FONTE: TESTOSTERONEPIT.COM
Un termine intimidatorio, “competitività”, è stato sbandierato come il vero problema, quello che sta portando i paesi europei, in particolare quelli bloccati della zona dell’euro, ad un rapido precipizio nel loro fallimento.
Per risolvere questo problema servono “riforme strutturali”, o l’”austerità”, che vengono invocati senza tener conto di quanto sangue potrebbe macchiare le strade. E un elemento centrale di queste riforme strutturali è la riduzione del costo del lavoro.
In Europa nel settore privato, il costo del lavoro – retribuzioni lorde e contributi sociali pagati dal datore di lavoro, pensioni sociali o di invalidità, ecc. – mostrano delle differenze mozzafiato.Nella parte inferiore della classifica c’è la Bulgaria: un impiegato medio del settore privato costa ad una impresa € 3,70 per un’ora di lavoro e nella manifattura costa ancora meno € 2.90.
La Romania segue di poco con € 4.50 e € 3,80 rispettivamente.
Nella parte superiore invece c’è il Belgio con € 40,40 e € 41,90 per ora lavorata. Ma nessuno batte gli svedesi: € 41,90 e € 43,80. In Svezia un’ora di lavoro di un impiegato costa all’imprenditore oltre 15 volte più che in Bulgaria.
Quindi, conviene spostare tutti gli impianti di produzione dalla Svezia alla Bulgaria? O in Romania? Anche la Grecia sarebbe un ottimo posto. Il costo del lavoro è solo di € 14,70 per ora di lavoro, circa un terzo di quanto costa su al Nord. E inoltre è l’unico paese in Europa dove il costo medio del lavoro nel 2012 è sceso in termini reali e del 6,8%!
In Spagna, dove si lotta con un problema di disoccupazione simile, il costo del lavoro è aumentato dell’ 1,1% arrivando a € 20,90, in Italia è aumentato dell’ 1,7% arrivando a € 21.90, in Germania del 2,8% a € 31, in Francia del 1,9% a € 34,90.
Quelli che hanno guadagnato di più in percentuale sono i paesi in fondo alla classifica: in Bulgaria il costo del lavoro è aumentato del 6,4%, ben € 0,24 per ora!
In soldoni, in euro, quelli che hanno guadagnato di più sono invece i paesi in cima alla classifica: il costo del lavoro in Svezia è aumentato solo del 3,5%, ma significa a circa € 1,50 l’ora!
Il costo del lavoro nei paesi che costano di più sta volando.
Sulla base dei dati della agenzia di statistica tedesca Destatis ecco come era il panorama nel 2012:
Ma se un bel numero di aziende svedesi e non solo quelle manifatturiere, ma qualsiasi tipo di società, mettessero in valigia macchinari, robot e archivi e si dirigessero a sud, aumenterebbe la disoccupazione in Svezia. Se la disoccupazione dovesse accelerare e raggiungere una percentuale a due cifre, la classe dirigente per difendere le proprie decisioni di delocalizzazione comincerebbe a lamentarsi del costo del lavoro, e presto il governo comincerebbe a parlare febbrilmente di “riforme strutturali”, senza capire quello che sta dicendo, ed è proprio a questo punto che si trova la Francia è in questo momento.
Ma alla fine la situazione potrebbe deteriorarsi e si comincerebbe a comprimere i salari ed i costi accessori dei salari. Questo è quanto è successo in Grecia. E si sono messi tutti in concorrenza con gli Stati Uniti, con la Cina, con il Messico, con il Bangladesh …. Perché competitività non si raggiunge con un sistema : beggar-thy-neighbor (1)- non si fa rubando il lavoro del vicino.
Ahimè, il ” malato d’Europa” rinvigorito, la Germania, non è riuscita a sopravvivere solo tagliando il costo del lavoro. A € 31 per ora, era più alto della media europea del 32%, anche se dell’11% più basso di quello francese. Nel settore manifatturiero era ancora peggio : il costo del lavoro della Germania a € 35,20 per ora era superiore alla media europea del 47% , ma sempre più basso del 3% rispetto alla Francia. Produttività, infrastrutture, costo dei trasporti, corruzione, formazione e istruzione, ecc. tutto rientra in questa equazione.
Il costo del lavoro non è l’unico fattore.
Malgrado ciò i lavoratori tedeschi sono stati colpiti duramente: tra il 2001 e il 2010, il costo del lavoro è cresciuto solo del 16%, meno del tasso di inflazione, mentre in Francia, ad esempio, è cresciuto del 35%, e nei paesi del sud Europa è cresciuto ancora di più. Nel 2011 e 2012, il costo del lavoro in Germania ha ricominciato a prendere vigore, ed è salito del 5,9%, come è successo anche in Francia dove è cresciuto del al 5,4%.
Gran parte del denaro speso però è stato assorbito dai costi dei contributi sociali, delle pensioni, ecc. Il grafico sotto mostra i costi aggiuntivi che deve affrontare un datore di lavoro per ogni cento euro di stipendio lordo pagato. C’è da restare senza fiato !
Quindi, un lavoratore medio in Svezia, che guadagna € 100 per un certo numero di ore di retribuzione lorda, costa al suo datore di lavoro un supplemento di € 51, per un costo totale di € 151.
A Malta un lavoratore dovrebbe lavorare circa il triplo ( in tempo) per la stessa paga, e in questo caso al datore di lavoro costerebbe solo un supplemento di € 10, in totale € 110.
In Bulgaria si dovrebbe lavorare circa 15 volte ( in tempo) per la stessa paga e il tutto costerebbe al datore di lavoro un supplemento di € 18, in totale € 118.
Bella sfida riuscire a trovare una soluzione.
Con l’andar del tempo, la “competitività” affossa le classi medie e quelle basse, in alcuni paesi “ricchi”- è già successo negli Stati Uniti e in Germania per anni – e contemporaneamente gonfia la classe media di altri paesi, mentre le classi più ricche di tutti i paesi diventano immensamente più ricche.
Per molta gente, non c’è più speranza nel futuro.
L’Italia ha Beppe Grillo, ma con i governi europei che annaspano per la crisi nella quale si sono invischiati da soli, e la debacle dell’euro, stiamo cadendo in una farsa tragicomica, tanto da doverc chiedere chi siano i veri clown – soprattutto qui in Spagna, dove i ministri si ingozzano con le spese pubbliche, e si lasciano dietro una scia di prove tanto evidenti che nemmeno i media mainstream possono più nascondere.
Leggi anche I veri Clowns ci faranno il piacere di alzare la testa?
Nota :
- Beggar-thy-neighbor : Intervento di politica economica, che produce benefici unicamente al Paese che lo adotta e danni agli altri («politica del rubamazzo»). Un esempio tipico è costituito da una manovra di svalutazione competitiva posta in essere da uno Stato, con l’obiettivo di guadagnare quote di mercato internazionale a scapito dei propri partner commerciali.(www.treccani.it)
Fonte : http://www.testosteronepit.com
Link: http://www.testosteronepit.com/home/2013/3/27/the-stunning-differences-in-european-costs-of-labor-or-why-c.html
27.03.2013
Traduzione per www.ComDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario