PERCHE’, BEPPE ?

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DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

Sono rimasto veramente basito dall’espulsione dei quattro senatori del M5S, al punto da chiedermi se dare di nuovo il mio voto al movimento, perché questa è stupidità pura e semplice.

Beppe Grillo deve capire che, oltre ai suoi bravi parlamentari, nel Paese c’è gente che mastica un po’ di politica – e vorrebbe masticare quella buona, non scorrere ogni giorno il bollettino giudiziario per leggere chi hanno arrestato oggi – e questa espulsione faticano a mandarla giù.

Non capisco quale sia stato l’errato comportamento di questi 4 senatori, ho ascoltato i “capi d’accusa” e le loro difese: se c’è dell’altro sotto bisognava dirlo prima, non adesso, ma mi sembra che il tutto sia un ballon d’essai.

Ma veniamo alla “crisi” del movimento, che sbaglia perché gli italiani avevano iniziato a fidarsi di lui: soprattutto avevano colpito la strenua difesa della Costituzione ed avevano compreso che i “ragazzi” portavano avanti leggi ben fatte…gliele bocciavano tutte!

Superato questo scoglio – forse i giovani non si rendono conto di quanto sia difficile conquistare la fiducia dell’elettorato grazie ad un comportamento cristallino, a fronte di parole d’ordine che (spesso) non sono a portata dell’elettore medio (penso all’Europa, all’euro, ecc) – l’unica cosa da non fare era dare l’impressione di una banda di farfuglioni. Ossia: oggi diciamo una cosa ma, se non va bene al capo, domani se ne dice un’altra.

I 4 senatori – ripeto: se c’era dell’altro bisognava dirlo prima – non hanno infranto nessuna regola: non hanno mica votato pro-TAV, come i loro colleghi del PD poi espulsi!

Hanno criticato il modo di porsi di Grillo di fronte a Renzi: giusto? Sbagliato? Non lo so, ma non è questo il problema.

Grillo è apparso come uno che aveva fretta di finire al più presto ed ha subissato Renzi con le parole: è la solita tecnica di non lasciare parlare l’avversario, tipica di Brunetta o di La Russa. E’ una pratica che è contenuta nei manuali di Comunicazione: la si insegna, la si impara. Ma non è mai un bello spettacolo osservare due che litigano e non capire una mazza di quel che si dicono: è la pratica d’annullare l’avversario con la forza – puramente fonica – delle parole.

Grillo poteva lasciar parlare Renzi e, ad ogni sua proposta, dirgli (anche con veemenza): vuoi tagliare il cuneo fiscale? Dimmi dove prendi i soldi. Voi investire nella scuola? Dimmi dove prendi i soldi, ecc.

Il quesito, in realtà, ne contiene un altro di ben altra portata, ossia la gestione della democrazia interna di un partito o movimento che sia, e domani di un governo: non a caso Peter Gomez cita Alexis de Tocqueville (1) quando si solleva il problema, perché il problema è vecchio come la democrazia.

Vorrei fare una premessa: qui si discute solo del M5S, perché gli altri hanno altri “mezzi” per contarsi, ossia chi prenderà più soldi, più appalti, fino alle donnine dai facili costumi.

Un partito che sottovaluta il dibattito interno gioca una partita pericolosa, perché rischia di non essere capito (questo è il caso odierno) ma rischia anche, domani, di perdere i voti di queste “minoranze” interne e, un giorno, gli appoggi al proprio governo.

Ora, Beppe, pensare ad un gruppo dove tutti pensano allo stesso modo e non c’è una smagliatura diversa – sinceramente – mi fa venire alla mente un gruppo d’automi lobotomizzati.

Più volte, all’inizio di questa avventura, hai ripetuto che tu saresti stato solo “l’input” per lanciare queste persone: una scommessa vinta, perché è stato dimostrato che un gruppo di persone intelligenti sa fare meglio dei politici di professione.

Però promettesti anche di lasciare loro libertà – a fronte di non tradire ben precisi impegni presi (il non statuto) – cosa che è accaduta in alcuni casi, molto meno in altri.

L’impressione che si ricava è di uno stalinista che lancia proclami mentre le truppe (ovviamente, oggi, sconfitte: si sapeva) lottano ogni giorno proprio per affermare un nuovo concetto di democrazia in una palude dove, a fronte di pochissime persone oneste, gli Scillipoti ed i Razzi sono la normalità.

Ora, io non so – a parte quella critica sul colloquio con Renzi – se le altre prove portate siano convincenti: non mi sembra che valgano il trambusto che oggi c’è nel movimento. I 4 sbattuti fuori avevano sempre votato compatti con il gruppo.

Magari facendo delle critiche, portando altre argomentazioni – ma questa è la democrazia, baby – altrimenti si finisce con un piccolo Stalin che urla da una tribuna elettronica e dei parlamentari che iniziano a chiedersi perché stanno lì, per fare che cosa.

Pensaci, Beppe: forse sono cresciuti, e come tutti i figli che crescono prendono la loro strada. Eri tu che avevi promesso – ricordati di Gibran Khalil Gibran – d’essere solo l’arco.

Carlo Bertani

Fonte: http://carlobertani.blogspot.it

Link: http://carlobertani.blogspot.it/2014/02/perche-beppe.html

27.02.2014

(1) Espulsioni M5s, stupidità e dittatura della maggioranza

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