello stesso momento, riconosco che altre opinioni sono spuntate nel vuoto quasi assoluto della considerazione ufficiale verso questa ipotesi molto plausibile. Queste opinioni devo essere soggette ad una attenta critica. Un articolo del marzo 2005 in Popular Mechanics è incentrato su affermazioni scarsamente sostenibli e finisce con il ridicolizzzare l’intero “movimento per la verità sull’11 settembre” (Chertoff, 2005). Sono già statte scritte risposte serie a questo articolo (Hoffman, 2005; Baker, 2005; Meyer, 2005).

William Rodriguez ha inviato una importante informative (comunicazione privata, novembre 2005) che aggiungo in chiusura:

“Grazie per aver scritto un rapporto che dubita della “storia ufficiale” dell’11 settembre. Ho letto con molta dedizione il tuo lavoro e l’ho distribuito a tutte le vittime e sopravvissuti di quel giorno (Rappresento le famiglie e sono l’ultima persona estratta dalle macerie della Torre Nord).

Ha dimenticato la mia esperienza. Ho raccontato alla Commissione dell’11 settembre delle esplosioni e dei fatti accaduti quel giorno nel sottosuolo. Non li hanno messi nel rapporto finale. Per favore cerca su internet sotto “William Rodriguez 9/11”. Sto cercando di sollevare le stesse domande. Poiché sono una figura rispettata in campo internazionale, ho notato come la mia testimonianza sia stata presentata in modo inedito in tutto il mondo, mentre negli USA tutto mi viene chiesto e tutto viene pubblicato eccetto le esplosioni di quel giorno. Congratulazioni da parte delle persone colpite quel giorno. Continua nelle tue indagini.”
William Rodriguez Hispanic Victims Group, 9/11 United Services Group, Lower Manhattan Family Advisory Counsel

Ho ringraziato William e gli ho chiesto come poteva dire che le esplosioni provenivano dal sottosuolo sotto di lui, piuttosto che in alto (dove era finito l’aereo), e inoltre quando si erano sentite le esplosioni. La sua risposta:

”Circa la mia esperienza. Come detto alla Commissione, ci fu un esplosione che proveniva da sotto i nostri piedi, come conseguenza, fummo lievemente sospinti in alto, ero al piano 1 del sottosuolo e ho udito il rumore che proveniva dal piano B2 e B3. Poco dopo il rumore dell’impatto proveniente dall’alto… Alcune delle persone che ho salvato hanno fornito testimonianze del fatto prima che io le incontrassi nuovamente. Alcune sono state pubblicate ma in SPAGNOLO!!! Comunque ho le registrazioni di alcuni speciali televisivi che le riportano.”

Il sig. Rodriguez ha lavorato per anni nell’edificio e la sua capacità di percepire i rumori non può essere ignorata. Egli è un credibile testimone. Sopra (e altrove) afferma che l’esplosione nel sottosuolo era seguita “poco dopo” dal rumore dell’impatto sopra di loro. Questa affermazione è notevole perché fortemente suggerisce che la collisione dell’aereo o il suo carburante non potevano aver causato l’esplosione (più precoce) nel sottosuolo. William e altri testimoni possono apportare luce alle esplosioni nelle Torri l’11 settembre.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio sentitamente i commenti e i contributi di Jim Hoffman e Jeff Strahl, ed i Professori Jack Weyland, David Ray Griffin, Steven Benzley, Bryan Peterson e Harold Stokes.

RIFERIMENTI – BIBLIOGRAFIA

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Steven E. Jones
Department of Physics and Astronomy
Brigham Young University
Provo, UT 84604

Titolo originale: Why Indeed Did the WTC Buildings Collapse?

Note: Prof. David Ray Griffin has written a complementary paper on this topic, available at:
http://911review.com/articles/griffin/nyc1.html

Prof. James H. Fetzer has also written complementary paper on this topic, available at:
http://www.d.umn.edu/%7Ejfetzer/fetzerexpandedx.doc

Prof. Steven E. Jones will provide an invited seminar open to the public at Utah Valley State College in Orem, Utah, on February 1, 2006:
“9/11 Revisited: Scientific and Ethical Questions”
Steven E. Jones, Professor of Physics, Brigham Young University, 7:00-8:30 p.m., CS 404 (Center for the Study of Ethics, Cosponsored with the School of Science and Health)

The views in this paper are the sole responsibility of the author (not Brigham Young University).

Link:http://www.physics.byu.edu/research/energy/htm7.html

Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di ORIENTE

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