DI PAUL STREET
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Sembra davvero possibile, quasi probabile, che esistano forme di vita intelligente su altri pianeti. Secondo l’ astronomo della prestigiosa University of California di Berkeley, Geoff Marcy, un ricercatore ufficiale della NASA per la missione Telescopio Keplero, “l’universo è semplicemente troppo vasto perchè non ci possano essere altre forme di civiltà da qualche parte”. In realtà, la vera domanda è: “Quanto dista da noi il nostro vicino di casa spaziale più intelligente?”. Potrebbe essere a dieci anni luce, o cento, o un milione o più. Non ne abbiamo idea” (1).
Io non ne ho davvero idea, ma a volte mi fermo a pensare quanto sia legittima l’affermazione che l’umanità abbia creato sulla Terra una “civiltà intelligente”.
Immaginate che una specie avanzata, capace di eseguire viaggi di ricerche intergalattiche, arrivi qui sulla Terra, diciamo intorno al 2500, trovando ciò che resta dell’umanità. Chiamiamo questa specie i Romulani (2) (rubando il termine alla serie Star Trek).
Mentre esaminano e registrano i resti di questa specie estinta che si autodefiniva Homo Sapiens, i nostri storici e ricercatori Romulani immaginari resterebbero colpiti da un curioso paradosso o contraddizione: da una parte scoprirebbero che gli scienziati e gli ingegneri terrestri del 20° e 21° secolo avevano già sviluppato e disponevano di notevoli e avanzate tecnologie e modelli che gli consentivano di rilevare e documentare con esattezza l’inevitabile surriscaldamento del clima e di stabilirne la causa, ovvero l’insaziabile fame dell’umanità di combustibili fossili, il cui continuo utilizzo avrebbe poi reso la Terra inabitabile.
E queste avanzate tecnologie comprendevano una “dozzina e più di strumenti spaziali di osservazione della terra in orbita, che calcolavano con precisione tutti gli aspetti dei sistemi terrestri – oceani, atmosfera, biosfera e criosfera- e con ulteriori strumenti disponibili prossimi al lancio (3)”.
I Romulani, quindi, ne dedurrebbero che gli umani che avevano progettato, lanciato, utilizzato e gestito questi sistemi spaziali di osservazione della Terra, avevano ben compreso e avvertito quale fosse l’imminente pericolo. Come scrisse nel 2009 un noto climatologo della NASA, James Hansen, capo del Goddard Institute di Studi Spaziali: “Il Pianeta Terra, la creazione, il mondo in cui la nostra civiltà si è evoluta, è in grande pericolo (per il riscaldamento globale antropogenico – AGW). Abbiamo ora le prove inconfutabili… siamo arrivati alla sconvolgente conclusione che… il prolungato sfruttamento dei combustibili fossili sulla Terra non solo mette in pericolo le altre specie viventi del pianeta, ma anche la sopravvivenza stessa dell’umanità – e la scadenza è più vicina di quanto credessimo.”[4]. Erano tre decenni che Hansen ed altri scienziati avevano già studiato e messo in guardia l’umanità sul Global Warming Antropogenico (la naturale conseguenza dell’elementare effetto serra, scoperto dagli scienziati umani nel 19° secolo)(5);
Dall’altra, invece, i Romulani rimarrebbero sconcertati dal fallimento dei Terrestri nel prendere le necessarie misure per porre fine a questo fenomeno che gli scienziati terrestri definivano AGW – e cioè passare dalla follia dello sfruttamento dei fossili e dai rischi eccessivi del nucleare, all’energia rinnovabile.
Le ricerche e le indagini successive dei Romulani riguarderebbero soprattutto la domanda: per quale motivo una specie altamente capace e tecnologicamente avanzata, dotata anche di senso morale e di ragionamento, abbia permesso che il proprio pianeta diventasse inabitabile, per sé e per milioni di altri essere viventi terrestri.
La causa, a cui i ricercatori Romulani arriverebbero, sarebbe la tragica incapacità della specie umana di mantenere la democrazia e la socialità nei suoi processi politici e di relazione.
L’Homo Sapiens, nei suoi ultimi secoli, si è reso schiavo delle sue stesse gigantesche e amorali concentrazioni di potere imprenditoriale e finanziario, comprese le grandi aziende energetiche mondiali che avevano fortemente investito nell’incessante estrazione, raffinazione e vendita di prodotti fossili, ovunque si riuscisse a trovarli. Queste aziende, ed altre parti interessate dell’enorme complesso mondiale del “carbone”, avrebbero poi investito una buona parte dei loro profitti per screditare ed emarginare i gridi di allarme e i risultati scientifici degli scienziati del settore.
C’erano anche altri fattori correlati, tutti legati al sistema militar-gerarchico e classista dei profitti (=capitalismo), che hanno continuato ad opprimere l’Homo Sapiens nonostante gli altissimi livelli scientifici e tecnologici raggiunti.
– Una piccola, potente, superdotata ed elitaria ideologia di un’ irrefrenabile crescita economica aveva spiazzato quella di una sicurezza giusta ed economica, ciò che l’umanità desiderava più di ogni altra cosa.
– La propensione dei capitalisti umani alla continua espansione economica (espansione in termini di realtà materiali, non una vera e propria ideologia) per sostenere i loro profitti in una costante competizione reciproca, impiegando una fetta sempre più ampia della popolazione mondiale, costretta ad abbandonare le realtà locali e il lavoro autonomo e a diventare dipendenti di lavori salariali;
– La propensione del capitalismo verso un’ “economia di rifiuti integrati” che comprendeva: “(1) uno sforzo continuato e pantagruelico di vendite che penetrava nella struttura stessa della produzione; (2) un’obsolescenza pianificata (inclusa una pianificata obsolescenza psicologica); (3) la produzione di beni di lusso per una minoranza ricca; (4) prodigiosi volumi di spese militari e di sicurezza; e (5)…un’enorme sovrastruttura affaristica di mercati finanziari, assicurativi e immobiliari”. (6)
– L’intrinseca incapacità del capitalismo di fare programmi di lungo respiro e di porre dei limiti sociali, democratici ed ecologici alla brama privata di profitti, per il bene comune e degli altri esseri viventi del pianeta – un problema che si è ulteriormente aggravato con il passaggio al capitalismo neo-liberale e finanziario dell’ultimo quarto del 20° secolo.
– L’inerzia globalmente diffusa imposta dalla divisione del mondo in stati capitalisti concorrenti, tutti restii ad adottare misure ambientalistiche, nel timore di favorire i loro avversari.
La fine dell’”Homo Sapiens” poteva essere evitata? Come iniziarono a comprendere diversi scienziati umani all’inizio del 21° secolo, la soluzione risiedeva principalmente in quello che il geofisico dell’Università della California Werner aveva definito “resistenza” da parte di movimenti di “persone o gruppi di persone” che seguivano un certo tipo di “dinamiche che si distaccavano dalla cultura capitalista.” Nel 2013, Werner faceva parte di un “piccolo, seppur sempre più influente, gruppo di scienziati la cui ricerca sulla destabilizzazione dei sistemi naturali – particolarmente del sistema ambiente – li aveva condotti a “conclusioni trasformative e decisamente rivoluzionarie”, per contrastare un sistema economico che si era dato come feticcio primario la crescita del PIL, nella totale noncuranza delle conseguenze umanitarie ed ambientali, e nel quale la classe politica neo-liberale aveva totalmente abdicato dalle sue responsabilità di gestire concretamente tutto (poiché il mercato era quel genio invisibile che tutto regolava e tutto disponeva). (7)
Una scuola di Romulani storici della Terra – i cosiddetti “Antroponi” o “Romantici della Terra” – sostennero che l’umanità avrebbe potuto benissimo sopravvivere, se non fosse stato per quei terribili eventi e congetture che contrastarono e sconfissero, nel primo quarto del 21° secolo, i movimenti ed il pensiero portato avanti dallo scienziato Werner e dai suoi sostenitori, quando cioè la destabilizzazione dei sistemi naturali del pianeta aveva superato un punto di non ritorno, sconvolgendo irrimediabilmente il clima terrestre.
Gli altri Romulani studiosi della Terra, appartenenti ad una diversa scuola di pensiero, derisero quest’idea di un possibile risvolto diverso per l’Homo Sapiens, considerandola eccessivamente sentimentale e contraria ai fatti. “Gli Umani” concluse un eminente Romulano “antro-realista” ad un’importante conferenza sulla “Fine della Civiltà Umana sulla Terra” nel 2510, “erano chiaramente incapaci di gestire i propri affari produttivi e politici in modo tale da soddisfare le esigenze dei Molti, considerando queste esigenze in conflitto con quelle dei Pochi. Di conseguenza, la “vita intelligente” è scomparsa dalla Terra, portando via con sé milioni di altri esseri viventi.”
Ma ora basta con la fantascienza.. Questa non è una palla di cristallo. Rendiamo reale la storia alternativa che ci ha illustrato l’immaginario Romulano “Romantico Terrestre” proprio in considerazione del numero crescente di scienziati terrestri reali che ci ricordano ogni giorno che (per citare un intelligente detto del 21° secolo) “Non esiste un Planet B”, e che ci invitano a ribellarci. Per “Cambiare il Sistema, non il Clima” [8], possiamo salvare e preservare l’umanità e l’ecologia vivente attraverso un’azione collettiva di resistenza e di trasformazione rivoluzionaria, che ci porti oltre la dittatura mondiale e globalizzata del denaro, del profitto, dell’impero e dell’eco-cidio.
Paul Street ([email protected]) è un ricercatore indipendente, giornalista, storico, autore e relatore residente a Iowa City e Chicago. Finora è autore di sei libri (http://www.paulstreet.org/)
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36818.htm
11.11.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERATA63
Note
1. Peter Brannen, “Un astronomo fà nuova luce sulla ricerca degli alieni” – The Guardian, July 30, 2013 (http://www.theguardian.com/science/2013/jul/30/alien-life-search-nasa-kepler)
2. The Romulans – Li immagino diversi da quelli di Star Trek, e quindi pacifici, democratici e non gerarchici e capaci di empatia verso altre forme di vita, sia viventi sia estinte.
3. National Aeronautics and Space Administration, “NASA’s Role: Taking a Global Perspective on Earth’s Climate.” http://climate.nasa.gov/nasa_role
4. James Hansen, Storms of My Grandchildren (New York, 2009), ix.
5. The American Institute of Physics, “The Discovery of Global Warming – The Carbon Dioxide Greenhouse Effect” (February 2013), http://www.aip.org/history/climate/co2.htm
6. John Bellamy and Brett Clark, “The Planetary Emergency,” Monthly Review (December 2012
7. Naomi Klein, “How Science is Telling Us to Revolt,” New Statesman, October 29, 2013, http://www.newstatesman.com/2013/10/science-says-revolt (trad italiana ” PIU’ O MENO SIAMO FOTTUTI ! COME LA SCIENZA CI DICE DI RIBELLARCI – http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=print&sid=12533)
8. See “System Change, Not Climate Change: The Eco-Socialist Coalition,” http://systemchangenotclimatechange.org/